venerdì 28 giugno 2019

Minori torturati per riempire case famiglia !Il Nuovo Forteto!!

Reggio Emilia, falsificavano carte per allontanare minori dalle famiglie: 18 arresti

arrestata maestra asilo milena caltanissetta
18 persone sono finite in manette dalle prime ore di oggi in provincia di Reggio Emilia nell'ambito dell'inchiesta denominata Angeli e Demoni che ha scoperchiato un vaso di Pandora sulla rete dei servizi sociali della Val D'Enza.
Il quadro emerso è senza precedenti: i servizi sociali avrebbero falsificati documenti e relazioni con l'obiettivo di allontanare i bambini dalle famiglie e darli in affido retribuito ad amici, parenti e conoscenti delle persone coinvolte nel giro.

A finire nell'inchiesta è stato anche il sindaco di Bibbiano (RE) Andrea Carletti, eletto in quota Partito Democratico, ma anche medici, politici locali, assistenti sociali e psicologi e psicoterapeuti di una Onlus di Torino, che avrebbero impiegato ore ed ore a fare una sorta di lavaggio del cervello ai bambini tolti alle famiglie con l'obiettivo di "alterare lo stato della memoria in prossimità dei colloqui giudiziari".

Le carte parlano chiaro. Gli psicologi e psicoterapeuti coinvolti avrebbero anche utilizzato macchinari ad impulsi elettrici per raggiungere il loro scopo e convincere le piccole vittime di questo giro a testimoniare contro i loro genitori.
Il sistema era ben collaudato ormai da anni e ognuna delle persone coinvolte aveva un ruolo stabilito: i figli venivano allontanati in modo illegittimo dalle famiglie grazie a falsi rapporti dei servizi sociali, che arrivavano a falsificare i disegni fatti dai bambini, rappresentare i genitori come persone cattive che volevano far loro del male e instillare in loro falsi ricordi di abusi sessuali.
Il tutto per riuscire nel dare in affido retribuito le giovani vittime ad amici e conoscenti, spesso anche senza scrupoli. Tra le decine di casi accertati dalle autorità italiane ci sono persone con problemi psichici conclamati o persone che avevano perso da poco i loro figli.
Non solo. In almeno due casi i bimbi sarebbero stati sottoposti ad abusi sessuali da parte delle famiglie affidatarie o all'interno delle comunità in cui venivano sistemati in attesa dell'affido.
18 le persone finite in manette in tutta la provincia di Reggio Emilia con accuse a vario titolo di frode processuale, depistaggio, abuso d'ufficio, maltrattamenti su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione e peculato d'uso.


