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domenica 3 febbraio 2019
PUTIN HA CHIESTO A BERGOGLIO LA CONSACRAZIONE DELLA RUSSIA AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA E BERGOGLIO GLI HA RISPOSTO: NO.
Questa è la testimonianza del Sacerdote Paul Leonard Kramer - SSPX Marian Corps, tra i più autorevoli studiosi delle vicende di Fatima (traduzione del video): Il Presidente Russo signor Vladimir Vladimirovič PUTIN HA CHIESTO A BERGOGLIO LA CONSACRAZIONE DELLA RUSSIA AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA E BERGOGLIO GLI HA RISPOSTO: NO.
Il Card. Ravasi ha affermato: NOI DISTRUGGEREMO FATIMA.
Rev. P. Kramer: “In novembre 2013 il presidente Russo signor Vladimir Vladimirovič Putin, è venuto a Roma per una visita con l' uomo in Vaticano che ama essere chiamato padre Bergoglio, una visita ufficiale per discutere il Messaggio di Fatima e problemi annessi. Contemporaneamente
era in corso un incontro internazionale tra Russia e Santa Sede a cui è stata affiancata la questione di Fatima.
Mi trovavo proprio di fronte alle Mura Vaticane, in Piazza Risorgimento a Roma, nel momento in cui il signor Putin è arrivato per entrare in Vaticano e incontrare l'uomo che chiama se stesso padre Bergoglio. L'incontro ha avuto luogo e tramite i canali diplomatici che ho a Roma, ho saputo che durante il colloquio ufficiale il signor Putin ha chiesto in merito alla Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria e Bergoglio, ha replicato al signor Putin: « NOI NON DISCUTEREMO FATIMA ».
Attraverso i canali diplomatici interni ho saputo che il signor Putin ha recepito questo come uno stop. Qui c’è sotto qualcosa: il signor Putin ha ammiccato all’agente del servizio segreto militare che lo accompagnava in Vaticano.
Uno dei Cardinali presenti, il Card. Ravasi, descritto come uno dei “soldati” di Bergoglio, osservando di fronte a sé la statua di Nostra Signora di Fatima cui era molto vicino, ha affermato: « NOI DISTRUGGEREMO FATIMA ».
Questo è il pensiero delle persone che occupano il Vaticano al momento. Si usa dire: « non possiamo consacrare la Russia perché offenderebbe i comunisti ». Ma i comunisti non sono più al potere. Ora sono i Russi a chiedere la Consacrazione della Russia e coloro che vogliono impedirlo sono i massoni in Vaticano, poiché questo sarebbe un duro colpo per il loro ecumenismo.
L’Unità Ecumenica che fu profetizzata da San Pio X rappresenta il grande pericolo della “Unica Religione Mondiale”.
Per questo, poiché il Vaticano, è occupato dai massoni, come affermato da Mons. Marini: « SIAMO SOTTO OCCUPAZIONE DELLA MASSONERIA », ORA LACONSACRAZIONE DELLA RUSSIA È QUESTIONE DELLA MASSONERIA ECCLESIASTICA, PERCHÉ INTERFERISCE CON I LORO PIANI.
Nulla a che vedere con una offesa per i Russi, poiché… l’uomo più potente della Russia, forse l’unico Capo di Stato cristiano rimasto, è ora interessato alla Consacrazione della Russia ed è l’uomo che chiama se stesso “ vescovo di Roma ”, Bergoglio, che dice: « NOI NON DISCUTEREMO FATIMA ». ”
Testimonianza del Sacerdote Paul Leonard Kramer - SSPX Marian Corps
Il grido di disperazione del sindaco di Castelvolturno: siamo in balia della mafia nigeriana.
Il grido di disperazione del sindaco di Castelvolturno: siamo in balia della mafia nigeriana.
Il sindaco di Castel Volturno, Dimitri Russo, del Partito
Democratico, intervistato da Il Giornale, sfoga tutta la sua rabbia e
disperazione per la situazione fuori controllo del suo Comune, in balia
della feroce mafia nigeriana che si aggiunge alla già presente mafia dei
casalesi. Una bomba ad orologeria che sta per scoppiare.
Dimitri Russo, 47 anni, sindaco di Castel Volturno (Caserta), ha la faccia simpatica di un dj. Merce rara, soprattutto in un territorio dove lo Stato sembra aver deposto non solo le armi, ma anche la bandiera bianca con cui pare essersi arreso al dominio della mafia «bianca» dei clan dei casalesi e a quella «nera» della mafia nigeriana; «sembra» e «pare», verbi che lasciano però un filo di speranza. Del resto, il futuro, a Castel Volturno, non può essere peggio del passato. O del presente.
