domenica 3 febbraio 2019

La bufala del nigeriano suicida, ogni tentativo per incolpare Salvini

nigeriano decreto sicurezza

La bufala del nigeriano suicida a causa del decreto sicurezza

Ci hanno provato con la pagella cucita quando Salvini non era al governo, ci stanno provando incriminando Salvini per la nave Di Ciotti, ci provano facendo passare dei maggiorenni attempati per bambini bisognosi di ciuccio e lattuccio ..

o anello si aggiunge alla catena delle strumentalizzazioni. Di quelle notizie manipolate per gridare al “mandante morale” e “razzismo che serpeggia”. Dopo la vicenda, datata, del ragazzino con la pagella cucita nel giubbotto, adesso è il turno del caso Prince Jerry. Ormai viralissima la storia del 25enne nigeriano che si sarebbe suicidato buttandosi sotto un treno: questo, a Tortona.
Ad essere strumentalizzata, più che la notizia in sé è la dinamica dei fatti. Ancor prima, la ragione che avrebbe portato (condizionale d’obbligo) il giovane a suicidarsi: il decreto sicurezza. Così raccontano numerose testate: “Prince Jerry si è tolto la vita poco più di un mese dopo che il rinnovo del permesso di soggiorno è stato negato: non stava scappando dalla guerra, e con le regole dell’attuale decreto non c’erano ragioni sufficienti per consentirgli di rimanere in Italia con l’asilo politico o il permesso umanitario”. E ancora: “Lunedì mattina ha quindi raggiunto Tortona, ha fatto un’ultima telefonata ai suoi amici della cooperativa e poi si è gettato sui binari: impossibile, per il macchinista, impedire la tragedia, un gesto compiuto con determinazione dopo settimane di amarezza e riflessioni sul futuro incerto”.
Tutto lascia intendere che il ragazzo si sia suicidato a causa delle nuove norme previste dal decreto sicurezza. Però, attenzione alle date. A Prince Jerry non è stato negato l’asilo in data 17 dicembre 2018, bensì il 30 luglio scorso. Quando la ribattezzata “legge suicida” non era ancora in vigore. A precisarlo è il Viminale, con la nota che segue: “La richiesta di asilo era stata negata prima che il decreto Salvini diventasse legge. Il ragazzo aveva avuto risposta negativa alla richiesta di protezione internazionale e umanitaria il 30 luglio scorso, quando il decreto Salvini non era in vigore, ricevendo la notifica il 17 dicembre 2018. Lo stesso aveva poi deciso di fare ricorso lo scorso 15 gennaio”.
Dunque perché i quotidiani nazionali sostengono che il diniego (e non la notifica) sia datato 17 dicembre 2018? La risposta è oramai cliché: manipolazione a fine politico. Un altro episodio umanamente tragico, viene “riveduto e corretto” in linea con le esigenze propagandistiche: sciacallaggio. Ma oltre al “gioco di date”, un altro punto va necessariamente chiarito. Le indagini circa la dinamica dei fatti, sono tuttora in corso. Ad oggi, la pista del suicidio viene esclusa. Il ragazzo sarebbe stato accidentalmente travolto dal treno mentre attraversava i binari. Alcuni testimoni, fra cui un amico col quale aveva chiacchierato poco prima dell’incidente, affermano che Prince Jerry fosse tranquillo e che nulla (anche nelle settimane antecedenti) portasse a subdorare un gesto estremo.
Quella del suicidio è invece la tesi da sempre, arbitrariamente, sostenuta da don Giacomo Martino, responsabile Caritas-Migrantes del capoluogo ligure. Lo stesso che ha attribuito la morte del nigeriano al decreto sicurezza: “Uno dei nostri ragazzi dopo essere stato diniegato prima di Natale e scoprendo che non avrebbe potuto contare neppure sul permesso umanitario che è stato annullato dal recente Decreto, si è tolto la vita buttandosi sotto un treno”. E ancora, in occasione dei funerali celebrati in data 1 febbraio, altra narrazione mainstream: “Nella chiesa dell’Annunziata il funerale di Prince Jerry, il richiedente asilo nigeriano di 25 anni che si è buttato sotto un treno perché impossibilitato a restare in Italia, dove ormai da due anni aveva iniziato a ricostruirsi una vita”. In tutto questo copione, nessuna verifica dei fatti da parte di chi insinua fake news a proprio piacimento, in base alle necessità. Coincidenza o malignità omertosa? Stando al conclamato “modus operandi” di certa informazione, realisticamente si propende per la seconda ipotesi. Umani a parole, sciacalli nei fatti. E a contare, come insegnavano i latini, sono proprio questi ultimi: i fatti, appunto

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