Cosa
c’è di sbagliato in un ragazzo musulmano che diventa carabiniere?
Oppure sindaco, o deputato parlamentare? Apparentemente nulla, se non ci
si rende conto che l’Islam ha in programma già da decenni di
infiltrarsi nelle nostre istituzioni e di conquistarci “dall’interno”.
Come ci difenderemo da questa ideologia quando dei suoi esponenti
saranno alti ufficiali della marina, dell’esercito o della polizia?
Quando faranno parte della Camera e del Senato? Quando dirigeranno
ospedali, banche e scuole?
Se permettiamo che l’Islam sia una religione (o ideologia) accettata al pari delle altre è anche giusto e normale che chi ne fa parte faccia carriera militare e politica. Ma cosa ci aspetta alla fine di questo percorso? Semplice... la Sharia!
Se permettiamo che l’Islam sia una religione (o ideologia) accettata al pari delle altre è anche giusto e normale che chi ne fa parte faccia carriera militare e politica. Ma cosa ci aspetta alla fine di questo percorso? Semplice... la Sharia!
Souad Sbai, già parlamentare, firma della NBQ con il suo libro I Fratelli Musulmani e la conquista dell'Occidente, ci
accompagna nel mondo torbido dei Fratelli Musulmani. A partire dal
ritrovamento, a casa di Yusuf Nada, il loro "ministro degli esteri" de Il Progetto. Cioè di un programma a lungo termine, redatto nel 1982, per conquistare l'egemonia in Occidente.
"[...] Il clima ci lascia intendere che se non verrà disinnescata
al più presto, la “questione islamica” si trasformerà in una bomba in
grado di far esplodere la società europea", è così che Gianandrea Gaiani
spalanca, con una densa e intensa prefazione , la finestra disegnata da
Souad Sbai nel suo ultimo libro I Fratelli Musulmani e la conquista dell'Occidente -
edito da Armando Curcio Editore. Non entra certo aria fresca, ma
pesante e torbida e faticosamente ripulita da quel politicamente
corretto che ha compromesso un dibattito urgente, decapitando il
sostrato civile che va lentamente svuotandosi.
La Sbai, già parlamentare, da giornalista e scrittrice ci accompagna
nel mondo torbido dei Fratelli Musulmani. E nessuno meglio di lei, che
li conosce da vicinissimo , avendo ricevuto ripetute minacce di morte
per le sue battaglie per i diritti delle donne, può farlo. Il libro si
apre all'indomani dell'attentato terroristico delle Torri Gemelle,
quando nella casa del banchiere svizzero di origine egiziana, Yusuf
Nada, venne ritrovato Il progetto, uno strano documento di
quattordici pagine che avrebbe dovuto cambiare l'atteggiamento
dell'Occidente nei confronti dell'islam, ma così non è mai stato.
Yusuf Nada, indagato per essere uno dei principali finanziatori di Al Qaeda,
quando il documento fu trovato, mobilitò a suo favore i soliti
intellettuali della sinistra europea che coprirono con il velo della
protesta dell'ormai famosa "persecuzione anti-islamica" una importante
pagina di storia. Nada se ne lavò le mani, e il documento venne
derubricato a mera opera di qualche accademico, aggiungendo anche di non
ricordare come ne fosse venuto in possesso. Ma il nostro banchiere e
uomo d'affari, oggi ultra ottantenne, è da sempre legato alla
Fratellanza Musulmana e con un ruolo marginale. In più occasioni è stato
definito lo stratega finanziario dell'organizzazione o il Ministro
degli Esteri, e tutt'oggi la figura di Nada rimane comunque rilevante
circa la comprensione di alcuni processi e meccanismi d'azione della
Fratellanza.
Con Souad Sbai sfogliamo Il Progetto, datato 1982,
e capiamo subito di essere alle prese con pagine delicate, che
rappresentano una vera e propria serie di principi di guerra
psicologica. Sconosciuto l'autore, il documento risulta essere un
insieme di direttive stilate con cura maniacale: come comportarsi, quali
obiettivi raggiungere e con quali modalità perseguire lo scopo ultimo,
la conquista dell'Occidente. C'è una frase che non può lasciare
indifferente chi si appresta a leggere il testo ed è la stessa da cui
parte la disamina dell'autrice, «padroneggiare l’arte del possibile».
Nel documento non si trovano giri di parole per descrivere come la
metodologia venga applicata e dove. Da trentacinque anni a questa parte
la dottrina, sebbene chi di dovere non vi abbia prestato mai troppa
attenzione, si è aggiornata adottandosi anche ai nuovi strumenti da
internet ai social network. E la cosa non è un dettaglio marginale.