Sindaco Russo, martedì arriverà il ministro dell’Interno, Marco Minniti. Cosa gli dirà?
«Che a Castel Volturno non si può più andare avanti così».
«Così» come?
«Con una percentuale di migranti che supera qualsiasi livello di tolleranza».
Quanti sono?
«Circa 15mila. Su una popolazione residente di poco superiore ai 25mila».
Irregolari?
«La maggior parte».
Problemi di ordine pubblico?
«Criminalità record».
La storia di Castel Volturno in passato è stata macchiata da clamorosi fatti di sangue, da stragi, da scontri di mafie tra casalesi e africani».
«La violenza è sempre pronta a esplodere».
Lei ne sa qualcosa, di recente è stato schiaffeggiato con l’accusa di essere il «sindaco dei neri».
«Io sono solo il sindaco delle persone oneste».
Ma di «onestà» nel suo paese ce n’è poca.
«Invece ce n’è tanta».
Però stenta a venir fuori.
«Perché c’è paura».
Paura della mafia?
«La nostra e la loro».
La «loro», di chi?
«Dei nigeriani. Che si sono impossessati delle centinaia di villette abbandonate lungo il litorale domizio».
Come hanno fatto a occupare centinaia di case?
«Hanno sfondato le porte e sono entrati. Poi le hanno depredate sistematicamente. Ora fanno da basi operative del mercato di droga e prostituzione».
Castel Volturno è ostaggio di questa gente?
«In piazza si vedono pochissime persone di colore. Il Comune è come se fosse diviso in due: in paese gli italiani, in periferia gli africani».
Ghetti fuori dal controllo dello Stato?
«Lì c’è uno Stato parallelo. Fatto di degrado e illegalità».
«È la bomba sociale evocata di recente da Berlusconi.
«Tutto mi separa da Berlusconi, ma su questo aspetto ha ragione. E magari si trattasse solo di bomba sociale…».
Perché, c’è di peggio?
«Sì, esiste il rischio anche di una bomba sanitaria».
Motivo?
«Tra i migranti si registrano molti casi di tubercolosi, malaria e Aids. Ma nella comunità africana ci si cura con metodi tribali. Lungo il litorale non esistono fogne e l’inquinamento ambientale è un incubo».
Ci vorrebbero ingenti opere infrastrutturali.
«Il governo ha proposto investimenti. Al ministro Minniti chiederò che gli impegni vengano rispettati».
C’è bisogno di sicurezza.
«Più forze dell’ordine e maggiore prevenzione».
Senza dimenticare i finanziamenti.
«Le casse del Comune sono a secco. Da settimane abbiamo in ospedale un feto partorito e abbandonato da una mamma africana. Vorremmo garantirgli una onorevole sepoltura. Ma non abbiamo neppure i soldi per il funerale».
È terribile.
«Lo so».
Dimitri Russo, 47 anni, sindaco di Castel Volturno (Caserta), ha la faccia simpatica di un dj. Merce rara, soprattutto in un territorio dove lo Stato sembra aver deposto non solo le armi, ma anche la bandiera bianca con cui pare essersi arreso al dominio della mafia «bianca» dei clan dei casalesi e a quella «nera» della mafia nigeriana; «sembra» e «pare», verbi che lasciano però un filo di speranza. Del resto, il futuro, a Castel Volturno, non può essere peggio del passato. O del presente.
Sindaco Russo, martedì arriverà il ministro dell’Interno, Marco Minniti. Cosa gli dirà?
«Che a Castel Volturno non si può più andare avanti così».
«Così» come?
«Con una percentuale di migranti che supera qualsiasi livello di tolleranza».
Quanti sono?
«Circa 15mila. Su una popolazione residente di poco superiore ai 25mila».
Irregolari?
«La maggior parte».
Problemi di ordine pubblico?
«Criminalità record».
La storia di Castel Volturno in passato è stata macchiata da clamorosi fatti di sangue, da stragi, da scontri di mafie tra casalesi e africani».
«La violenza è sempre pronta a esplodere».
Lei ne sa qualcosa, di recente è stato schiaffeggiato con l’accusa di essere il «sindaco dei neri».
«Io sono solo il sindaco delle persone oneste».
Ma di «onestà» nel suo paese ce n’è poca.
«Invece ce n’è tanta».
