sabato 26 gennaio 2019

Risorse : Reggio Emilia, spaccio di droga in stazione. Arrestati otto nigeriani

L'operazione Takeover della polizia. In manette cinque pusher e altri tre giovani per lesioni gravi
di FRANCESCO PANDOLFI
Ultimo aggiornamento il 25 gennaio 2019 alle 16:38

Reggio Emilia, 25 gennaio 2019 - Un'operazione della polizia ha smantellato lo spaccio di droga in stazione che era passato dalle mani dei magrebini ai nigeriani. Gli uomini della squadra mobile, infatti, hanno arrestato otto uomini, tutti nigeriani tra i 27 e i 21 anni, cinque per spaccio di droga e tre per lesioni gravi, perché riconosciuti come gli autori di una violenta aggressione avvenuta lo scorso ottobre all'interno delle ex Reggiane, ai danni di alcuni loro connazionali. Tutti e otto si conoscevano e venivano anche dalla stessa città in Nigeria.

L’operazione Takeover, durata dall’ottobre scorso fino all’altro giorno, si è infatti intrecciata alle indagini per un’aggressione ai danni di alcuni nigeriani (tutti incensurati) all’interno delle ex Reggiane, avvenuta a ottobre. In quell’occasione un gruppo proprio di nigeriani aveva fatto irruzione in un capannone, con anche un machete e altre armi, per un regolamento di conti, aggredendo i connazionali. Un’azione che il gip ha definito di «modalità squadrista». Le vittimeavevano riportato ferite anche gravi e si erano rivolti alla polizia. Da qui erano scattati gli accertamenti della squadra mobile che hanno portato all’identificazione di tre aggresssori (nigeriani tra i 22 e i 20 anni).

Questi, però, facevano parte della stessa combriccola dei cinque pusher e così l’indagine si è unita a quella sullo spaccio in zona stazione. Nei filmati della polizia si vedono i pusher salire e scendere dalle auto e dai furgoni dei clienti o spacciare cocaina ed eroina, a prezzi stracciati (10-15 euro a dose), direttamente in strada. Per evitare di essere beccati con la droga addosso, inoltre, i pusher non conservavano lo stupefacente nelle tasche o in casa, ma lo nascondevano direttamente in strada, recuperandolo al bisogno.

La polizia, quindi, attraverso gli arresti differiti, ha tenuto sotto controllo il gruppo, fino a quando l’altro giorno sono scattate le manette per i tre aggressori, con l’accusa di lesioni gravi, e i cinque pusher (uno di loro trovato in possesso di droga in un appartamento durante una perquisizione), per spaccio di sostanza stupefacente

