mercoledì 13 giugno 2018

Il vero massacro dei Catari!

Sul Corriere della Sera di mercoledì 31 gennaio, Vittorio Messori propone la costituzione di una "Lega anticalunnia" in difesa dei cattolici, allo scopo di rettificare - basandosi «sui dati esatti e sui documenti autentici» - alcune verità storiche che sarebbero deformate da "falsi miti". Il "falso mito" che Messori prende di mira nell' articolo è lo sterminio dei catari, con particolare riferimento a un episodio della Crociata scatenata da papa Innocenzo III per debellare l' eresia catara nel Mezzogiorno francese, la presa e il sacco di Béziers (1209). Ma altro che dati esatti e documenti autentici! Gran parte di quelle che ammannisce Messori sono delle vere enormità dal punto di vista storico. Sorvoliamo su pure invenzioni a scopo di calunnia (queste sì!), come il fatto che i catari sarebbero stati seguaci di una «cupa, feroce, sanguinaria setta di origine asiatica». È ben noto da innumerevoli fonti, per lo più cattoliche, che essi praticavano la forma più rigorosa di non violenza, astenendosi dall' uccisione sia degli uomini sia degli animali. Alcuni contadini impiccati a Goslar nel 1051, fra le prime vittime della repressione cattolica, furono accusati di eresia e condannati solo per aver rifiutato di un uccidere un pollo! Ma veniamo alla strage perpetrata dai crociati a Béziers il 22 luglio 1209, all' inizio della Crociata albigese. Messori afferma che se eccidio ci fu, esso fu giustificato «dall' esasperazione provocata dalla crudeltà dei càtari, che non solo a Béziers da anni perseguitavano i cattolici». Ora, a parte il paradosso di presentare come persecutori coloro che furono perseguitati per oltre un secolo in tutta Europa, proprio il caso di Béziers mostra esattamente il contrario di quanto vorrebbe farci credere Messori: i cattolici erano così poco esasperati dai catari, che la ragione per cui la città fu attaccata e distrutta fu il rifiuto da parte dei suoi abitanti, fedeli alla propria autonomia municipale e ai propri princìpi di tolleranza, di consegnare ai crociati i circa duecento sospetti di eresia (tanti erano) di cui il vescovo Renaud de Montpeyroux aveva provveduto a stilare la lista. Ma tutta la ricostruzione del sacco di Béziers proposta nell' articolo è pura deformazione storica, costellata di clamorosi errori e falsificazioni. In particolare per quanto riguarda la frase che avrebbe pronunciato il legato pontificio Arnaldo Amalrico, allora alla guida dei crociati, in risposta ai suoi uomini che gli chiedevano che cosa fare della popolazione, in maggioranza cattolica: «Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi», avrebbe risposto. Messori nega l' autenticità di questa frase, che è riportata da un autore tedesco, il monaco cistercense Cesario di Heisterbach, nel suo Dialogus miraculorum. Per svalutarne l' attendibilità, egli afferma che l' opera di Cesario sarebbe stata scritta sessant' anni dopo i fatti. Peccato che a quest' epoca Cesario fosse già morto da quasi trent' anni. In realtà il Dialogus fu scritto fra il 1219 e il 1223, appena una decina d' anni dopo il sacco di Béziers. Certo, l' autenticità della frase attribuita ad Arnaldo è stata molto discussa dagli storici; ma oggi si tende a ritenerla del tutto plausibile, essendo stata dimostrata la molteplicità e attendibilità delle fonti dirette di cui disponeva Cesario. Comunque, autentica o no, la frase (che in realtà suona così nel testo di Cesario: «Massacrateli tutti, perché il Signore conosce i suoi», con una riconoscibile citazione della Seconda lettera a Timoteo di san Paolo), corrisponde esattamente a ciò che avvenne e, contrariamente a quanto sostiene Messori, trova riscontro in numerose altre fonti contemporanee. La più sconvolgente è proprio la lettera ufficiale che Arnaldo in persona, insieme all' altro legato pontificio Milone, scrisse al papa per riferirgli l' accaduto e che si può leggere nel volume 216 della Patrologia latina: «La città di Béziers fu presa e, poiché i nostri non guardarono a dignità, né a sesso, né a età, quasi ventimila uomini morirono di spada. Fatta così una grandissima strage di uomini, la città fu saccheggiata e bruciata: in questo modo la colpì il mirabile castigo divino». I nostri, dice Arnaldo: siano stati tutti gli assalitori a compiere la strage o solo i cosiddetti "ribaldi" (ossia i mercenari al seguito dell' esercito crociato), Arnaldo se ne assume pienamente e trionfalmente la responsabilità, parlando di "mirabile castigo divino". Il numero di morti di cui si vanta è sicuramente esagerato, come lo è quello fornito da altri testimoni e cronisti (qualcuno parlò addirittura di centomila): si voleva indicare solo una mattanza straordinaria, che restò a lungo nella memoria della gente. Ciò che avvenne fu proprio quel che lascia intendere la frase attribuita ad Arnaldo: fu compiuto uno sterminio indiscriminato degli abitanti di Béziers, cattolici ed eretici, uomini e donne, vecchi e bambini. Se gli argomenti della "Lega anticalunnia" che Messori propone di costituire sono quelli addotti nel suo articolo, temo che per essa non si aprano grandi prospettive. E credo che la Chiesa non abbia davvero bisogno di questa nuova e goffa forma di "negazionismo" per difendere i propri valori e propri princìpi.