Però stenta a venir fuori.
«Perché c’è paura».
Paura della mafia?
«La nostra e la loro».
La «loro», di chi?
«Dei nigeriani. Che si sono impossessati delle centinaia di villette abbandonate lungo il litorale domizio».
Come hanno fatto a occupare centinaia di case?
«Hanno sfondato le porte e sono entrati. Poi le hanno depredate sistematicamente. Ora fanno da basi operative del mercato di droga e prostituzione».
Castel Volturno è ostaggio di questa gente?
«In piazza si vedono pochissime persone di colore. Il Comune è come se fosse diviso in due: in paese gli italiani, in periferia gli africani».
Ghetti fuori dal controllo dello Stato?
«Lì c’è uno Stato parallelo. Fatto di degrado e illegalità».
«È la bomba sociale evocata di recente da Berlusconi.
«Tutto mi separa da Berlusconi, ma su questo aspetto ha ragione. E magari si trattasse solo di bomba sociale…».
Perché, c’è di peggio?
«Sì, esiste il rischio anche di una bomba sanitaria».
Motivo?
«Tra i migranti si registrano molti casi di tubercolosi, malaria e Aids. Ma nella comunità africana ci si cura con metodi tribali. Lungo il litorale non esistono fogne e l’inquinamento ambientale è un incubo».
Ci vorrebbero ingenti opere infrastrutturali.
«Il governo ha proposto investimenti. Al ministro Minniti chiederò che gli impegni vengano rispettati».
C’è bisogno di sicurezza.
«Più forze dell’ordine e maggiore prevenzione».
Senza dimenticare i finanziamenti.
«Le casse del Comune sono a secco. Da settimane abbiamo in ospedale un feto partorito e abbandonato da una mamma africana. Vorremmo garantirgli una onorevole sepoltura. Ma non abbiamo neppure i soldi per il funerale».
È terribile.
«Lo so».
Risorse : Banda nigeriana traffica essere umani
I carabinieri del comando provinziale di Messina hanno sgominato un’associazione di criminali, che si occupava di traffico di essere umani e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di minorenni per la prostituzione.
La banda è costituita da 5 presunti componenti, tutti di matrice nigeriana, con agganci in Italia e in Libia.
I reati che pendono sui loro capi sono associazione per delinquere finalizzata a favorire l’ingresso illegale di clandestini in Italia, sfruttamento della prostituzione minorile, riduzione in schiavitù e tratta di persone.
Il sistema messo in atto dal gruppo è stato così descritto dal Nucleo investigativo dei Carabinieri di Messina: reclutavano giovani nigeriane, convincendole a lasciare il paese di origine con la promessa di un lavoro dignitoso in Europa; poi in Italia, venivano costrette a prostituirsi per riscattare i costi del trasferimento anticipati dall’organizzazione criminale. Per ottenerne l’assoggettamento, le giovani venivano sottoposte, prima della partenza dalla Nigeria, a riti tribali di “magia nera”.
Per il momento si parla di 15 minorenni non accompagnate che sono state costrette a prostituirsi in diversi Paesi europei.
E, come se non fosse abbastanza, i nigeriani del gruppo erano dediti anche al traffico internazionale di eroina.
Il popolo del web, intanto, goisce per il colpo messo a segno dalle forze dell’ordine ed è tranquillo per un finale che garantisca giustizia, grazie alla presenza di Salvini al governo.
E noi ci auguriamo che questo sia vero, per loro ma anche per tutti i criminali… di qualsiasi nazionalità essi siano.
La bufala del nigeriano suicida, ogni tentativo per incolpare Salvini
La bufala del nigeriano suicida a causa del decreto sicurezza
Ci hanno provato con la pagella cucita quando Salvini non era al governo, ci stanno provando incriminando Salvini per la nave Di Ciotti, ci provano facendo passare dei maggiorenni attempati per bambini bisognosi di ciuccio e lattuccio ..
o anello si aggiunge alla catena delle strumentalizzazioni. Di quelle notizie manipolate per gridare al “mandante morale” e “razzismo che serpeggia”. Dopo la vicenda, datata, del ragazzino con la pagella cucita nel giubbotto, adesso è il turno del caso Prince Jerry. Ormai viralissima la storia del 25enne nigeriano che si sarebbe suicidato buttandosi sotto un treno: questo, a Tortona.Tutto lascia intendere che il ragazzo si sia suicidato a causa delle nuove norme previste dal decreto sicurezza. Però, attenzione alle date. A Prince Jerry non è stato negato l’asilo in data 17 dicembre 2018, bensì il 30 luglio scorso. Quando la ribattezzata “legge suicida” non era ancora in vigore. A precisarlo è il Viminale, con la nota che segue: “La richiesta di asilo era stata negata prima che il decreto Salvini diventasse legge. Il ragazzo aveva avuto risposta negativa alla richiesta di protezione internazionale e umanitaria il 30 luglio scorso, quando il decreto Salvini non era in vigore, ricevendo la notifica il 17 dicembre 2018. Lo stesso aveva poi deciso di fare ricorso lo scorso 15 gennaio”.