DIFENDERE MATTEO SALVINI NON É SCELTA POLITICA. É UN DOVERE CIVILE


Ho letto a fatica le fitte 50 pagine di motivazione della relazione del Tribunale di Catania (Sezione “reati ministeriali”) inviata al Senato della Repubblica per ottenere l’autorizzazione a procedere nei confronti del Ministro Matteo Salvini per il reato di sequestro di persona relativamente al noto caso della Nave “Diciotti”. Le ho lette con fatica per il crescente sdegno e disappunto.
I tre giudici tutti (casualmente) iscritti a “Magistratura Democratica” (notoriamente un vero e proprio movimento politico), si producono in una lunga dissertazione di norme di diritto internazionale generale e convenzionale che manifesta chiaramente l’uso strumentale delle norme stesse sul piano interpretativo.
Come anche l’intendimento strumentale dei dati di fatto della vicenda.
Omettendo commenti puntuali alle molto singolari considerazioni dei tre giudici, questi in buona sostanza si arrogano poteri di valutazione e di decisione politica spettanti esclusivamente all’Autorità, appunto, politica. Cioè spettanti esclusivamente al Ministro dell’Interno Matteo Salvini. E ciò fanno allo scopo di escludere, tra l’altro, l’esimente dell’art. 51 c.p. nonostante la legge n. 121 del 1982 indichi il Ministro dell’Interno come “responsabile della tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica ed è l’autorità nazionale di pubblica sicurezza. Coordina i compiti e le attività delle forze di polizia esercitando la funzione di direzione dei servizi di ordine e sicurezza pubblica”. Questo significa che pur di arrivare a formulare l’accusa i tre giudici pretendono di privare il Ministro del suo potere di esercizio di un diritto o adempimento di un dovere!!!
Ma quel che è peggio è che, come detto, i tre giudici pretendono di valutare loro le esigenze di ordine pubblico e di pubblica sicurezza, oltre che di valutare loro se i contatti in sede europea svoltisi nei giorni dal 20 al 25 agosto 2018 (durata del preteso sequestro), per trovare una soluzione condivisa, giustificassero o meno la decisione politica del Ministro.
Qui siamo alla usurpazione dei poteri, allo stravolgimento dello Stato di diritto, alla negazione dei diritti e delle libertà, oltre che della autorità dello Stato nella sua configurazione di ripartizione dei poteri.
Montesquieu si rivolta nella tomba per lo sdegno.
La “relazione” al Senato dei tre giudici che prima qualifica abusivamente i soggetti interessati come “migranti” e poi pudicamente come “stranieri non regolari” o “immigrati irregolari”, conferma un dato dell’esperienza e che cioè i provvedimenti giurisdizionali possono essere motivati in un modo o in un altro in vista di una preconcetta convinzione o preordinato convincimento. Per la mia pregressa esperienza di PM e di giudice posso darne attestazione.
In buona misura, secondo i tre giudici di Catania chiunque si diriga via mare verso la costa italiana ha diritto ad un “place of safety” (POS) e il Ministro dell’Interno ha l’obbligo di indicarlo subito. E chiunque, pur privo di documenti e non identificato, ha diritto ad entrare nel territorio dello Stato.
Signori, è l’invasione legalizzata, consentita e voluta. È la negazione della sovranità e indipendenza dello Stato. È l’abolizione delle frontiere!
Già c’era il precedente dell’eccentrico Capo di Stato Maggiore Generale della Difesa Ezio Vecciarelli che annunciava la sostanziale inesistenza dei confini dello Stato.
Dunque, la politica in materia di immigrazione ora la fanno i giudici!!!
Troppo vi sarebbe da dire in punto di diritto (come, per esempio, il fatto che la Convenzione sul diritto del mare di Montego Bay non intacchi il potere dello Stato costiero di consentire o meno l’ingresso a soggetti stranieri, ancor più se privi di documenti di identificazione e dunque irregolari), come ha osservato il giovane e bravo Collega Prof. Daniele Trabucco.
Le Navi della nostra Guardia Costiera, dunque, non solo hanno l’obbligo di “salvare” in qualunque zona marittima naufraghi finti o naufraghi veri (e per questi ultimi certamente l’obbligo di salvataggio non conosce né se, né ma, né dove e né quando, ma anzi subito), ma avrebbero anche l’obbligo di portare in Italia tutti e chiunque!!! E solo in Italia! Ma anche al riguardo ebbe ad esprimersi il Comandante della Guardia Costiera italiana.
L’obiettivo è “colpire” il Ministro Matteo Salvini in quanto ostacolo a un preordinato progetto di disintegrazione dello Stato e di sconvolgimento della comunità civile.
Tutto ciò nonostante il Procuratore Capo di Catania Carmelo Zuccaro avesse correttamente richiesto l’archiviazione del procedimento. E non risulta che il Dottor Carmelo Zuccaro, che già ha una grande esperienza in materia, sia meno “bravo” o meno “perspicace” dei tre giudici autori di questo capolavoro di politica migratoria.
La parola adesso è al Senato della Repubblica che sicuramente negherà l’autorizzazione a procedere ma questa certezza non ci esime dal dovere di testimoniare apprezzamento e condivisione nei confronti del Ministro Matteo Salvini, ma anche difesa.
Perché questo è il dovere dei veri cittadini italiani: difendere in tutti i modi il Ministro dell’Interno Matteo Salvini.
AUGUSTO SINAGRA

venerdì 25 gennaio 2019

Eccoli i giudici che accusano Salvini.

