venerdì 23 marzo 2018

Minacce di morte a chi ricorda Norma Cossetto, cioè i miei morti sono meglio dei tuoi.


Minacce di morte a chi ricorda Norma Cossetto: salta l’incontro su Foiba rossa


Proteste, minacce di morte e il solito diktat «nessuno spazio ai fascisti». Perché per loro, gli antifascisti (in questo caso) di Padova, raccontare la storia di Norma Cossetto è una «strumentalizzazione fascista». La vicenda di questa studentessa italiana, violentata e trucidata dai partigiani titini durante il massacro delle foibe, doveva essere ricordata in una sede dell’università cittadina, la stessa cui era iscritta quando fu uccisa, attraverso la presentazione del fumetto che le è stato dedicato Foiba rossa. Norma Cossetto, storia di un’italiana, edito dalla casa editrice Ferrogallico. La presentazione, che era fissata per domani, invece è saltata per il timore delle autorità che potesse trasformarsi nell’ennesima occasione di aggressione antifascista contro i partecipanti e le forze di polizia.

Per gli antifascisti ricordare Norma è da «intolleranti»

«Sono arrivate minacce di morte, abbiamo annullato tutto per tutelare le forze dell’ordine», ha spiegato l’assessore veneto all’Istruzione, Elena Donazzan, che aveva fortemente voluto l’iniziativa e che ha ceduto sull’annullamento solo quando il livello di allerta è arrivato oltre la soglia del sostenibile. «All’inizio volevo mantenere inalterato il programma. Le istituzioni non possono farsi intimorire», ha spiegato Donazzan al Giornale, ricordando che Norma Cossetto «era una studentessa, Concetto Marchesi ha voluto per lei la laurea honoris causa. È suo diritto essere ricordata nella sua università». Alla presentazione avrebbero dovuto partecipare, oltre a Donazzan, gli autori dell’albo Emanuele Merlino e Beniamino Delvecchio, l’editore Federico Goglio, il giornalista Fausto Biloslavo, la prorettrice per le Pari università Annalisa Oboe, il direttore dell’Esu Stefano Ferrarese e il vicepresidente del Consiglio regionale Massimo Giorgetti. Un parterre professionale, culturale e istituzionale, che però secondo gli antifascisti dell’università di Padova rappresenterebbe «forze intolleranti» alle quali «non si può concedere spazio».

Donazzan: «La presentazione si farà in Consiglio»

Il delirante dispaccio con cui si annuncia la guerra all’iniziativa, oltre a essere firmato da antifascist* (così nel testo), è sottoscritto anche da antisessit*, dunque da sigle che si vorrebbero a tutela della donna. Si deve probabilmente al loro contributo il passaggio in cui si sostiene che Norma è «un soggetto sradicato e utilizzabile come arma retorica, aggiungendo sempre maggiori dettagli scandalistici al suo stupro, vero o presunto, che diventa il vero obiettivo della narrazione. Anche questa – viene scritto – è cultura dello stupro». Parole inaccettabili, di fronte alle quali giustamente le istituzioni non vogliono arretrare. Così domani all’Esu (la sede dell’azienda per il diritto allo studio in cui sarebbe dovuta tenere la presentazione di Foiba rossa) Donazzan ci sarà lo stesso e terrà una conferenza stampa in cui, ha annunciato, dirà «cose pesanti». Non solo, l’assessore ha anche fatto sapere che la presentazione del fumetto è solo rinviata di un paio di settimane e che ora, dopo quella alla Cameraavverrà in un’altra sede di altissima rappresentanza istituzionale: il Consiglio regionale del Veneto. «Deve essere chiaro – ha avvertito Donazzan – che come istituzione non ci pieghiamo alle minacce di chi vuole cancellare la storia. La presentazione – ha sottolineato – sarà in una sede ancora più prestigiosa».



Fratelli d’Italia scandalizzata per quanto accaduto a Padova, dove è stato impedita la presentazione di un libro su Norma Cossetto, struprata e uccisa dai partigiani rossi. “Nessun rispetto per Norma Cossetto. Prima il monumento a lei dedicato a Latina viene deturpato, poi viene bloccato un convegno di ricordo alla presenza di importanti personalità istituzionali a Padova. È inaccettabile. Per la solita storia: “strumentalizzazione fascista”… Il ricordo di una giovane ragazza trucidata dai partigiani di Tito durante l’eccidio delle foibe è ora un fatto da “intolleranti”. Sono arrivate persino minacce di morte. È un’inaccettabile limitazione della libertà di espressione. È la conferma che per antagonisti e centri sociali non esiste un diritto alla libertà di opinione che non preveda un loro preventivo lasciapassare, un’idea leninista inaccettabile. Se esiste in Italia una sinistra democratica di faccia sentire, per non essere complice”. Lo ha dichiarato il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati Fabio Rampelli.
Sulla vicenda interviene anche il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti: “Quanto accaduto a Padova con le minacce di morte per la presentazione del volume Foibe Rosse lascia interdetti e tradisce la stessa alta storia di libertà dell’Ateneo patavino”. si dice ”molto preoccupato per un rigurgito antidemocratico che ricorda molto toni e modi degli anni di piombo – ha detto Ciambetti – Purtroppo, coloro che si ergono, con metodi invero poco democratici, a difensori dell’antifascismo, non sanno che tra i primi a credere quanto contasse la storia di Norma Cossetto nella formazione delle generazioni chiamate a vivere nella neonata democrazia fu Concetto Marchesi, figura limpida e inattaccabile della Resistenza, rettore dell’università di Padova, che nel 1949, supportato dall’intero consiglio di facoltà di Lettere e Filosofia dell’università patavina, propose il conferimento della Laurea ad honorem alla giovane studentessa istriana morta seviziata, il cui brutale assassinio veniva assunto dall’Ateneo padovano a simbolo”. “Con questo – conclude Ciambetti – voglio dire che negare il diritto di parola su una vicenda che parla di uno dei tanti casi sofferti dal 1943 in poi dagli Istriani e Dalmati come in Venezia Giulia, dalle Foibe alla violenza della pulizia etnica titina, è fatto gravissimo e inconcepibile in una democrazia matura. Ancor più raccapricciante e ingiustificabile è il modo della minaccia che ci ricaccia indietro di decenni”.

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