Dunque perché i quotidiani nazionali sostengono che il diniego (e non la notifica) sia datato 17 dicembre 2018? La risposta è oramai cliché: manipolazione a fine politico. Un altro episodio umanamente tragico, viene “riveduto e corretto” in linea con le esigenze propagandistiche: sciacallaggio. Ma oltre al “gioco di date”, un altro punto va necessariamente chiarito. Le indagini circa la dinamica dei fatti, sono tuttora in corso. Ad oggi, la pista del suicidio viene esclusa. Il ragazzo sarebbe stato accidentalmente travolto dal treno mentre attraversava i binari. Alcuni testimoni, fra cui un amico col quale aveva chiacchierato poco prima dell’incidente, affermano che Prince Jerry fosse tranquillo e che nulla (anche nelle settimane antecedenti) portasse a subdorare un gesto estremo.
Quella del suicidio è invece la tesi da sempre, arbitrariamente, sostenuta da don Giacomo Martino, responsabile Caritas-Migrantes del capoluogo ligure. Lo stesso che ha attribuito la morte del nigeriano al decreto sicurezza: “Uno dei nostri ragazzi dopo essere stato diniegato prima di Natale e scoprendo che non avrebbe potuto contare neppure sul permesso umanitario che è stato annullato dal recente Decreto, si è tolto la vita buttandosi sotto un treno”. E ancora, in occasione dei funerali celebrati in data 1 febbraio, altra narrazione mainstream: “Nella chiesa dell’Annunziata il funerale di Prince Jerry, il richiedente asilo nigeriano di 25 anni che si è buttato sotto un treno perché impossibilitato a restare in Italia, dove ormai da due anni aveva iniziato a ricostruirsi una vita”. In tutto questo copione, nessuna verifica dei fatti da parte di chi insinua fake news a proprio piacimento, in base alle necessità. Coincidenza o malignità omertosa? Stando al conclamato “modus operandi” di certa informazione, realisticamente si propende per la seconda ipotesi. Umani a parole, sciacalli nei fatti. E a contare, come insegnavano i latini, sono proprio questi ultimi: i fatti, appunto
sabato 2 febbraio 2019
Ong associazioni a delinquere!
Una volta avevamo giudici abilissimi nel concepire “teoremi” giudiziari.
Per loro beneficio, copio e incollo:
Il personaggio intervistato dall’ottimo Machiavello è il fondatore di SeaWatch. Si chiama Harald Hopper o Hoppner, si diceva che aveva messo a disposizione 60 mila euro per comprare, insieme a un socio, un vecchio peschereccio olandese. “Questo 5 anni fa. Ora l’organizzazione ha oltre alle due unità navali (una battente bandiera olandese e l’altra neozelandese), un aereo che ha il compito di pattugliare dall’alto il Mediterraneo. Impossibile conoscere la provenienza dei soldi. Con un curiosità: tra i partner di Sea Watch e di Life Boat spicca la Fc St.Pauli, una società sportiva di Amburgo, che è stata la prima squadra a vietare l’ingresso allo stadio ai tifosi di destra”.
Naturalmente si vede subito che questo è un idealista animato da alti valori morali, che ha dedicato la vita al salvataggio e all’accoglienza dei poveri negri minorenni non accompagnati che sfuggono alle guerre e che affogano al largo delle coste libiche – si vede subito che non è quello che appare qui, un losco personaggio reticente e spaventato dall’essere stato scoperto, che deve telefonare a qualcuno prima di parlare – No, è una persona onesta e pulita. Si vede ad occhio: l’occhio con cui l’ex ministro Martina ha immediatamente visto che 17 negri della Sea Watch sono minorenni, ma appena appena – i quali infatti hanno confermato tutti di esere nati nel 2002. Lo hanno confermato al magistrato salito sulla nave. Ora, se il magistrato non sente di esesre stato preso per il k, affari suoi.
