giovedì 7 febbraio 2019

I vigliacchi di Acilia che sparano , eccoli!

Manuel Bortuzzo: Lorenzo sparava e Daniel guidava, la confessione dei due ragazzi di Acilia
Lorenzo Marinelli, 24 anni, e Daniel Bazzano, 25 anni, entrambi di Acilia si sono presentati negli uffici della Questura raccontando la loro versione dei fatti
Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano. Sono loro ad aver partecipato all'agguato in cui Manuel Bortuzzo, nuotatore 19enne di Treviso, è stato ferito a piazza Eschilo, all'Axa, con un proiettile che gli ha lesionato il midollo causando la perdita dell'uso delle gambe. Daniel, 25 anni, e Lorenzo, 24 anni, entrambi di Acilia, si sono presentati nel pomeriggio di mercoledì 6 febbraio presso gli uffici della Questura di Roma, con i loro avvocati, per confessare, raccontando le loro verità. I due erano braccati dagli investigatori della Squadra Mobile insieme a quelli del Commissariato di Ostia Lido.
Lorenzo Marinelli, che ha sparato, e Daniel Bazzano, alla guida del motorino, erano già stati individuati grazie anche alle descrizioni fisiche dei testimoni da cui sono stati realizzati due identikit. I due hanno detto di avere sparato e di aver colpito Manuel "per errore". Poco prima della confessione, in sequenza, erano state rinvenute una pistola calibro 38, in un campo in piazzale Archiloco, ed un motorino incendiato le cui caratteristiche sembrano corrispondere al mezzo utilizzato dai giovani che hanno sparato. A trovarlo alcuni residenti di San Giorgio.
Dalla ricostruzione dei fatti è emerso che la notte di sabato Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano sono rimasti coinvolti in una lite e poi in una rissa, nel pub di piazza Eschilo, con altre cinque persone che fanno parte di un'altra comitiva. Nel parapiglia vengono lanciate sedie, sgabelli e qualcuno viene pestato. Uno, secondo il racconto dei ragazzi di Acilia, minaccia di morte Lorenzo.
Lui così rimedia la pistola, mentre Daniel va a casa a prendere il motorino. Poi i due amici si ritrovano e così i due tornano a piazza Eschilo. Una vendetta, ecco cosa si cercava dopo quei fatti. E così è stato.
Dalle immagini di video sorveglianza si vede lo scooter nero con a bordo Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano. Poi gli spari, nonostante la Polizia, intervenuta per la precedente rissa, fosse lì, a 200 metri di distanza.
La difesa dei due legali di Marinelli e Bazzano
"Era buio, pioveva, abbiamo sparato e ci siamo sbagliati". In sintesi la loro versione. Uno dei tre proiettili sparati, però, ha centrato in pieno Manuel Bortuzzo. Il nuotatore, estraneo ai fatti, era semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato. Con lui Martina, la sua fidanzata, le miracolosamente illesa. Il resto della storia racconta la drammatica corsa in ospedale. Manuel non camminerà più, ma è vivo. E' un campione, e quelli come lui non mollano mai.
Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano hanno ammesso di aver sparato per motivi legati alla rissa precedentemente avvenuta e di aver sbagliato persona, essendo Manuel Bortuzzo e la sua giovane fidanzata assolutamente estranei alla vicenda, così come emerso nel corso delle indagini.
Insulti sui social per Lorenzo e Daniel
Al termine dell'interrogatorio, condotto congiuntamente in Questura dal Pubblico Ministero dr. Neri, dal Procuratore Aggiunto dr. D'Elia e dagli investigatori della Squadra Mobile, Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano, sono stati tradotti in carcere a Regina Coeli e dovranno rispondere entrambi per tentato omicidio e porto abusivo d'arma.