Nel volume vengono presi in esame i punti di partenza di questa strategia
e si passa dal punto "Conoscere il terreno e adottare una metodologia
scientifica per la pianificazione e la messa in opera" al "Conciliare
l’impegno politico e la necessità di evitare l’isolamento, l’educazione
permanente delle nuove generazioni e il lavoro attraverso le
istituzioni" passando per il punto "Impegnarsi a stabilire lo “Stato
islamico”. In quest'ultimo è un imperativo a colpire fra i tanti,
"studiare i centri di potere locali e mondiali e le possibilità di
metterli sotto influenza". Al punto numero 11 della strategia si trova
"Adottare la causa palestinese su un piano islamico mondiale e su un
piano politico attraverso il jihad, perché si tratta della chiave di
volta della rinascita del mondo arabo di oggi". Ma è l’infiltrazione
nelle società occidentali il principale fronte di questa guerra di
conquista che, come la Sbai sottolinea giustamente, si combatte con
fiumi di denaro. A cominciare dai media che vengono sponsorizzati
direttamente, o indirettamente, dai petroldollari delle monarchie
salafite. Per non parlare del mondo politico con Hillary Clinton in
testa.
Con il cavallo di Troia dell’immigrazione è stata creata una rete fitta di islamici che
non hanno alcun interesse ad integrarsi nei paesi che li hanno accolti:
e non si parla solo della prima generazione, ma anche della seconda e
della terza. D'altronde la nostra Europa è piena zeppa di quartieri che
sono sotto il controllo di auto-proclamate polizie della sharia. E non
vi è alcun dubbio che questo documento del 1982 sia stato ampiamente
aggiornato e circoli, potenziato nella sua pericolosità, fra gli
immigrati in Europa simpatizzanti e attivisti della Fratellanza
Musulmana. L'autrice ci tiene a sottolineare l'atteggiamento servile
delle legislazioni europee, così attente a non urtare la sensibilità
delle componenti islamiche. Il che sta facendo in modo, per esempio, di
ritrovarci, mentre i Fratelli musulmani mettono in atto le loro "linee
guida", con scuole in Gran Bretagna che stanno evitando di usare “avanti
Cristo” e “dopo Cristo” per non offendere gli studenti di altre
religioni, e li hanno rimpiazzati con un “era comune” e “prima dell’era
comune”. Annullare la storia come è stata scritta finora per costruire
un nuovo ordine (mondiale) è quello che l'islam sta facendo sotto gli
occhi indifferenti di tutti.
Perché Il progetto prevede l’abbattimento di ogni resistenza,
di ogni contrarietà: chi protesta discrimina e per questo va
socialmente, e contemporaneamente giudiziariamente, colpito in maniera
pesante e prepotente. Fin dalla sua fondazione, il movimento dei
Fratelli Musulmani provò a reislamizzare il Nord Africa. Fallito quel
tentativo (a cui non hanno rinunciato), il wahhabismo si è gradualmente
tramutato in salafismo che negli anni Settanta ha iniziato a giocare
come prima punta. Fino a quando a metà anni Novanta, ha visto la sua
evoluzione finale nel jihadismo.
E Souad Sbai, allora, nel suo I Fratelli Musulmani e la conquista dell'Occidente offre una prospettiva
privilegiata anche circa le fasi di radicalizzazione a casa nostra.
Mostrandoci il "radicalizzato" non come un'entità astratta, ma come
un'emergenza del presente. Si tratta di individui che vedono
un'esistenza intera "riprogrammata" grazie all’eliminazione delle idee
che fino a quel momento si erano consolidate. Studi psicologici accurati
hanno spiegato come nella maggior parte dei casi la deradicalizzazione
di un jihadista risulti quasi impossibile. Ma, come sopra accennato, per
fare proselitismo, radicalismo e jihad, non bastano le idee, serve
qualcosa di molto più importante come il denaro. E ce ne vuole
tantissimo. Reclutamento degli imam radicali, apertura di moschee fai da
te, materiali e beni di prima necessità, soldi per le famiglie,
acquisto di qualsiasi cosa faccia al caso di aspiranti jihadisti, sono
tutte "attività" che richiedono fiumi di banconote. E il volume, in
questo senso, ci fornisce anche i preziosi dettagli di un'inchiesta de L’Espresso,
a firma Paolo Biondani e Giovanni Tizian, pubblicata nel giugno 2017.
