Figli di
badanti
La Polizia
di Stato di Milano ha eseguito 75 ordinanze di custodia cautelare nei confronti
di immigrati sudamericani, organizzati in gang di latinos. Gli stranieri erano
dediti al traffico internazionale di droga e altri reati compiuti nel Nord
Italia. Per loro l’accusa è di associazione per delinquere finalizzata alla
commissione di reati contro la persona, il patrimonio, traffico di droga e
detenzione d’armi. L’indagine, che vede coinvolti numerosi gruppi di giovani
di origine sudamericana riconducibili al fenomeno delle cosidette
pandillas, le violente gang di latinos che da qualche anno sono un fenomeno
sempre più preoccupante anche in Italia, ha portato all’emissione di
provvedimenti restrittivi per 54 maggiorenni e 18 minorenni, e alla denuncia in
stato di libertà di altri 112 tra ragazzi e ragazze, rispettivamente 98
maggiorenni e 14 minori. L’operazione è coordinata dalle Procure della
Repubblica presso il Tribunale ordinario e per i Minorenni di Milano. Per la
prima volta è stata dimostrata l’esistenza del vincolo associativo tra le
‘pandillas’, che non si limitavano a reati comuni ma erano direttamente in
contatto con emissari dei cartelli sudamericani per approvvigionarsi di ingenti
quantitativi di cocaina. Gli immigrati usavano cani di grossa taglia
come vettori della droga che importavano, imbottendoli di cocaina prima
della partenza e poi uccidendoli per recuperarla. Il particolare è emerso
dalle indagini che hanno accertato come gli animali venissero sottoposti a
operazioni chirurgiche prima di partire, riempiendo di ovuli il loro intestino.
Poi, una volta recuperati, venivano uccisi e squartati. Almeno
una cinquantina i casi stimati dalle intercettazioni. Gli animali utilizzati
erano San Bernardo, Gran Danese, Dog de Bordeaux, Mastino Napoletano e
Labrador. Una volta arrivati a destinazione il cane veniva aperto e dalle
sue viscere venivano estratti circa Kg 1,250 di cocaina purissima. La droga
prima di essere collocata nel ventre dei cani veniva avvolta in un cellophane,
poi nella carta carbone e poi ancora nel cellophane e dopo avvolta da uno
scotch di vinile nero. Operazioni che servivano a renderla impenetrabile ai
raggi x. L’unico animale scampato al “mattatoio” organizzato per il business è
stato salvato grazie alla confessione della donna di un trafficante. Era
l’aprile del 2012 quando, a Pisa, la polizia era intervenuta per la
segnalazione di una lite in famiglia tra sudamericani. Tutto era nato dal
malore dell’animale arrivato a Milano un paio di giorni prima: quando gli
agenti sono arrivati all’appartamento, la donna ha raccontato agli agenti che
nel cane era nascosta la droga e per questo si lamentava. A quel punto
l’animale è stato portato dal veterinario per essere operato. Gli
investigatori hanno così ricostruito una pista del traffico di droga.
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