Verità storiche deformate / I catari

di Vittorio Messori, Corriere della sera, 31 gennaio 2007
Sostengo da tempo che i cattolici, ridotti ormai a minoranza (almeno sul piano culturale) dovrebbero seguire l’esempio di un’altra minoranza, quella ebraica . Dovrebbero, cioè, creare anch’essi un’Anti Defamation League che intervenga sui media a ristabilire le verità storiche deformate, senza peraltro pretendere alcuna censura o privilegio , bensì soltanto la possibilità di rettifiche basate sui dati esatti e sui documenti autentici.

La lotta ai catari fu la lotta contro l’oscurantismo
Prendiamo, ad esempio, quei Càtari (Albigesi, in Francia) di moda anche perché hanno gran parte nel Codice da Vinci e che si vorrebbero rivalutare, dimenticando che erano seguaci di una cupa, feroce, sanguinosa setta di origine asiatica. Paul Sabatier - storico del Medio Evo e insospettabile in quanto pastore calvinista – ha scritto: «Il papato non è stato sempre dalla parte della reazione e dell’oscurantismo: quando sbaragliò i càtari la sua vittoria fu quella della civiltà e della ragione».
E un altro protestante, radicalmente anticattolico e celebre studioso delle crociate, l’americano Henry C. Lea: «Una vittoria dei càtari avrebbe riportato l’Europa ai tempi selvaggi primitivi».

La presa di Beziers
Della campagna cattolica contro quei settari (appoggiati dai nobili del Midi francese non per motivi religiosi, ma perchè volevano mettere le mani sulle terre della Chiesa) è ricordato soprattutto l’assedio e la presa di Béziers, nel luglio del 1209. Vedo ora, su il Messaggero, che un divulgatore di storia come Roberto Gervaso non esita a dare per buona la replica di dom Arnaldo Amalrico, abate di Citeaux e “assistente spirituale“ dei Crociati, ai baroni che gli chiedevano che cosa fare della città conquistata. La risposta è stata resa famosa dagli innumerevoli ripetitori: «Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi». Ne seguì un massacro che, stando a Gervaso – seguace, anche qui, della vulgata corrente – avrebbe fatto fino a quarantamila morti. Il divulgatore è comunque in sorprendente compagnia: persino uno specialista vero del Medio Evo come Umberto Eco, ne Il nome della Rosa, accredita la frase terribile dell’abate e il numero spropositato delle vittime.
Ebbene: si dà il caso che possediamo molte cronache contemporanee della caduta di Béziers , ma in nessuna di esse vi è traccia di quell‘ “uccideteli tutti“. La realtà è che più di sessant’anni dopo, un monaco, Cesario di Heisterbach, che viveva in un’abbazia del Nord della Germania da cui mai si era mosso, scrisse un centone fantasioso conosciuto come Dialogus Miracolorum. Tra i “miracoli“ pensò di inventare anche questo: mentre i crociati facevano strage a Béziers (che fra’ Cesario neppure sapeva dove fosse) Dio aveva “riconosciuto i suoi”, permettendo a coloro che non erano càtari di sfuggire alla mattanza.
Insomma, la frase attribuita a dom Arnaldo ha la stessa credibilità dell’ «Eppure si muove!» che sarebbe stato pronunciato fieramente da Galileo Galilei davanti ai suoi giudici e che fu invece inventato a Londra, nel 1757, quasi un secolo e mezzo dopo, da uno dei padri del giornalismo, Giuseppe Baretti.

I cattolici non volevano la strage
In realtà, a Béziers, in quel 1209 i cattolici volevano così poco una strage che inviarono ambasciatori agli assediati perchè si arrendessero, avendo salva la vita e i beni. Del resto, dopo una lunga tolleranza, il papa Innocenzo III si era deciso alla guerra solo quando i Càtari, l’anno prima, avevano assassinato il suo legato che proponeva un accordo e una pace. Erano falliti pure i tentativi pacifici di grandi santi come Bernardo e Domenico.

Ai catari fu fatale lo scontro con i Ribaldi
Anche a Béziers, i Càtari replicarono con la violenza del loro fanatismo all’offerta di negoziare: tentarono, infatti, una sortita improvvisa ma, per loro sventura, i primi che incontrarono furono les Ribauds, i Ribaldi, il cui nome ha assunto il significato inquietante che sappiamo. Erano, infatti, compagnie di mercenari e di avventurieri dalla pessima fama. Questa masnada di irregolari, non solo respinse gli assalitori ma li inseguì sin dentro la città. Quando i comandanti cattolici accorsero con le truppe regolari, il massacro era già iniziato e non ci fu modo di fermare quei “ribaldi“ inferociti.
Venti, addirittura quarantamila morti? La strage ci fu, comprensibile con la mentalità di allora (lo storico vero non giudica il passato con le categorie del suo tempo) ed è spiegabile con l’esasperazione provocata dalla crudeltà dei càtari. Comunque, l’eccidio principale ebbe luogo tra coloro che si erano rifugiati nella chiesa della Maddalena, nella quale non potevano affollarsi più di mille persone. Béziers spopolata e diroccata? Non sembra proprio, visto che la città si organizzò poco dopo per ulteriori resistenze e occorse un nuovo assedio.
Insomma: un episodio, tra mille altri, di manipolazione ideologica. Una “Lega anticalunnia“ non gioverebbe solo ai cattolici, ma a un giudizio equo e attendibile sul passato di un’Europa forgiata per tanti secoli anche dalla Chiesa.



La storia dei catari, sterminati dalla Chiesa Cattolica Romana
Giu14di Gian Michele Tinnirello


Una pagina di storia della Chiesa Cattolica Romana. Come ha sterminato i Catari.