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La capacità di rovinare una persona e di far cadere e delegittimare un governo ...e la Giustizia dovrebbe essere sempre "GIUSTIZIA". Che cosa ne è stato del Pm che ha fatto ammanettare , imprigionare , ammalare e morire Tortora ?. Quale magistrato si è levato con sdegno quando con un colpo di mano ordito dalla BCE hanno fatto cadere il governo Berlusconi?, quale magistrato si è mai opposto alle cancellazioni delle intercettazioni stato mafia di Napolitano e Mancino?,quale giudice ha mai alzato una mano , un dito quando contravvenendo all art.11 della Costituzione hanno permesso che dei parlamentari capitanati dal Presidente Napolitano capo delle forze armate votassero per bombardare la Libia ?non mi fido di una magistratura che difende criminali e permette l islam . LA Boldrini ha piu volte commesso il reato invocando a piiu riprese la perdita di sovranita reato previsto non solo dalla Costituzione ma dal Codice Penale . Denunciata a piu riprese hanno sempre e tutti archiviato..... Qualcosa non funziona. Ecco perchè io non credo a questa giustizia . E CREDETEMI IO DAREI LA VITA PER UN MAGISTRATO ONESTO CHE NON SI LASCIA INFLUENZARE DA DISEGNO DI PARTITO E CHE SEGUE SOLO IL DIRITTO.

Giustizia fuori controllo, chi sono i giudici che accusano Salvini L'immagine può contenere: 1 persona, testo

C'è un pericolo maggiore dell'immigrazione fuori controllo. È quello della male antico e purtroppo persistente.
Prova ne è che ieri Magistratura democratica corrente di sinistra delle toghe italiane ha annunciato di aderire all'iniziativa «Noi non siamo pesci», l'ultima trovata, direi carnevalata, di politici e intellettuali di sinistra per contestare nelle piazze Matteo Salvini e le sue politiche su immigrazione e sicurezza. La cosa più inquietante è che i magistrati che stanno inquisendo il ministro dell'Interno per i fatti della Diciotti fanno parte proprio di quella corrente. L'adesione rappresenta quindi un pregiudizio politico inconciliabile con l'indipendenza, fattuale e ideologica, che un buon magistrato dovrebbe avere nei confronti dei fatti sui quali indaga o giudica.
Magistratura democratica ha fatto suo uno dei motti attribuiti a Palmiro Togliatti, storico leader del Partito comunista e primo ministro della Giustizia della Repubblica: la giustizia sosteneva il Migliore si interpreta per gli amici e si applica ai nemici. Di questo, cioè di fare politica attraverso i codici. Gli aderenti a questa corrente non hanno mai fatto mistero. Anzi, lo hanno teorizzato pubblicamente e messo per scritto nelle relazioni conclusive dei loro congressi nelle quali hanno sostenuto la necessità di usare la giustizia per correggere in senso proletario e socialista le derive borghesi della politica e del potere legislativo. Parliamo delle famose «toghe rosse», che puntualmente scendono in campo quando a loro avviso la sinistra politica appare incapace di contrastare le destre. Per vent'anni e passa hanno fatto opposizione a Silvio Berlusconi buttandogli addosso accuse di ogni genere e grado ed eccoli ora, puntuali come un orologio svizzero, a occuparsi del caso Salvini.
Tutto insomma, dentro e fuori le carte della procura (che oggi pubblichiamo), lascia pensare che si voglia celebrare per l'ennesima volta un processo politico che anche se non porterà da nessuna parte mina la tenuta del governo e la credibilità dell'Italia sul piano internazionale. Con buona pace dei grillini che su questi magistrati e sulle loro deliranti tesi hanno costruito buona parte della loro fortuna.
(Alessandro Sallusti)


