giovedì 24 gennaio 2019

Risorse: Firenze, la Fortezza da Basso liberata dai pusher. Per arrestarli necessari agenti sotto copertura (video)




Oltre 200 episodi di spaccio, più di 2 mesi di indagini, 26 arresti. Sono alcuni dei numeri dell’operazione “Bat24”, con cui la polizia di Firenze ha smantellato la centrale di spaccio dei giardini Fortezza da Basso, un luogo in cui i pusher erano attivi in pieno giorno, come evidenziato dai filmati delle telecamere appositamente installate nella zona e attive 24 ore al giorno. E dove, comunque, è stato necessario l’impiego di agenti sotto copertura, che si sono finti tossicodipendenti, per riuscire a concretizzare gli arresti.

Le denunce dei cittadini e la 21enne morta di overdose

Da tempo la zona intorno alla Fortezza da Basso era al centro di esposti di cittadini e comitati di quartiere che denunciavano il continuo ed interrotto spaccio a cielo aperto. Lo scorso 23 settembre una studentessa di 21 anni aveva perso la vita dopo aver acquistato una dose letale di eroina proprio in quel parco, in cui circolavano anche hashish e marijuana. Le indagini, partite a fine ottobre, si sono concluse sabato, quando alcuni trafficanti di droga si sono ritrovati in un parcheggio sulla A1 e gli agenti, che avevano monitorato tutti i loro spostamenti, li hanno circondati e arrestati. I poliziotti, appostati dentro due furgoni, sono entrati in azione non appena fornitori e clienti hanno concluso la loro trattativa. La Polizia ha sequestrato oltre mezzo chilo di eroina e arrestato 4 persone di origine nigeriana solo nel corso di questo singolo episodio.

I pusher diventati padroni della Fortezza da Basso

Grazie a questa complessa indagine, la Polizia di Stato in poco più di due mesi è riuscita ad identificare più di una ventina di pusher, per lo più cittadini nigeriani e marocchini di età compresa tra i 20 e i 42 anni. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il gruppo aveva occupato da tempo l’intera area verde del parco ed alcune zone limitrofe (in particolare le vicine fermate dalla tramvia), mettendo in atto «uno stabile e continuativo smercio di sostanze stupefacenti in strada». Sempre sulla base di quanto emerso, gli spacciatori, muovendosi frequentemente in bicicletta, avevano finito per presidiare il territorio sfruttando le caratteristiche del parco, che si presta sia a riparare da occhi indiscreti le cessioni della droga, sia a nasconderla tra foglie, piante, dossi o all’interno di cestini dei rifiuti.

L’azione determinante degli agenti sotto copertura

A questo si aggiunge la circostanza che non era facile sorprendere i pusher con la droga addosso: le dosi di eroina, ad esempio, venivano spesso nascoste in bocca dagli spacciatori per poter ingoiare tempestivamente la sostanza in caso di controlli delle forze dell’ordine. Le indagini hanno fatto inoltre emergere come gli spacciatori si erano dati un’organizzazione, aiutandosi l’un l’altro nell’attività di spaccio. Ogni pusher infatti si avvaleva degli altri membri del gruppo per effettuare le singole cessioni, che spesso avvenivano in concorso tra chi, di volta in volta, nascondeva e recuperava la sostanza occultata, chi la cedeva, chi prendeva il denaro

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