Il Sapere di una minoranza è il potere che sovrasta l’ignorare della maggioranza.

da: “Il Filo d’Oro“

Il Cristianesimo degli inizi era un brulicare di fedi in lotta tra loro. In una prima fase prevalse il confronto delle idee, ma poi, a partire dal III Secolo, una forma di cristianesimo si autodefinì come unica e vera, iniziando a reprimere e a distruggere gli altri cristianesimi. In sostanza, questi movimenti avevano il torto di credere ad un Gesùdiverso e di non condividere i dogmi, via via proclamati dalla grande Chiesa, nell’intento di definirsi nei confronti delle altre correnti di pensiero. Tutti i dissidenti verranno bollati come eretici, perseguitati e infine, quando persistono nell’errore, eliminati.

“Ammazzateli tutti, Dio riconoscerà i suoi.“

Sul finire del XII Secolo la Chiesa ispirò e diresse uno spaventoso massacro in mezzogiorno della Francia, per sradicare l’eresia dei Catari o Albigesi. Ci vollero 20 anni di guerra e 100 di inquisizione per stroncare li ultimi focolai eretici. La Chiesa dopo aver compiuto la sua “opera” riesumò e bruciò, per sino, i cadaveri degli eretici.

Fin dal suo primo apparire in Europa, l’eresia catara fu sottilmente diffamata dai polemisti cristiani e posti ad una etichettatura di origine orientale. Oggi sappiamo invece con certezza che il movimento cataro era una forma di cristianesimo profondamente radicata in questa terra. Un secondo tradimento del catarismo avvenne alla fine del XIX Secolo ed è tutt’ora in corso. Scrittori e truffatori hanno prodotto un fantasioso intrigo fra ipotesi avventurose, segreti, tesori catari, templari e leggende del Graal. In realtà, tutta questa letteratura può forse attrarre i consumatori di occulto, ma non ha nulla a che fare con le sorgenti del pensiero cataro…



Il termine ingiurioso di “cataro” deriva dal latino catus. I Catari bacerebbero nei loro riti, il sedere di un gatto o di un caprone. Sono considerati odiosi adoratori del diavolo e accusati di abbandonarsi alla lussuria. Le comunità catare erano disseminate lungo gli itinerari delle persone, delle merci e delle idee. I Catari non formarono mai un’istituzione centralizzata, ma una moltitudine di comunità indipendenti. Risiedevano un po’ ovunque, nelle fattorie, nei paesini e qualche volta nei castelli. La chiesa catara era totalmente integrata nella vita sociale ed economica del paese. Tutti dovevano vivere del loro lavoro, i fedeli praticavano lavori artigianali. Erano sarti, sellai, tessitori, mugnai, contadini e venditori ambulanti.

Gli studi più recenti hanno chiarito che la chiesa catara non era una setta che strappava i suoi addetti dal mondo sociale per far vivere loro un’esistenza diversa. Raggruppava persone del loro tempo e del loro paese, nelle quali le aspirazioni spirituali e le inquietudini religiose erano state canalizzate, per mille ragioni, in strade diverse da quelle della chiesa ufficiale.

I Catari erano animati da una tensione verso un rinnovamento morale, ispirato ai principi evangelici. Accusavano la Chiesa di Roma di aver tradito l’insegnamento di Cristo e di essersi compromessa con il mondo. Contestavano, più in generale, ogni forma di potere temporale. E’ il diavolo che ha conferito a certi uomini il potere su altri uomini.

Difronte alla messa in discussione dei dogmi la Chiesa ha sempre assunto posizioni intransigenti, gli eretici finiranno sul rogo. Raffigurazioni delle fiamme eterne, a cui li aveva destinati ad un patto con il diavolo.

La Chiesa era animata, in quei tempi, da una posizione totalizzante. Pretendeva di dirigere non solo le coscienze, ma anche le sorti del mondo! i roghi dovevano estirpare dal pianeta gli ultimi affioramenti di un pensiero gnostico, condannato e perseguitato già nei primi secoli…

Per i Catari il mondo era un espressione della forza diabolica. Il rifiuto di questa forza li spinse fino alla pratica della non violenza, fino alla dottrina che fa procedere dal male tutto ciò che appartiene al mondo materiale. E la Chiesa era certa di trovarsi difronte al vecchio e diabolico nemico di sempre, finché Papa Innocenzo III definì i movimenti ereticali di Catari e Valdesi, come piccole volpi che devastano la vigna del signore. Da qui partirono molte missioni, tese a convertire gli eretici. Quando però si accorsero che il clero era screditato per via di facenti parte della Chiesa stessa, allora chiesero aiuto all’esercito francese, così da invadere il paese degli Albigesi per sradicare più alla svelta l’eresia. Infatti, a coloro che porteranno la croce per sterminare gli eretici, il Papa prometterà loro un’indulgenza nei peccati… e un ricco bottino!







E’ PROPRIO COSI’ DIFFICILE LA VERITA’?

Televisione foriera di finta obiettività...

di Leandro Cecconi



Casualmente mi sono imbattuto su un articolo dello storico Adriano Petta, riportato sustampalternativa.it. L’argomento trattato, a me molto caro, e sul quale è stata basata una parte del famoso programma televisivo di Roberto Giacobbo, Voyager, riguardava, in parte, l’Inquisizione e gli ultimi dati ad essa attinenti.