Castelvolturno e il traffico di organi «Reni venduti a cinquemila euro»

L'Italia ha tutto il diritto di non voler più accogliere migranti ma profughi". 
"I migranti non sono naufraghi, vanno in mare apposta per farsi salvare. 
Nessun porto è stato chiuso, ma è legittimo negare l'accosto di una nave". 
LEGGI DEL MARE" Ferdinando Lolli, ex comandante generale della Guardia Costiera spiega come stanno davvero le cose: "NON SONO NAUFRAGHI".
Tutte le convenzioni del mare dicono che chi rischia di morire va soccorso. 
Ma queste convenzioni sono pensate per soccorrere chi si sta perdendo per la fortuna del mare. 
È la solidarietà del navigante verso un altro navigante. Ma la Bibbia di tutte le convenzioni del mare, Amburgo 1979, viene ora chiamata in causa anche per quanti si mettono in mare proprio per essere soccorsi"

È SE DAVVERO LA COSTITUZIONE GARANTISCE I CLANDESTINI INVECE DEI CITTADINI, ALLORA VA RISCRITTA. 

Anche perché non ce l’ha inviata Dio, me comunisti e democristiani e in un’epoca completamente diversa da quella attuale.

Questi stuprano le pensionate sulle spiagge, fanno a pezzi le ragazzine, e il consiglio superiore della magistratura, un organo di nominati, si permette di mettere in discussione un decreto votato dal Parlamento? 
E’ TEMPO DI ROVESCIARE LA MAGISTRATURA COME UN CALZINO E IMPEDIRE L'INGERENZA DI QUESTO POTERE NELLA POLITICA. 

NON PERMETTIAMO AI SINDACI SINISTRATI DI TRASFORMARE TUTTE LE NOSTRE CITTÀ IN BIDONVILLE AFRICANE O IN FAVELAS BRASILIANE 
Che “razza” di Sindaco si fa portavoce di Diritti umani quando nega ai suoi cittadini con Disabilità il diritto alla libertà di uscire di casa, quando nega ai suoi cittadini il diritto allo studio e al lavoro, quando mette a RISCHIO LA SALUTE E LA SICUREZZA DEI PROPRI CITTADINI.

DI BUONISMO SI MUORE, L' ITALIA NON DEVE MORIRE.
GLI IMMIGRATI DEI BARCONI SI TRASFORMANO IN BELVE FEROCI. 
I CARNEFICI AFRO-ISLAMIICI NON SONO INTEGRABILI.......È UNA QUESTIONE DI SOPRAVVIVENZA!

-Olanda, cresce l'odio razziale, le violenze aumentano con 2.215 casi nel 2015. Il tutto nell'indifferenza generale. Mentre i cittadini invocano meno migranti, soprattutto islamici. E la politica cavalca il fenomeno, col Pvv di Wilders che vola nei sondaggi.

- LA CARTA DELLA DISPERAZIONE FRANCESE : TERRITORI SEPARATI PER I MUSSULMANI, 
PER #IMPOSSIBILE #CONVIVENZA CON LA #POPOLAZIONE #ISLAMICA
Una proposta estrema, ma che rende l'idea dell' esasperazione crescente.....
- Guerriglia islamica in Svezia: assalti in 20 città. Media italiani censurano la notizia

FALLIMENTO INTEGRAZIONE IN TUTTI I PAESI EUROPEI. 

NO A PD E PARTITI IDIOTI SINISTROIDI PRO-INVASIONE AFRO-ISLAMICA.