Risorsa : Gravissimo giovane poliziotto aggredito in pineta


Risultati immagini per africani violenti spacciatoriIo non sono razzista ma faccio notare che ogni giorno leggo e vedo notizie di questo tipo



polizianottelUn poliziotto di 28 anni è in gravi condizioni per un trauma cranico riportato durante una colluttazione con uno straniero nella pineta di Viareggio ieri sera (6 febbraio). L'agente è rimasto ferito in modo serio e dall'ospedale Versilia è stato trasferito in serata a Livorno. E’ stato aggredito durante un'operazione di contrasto allo spaccio in pineta messa in campo dal commissariato di polizia di Viareggio.
E a Viareggio è subito polemica. I consiglieri della Lega Massimiliano Baldini, Maria Domenica Pacchini e Alfredo Trinchese ritengono che "non è accettabile che un nostro poliziotto, giovanissimo, mentre in servizio per contrastare il dilagante fenomeno dello spaccio, debba finire all'ospedale con il cranio sfondato, fratture multiple, rottura dell'orbita oculare ed emorragia cerebrale per le bottigliate ricevute da uno dei tanti nordafricani che delinquono a Viareggio. Chiediamo subito un incontro urgente in Prefettura a Lucca ed informeremo il Ministero dell'Interno della gravissima situazione che vivono Viareggio e Torre del Lago".

mercoledì 6 febbraio 2019

Risorsa . Aggredisce commissario di Polizia

A Catania, il commissario di Polizia Nuccio Garozzo è stato aggredito A SANGUE in casa propria da una banda di immigrati, uno dei quali è un ghanese in Italia per “motivi umanitari”.
Tutta la mia solidarietà al commissario, che ho appena sentito al telefono e che dovrà convivere con 80 punti di sutura.
Per questo presunto profugo invece nessuno sconto, espulsione IMMEDIATA. Con il #DecretoSicurezza qualsiasi richiedente asilo che commette un reato in Italia verrà cacciato dal nostro Paese, senza eccezioni.
Chi ci porta la guerra in casa NON è il benvenuto.
P.s. Se si fosse anche difeso, il poliziotto ora sarebbe indagato. Una legge GIUSTA sulla legittima difesa che tuteli gli aggrediti e non gli aggressori è una delle nostre priorità.

Risorsa : Minaccia tutti, poi prende a sprangate un agente

Minaccia tutti e prende a sprangate un poliziotto: uomo inseguito e arrestato in Centrale

Minaccia tutti, poi prende a sprangate un agente: uomo inseguito e arrestato in Centrale

In manette un somalo di venti anni, accusato di resistenza a pubblico ufficiale. I fattiMinaccia tutti e prende a sprangate un poliziotto: uomo inseguito e arrestato in Centrale
Ha minacciato chiunque gli capitasse a tiro. Poi, dopo aver tentato una rocambolesca fuga, si è scagliato contro un poliziotto. E alla fine è stato ammanettato.
Un ragazzo di venti anni, un cittadino somalo irregolare e con precedenti, è stato arrestato lunedì pomeriggio in piazza Duca D'Aosta a Milano con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale ed è stato denunciato per porto abusivo di armi. L'allarme è scattato alle 17, quando una pattuglia della Polmetro ha notato il 20enne che si aggirava fuori dalla stazione con una spranga di ferro in mano, minacciando i presenti.
Alla vista degli agenti, il giovane è scappato verso la galleria delle carrozze, dove è poi stato raggiunto da un equipaggio delle Volanti. Lì, l'arrestato ha colpito proprio con la spranga uno dei poliziotti, spaccandogli la fondina e causandogli una ferita al fianco, che è poi stata refertata dai medici.
Il 20enne, arrestato, è stato portato in carcere a San Vittore, mentre l'agente ferito è stato accompagnato in ospedale.


Potrebbe interessarti: http://loreto.milanotoday.it/stazione-centrale/arrestato-spranga-poliziotto.html?fbclid=IwAR1X31P-TSBkqGQFnXVOuCG367qMHZqboJe2091MrHBm0rCNmLyYBitMyII
Seguici su Facebook: http://www.facebook.com/MilanoToday

k.com/MilanoToday

Risorsa : Stupro perché noi facciamo così!