Lo studioso Adriano Petta dichiara che la trasmissione in questione è stata visibilmente contraffatta, grazie anche all’appoggio di un altro storico, che, per chi abbia visto il programma o letto l’articolo di Petta, ha completamente rivoluzionato degli eventi storici a favore della Chiesa Cattolica.



Il programma è stato capace, in pochi minuti di trasmissione, di cambiare l’andamento di oltre sei secoli di storia, asserendo delle nefandezze che dal programma del Sig. Roberto Giacobbo nessuno si sarebbe proprio aspettato.



Voyager ha fatto in modo di dare una “sciacquata” alle mani lorde di sangue della Chiesa Cattolica Romana a partire dagli inizi del XIII secolo.

Parliamo della Crociata contro gli Albigesi, forse meglio conosciuti come Catari. La stessa parola significa “puri”, e gli stessi francesi dell’epoca li chiamavano “les bonne hommes”.



La Chiesa di Roma ha fatto in modo di sterminarli perché eretici, con accuse (un po’ quello che accadrà ai cavalieri Templari, quasi un secolo dopo) del tutto infondate. L’intento era quello di eliminare un gruppo o setta cristiana che si opponeva al degrado di Roma.


Il pontefice responsabile della chiamata alle armi fu il gia noto Papa Innocenzo III; Papa Gregorio IX fondò la “Santa Inquisizione” nel 1233 (operativa dal 1235 ad opera dei frati domenicani); Papa Innocenzo IV, nel 1252, autorizzò la tortura (meglio forse dire che la ufficializzò) per ottenere informazioni dagli eretici (bolla papale Ad extirpanda).



La trasmissione in oggetto ha inoltre fatto sapere che la Crociata Albigese non toccò mai la cittadina di Bezieres e che a dimostrazione di ciò, non c’era alcun membro in rappresentanza della Chiesa Romana. La cosa, come ha asserito lo stesso Petta, è chiaramente falsa e tendenziosa.



La città di Bezieres fu una delle prime a cadere sotto i colpi della cosiddetta “armata di Cristo”, comandata dal legato pontificio Arnauld – Amauri, che aveva preso a cuore lo sterminio di cristiani innocenti (la data è il 22 luglio del 1209: vennero scannate più di centomila persone, senza fare alcuna distinzione). E’ importante aggiungere che, quando alcuni comandanti militari chiesero al legato papale come avrebbero fatto a distinguere i Catari, egli rispose: “Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi”.



La chicca che mancava è la comunicazione, da parte degli autori del programma, che le vittime dell’Inquisizione furono soltanto 9 milioni in quasi sei secoli di terrore.

A parte il fatto che il dato non è realistico, dato che gli ultimi forni crematori, per la tortura degli eretici (stando a dati storici l’accusato di eresia, infilato in gruppo all’interno del forno, moriva tra mille sofferenze e agonizzando a lungo, prima che il fuoco riuscisse a fare in pieno il proprio dovere) vennero definitivamente chiusi in Spagna da Napoleone Bonaparte (il che ci fa pensare “un tantino” ad altri tipi di forni, usati per motivi diversi, ma con lo stesso scopo).



E poi anche se le vittime fossero state solo 9 milioni, non mi sembra certo una cifra che possa giustificare l’operato della Chiesa Cattolica Romana.



E’ veramente un peccato che una delle trasmissioni televisive apparentemente più serie degli ultimi anni, si sia auto censurata così malamente, scadendo nella falsità storica totale.



Allo stato dei fatti, non credo proprio che il programma gestito dal Sig. Roberto Giacobbo, ma le cui trame sicuramente albergano altrove nei meandri della televisione pubblica, riesca a mantenere quel pizzico di credibilità necessaria ad una trasmissione che, almeno fino a poco tempo fa, poteva essere considerata di tipo scientifico.

Peccato. Vorrà dire che si troverà qualche programma con una serietà scientifica degna dell’attenzione del grande pubblico televisivo, in questo caso pubblico pagante.



