Certo, i migranti intervistati nei ‘centri di accoglienza’ della Tripolitania affermano che la loro intenzione sarebbe comunque stata quella di raggiungere l’Italia. Versione che cozza, anche se solo in parte, con la tesi di Diego Fusaro.
La denuncia di Diego Fusaro: ‘Non è immigrazione ma deportazione’
Il filosofo Diego Fusaro decide di lanciare la sua denuncia contro la presunta “deportazione di massa” di migranti, architettata dai padroni neoliberisti del pianeta allo scopo di avvalersi di manodopera a basso costo, nella consueta rubrica tenuta sul quotidiano online affaritaliani.it. “Libia, migranti costretti a imbarcarsi. Le prove della deportazione di massa”, titola così Fusaro il suo breve articolo. La notizia che i migranti sarebbero costretti a imbarcarsi dai miliziani libici con le armi, fornita dal Corriere della Sera, suffragherebbe proprio la sua tesi. E cioè che non si tratti, appunto, di “immigrazione di massa”, di una “fuga spontanea” dai Paesi poveri, ma di “deportazione gestita ad arte da schiavisti cinici a beneficio dei signori della classe dominante globalclassista”.Il servizio del Corriere della Sera: ‘Partenze figlie della situazione politica in Libia’
Le convinzioni di Diego Fusaro vengono rafforzate, come detto, dal reportage di Cremonesi sul Corriere, il quale è riuscito a mettere il naso nella zona dove sorgono alcuni centri illegali per i migranti, gestiti da alcune milizie libiche alla periferia di Tripoli. È vero che è lo stesso giornalista a dichiarare che “in questo momento, queste partenze sono figlie della tragica dinamica Politica interna in Libia”. Ma la storia sembra un po’ più complessa di quanto, invece, non vorrebbe Fusaro. “I migranti hanno ripreso a partire - spiega Cremonesi - come mai con il brutto tempo, con onde alte e vento, partono comunque? Queste partenze sono figlie della situazione politica in Libia”. Dopo la conferenza di Palermo del novembre scorso, si sarebbe infatti instaurato un rapporto più stretto tra i due leader della Tripolitania e della Cirenaica, Fayez al-Sarraj e Khalifa Haftar. “Questo dialogo con Haftar - prosegue Cremonesi - non piace alle milizie che fanno capo a Misurata, le quali finora avevano sostenuto Sarraj e le quali controllano larga parte di piccole milizie loro affiliate che trattano con gli scafisti e con i contrabbandieri internazionali, operando nei porti di Misurata, Homs, e Garabulli, le aree più interessate dalle partenze di migranti”.Per concludere, “le milizie cinicamente fanno pressione su Sarraj che ha tolto loro i fondi, loro si rifanno sui migranti che pagano, li mettono in carcere, li minacciano di mandarli in mare anche quando è brutto, un suicidio, chiedono alle loro famiglie di pagare e boicottano il rapporto tra Sarraj e l’Italia”.
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