I fascisti al confronto erano dei santi.
Com’è morta
Anna Esposito, commissario capo, dirigente della Digos della Questura di
Potenza trovata, il 12 marzo 2001, esanime nel suo appartamento di servizio
nella caserma Zaccagnino del capoluogo lucano? Suicidio, sentenziò
l’archiviazione dell’inchiesta. Dodici anni dopo le indagini, però, sono
ripartite.
Il gip del tribunale lucano Michela Tiziana Petrocelli ha dato al pubblico ministero, Sergio Marotta, sei mesi per indagare. Ipotesi: omicidio volontario.
Anna Esposito, nata a Cava de’ Tirreni (Salerno), 35 anni, separata, due bambine, era alla guida della «squadra politica» della questura potentina dal 1998. Prima donna ad assumere quell’incarico. Venne trovata con la gola imbrigliata in un cinturone assicurato a una maniglia di una porta. Uno strano modo per suicidarsi. La stessa autopsia, che confermò nello strangolamento la causa della morte, non potè non far rilevare l’atipicità di quel suicidio: perché i piedi della donna toccavano il pavimento, perché l’ansa di scorrimento della cinta (che misurava solo 93 centimetri) era posta anteriormente sul lato destro, mentre più normalmente avrebbe dovuto disporsi nella parte posteriore del collo. Vicino al cadavere fu trovata una penna, ma nessun foglio. Né biglietti con una qualche traccia che potesse spiegare il suicidio.
Le indagini della procura di Potenza misero a soqquadro la vita professionale e personale di Anna Esposito. In particolare furono passate al setaccio le ore antecedenti al momento presunto della morte. Furono vagliate diverse posizioni, in particolare di un giornalista con cui Anna aveva avuto una storia d’amore. Ma nulla portò a una direzione diversa da quella del suicidio. E così l’inchiesta fu archiviata.
Restarono molte domande senza risposte e molti dubbi.
E ad alimentare il giallo si aggiunse una dichiarazione fatta da Gildo Claps, il fratello di Elisa, uccisa a Potenza il 12 settembre 1993 da Danilo Restivo, alla trasmissione «Chi l’ha visto?».
«La mamma di Anna Esposito - disse in tv Gildo Claps - mi ha detto che la figlia alcuni giorni prima di morire le aveva confidato che in Questura qualcuno sapeva dove fosse sepolta Elisa».
Una dichiarazione che fece partire un’inchiesta della Procura di Salerno, dove c’erano le indagini sul caso Claps. Inchiesta che tuttavia ha stabilito l’inesistenza di collegamenti con il caso Claps.
La nuova indagine riparte dalle carte rientrate da Salerno e da un’inchiesta giornalistica della Gazzetta del Mezzogiorno su particolari mai sviluppati dopo la morte di Anna Esposito.
Il gip del tribunale lucano Michela Tiziana Petrocelli ha dato al pubblico ministero, Sergio Marotta, sei mesi per indagare. Ipotesi: omicidio volontario.
Anna Esposito, nata a Cava de’ Tirreni (Salerno), 35 anni, separata, due bambine, era alla guida della «squadra politica» della questura potentina dal 1998. Prima donna ad assumere quell’incarico. Venne trovata con la gola imbrigliata in un cinturone assicurato a una maniglia di una porta. Uno strano modo per suicidarsi. La stessa autopsia, che confermò nello strangolamento la causa della morte, non potè non far rilevare l’atipicità di quel suicidio: perché i piedi della donna toccavano il pavimento, perché l’ansa di scorrimento della cinta (che misurava solo 93 centimetri) era posta anteriormente sul lato destro, mentre più normalmente avrebbe dovuto disporsi nella parte posteriore del collo. Vicino al cadavere fu trovata una penna, ma nessun foglio. Né biglietti con una qualche traccia che potesse spiegare il suicidio.
Le indagini della procura di Potenza misero a soqquadro la vita professionale e personale di Anna Esposito. In particolare furono passate al setaccio le ore antecedenti al momento presunto della morte. Furono vagliate diverse posizioni, in particolare di un giornalista con cui Anna aveva avuto una storia d’amore. Ma nulla portò a una direzione diversa da quella del suicidio. E così l’inchiesta fu archiviata.
Restarono molte domande senza risposte e molti dubbi.
E ad alimentare il giallo si aggiunse una dichiarazione fatta da Gildo Claps, il fratello di Elisa, uccisa a Potenza il 12 settembre 1993 da Danilo Restivo, alla trasmissione «Chi l’ha visto?».
«La mamma di Anna Esposito - disse in tv Gildo Claps - mi ha detto che la figlia alcuni giorni prima di morire le aveva confidato che in Questura qualcuno sapeva dove fosse sepolta Elisa».
Una dichiarazione che fece partire un’inchiesta della Procura di Salerno, dove c’erano le indagini sul caso Claps. Inchiesta che tuttavia ha stabilito l’inesistenza di collegamenti con il caso Claps.
La nuova indagine riparte dalle carte rientrate da Salerno e da un’inchiesta giornalistica della Gazzetta del Mezzogiorno su particolari mai sviluppati dopo la morte di Anna Esposito.
Mercoledì 24 Luglio 2013
di Gianni
Molinari
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