Bogre, il martirio dei Catari che nessuno vuole ricordare

Scritto il 24/12/17 • nella Categoria: segnalazioniCondividi



«Lo sterminio dei càtari? Non ci risulta». E’ una coltre di piombo quella che continua a velare la verità storica sulla devastante persecuzione che annientò la più importante eresia del medioevo europeo. Una strage di massa oscurata dall’oblio e dal negazionismo, al più minimizzata dal riduzionismo della più recente pubblicistica cattolica, in interventi come quelli di Vittorio Messori e di altre personalità contigue al Vaticano. Estrarre memoria da quella remota vicenda resta un’impresa titanica: ed è la missione di Fredo Valla, regista diculturaoccitana, impegnato nella produzione del documentario “Bogre”. Un viaggio sulle tracce dell’eresia dualistica che attorno all’anno Mille si affacciò a Bisanzio per poi propagarsi in Macedonia e Bulgaria, fino ad attestarsi in Bosnia Erzegovina per poi migrare in Lombardia, in NordEuropae infine nella regione mediterranea e pirenaica oggi francese, l’Occitania: un sub-continente esteso dalle Alpi all’Atlantico, allora accomunato dalla lingua d’Oc. Il termine “bogre”, spiega Valla, non indica semplicemente un abitante della Bulgaria: così era in antico, ma poi in occitano ha assunto il significato di persona infida, che maschera la verità. «Attorno al XII secolo, “bogre” divenne un insulto diretto ai càtari d’Occitania, colpevoli di una religione non ortodossa, simile per dottrina a un altro grande movimento eretico europeo, quello dei bogomili bulgari».
Catarismo e Bogomilismo, riassume il regista, reduce dalle prime riprese condotte in Bulgaria, «sono la testimonianza storica di un medioevo tutt’altro che buio e immobile come spesso viene rappresentato: le idee viaggiavano da un capo all’altro dell’Europa, dai Balcani ai Pirenei, dall’Italia centro-settentrionale alla Bosnia». Proprio in Bulgaria, la troupe ha filmato i luoghi dell’eresia bogomila e raccolto le testimonianze dei più grandi esperti: «Abbiamo incontrato storici, filologi, archeologi. È stata la prima tappa, la seconda sarà in Occitania francese e poi seguiranno l’Italia centro-settentrionale, la Bosnia e Istanbul». La ricognizione filmica in Occitania rappresenta il cuore del documentario: «Qui la vittoria della Chiesa di Roma, delle armi dei crociati e dell’Inquisizione sui càtari, pose fine a un’idea di Dio che si voleva fedele alle origini, che predicava la pace, sosteneva l’eguaglianza sociale e – cosa inaudita a quei tempi – la parità uomo-donna». Fu lo sterminio di unmondo, aggiunge Valla, che ora promette di far entare gli spettatori «nella quotidianità dell’essere càtari e bogomili in quegli anni». All’eresia non aderirono solo i servi e i contadini che si opponevano all’alto clero, ma anche i feudatari e le classi mercantili e colte delle città.
«Sono tante le famiglie di alto lignaggio che abbracciarono la novità della dottrina càtara: a Firenze – spiega l’autore di “Bogre” – erano càtari personaggi che tutti conosciamo, come Farinata degli Uberti, il poeta Guido Cavalcanti e, secondo studi recenti, lo stesso Dante Alighieri». Eppure, nonostante il suo evidente ruolo storico, il Catarismo spesso viene considerato un fenomeno marginale. Innumerevoli documenti e tradizioni svelano i rapporti dottrinali e umani che unirono i dualisti dell’EstEuropaa quelli dell’Ovest: «L’episodio che rappresenta al meglio ilmondodi “Bogre” è il concilio càtaro che si tenne nel 1167 a Saint-Felix de Caraman, presso Tolosa: un concilio a cui parteciparono rappresentanti delle varie comunità càtare occitane e italiane (le comunità di Tolosa, Carcassonne, Albi e Aran, più Marco di Lombardia per l’Italia) e che vide tra gli invitati il bogomilo Nicetas, che trasmise lo Spirito Santo attraverso l’unico sacramento riconosciuto dai càtari, il “consolamentum”». È innegabile che tra i due movimenti religiosi ci fosse non solo un’affinità, ma rapporti tutt’altro che sporadici. Entrambi condividevano una teologia drasticamente alternativa a quella cattolica: per càtari e bogomili, ilmondomateriale era il frutto di una “creazione dannata”, operata dal Dio Straniero, alla quale il Padre Celeste (signore del cielo, ma non onnipotente) non aveva potuto opporsi.
Può sembrare un espediente teologico: scagionare “Dio” dalla responsabilità del male presente nelmondo. Ma il sincretismo gnostico e proto-cristiano dei càtari ricorda da vicino la grande religione largamente diffusa nell’area mediorientale fino all’anno zero, quella dei Magi “venuti dall’Oriente” ad adorare il neonato di Betlemme. Era l’antica religione di Zoroastro, il mazdeismo, risalente al 1400 avanti Cristo, che aveva abolito i sacrifici animali (i càtari poi saranno addirittura vegetariani) e aveva aperto il sacerdozio alle donne (accanto ai Perfetti, il Catarismo ordinerà le Perfette). I Buoni Uomini, o Buoni Cristiani, erano casti e “francescani”, nonviolenti, contrari alla proprietà privata. La prima strage di massa, nel 1028, fu ordinata, suo malgrado, dal vescovo milanese Ariberto d’Intimiano, che interrogò i “bulgari” catturati a Monforte d’Alba, nelle Langhe: bruciateci pure, rispose il loro portavoce, così torneremo più velocemente al Padre Celeste. Il loro motto (“Noi non siamo delmondo, e ilmondonon è nostro”) ricalca quello dei Sufi, con cui strinse un sodalizio Francesco d’Assisi. “Nelmondo, ma non delmondo; nulla possedendo, da nulla essendo posseduti”, è infatti il credo dei mistici islamici, da cui derivano i Dervisci Rotanti.
In piena “new age”, avverte una studiosa rigorosa come Lidia Flöss, autrice di importanti ricerche sull’argomento, il Catarismo è stato anche strumentalizzato, in modo superficiale, in funzione anti-cattolica. Uno dei massimi storici europei del fenomeno, il francese René Weis, interpreta l’adesione a quell’eresia come il bisogno del credente medievale di tornare agli ideali evangelici, in un’epoca dominata dalpotereecclesiastico, spesso corrotto. Fu lo stesso Bernardo di Chiaravalle a condurre una storica missione in Occitania: lo stile di vita dei càtari è esemplare, riferì al Papa il futuro San Bernardo, auspicando che il clero cattolico abbandonasse lussi e privilegi. Il pontefice non era dello stesso avviso: Innocenzo III bandì addirittura una crociata, in terra europea, per stroncare un’eresia che – attraverso l’adesione della classe dirigente, l’aristocrazia e la nascente borghesia artigianale e mercantile – metteva inpericoloilpoteredel Papato. Fonti storiche citate da Weis parlano addirittura di mezzo milione di morti, fra Crociata Albigese e Inquisizione. La tragedia scoppiò nel 1209, quando la cittadina rivierasca di Béziers, in Linguadoca, si oppose aldiktatdei crociati: volevano che Béziers consegnasse loro i 200 eretici riparati fra le mura. Di fronte al rifiuto dei consoli, l’abate Arnaud Amaury – capo spirituale della crociata – reagì nel modo più spietato: «Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi».
La tradizione storiografica parla di migliaia di vittime. Lo choc per lo sterminio dell’intera popolazione di Béziers spinse il potente Re d’Aragona, Pietro II, a scendere in battaglia a fianco del conte di Tolosa, che difendeva – di fatto – la libertà di culto nelle terre occitane. Pietro II perse la vita nel 1213 combattendo cavallerescamente nella battaglia di Muret, ma la crociata devastò la regione fino al 1229. Si arrese Tolosa, ma non i suoi alleati: i cavalieri “faidits”, messi al bando, si rifugiarono nei castelli di montagna sui Pirenei, per proteggere gli eretici in fuga. Nel 1244, dopo nove mesi di assedio, cadde la fortezza di Montségur. L’ultima notte prima della resa, donne e soldati vollero ricevere il “consolamentum”, il battesimo càtaro, ben sapendo cosa li avrebbe attesi, l’indomani: furono 220 le persone arse vive nella spianata ai piedi del castrum, in quello che ancora oggi porta il nome di “Prat dels Cremats”. I càtari? Un fantasma scomodo: erano nullatenenti, vivevano di carità. Non veneravano nessun libro sacro: per loro, l’Antico Testamento (con la sua “terra promessa”) era opera del Dio Straniero. Non avevano neppure chiese, né templi: irriducibilmente anarchici, rifiutavano qualsiasi struttura organizzata. La comunità càtara, pur articolata in diocesi, non disponeva di beni materiali.
Il Catarismo aborriva la dimensione materiale del vivere, ripudiando la materia come “prigione dello spirito”: riparlarne oggi forse non è casuale, nel momento in cui è la stessa fisica a diffidare della percezione spazio-temporale, mentre la comunità scientifica rivaluta l’esegesi non teologica dei cosiddetti testi sacri. Lo stesso Mauro Biglino, che traduce la Bibbia alla lettera «scoprendo che in quelle pagine non c’è nessun Dio», ricorda che il “format” cattolico (con i suoi dogmi) si affermò soltanto nel 325 dopo Cristo, per il volere politico dell’imperatore Costantino, «a spese di tutti gli altri Cristianesimi dell’epoca, che erano decine, a partire da quelli gnostici». In quella corrente si colloca certamente il Catarismo, che invoca la divinità “celeste” con queste parole: «Facci conoscere ciò che Tu conosci». Per i càtari, il vero Graal è, appunto, la conoscenza, al quale il credente può aspirare in modo autonomo, senza alcuna mediazione sacerdotale. Di fatto, il Catarismo nega alla religione il ruolo di struttura sociale al servizio delpoterepolitico: i Buoni Cristiani proibivano di giurare, in un’epoca in cui proprio sul giuramento si fondava l’investitura feudale, e non riconoscevano alcuna legittimazione alle autorità terrene, né ai confini tra le nazioni.
L’atteso lavoro cinematografico di Fredo Valla si basa su fonti storiche e dati d’archivio, nonché su consulenze autorevoli come quella di Maria Soresina e del Centro Ivan Dujčev di Sofia, una delle più importanti istituzioni accademiche bulgare, senza dimenticare il Cirdoc, la Mediateca Occitana di Béziers e l’Istituto Internazionale Lorenzo de’ Medici di Firenze. Il documentario sarà completato grazie al contributo fondamentale del crowdfunding: anche una piccola donazione può essere importante, per una produzione che accanto a Valla (autore e regista) vede impegnati Andrea Fantino ed Elia Lombardo (fotografia, suono, montaggio) con Ines Cavalcanti della Chambra d’Oc (produzione). «Abbiamo deciso di lanciare questa campagna di crowdfunding per condividere il nostro lavoro di ricerca e continuarlo in Occitania, dove nasce la parola “bogre”, e dove in fondo nasce il nostro film documentario». Proprio l’attuale Midi francese sarà la tappa più importante del viaggio. «Abbiamo intenzione di mantenere un metodo di lavoro attento alla storiografia e ai documenti più attendibili», assicura il regista. «Vogliamo che lastoriadi “Bogre” contribuisca allastoriadei “bogre”, di chi quel nome se l’è trovato appiccicato come un insulto dal momento in cui ha scelto una fede diversa da quella dominante». Unastoriadi idee che camminano, e che lottano per non essere dimenticate.