L'inchiesta fornisce dati di estrema importanza, partendo dalle
intercettazioni di un kamikaze italiano, che svela come l’isis riesca a
movimentare denaro in mille modi, anche su e giù per lo stivale
italiano. Si legge: "l’odore dei soldi porta ai santuari del terrore in
Siria e Iraq, naturalmente. Ma anche in paesi ufficialmente schierati
contro l’Isis come Arabia Saudita, Libano, Egitto o Giordania. Tra
Milano e Brescia, in particolare, le indagini stanno ricostruendo
movimenti di denaro gestito da integralisti, per un totale di oltre sei
milioni di euro. [...] Il procuratore Franco Roberti, fin dall’inizio
del suo mandato, ha messo la questione dei soldi in cima alle priorità
del suo ufficio. «Ma in Italia esiste una rete di finanziatori del
terrorismo?», chiedono i due giornalisti a Roberti. Il procuratore – si
legge – risponde con un esempio volutamente vago: «Ricordate Salah
Abdeslam, uno dei terroristi del teatro Bataclan di Parigi? Dall’analisi
dei suoi trasferimenti di denaro, abbiamo ricostruito tutta una serie
di collegamenti con persone che vivono in Italia. E da qui, seguendo
altri movimenti finanziari, siamo risaliti ancora a nuovi soggetti»."
Roberti ovviamente non fornisce i dettagli sulle indagini in corso, ma
si evince con chiara evidenza che i soldi girano e mai per caso.
Ma non è tutto. La Sbai arricchisce il suo volume portando
esempi illuminanti di come la finanza sia un elemento fondamentale
nell’avanzata del movimento della Fratellanza Musulmana in Italia: è il
commercio, specie al dettaglio, a farla da padrone. Eppure è opportuno
tornare alla seconda parte del documento trovato in Svizzera per capire
cosa si dice circa la relazione alla strategia finanziaria relativa
all’infiltrazione in Occidente dei Fratelli Musulmani. Proprio la Nuova Bussola Quotidiana fu uno dei primi quotidiani ad interessarsi della faccenda e chiese all'autrice de I Fratelli musulmani e la conquista dell'Occidente di
interpretarne anche la parte legata al denaro e ai finanziamenti. Si
legge, "il progetto punta a fornire degli «sforzi individuali» per
ripulire i musulmani dalle transazioni usuraie, e soprattutto a creare
degli istituti bancari. Il Lussemburgo è così diventato uno dei
principali centri finanziari islamici in Europa, da dove vengono
controllate altre società bancarie, come The Islamic Investment House di
Londra e la Banca islamica internazionale danese, con sede a
Copenaghen. Ciò permette di infiltrare dei membri del Gamaat, a cui il
progetto si rivolge, nelle varie attività bancarie, al fine di ricevere
donazioni per raccogliere fondi utili al reclutamento di nuove leve: lo
scopo è «tenere sveglio» il jihad in tutto il mondo. Tradizionalista e
conservatore, il Qatar è stato accusato di fornire aiuti finanziari e
logistici ad alcuni movimenti radicali come i Fratelli Musulmani, Daesh e
Al Qaeda. Riyadh e i suoi alleati, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Yemen,
Egitto e altri Paesi arabi hanno così deciso di isolare il Qatar,
interrompendo le relazioni bilaterali e diplomatiche. Il Qatar, secondo
le accuse, avrebbe infatti inviato dei fondi ai movimenti Ansar Eddine,
Al-Qaeda au Maghreb islamique (Aqmi) e al Mouvement pour l’unicité et le
jihad en Afrique de l’ouest (Mujao). E una dozzina di privati, inseriti
nella black list del dipartimento americano, finanziano il Fronte
Al-Nusra, legato ad Al Qaeda". E tornando al documento nell'introduzione
sta scritto: “Senza alcun dubbio l’aspetto economico è importante per
la dawa, poiché deve possedere le fondazioni economiche che forniscono
le risorse finanziarie che proteggono dai sussulti sul fronte politico e
la rendono meno dipendente dai pagamenti caritatevoli individuali". Più
chiari di così.
Con I Fratelli musulmani e la conquista dell'Occidente la Sbai porta i lettori alla scoperta
della vera storia delle primavere arabe e del ruolo degli Emirati arabi
fino ad una visita guidata esclusiva per i "nuovi califfati", Francia,
Belgio, Olanda, Danimarca, Svezia, Norvegia e Caucaso. E se è vero, come
spiegano i vari report e le analisi comparate, che difficilmente
l’islam riuscirà ad insidiare il cristianesimo nel continente americano,
rimane però piuttosto preoccupante l'onda anomala e politicamente
efficace, che sta divorando le radici cristiane. L'islam ha ormai fatto
un importantissimo passo in avanti verso una mondializzazione più
compiuta. La demolizione del nuovo continente è appena iniziata, mentre
quella del vecchio, scrive la Sbai, "è già acquisita, custodita in
qualche cassaforte zeppa di segreti e inconfessabili connivenze".
Nessun commento:
Posta un commento