Assolto un profugo che ha abusato dell'assistente sociale

Stupro perché noi facciamo così
L'imputato di stupro in aula a Dresda. La vittima si è trovata in una situazione al limite dell'assurdo: ha minimizzato quanto avvenuto per non essere sospettata di razzismo
È una sentenza che farà guadagnare voti ai populisti dell'AfD, il partito dell'estrema destra tedesco. E che molti giornali preferiscono dimenticare, o nascondere in poche righe. Ne hanno parlato solo i quotidiani locali. I magistrati tedeschi a volte decidono in modo che non sempre è comprensibile per i normali cittadini. Un profugo ha violentato la sua assistente sociale, ma è stato assolto: lo stupro, spiega il giudice è «oggettivamente avvenuto», ma soggettivamente l'imputato non è colpevole.È vero che bisognerebbe conoscere i particolari, a volte decisivi, ma in questo caso anche se la motivazione della sentenza non è ancora stata resa nota, molti mesi dopo il processo a porte chiuse, i fatti accertati sembrano chiari. L'imputato, un profugo siriano, è stato assolto, spiega Die Welt, l'unico giornale nazionale, che ha seguito la vicenda fin dall'inizio, perché si è voluto tenere conto della sua provenienza, e del rapporto con le donne. «Ein explosiver Urteil», è il titolo del quotidiano, una sentenza esplosiva.
La violenza è avvenuta il 23 novembre del 2017 a Dresda. La signora che si occupa dell'integrazione e dei problemi dei profughi, si recò a visitare l'assistito nel suo alloggio, di una stanza. Si sedette sul letto, e il giovane allora ventenne prese posto a suo fianco. È nato da ciò l'equivoco che ha indotto il giudice a essere comprensivo? L'assistente sociale denunciò l'aggressione, e il giovane fu arrestato tre giorni dopo. In aprile, il processo e l'assoluzione. Il giornale è riuscito a far parlare l'avvocatessa dell'assistente sociale, Gesa Israel. È stata molto riservata per tutelare l'identità dell'assistente sociale, che è tornata al lavoro, e potrebbe facilmente venire riconosciuta. «L'ho consigliata», ha aggiunto, «di essere molto prudente nel rilasciare dichiarazioni che potrebbero venire manipolate e sfruttate in chiave politica». Una situazione al limite dell'assurdo: la vittima è tenuta a non parlare di quanto è avvenuto per non essere sospettata di razzismo.
La sua deposizione esclude che il suo comportamento possa essere stato frainteso dal giovane. Il siriano l'ha aggredita, e lei l'ha più volte respinto con fermezza, dicendo chiaramente di non voler alcun contatto sessuale. Il siriano ha cominciato a picchiarla con violenza, e non si è fermato quando lei è scoppiata in lacrime. Alla fine, non ha opposto più resistenza per evitare di venir ferita. La denuncia è stata ritenuta sufficiente per iniziare il processo, altrimenti il procuratore avrebbe rilasciato subito il siriano, se ci fossero stati dei dubbi.
In tribunale, si lascia capire, la signora avrebbe relativizzato la sua versione. Il pubblico ministero le ha chiesto se riteneva che l'imputato potesse non aver capito il suo rifiuto. «Potrebbe essere possibile», ha risposto. E il pubblico ministero ha subito chiesto l'assoluzione del siriano, non in grado di capire che nella nostra società i rapporti tra uomo e donna non sono basati sulla forza. «C'è un bonus alla violenza sessuale per gli immigrati?» si chiede l'articolo. Una domanda in un certo modo scorretta. In realtà, secondo il codice di auto comportamento per la stampa, sarebbe vietato rivelare l'etnia dei protagonisti di fatti di cronaca. Ma questa norma sempre meno viene rispettata: senza spiegare che l'imputato non è tedesco questa notizia diventerebbe priva di senso.