«Lo sterminio dei càtari? Non ci risulta». E’ una coltre di piombo quella che continua a velare la verità storica sulla devastante persecuzione che annientò la più importante eresia del medioevo europeo. Una strage di massa oscurata dall’oblio e dal negazionismo, al più minimizzata dal riduzionismo della pubblicistica cattolica, in interventi come quelli di Vittorio Messori e di altre personalità contigue al Vaticano. Estrarre memoria da quella remota vicenda resta un’impresa titanica: ed è la missione di Fredo Valla, regista di cultura occitana, impegnato nella produzione del documentario “Bogre”. Un viaggio sulle tracce dell’eresia dualistica che attorno all’anno Mille si affacciò a Bisanzio per poi propagarsi in Macedonia e Bulgaria, fino ad attestarsi in Bosnia Erzegovina per poi migrare in Lombardia, in Nord Europa e infine nella regione mediterranea e pirenaica oggi francese, l’Occitania: un sub-continente esteso dalle Alpi all’Atlantico, allora cementato dalla lingua d’Oc. Il termine “bogre”, spiega Valla, non indica semplicemente un abitante della Bulgaria: così era in antico, ma poi in occitano ha assunto il significato di persona infida, che maschera la verità. «Attorno al XII secolo, “bogre” divenne un insulto diretto ai càtari d’Occitania, colpevoli di una religione non ortodossa, simile per dottrina a un altro grande movimento eretico europeo, quello dei bogomili bulgari».