Però vediamo: se una ONG in cinque anni si compra una nave in più e un aereo privato, si può dedurre che il mestieree dei salvatori in mare rende? Parecchio? A meno che qualcuno paghi. Chi?
Comunque, un business in cui tutti vogliono entrare:
Possibile che magistratti, e i giornalisti che intervistano in ginocchio l’Apostolo del Bene Gino Strada, non ricordino che il luglio scorso si fece sfuggire una strana ammissione?
GINO STRADA: ‘La MOAS voleva 400mila euro per operare sulle loro navi’
Più specificatamente, il fondatore di Emergency ha sostenuto che l’organizzazione umanitaria operava in una barca di proprietà della ONG ‘Moas’ e pagava 150mila euro al mese. In seguito, la stessa MOAS ha richiesto dai 180 ai 230 mila euro e gli operatori di Emergency hanno accettato.
Poco dopo, la stessa MOAS ha fatto sapere che la Croce Rossa era pronta a dare 400mila euro al mese e da allora l’organizzazione fondata da Strada è stata costretta a mollare”.
Se una organizzazione benefica volta a curare i feriti nel mondo spende 230 mila al mese per accogliere migranti, si può dire che essa “investe” quei quatrini perché si aspetta un “rendimento” magggiore? Quanto maggiore? Sicuramente più dei 400 mila che la Croce Rossa è disposta ad investire per stare su una nave ONG.
Magari è un teorema troppo azzardato riconoscere che lo scopo di lucro è un movente dei “salvataggi”? Basta spulciare sul web e trovare che : “Emergency, al 31 dicembre 2015, ha chiuso un bilancio dove i ricavi sono del 33% circa superiori al 2014. Gli utili sono di 7 milioni di euro. Ma la cosa che colpisce di più, su un bilancio di questa portata, è la “liquidità”. In pratica, quanto ha in “pancia”, di non investito, Emergency. Ben 19 milioni di euro: 13 milioni e 776mila euro in depositi bancari o postali”. Una Onlus da quotare in Borsa, commenta il giornalista.
Dev’esserci qualcosa di vero, perché (grazie Francesca Totolo che l’ha ricordato) la Sea Watch ebbe tanta furia di strappare alla Guardia Costiera libica i “migranti” che dettaguardia costiera aveva già recuperato, da provocare ” 5 migranti morti nel tentativo di raggiungere#SeaWatch. (Tutto confermato da @EUNAVFORMED_OHQ)
Per loro beneficio, copio e incollo:
Il personaggio intervistato dall’ottimo Machiavello è il fondatore di SeaWatch. Si chiama Harald Hopper o Hoppner, si diceva che aveva messo a disposizione 60 mila euro per comprare, insieme a un socio, un vecchio peschereccio olandese. “Questo 5 anni fa. Ora l’organizzazione ha oltre alle due unità navali (una battente bandiera olandese e l’altra neozelandese), un aereo che ha il compito di pattugliare dall’alto il Mediterraneo. Impossibile conoscere la provenienza dei soldi. Con un curiosità: tra i partner di Sea Watch e di Life Boat spicca la Fc St.Pauli, una società sportiva di Amburgo, che è stata la prima squadra a vietare l’ingresso allo stadio ai tifosi di destra”.
Naturalmente si vede subito che questo è un idealista animato da alti valori morali, che ha dedicato la vita al salvataggio e all’accoglienza dei poveri negri minorenni non accompagnati che sfuggono alle guerre e che affogano al largo delle coste libiche – si vede subito che non è quello che appare qui, un losco personaggio reticente e spaventato dall’essere stato scoperto, che deve telefonare a qualcuno prima di parlare – No, è una persona onesta e pulita. Si vede ad occhio: l’occhio con cui l’ex ministro Martina ha immediatamente visto che 17 negri della Sea Watch sono minorenni, ma appena appena – i quali infatti hanno confermato tutti di esere nati nel 2002. Lo hanno confermato al magistrato salito sulla nave. Ora, se il magistrato non sente di esesre stato preso per il k, affari suoi.
Però vediamo: se una ONG in cinque anni si compra una nave in più e un aereo privato, si può dedurre che il mestieree dei salvatori in mare rende? Parecchio? A meno che qualcuno paghi. Chi?
Comunque, un business in cui tutti vogliono entrare:
Possibile che magistratti, e i giornalisti che intervistano in ginocchio l’Apostolo del Bene Gino Strada, non ricordino che il luglio scorso si fece sfuggire una strana ammissione?