Forteto: quegli abusi ai minori protetti dal Pd

fortetoUNA FOLLE SPERIMENTAZIONE SOCIALE
Quella del “Forteto” è una delle più allucinanti vicende italiane. Per decenni, tra le colline del Mugello si è consumata una storia di orrori, abusi, violenze, potere e ideologia sulla pelle di ragazzi e bambini, sotto gli occhi distratti delle istituzioni, in alcuni casi addirittura complici.
Il Forteto è l’incarnazione di una folle sperimentazione sociale nata alla fine degli anni ’70 nella tempesta della contestazione ideologica all’autorità, della liberazione sessuale e delle prime teorie gender fondate sui postulati della neutralità uomo-donna.
La vicenda è raccontata in un libro inchiesta di due giornalisti toscani, Francesco Pini e Duccio Tronci, dal titolo emblematico: “Setta di Stato”.
Forteto viene fondata nel 1978 da Luigi Rodolfo Fiesoli, poi conosciuto come il “Profeta”, sessantottino di Prato inquietante e carismatico.
La comunità, che si struttura come cooperativa agricola, diventa subito un modello per la sinistra toscana; il simbolo realizzato dell’opposizione ai valori della società borghese e della famiglia tradizionale, un’esperienza concreta di nuove relazioni tra i sessi, un riferimento ideale per politici e intellettuali.
Pur non essendo una struttura d’accoglienza, al Forteto vengono inviati in affidamento disabili fisici e psichici, minori con problemi d’inserimento; il modello educativo appare, ai tanti esperti, funzionale e valido.
LA PRIMA CONDANNA
Eppure, fin dall’inizio, circolano strane voci sulle pratiche adottate in quella comunità: si parla di abusi sessuali, violenze e intimidazioni. Il “Profeta” imponeva l’omosessualità come mezzo per la purificazione, e il rifiuto della famiglia d’origine come strumento di liberazione individuale.
Arrivano le prime denunce di genitori picchiati dai figli su ordine di Fiesoli e di ex seguaci riusciti a fuggire dai violenti condizionamenti psicologici e sessuali. Nel 1978 un coraggioso magistrato toscano, Carlo Casini, apre l’inchiesta; Fiesoli ed il suo braccio destro Luigi Goffredi vengono arrestati e nel 1985 condannati in via definitiva per “libidine violenta, corruzione di minorenne e maltrattamenti”. Non sono provate le spedizioni punitive contro genitori e fuoriusciti ma confermati gli abusi sessuali su due disabili affidati e violenze psichiche contro un ragazzo di quindici anni.
In un paese civile la storia finirebbe qui: i due sarebbero in galera e Forteto sarebbe chiusa. Ma nella Toscana rossa la storia continua, incredibilmente.
Nonostante la condanna di Fiesoli, i giudici minorili ricominciano ad affidargli “direttamente” ragazzi minorenni e bambini; il primo (un bimbo down di tre anni) dopo appena sei mesi dall’arresto con il processo in corso. Goffredi riesce persino ad avere due bambini in adozione dopo la sua condanna.
Per decenni gli abusi sessuali e le violenze psicologiche continuano sotto l’occhio distratto delle Istituzioni preposte a proteggere quei ragazzi.
Tutti sapevano che anche i meccanismi di affidamento erano irregolari. All’interno della comunità venivano create “famiglie funzionali”, nuclei fittizi che servivano per ottenere l’affidamento del bambino ma che poi veniva seguito da uno dei “discepoli”. Nessuno controllava.
I racconti dell’orrore che uscivano da quel luogo non distoglievano i giudici minorili, gli psicologi dell’infanzia, gli assistenti sociali dagli elogi sperticati al modello educativo del Forteto.
NUOVE CONDANNE
Nel 2000 arriva una condanna contro lo Stato italiano addirittura dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per le gravi anomalie riscontrate nelle procedure di affidamento al Forteto.
Nel 2002 Bruno Vespa dedica, al caso Forteto una puntata di Porta a Porta; dichiarerà di non aver mai subito così “tante pressioni quotidiane sistematiche e sconcertanti” per impedire che l’inchiesta andasse in onda.
Poi, nel 2012 nuove denunce e un nuovo processo concluso nel giugno 2015 con la condanna di Fiesoli a 17 anni, Goffredi a 8 e di altre 14 persone della cooperativa a pene fino a 8 anni, per violenze sessuali e maltrattamenti ai danni di ragazzi e bambini affidati.
Il libro di Pini e Tronci raccoglie un elenco infinito di racconti di orrori consumati in quella comunità, ricostruisce la storia ed elenca nomi e cognomi di politici, magistrati, intellettuali che hanno coperto o sono stati irresponsabilmente superficiali.
UN FIORE ALL’OCCHIELLO DELLA SINISTRA
La comunità del Forteto era un fiore all’occhiello delle cooperative rosse toscane e tappa obbligata di tutti i leader della sinistra italiana in campagna elettorale, sia locali che nazionali: da D’Alema a Bersani, fino a Renzi. Antonio Di Pietro, eletto al Mugello, andò oltre; firmò la prefazione ad un libro sull’esperienza comunitaria descrivendolo come uno spazio “di amore reale che trova suggerimenti nel Vangelo e in un’attenta osservazione dell’altro”.
D’altronde la Comunità era anche un serbatoio di tessere e voti.
La Regione Toscana (da sempre governata dalla sinistra), fin dal 1980 quando acquistò per 300 milioni di lire la prima fattoria che poi assegnò a Fiesoli, ha continuato ininterrottamente a finanziare la cooperativa nonostante le denunce e le condanne; milioni di euro in contributi di cui l’ultimo nel 2014, di 700 mila euro. Un fiume di denaro pubblico non solo alla cooperativa ma anche alla Fondazione, presieduta da Goffredi, che organizzava cicli didattici per le scuole e corsi per educatori; un condannato per abuso ai minori che insegnava come educare i minori.
Fiesoli e Goffredi hanno continuato fino in tempi recenti ad essere invitati nei convegni pubblici per parlare dell’esperienza del Forteto, a scrivere libri pubblicati da importanti case editrici.
Nelle loro testimonianze educative nessun accenno all’omosessualità minorile imposta come pedagogia, alle violenze, alla pedofilia e alla zoofilia (secondo alcune testimonianze) indotte come azioni terapeutiche.
Uno dei primi fuoriusciti dalla comunità la definì un luogo “dove il sesso agisce da parafango per la pazzia”.
L’ULTIMA VERGOGNA
Qualche giorno fa l’ultima vergogna. In Parlamento, una mozione unitaria delle opposizioni (da Forza Italia al M5S, da Sel alla Lega a FdI) ha chiesto il commissariamento della cooperativa e l’istituzione di una Commissione d’inchiesta per accertare i livelli di complicità e connivenze. La mozione è stata bocciata dal Pd.
Chissà cosa sarebbe successo se Forteto fosse stata una parrocchia e Fiesoli un sacerdote cattolico. Ma il pedofilo, quando è di sinistra, va protetto.
Il caso Forteto rimane tuttora una delle pagine più nere e immorali della sinistra italiana.