Catarismo e Bogomilismo, riassume il regista, reduce dalle prime riprese condotte in Bulgaria, «sono la testimonianza storica di un medioevo tutt’altro che buio e immobile come spesso viene rappresentato: le idee viaggiavano da un capo all’altro dell’Europa, dai Balcani ai Pirenei, dall’Italia centro-settentrionale alla Bosnia». Proprio in Bulgaria, la troupe ha filmato i luoghi dell’eresia bogomila e raccolto le testimonianze dei più grandi esperti: «Abbiamo incontrato storici, filologi, archeologi. È stata la prima tappa, la seconda sarà in Occitania francese e poi seguiranno l’Italia centro-settentrionale, la Bosnia e Istanbul». La ricognizione filmica in Occitania rappresenta il cuore del documentario: «Qui la vittoria della Chiesa di Roma, delle armi dei crociati e dell’Inquisizione sui càtari, pose fine a un’idea di Dio che si voleva fedele alle origini, che predicava la pace, sosteneva l’eguaglianza sociale e – cosa inaudita a quei tempi – la parità uomo-donna». Fu lo sterminio di un mondo, aggiunge Valla, che ora promette di far entare gli spettatori «nella quotidianità dell’essere càtari e bogomili in quegli anni». All’eresia non aderirono solo i servi e i contadini che si opponevano all’alto clero, ma anche i feudatari e le classi mercantili e colte delle città.

«Sono tante le famiglie di alto lignaggio che abbracciarono la novità della dottrina càtara: a Firenze – spiega l’autore di “Bogre” – erano càtari personaggi che tutti conosciamo, come Farinata degli Uberti, il poeta Guido Cavalcanti e, secondo studi recenti, lo stesso Dante Alighieri». Eppure, nonostante il suo evidente ruolo storico, il Catarismo spesso viene considerato un fenomeno marginale. Innumerevoli documenti e tradizioni svelano i rapporti dottrinali e umani che unirono i dualisti dell’Est Europa a quelli dell’Ovest: «L’episodio che rappresenta al meglio il mondo di “Bogre” è il concilio càtaro che si tenne nel 1167 a Saint-Felix de Caraman, presso Tolosa: un concilio a cui parteciparono rappresentanti delle varie comunità càtare occitane e italiane (le comunità di Tolosa, Carcassonne, Albi e Aran, più Marco di Lombardia per l’Italia) e che vide tra gli invitati il bogomilo Nicetas, che trasmise lo Spirito Santo attraverso l’unico sacramento riconosciuto dai càtari, il “consolamentum”». È innegabile che tra i due movimenti religiosi ci fosse non solo un’affinità, ma rapporti tutt’altro che sporadici. Entrambi condividevano una teologia drasticamente alternativa a quella cattolica: per càtari e bogomili, il mondo materiale era il frutto di una “creazione dannata”, operata dal Dio Straniero, alla quale il Padre Celeste (signore del cielo, ma non onnipotente) non aveva potuto opporsi.

Può sembrare un espediente teologico: scagionare “Dio” dalla responsabilità del male presente nel mondo. Ma il sincretismo gnostico e proto-cristiano dei càtari ricorda da vicino la grande religione largamente diffusa nell’area mediorientale fino all’anno zero, quella dei Magi “venuti dall’Oriente” ad adorare il neonato di Betlemme. Era l’antica religione di Zoroastro, il mazdeismo, risalente al 1400 avanti Cristo, che aveva abolito i sacrifici animali (i càtari poi saranno addirittura vegetariani) e aveva aperto il sacerdozio alle donne (accanto ai Perfetti, il Catarismo ordinerà le Perfette). I Buoni Uomini, o Buoni Cristiani, erano casti e “francescani”, nonviolenti, contrari alla proprietà privata. La prima strage di massa, nel 1028, fu ordinata, suo malgrado, dal vescovo milanese Ariberto d’Intimiano, che interrogò i “bulgari” catturati a Monforte d’Alba, nelle Langhe: bruciateci pure, rispose il loro portavoce, così torneremo più velocemente al Padre Celeste. Il loro motto (“Noi non siamo del mondo, e il mondo non è nostro”) ricalca quello dei Sufi, con cui strinse un sodalizio Francesco d’Assisi. “Nel mondo, ma non del mondo; nulla possedendo, da nulla essendo posseduti”, è infatti il credo dei mistici islamici, da cui derivano i Dervisci Rotanti.