Scafisti paolo Corda giudice








    Il giudice che ora attacca Salvini scarcerò due scafisti


    Roma, 25 gen – Dei tre giudici- Nicola La Mantia, Sandra Levanti e Paolo Corda – che hanno chiesto l’autorizzazione a procedere in giudizio del ministro dell’Interno Matteo Salvini proprio Corda era già salito agli onori della cronaca perché, nel dicembre di tre anni fa, aveva ordinato la scarcerazione di due scafisti nordafricani. Il motivo? I due non erano scafisti di professione. E’ vero sì che 230 immigrati erano stati traghettati dagli imputati su una bagnarola, ma si trattò di “prestazione occasionale”. Per cui niente carcere per i due Caronte, che rimanevano soggetti solo all’obbligo di firma due volte alla settimana presso la caserma dei carabinieri e relativo soggiorno al Cara di Mineo. Libertà quasi totale, quindi.
    La tesi dei difensori degli scafisti secondo cui c’è differenza tra chi «è al soldo di un’organizzazione dedita al traffico dei migranti e lo scafista occasionale e obbligato» era stata accolta entusiasticamente da Corda, per il quale non sussistevano nemmeno esigenze cautelari perché i due non avrebbero potuto reiterare il reato «una volta raggiunto lo scopo: entrare in Italia». Paolo Corda ha poi abbracciato la tesi, non supportata da evidenze riscontrabili, secondo i quali gli scafisti sarebbero stati minacciati con le armi da un gruppo di non meglio identificati libici e costretti a delinquere trasportando il carico di clandestini. Non aguzzini quindi, ma addirittura vittime. 
    Secondo gli uomini della Polizia di Stato Squadra Mobile Questura di Ragusa, invece, gli scafisti erano stati sottoposti a fermo proprio perché «le immediate indagini hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico degli scafisti. I testimoni hanno riferito di aver notato gli scafisti una volta a bordo del gommone e che quest’ultimi avevano raggiunto accordi con i libici prima della partenza». E poi: «Nessuno dubbio per i migranti, che hanno pagato mediamente 600 dollari cadauno, sulle responsabilità degli scafisti che hanno condotto i gommoni. In un caso, gli scafisti individuati sono due in quanto uno si è occupato del timone e l’altro della bussola». Quindi nonostante la testimonianza di più di duecento persone, il giudice Corda li ha rimessi in libertà. Che dire? Se non altro, dopo la richiesta dell’autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti di Salvini da parte del magistrato, non possiamo più dubitare della sua coerenza.
    DUE PESI e DUE MISURE.
    Non furono fatte intervenire le Procure! NESSUNO fu iscritto nel registro degli INDAGATI, eppure di motivi ce n'erano, eccome! Ma all'epoca, e fino al marzo 2018, la sinistra era al governo andando a braccetto con la destra....
    VOGLIONO PROCESSARE UN GOVERNO per aver tenuto su una barca delle persone assistite, in attesa di distribuirle in Europa, ma i GIORNALISTI TACCIONO sull'OMICIDIO DI 81 ALBANESI che scappavano dalla guerra e sul fatto che il GOVERNO PRODI non venne accusato di niente.
    Per chi non se lo ricordasse, qui tutta la storia https://www.raiplayradio.it/…/tre-soldi-kater-i-rades-d6cb5…
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    Risorsa: Catania Pusher aggredisce poliziotto Tenta di strangolarlo.

    , Cronaca

    Solo grazie all’intervento del collega l’agente è riuscito a liberarsi dalla stretta dell’uomo, successivamente bloccato.

    CATANIA - Lo scorso 22 gennaio, la Polizia di Stato ha arrestato il gambiano Sene Ousman, classe 1996, per il reato di Violenza e lesioni a Pubblico Ufficiale. Durante il normale servizio di controllo del territorio, una pattuglia del Commissariato Centrale, mentre transitava nella zona del noto quartiere di San Berillo vecchio, ha notato un giovane italiano acquistare da persone di colore della sostanza stupefacente.