Ultrà buonista inneggiava alla “capitana”. Arrestata nell’inchiesta sulle torture ai bambini

venerdì 28 giugno 16:29 - di Redazione

Un’inchiesta che svela uno spaccato mostruoso lambendo pezzi istituzionali del Pd. Non finisce mai di di stupire quella sedicente “parte migliore del Paese“, che risulta davvero imbattibile nell’arte di predicare bene e razzolare male. È presto per dire se a detta categoria appartenga anche la 57enne Federica Anghinolfi da Montecchio(Reggio Emilia), responsabile del servizio sociale dell’Unione della Val d’Enza. Fino a un paio di giorni fa il suo nome non diceva nulla ai più, ma da ieri rimbalza sulle cronache dei giornali che hanno riportato la notizia del suo arresto  nell’ambito dell’inchiesta denominata “Angeli e Demoni“. Con lei in manette altre 17 persone, su un totale di 27 indagati.  Ai domiciliari anche Andrea Carletti, sindaco di Bibbiano, del Pd. Le vittime sono bambini, strappati, secondo gli inquirenti, a colpi di elettrochoc dalle famiglie d’origine per essere quindi affidati ad amici e conoscenti di psicologi e assistenti sociali in cambio di mazzette.

Federica Anghinolfi coordinava il servizio sociale della Val d’Enza, in Emilia

Ma c’è anche chi, come il forzista Galeazzo Bignami, non esclude che la vera motivazione sia soprattutto ideologica e che tra le coppie affidatarie non manchino quelle gay, di cui la Anghinolfi, omosessuale dichiarata, era bandiera e punto di riferimento. Difficile trovare qualcosa di più orribile. Secondo quanto riportato da Reggio Sera che ha citato fonti investigative (va tuttavia sottolineato che le accuse devono trovare conferme nelle sentenze), uno degli elementi di spicco della rete sarebbe proprio la Anghinolfi, cioè la stessa persona che solo la notte precedente a quella degli arresti, dal proprio profilo Fb inneggiava a Carola Rackete, la “capitana” di SeaWatch con parole inequivocabili: «Ognuno ha i capitani che si merita. Io scelgo Carola Rackete».

Nell’inchiesta arrestato anche un sindaco del Pd

Era solo il preludio all’attacco dell’altro Capitano, cioè Matteo Salvini, immortalato in una serie di immagini (con il mitra, il rosario, il crocifisso) e accostando la foto a quella della Madonna con le due pistole del libro “Educazione Siberiana“, tatuaggio simbolo della mafia russa e con tanto di commenti del tipo: «Parole non scritte. Parole non dette. Parlano i simboli fra loro contrastanti. Non sono paradossi ma linguaggi». E ancora: «Parla a parti, subpersonalità e linguaggi subliminali». In un’altra immagine pubblicata dalla Anghinolfi c’è sempre Salvini, in veste Barneydei Flintstones con a fianco Donald Trump. Il giorno dopo questa ultrà dell’accoglienza e del buonismo a oltranza, nonché è rimasta impigliata – ribadiamo: da presunta innocente – nei fondali limacciosi di uno dei fatti più turpi mai registrati dalla pur abbondantemente raccapricciante cronaca nazionale. Così va in fumo la storiella della sedicente “parte migliore del Paese”
La Sinistra è anche questo
Questo mostro è lo "psicoterapeuta" della Onlus degli orrori Hansel e Gretel, Claudio Foti, radicalsinistrorso legato al PD, da sempre favorevole all'educazione sessuale nelle scuole, molto attivo per i diritti LGTB, contro il decreto Pillon sull'affido condiviso e da ultimo, obviously, contro il decreto Salvini e, scommettiamo, feroce antifascista. Il bambino allontanato pretestuosamente dai genitori veniva, infine, portato a questa struttura dove l'intera attività di Foti e dei suoi collaboratori era finalizzata alla creazione di falsi ricordi nella mente del bambino con l'intento di rendere credibile un abuso mai subito. Allo scopo lo psicoterapeuta si travestiva anche da lupo inseguendo il bambino e urlandogli contro e associando al termine del gioco la figura del lupo a quella del padre.

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