GINO STRADA: ‘La MOAS voleva 400mila euro per operare sulle loro navi’
Più specificatamente, il fondatore di Emergency ha sostenuto che l’organizzazione umanitaria operava in una barca di proprietà della ONG ‘Moas’ e pagava 150mila euro al mese. In seguito, la stessa MOAS ha richiesto dai 180 ai 230 mila euro e gli operatori di Emergency hanno accettato.
Poco dopo, la stessa MOAS ha fatto sapere che la Croce Rossa era pronta a dare 400mila euro al mese e da allora l’organizzazione fondata da Strada è stata costretta a mollare”.
Se una organizzazione benefica volta a curare i feriti nel mondo spende 230 mila al mese per accogliere migranti, si può dire che essa “investe” quei quatrini perché si aspetta un “rendimento” magggiore? Quanto maggiore? Sicuramente più dei 400 mila che la Croce Rossa è disposta ad investire per stare su una nave ONG.
Magari è un teorema troppo azzardato riconoscere che lo scopo di lucro è un movente dei “salvataggi”? Basta spulciare sul web e trovare che : “Emergency, al 31 dicembre 2015, ha chiuso un bilancio dove i ricavi sono del 33% circa superiori al 2014. Gli utili sono di 7 milioni di euro. Ma la cosa che colpisce di più, su un bilancio di questa portata, è la “liquidità”. In pratica, quanto ha in “pancia”, di non investito, Emergency. Ben 19 milioni di euro: 13 milioni e 776mila euro in depositi bancari o postali”. Una Onlus da quotare in Borsa, commenta il giornalista.
Dev’esserci qualcosa di vero, perché (grazie Francesca Totolo che l’ha ricordato) la Sea Watch ebbe tanta furia di strappare alla Guardia Costiera libica i “migranti” che dettaguardia costiera aveva già recuperato, da provocare ” 5 migranti morti nel tentativo di raggiungere
Parla trafficante nigeriano: “Faccio un sacco di soldi, basta telefonare
Parla trafficante nigeriano: “Faccio un sacco di soldi, basta telefonare”, grazie a Ong –
Lui è Igharo, un trafficante nigeriano che sta facendo soldi grazie si suoi colleghi delle ONG e dello Stato italiano. E’ stato intervistato dalla BBC, come una celebrità, e ha spiegato quanto sia facile, ormai, traghettare i clandestini verso l’Italia. E noi tutti sappiamo perché.
I soldi, tanti, li fa esportando in Italia migliaia di suoi connazionali: che non fuggono dalla guerra, ma pagano profumatamente lui e altri trafficanti, per attraversare prima il deserto del Sahara fino in Libia, poi sul barcone per poche miglia, fino alle navi delle Ong:
Quando gli è stato chiesto se sentisse quello che sta facendo come sbagliato, il nigeriano ha detto: “Non è sbagliato perché non costringo nessuno”. E ha ragione: pagano, e fanno parte della borghesia locale.
“Nessuno dei miei passeggeri è stato costretto a venire in Libia, la famiglie sono sempre state consapevoli del loro viaggio, anche quando sapevano che era 50/50 il rischio”.
Io non so ma chiedo ai magistrati esperti, se non vedono in questi fatti un “Teorema”.
Lui è Igharo, un trafficante nigeriano che sta facendo soldi grazie si suoi colleghi delle ONG e dello Stato italiano. E’ stato intervistato dalla BBC, come una celebrità, e ha spiegato quanto sia facile, ormai, traghettare i clandestini verso l’Italia. E noi tutti sappiamo perché.
I soldi, tanti, li fa esportando in Italia migliaia di suoi connazionali: che non fuggono dalla guerra, ma pagano profumatamente lui e altri trafficanti, per attraversare prima il deserto del Sahara fino in Libia, poi sul barcone per poche miglia, fino alle navi delle Ong:
Quando gli è stato chiesto se sentisse quello che sta facendo come sbagliato, il nigeriano ha detto: “Non è sbagliato perché non costringo nessuno”. E ha ragione: pagano, e fanno parte della borghesia locale.
“Nessuno dei miei passeggeri è stato costretto a venire in Libia, la famiglie sono sempre state consapevoli del loro viaggio, anche quando sapevano che era 50/50 il rischio”.
Io non so ma chiedo ai magistrati esperti, se non vedono in questi fatti un “Teorema”.
Partigiani e pddini doc !
Questo è il fenomeno che ha detto questa frase! Samuele Rago, presidente provinciale dell'Anpi.
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