    Alla vista dei poliziotti, sia il ragazzo che il pusher si sono dati alla fuga ma, gli operatori, dopo un breve inseguimento, sono riusciti a fermare sia il giovane acquirente che spontaneamente ha deciso di consegnarsi agli agenti che, un secondo giovane, anch’esso di colore, che si trovava in compagnia del pusher.

    Quest’ultimo, noto ai due agenti intervenuti in quanto trattasi di uno spacciatoregià arrestato in simili circostanze pochi giorni prima, durante il controllo eseguito dai poliziotti è andato in escandescenza rifiutandosi di salire sull’auto di servizio. Il malfattore, ha iniziato a sferrare calci e pugni ai due poliziotti, sempre più violentemente, tanto che, nel tentativo di divincolarsi dalla presa degli operanti, ha afferrato uno dei poliziotti per il collo stringendo la presa delle mani.

    Solo grazie all’intervento del collega l’agente è riuscito a liberarsi dalla stretta dell’uomo, il quale, è stato finalmente bloccato per poi essere ammanettato e fatto salire definitivamente sulla macchina. Per questi motivi, il Sene è stato arrestato e rinchiuso nelle camere di sicurezza in attesa del giudizio per direttissima, mentre, il giovane acquirente è stato segnalato al Prefetto per l’Art.75 del DPR 309/90

    Catania, il pusher strangola il poliziotto

    Fermato dopo un inseguimento a San Berillo il giovane gambiano si scaglia contro gli agenti

    Catania, il pusher strangola il poliziotto
    CATANIA – La polizia di Catania ha arrestato il 22enne gambiano Ousman Sene. Durante un controllo una pattuglia mentre transitava nella zona di San Berillo vecchio ha notato un giovane italiano acquistare droga da persone di colore.
    Alla vista dei poliziotti, sia il ragazzo sia il pusher si sono dati alla fuga ma gli agenti, dopo un breve inseguimento, sono riusciti a fermare sia l’acquirente che spontaneamente ha deciso di consegnarsi agli agenti, sia altro giovane di colore che si trovava in compagnia del pusher.
    Quest’ultimo, noto ai due agenti in quanto spacciatore già arrestato in simili circostanze pochi giorni prima, si è rifiutato di salire sull’auto di servizio e ha iniziato a sferrare calci e pugni ai due poliziotti, sempre più violentemente, tanto che, nel tentativo di divincolarsi dalla presa ha afferrato uno dei agenti per il collo stringendo la presa. Solo grazie all’intervento del collega il poliziotto è riuscito a liberarsi.

    Ai miei tempi costui sarebbe già stato punito ma si vede che i catanesi non hanno più gli attributi se permettono ad un africano di vivere irregolarmente nel nostro paese, di spacciare e seminare il terrore  .

    giovedì 24 gennaio 2019

    La truffa del debito e della BCE in poche parole !

    L'immagine può contenere: testo

    Salvini a giudizio !?

