lunedì 4 febbraio 2019

Ecco i sindacalisti che accusano gli Italiani di fascismo.

I sindacalisti in crociera a spese della Uil possono stare tranquilli, resteranno impuniti

Accertati i fatti, i protagonisti della marachella si sono visti contestare il reato di appropriazione indebita. Che, diciamo la verità, ci sta tutto. Anche se, considerata la brevità del suo termine di prescrizione, è sicuro che è destinato a estinguersi ben prima che si giunga a una sentenza definita. Impunità assicurata, lo garantisco sin d'ora.


Giorni fa ho letto sui giornali una notizia che mi ha colpito sino al punto da chiedermi quali conseguenze avrebbe comportato, quali polemiche avrebbe suscitato e quanta attenzione i media le avrebbero dedicato. Nell'attesa ero guardingo, sentendo far capolino nella mia mente il seguente quesito: "Vuoi vedere che non succederà nulla?". Ho avuto ragione, anche se non me ne compiaccio affatto.
La notizia è la seguente: qualche anno fa ben otto dirigenti sindacali della UIL, tra cui il segretario generale dell'epoca e il suo successore, accompagnati dalle rispettive consorti, sono andati in crociera due volte a bordo delle navi di gran lusso "Costa Atlantica" e "Costa Favolosa". Niente di male se, come invece avvenuto, il costo del tutto, ammontante a diverse migliaia di euro, non fosse stato saldato con fondi dei quel sindacato.
Accertati i fatti, i protagonisti della marachella si sono visti contestare il reato di appropriazione indebita.
Che, diciamo la verità, ci sta tutto. Anche se, considerata la brevità del suo termine di prescrizione, è sicuro che è destinato a estinguersi ben prima che si giunga a una sentenza definita. Impunità assicurata, lo garantisco sin d'ora.
Ciò premesso, va notato che il segretario generale del tempo ha precisato ai magistrati che lo interrogavano di non essere stato a conoscenza delle modalità di pagamento delle crociere. Le ha fatte gratis non c'è dubbio, ma "a sua insaputa". Scajola docet.
Lo stesso indagato ha, poi, precisato, e messo a verbale, che quelle crociere erano esclusivamente finalizzate a consentire ai partecipanti "di discutere in maniera approfondita, e per più giorni, di importanti tematiche relative principalmente al blocco dei contratti del pubblico impiego e delle politiche previdenziali del governo in carica". È vero, ha soggiunto, che "in seguito alle riunioni effettuate a bordo delle navi non sono stati redatti documenti o resoconti scritti, ma l' esito è stato ovviamente utile per i successivi confronti in seno alla segreteria".
Non c'è dubbio che la linea difensiva appena esposta consegna all'immortalità il compianto Principe De Curtis, meglio noto come Totò. Solo che, spenta la risata suscitata dall'istintivo ricordo del grande comico napoletano, sono stato colto da amarezza e sbigottimento nel prendere atto della totale assenza di reazioni da parte dei media, del mondo politico, della pubblica opinione e, cosa ancor più grave, degli iscritti a quel sindacato. Tutti muti come pesci. Per quanto possa sembrare incredibile, non ho avuto difficoltà a trovare una spiegazione a quell'assordante silenzio. Non si tratta di omertà, né del trionfo del famoso "fatti li c... tua" attribuito da Crozza al mitico Senatore Razzi.
La verità è un'altra. L'inarrestabile diffusione dell'illegalità nel nostro Paese ha comportato, quasi in automatico, una progressiva regressione della percezione dell'illegalità medesima. Specie di quella che ci appare più miserabile. È così che, bisogna ammetterlo, la coscienza civile se n è andata in vacanza, anche se non a bordo di navi di lusso. Ed è così che il Paese affonda inesorabilmente in un degrado della convivenza sociale che ciascuno di noi quotidianamente percepisce e, magari senza volerlo, finisce con il subire.
Le conseguenze sono avvilenti. Me ne viene in mente una: la nostra caduta di credibilità nello scenario internazionale. Ogni Paese ha i suoi guai e i suoi problemi di legalità, non c'è dubbio. Ma chiediamoci cosa possono pensare di noi, per esempio, i tedeschi che hanno preteso le dimissioni di un ministro sol perché si era scoperto che aveva copiato alcune pagine della sua tesi di dottorato. O gli inglesi che hanno escluso dalla successiva candidatura tutti i deputati che avevano fatto la cresta sui rimborsi spese previsti a loro favore.
Cosa può fare la politica per dare quantomeno un segno, anche simbolico, di inversione di tendenza? Uno mi viene in mente. Alla prossima riunione con i sindacati dei lavoratori a Palazzo Chigi, i rappresentanti del Governo si rifiutino di sedersi al tavolo delle trattative avendo di fronte indagati per appropriazione indebita che hanno, per di più, concepito difese tanto squallide quanto ridicole. Sarebbe un segno che, sono sicuro, molti italiani apprezzerebbero. Anche perché, malgrado tutto, di gente per bene ne abbiamo ancora tanta attorno a noi. Il Governo ne prenda atto e si dia carico di rispettarli.

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