In piena “new age”, avverte una studiosa rigorosa come Lidia Flöss, autrice di importanti ricerche sull’argomento, il Catarismo è stato anche strumentalizzato, in modo superficiale, in funzione anti-cattolica. Uno dei massimi storici europei del fenomeno, il francese René Weis, interpreta l’adesione a quell’eresia come il bisogno del credente medievale di tornare agli ideali evangelici, in un’epoca dominata dal potere ecclesiastico, spesso corrotto. Fu lo stesso Bernardo di Chiaravalle a condurre una storica missione in Occitania: lo stile di vita dei càtari è esemplare, riferì al Papa il futuro San Bernardo, auspicando che il clero cattolico abbandonasse lussi e privilegi. Il pontefice non era dello stesso avviso: Innocenzo III bandì addirittura una crociata, in terra europea, per stroncare un’eresia che – attraverso l’adesione della classe dirigente, l’aristocrazia e la nascente borghesia artigianale e mercantile – metteva in pericolo il potere del Papato. Fonti storiche citate da Weis parlano addirittura di mezzo milione di morti, fra Crociata Albigese e Inquisizione. La tragedia scoppiò nel 1209, quando la cittadina rivierasca di Béziers, in Linguadoca, si oppose al diktat dei crociati: volevano che Béziers consegnasse loro i 200 eretici riparati fra le mura. Di fronte al rifiuto dei consoli, l’abate Arnaud Amaury – capo spirituale della crociata – avrebbe reagito nel modo più spietato: «Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi», è la frase (vera o presunta) che gli è stata attribuita, consegnandolo alla storia nel ruolo di carnefice.

La storiografia parla di migliaia di vittime. Lo choc per lo sterminio dell’intera popolazione di Béziers spinse il potente Re d’Aragona, Pietro II, a scendere in battaglia a fianco del conte di Tolosa, che difendeva – di fatto – la libertà di culto nelle terre occitane. Pietro II perse la vita nel 1213 combattendo cavallerescamente nella battaglia di Muret, ma la crociata devastò la regione fino al 1229. Si arrese Tolosa, ma non i suoi alleati: i cavalieri “faidits”, messi al bando, si rifugiarono nei castelli di montagna sui Pirenei, per proteggere gli eretici in fuga. Nel 1244, dopo nove mesi di assedio, cadde la fortezza di Montségur. L’ultima notte prima della resa, donne e soldati vollero ricevere il “consolamentum”, il battesimo càtaro, ben sapendo cosa li avrebbe attesi, l’indomani: furono 220 le persone arse vive nella spianata ai piedi del castrum, in quello che ancora oggi porta il nome di “Prat dels Cremats”. I càtari? Un fantasma scomodo: erano nullatenenti, vivevano di carità. Non veneravano nessun libro sacro: per loro, l’Antico Testamento (con la sua “terra promessa”) era opera del Dio Straniero. Non avevano neppure chiese, né templi: irriducibilmente anarchici, rifiutavano qualsiasi struttura organizzata. La comunità càtara, pur articolata in diocesi, non disponeva di beni materiali.

Il Catarismo aborriva la dimensione materiale del vivere, ripudiando la materia come “prigione dello spirito”: riparlarne oggi forse non è casuale, nel momento in cui è la stessa fisica a diffidare della percezione spazio-temporale, mentre la comunità scientifica rivaluta l’esegesi non teologica dei cosiddetti testi sacri. Lo stesso Mauro Biglino, che traduce la Bibbia alla lettera «scoprendo che in quelle pagine non c’è nessun Dio», ricorda che il “format” cattolico (con i suoi dogmi) si affermò soltanto nel 325 dopo Cristo, per il volere politico dell’imperatore Costantino, «a spese di tutti gli altri Cristianesimi dell’epoca, che erano decine, a partire da quelli gnostici». In quella corrente si colloca certamente il Catarismo, che invoca la divinità “celeste” con queste parole: «Facci conoscere ciò che Tu conosci». Per i càtari, il vero Graal è, appunto, la conoscenza, al quale il credente può aspirare in modo autonomo, senza alcuna mediazione sacerdotale. Di fatto, il Catarismo nega alla religione ilruolo di struttura sociale al servizio del potere politico: i Buoni Cristiani proibivano di giurare, in un’epoca in cui proprio sul giuramento si fondava l’investitura feudale, e non riconoscevano alcuna legittimazione alle autorità terrene, né ai confini tra le nazioni.

L’atteso lavoro cinematografico di Fredo Valla si basa su fonti storiche e dati d’archivio, nonché su consulenze autorevoli come quella di Maria Soresina e del Centro Ivan Dujčev di Sofia, una delle più importanti istituzioni accademiche bulgare, senza dimenticare il Cirdoc, la Mediateca Occitana di Béziers, nonché l’Istituto Internazionale Lorenzo de’ Medici di Firenze. Il documentario sarà completato grazie al contributo fondamentale del crowdfunding: anche una piccola donazione può essere importante, per una produzione che accanto a Valla (autore e regista) vede impegnati Andrea Fantino ed Elia Lombardo (fotografia, suono, montaggio) con Ines Cavalcanti della Chambra d’Oc (produzione). «Abbiamo deciso di lanciare questa campagna di crowdfunding per condividere il nostro lavoro di ricerca e continuarlo in Occitania, dove nasce la parola “bogre”, e dove in fondo nasce il nostro film documentario». Proprio l’attuale Midi francese sarà la tappa più importante del viaggio. «Abbiamo intenzione di mantenere un metodo di lavoro attento alla storiografia e ai documenti più attendibili», assicura il regista. «Vogliamo che la storia di “Bogre” contribuisca allastoria dei “bogre”, di chi quel nome se l’è trovato appiccicato come un insulto dal momento in cui ha scelto una fede diversa da quella dominante». Una storia di idee che camminano, e che lottano per non essere dimenticate.

(Sul sito “Produzioni dal basso” è possibile concorrere alla realizzazione del documentario “Bogre”, il viaggio condotto da Fredo Valla sulle tracce di Catari e Bogomili, tra Bulgaria e Francia sud-occidentale).



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