    Come funziona il tribunale dei ministri (che ha la tendenza ad archiviare)
    Matteo Salvini sta per entrare in un meccanismo farraginoso, chiamato a giudicare i titolari dei dicasteri nell'esercizio delle loro funzioni. Che spesso si risolve in un nulla di fatto
    L’articolo 96 della Costituzione italiana parla chiaro: “Il Presidente del Consiglio dei Ministri ed i Ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale".
    Una procedura farraginosa che ora potrebbe riguardare il ministro dell’Interno Matteo Salvini per la vicenda della nave Diciotti.
    Istituito nel 1989, il collegio giudicante del tribunale dei ministri è composto da tre membri effettivi e tre supplenti, estratti a sorte tra tutti i magistrati dei tribunali del distretto che abbiano da almeno cinque anni la qualifica.
    Le denunce per i reati ministeriali sono trasmesse al procuratore della Repubblica presso il tribunale del capoluogo del distretto di corte d'appello competente per il territorio; per esempio se la competenza territoriale spetta alla procura di Agrigento, il Tribunale dei ministri si formerebbe presso il tribunale ordinario di Palermo, che è capoluogo del distretto di corte d’appello competente. Agrigento, senza compiere nessun tipo di indagine, deve entro quindici giorni trasmettere gli atti al tribunale dei ministri e darne immediata comunicazione ai soggetti interessati.
    Dopo aver ricevuto gli atti, il tribunale dei ministri ha novanta giorni per decidere di archiviare il caso oppure chiedere al procuratore della Repubblica di chiedere alla camera di appartenenza l’autorizzazione a procedere, nel caso di Salvini il Senato.
    La camera competente può negare l'autorizzazione qualora reputi, insindacabilmente, che l'inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato. Nel frattempo i ministri inquisiti non possono essere sottoposti a misure limitative della libertà personale, a intercettazioni telefoniche, a perquisizioni personali o domiciliari senza l'autorizzazione della camera competente. Una volta ottenuta l'autorizzazione a procedere, il giudizio di primo grado spetta al tribunale ordinario del capoluogo del distretto di corte d'appello competente per il territorio. Ma non al tribunale dei ministri; anzi una volta svolte le indagini, i membri del tribunale dei ministri non possono partecipare alle ulteriori fasi del procedimento.
    In passato i precedenti casi in cui si è richiesto l’intervento del tribunale dei ministri si sono sempre risolti in archiviazioni. Angelino Alfano di procedimenti di questo tipo ne sa qualcosa dato che lui, prima ministro dell’Interno e poi degli Esteri, finì nel mirino due volte: la prima per il trasferimento piuttosto discusso di un prefetto e una seconda per l’utilizzo di voli di Stato. Altra archiviazione per l’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e per l’ex premier Mario Monti per aver deciso di pagare in favore di Morgan Stanley & Co. International 3,1 miliardi di euro, in applicazione della clausola di early termination dei contratti di swap stipulati dall’Italia tra il 1994 e il 2008.

    Risorsa : Bergamo, pusher marocchino arrestato dopo inseguimento in auto

    Marocchino protagonista la scorsa notte di un rocambolesco inseguimento in auto nella provincia di Bergamo. Alle calcagna della Golf da lui guidata ben due gazzelle dei carabinieri, che, a sirene spiegate, lo hanno seguito a lungo, da Filago fino a Bonate Sopra. Senza mai alzare il piede dall’acceleratore, il magrebino ha commesso ogni tipo di infrazione al codice della strada, prima di interrompere forzatamente la propria corsa dopo lo schianto contro alcuni veicoli in sosta a Bonate Sopra.
    Per nulla intenzionato ad arrendersi alle forze dell’ordine, l’extracomunitario ha tentato di proseguire a piedi la sua fuga. Durante la corsa ha cercato disperatamente di liberarsi di tutta la droga che aveva addosso, ma il suo tentativo è stato vano. I carabinieri del comando provinciale di Bergamo in breve gli sono stati addosso ed hanno fatto scattare le manette ai suoi polsi, occupandosi poi di recuperare le dosi di stupefacenti di cui il malvivente aveva provato a disfarsi.
    Condotto in caserma, il magrebino è stato identificato e perquisito dai militari. Complessivamente sono stati sequestrati circa 30 grammi di hashish, numerose dosi di cocaina termosaldate, del denaro in contanti, frutto dell’attività di spaccio, e diversi cellulari usati nella gestione dell’illecito traffico.
    La Golf da lui guidata, inoltre, è risultata appartenere d un altro magrebino, intestatario di oltre 150 auto e pertanto quasi sicuramente un prestanome. In attesa del giudizio direttissimo, quindi, il 25enne marocchino è finito dietro le sbarre di una cella di sicurezza. Per lui l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e di resistenza a pubblico ufficiale.