Ti rompiamo il c... perchè noi facciamo cosi

martedì 5 febbraio 2019

Il giudice che «vendeva le sentenze» presenta appello (e torna in servizio)

Il caso di un giudice del Tar arrestato e condannato nel 2016. In attesa dell’Appello riprende il lavoro


Non sono omonimi, sono proprio la stessa persona: il magistrato amministrativo che celebra udienze al Tar-Tribunale amministrativo regionale della Valle d’Aosta è lo stesso giudice del Tar Lazio arrestato nel 2013 e condannato nel 2016 in primo grado a 8 anni per corruzione in atti giudiziari. Un paradosso, formalmente legittimo, determinato dalla lentezza dei processi che livella le ragioni di tutti: sia di chi si stupisce di vedere sentenze decise anche da un giudice condannato (pur solo in primo grado) proprio per compravendita di sentenze, sia del diretto interessato che rivendica il diritto dopo 6 anni di non restare indefinitamente «sospeso in via cautelare» in attesa di Appello e Cassazione.
È il 18 luglio 2013 quando il giudice del Tar Lazio, Franco Angelo Maria De Bernardi, viene arrestato con l’accusa di essersi accordato con una avvocato amministrativista (che patteggerà poi 3 anni e mezzo) «per indirizzare clienti presso lo studio legale e porre in essere a loro favore indebite interferenze su assegnazioni, procedure e decisioni»: collegata all’arresto scatta il 6 agosto 2013 anche la sospensione cautelare dal servizio, di tipo automatico, che dall’11 febbraio 2015 il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa (l’equivalente del Csm per i giudici del Tar) sostituisce con la sospensione cautelare di tipo facoltativo.
Il 22 luglio 2016 il Tribunale di Roma condanna in primo grado il magistrato a 8 anni (uno più della richiesta dei pm), alla confisca di 115.000 euro e all’interdizione perpetua dei pubblici uffici. La conseguenza è che il 20 marzo 2017, al posto della sospensione facoltativa, viene disposto un altro periodo di quella automatica. Solo che l’appello non è ancora stato fissato. Ma quanto può durare la sospensione in attesa di sentenza definitiva? Nel 2002 la Consulta ritenne incostituzionale, in quanto manifestamente eccessiva, una sospensione lunga quanto la prescrizione del reato, rimarcando che «una misura cautelare, proprio perché tendente a proteggere un interesse nell’attesa di un successivo accertamento, deve per sua natura essere contenuta in una durata strettamente indispensabile per la protezione di quell’interesse, e non deve gravare eccessivamente sui diritti del singolo che essa provvisoriamente comprime». Restano allora o i 5 anni di durata massima come clausola generale; o, scaduti questi 5 anni, la scelta discrezionale di ricorrere di nuovo alla sospensione facoltativa dal servizio, cioè stavolta per motivi fondati non più sulla mera pendenza del processo penale, ma sull’apprezzamento in concreto dei fatti. L’opzione non è stata ritenuta percorribile dal «Csm» amministrativo, che ha finito per assegnare De Bernardi al Tar Valle d’Aosta dopo che il 17 aprile 2018 i magistrati del Tar Piemonte avevano paventato il «rischio di menomazione al prestigio, oggettivamente derivante dalla pendenza di un processo per reati gravi connessi all’esercizio delle funzioni giurisdizionali». A giugno la storia finirà comunque: perché il giudice andrà in pensione.

Risorse: Poveri migranti ..... povere risorse ...che assalgono donne



  • Sono stati arrestati dalla polizia due clandestini accusati di aver aggredito e rapinato una 57enne a Bari.
    I malviventi, un 30enne originario del Gambia e un 23enne nigeriano, avrebbero assalito la donna mentre si trovava nella propria auto.
    Secondo la ricostruzione degli agenti, i due avrebbero avvicinato la donna che si trovava in automobile e, mentre uno dei due la afferava con estrema violenza al collo, l'altro si sarebbe impossessato di uno smartphone custodito all'interno dell'abitacolo.
    I due clandestini, dopo l'aggresione, si sarebbero poi allontanati nei pressi del parcheggio dello stadio San Nicola. Qui, prontamente raggiunti da una volante della mobile, sono stati immediatamente arrestati per rapina aggravata. Durante la perquisizione, sono stati trovati in possesso del cellulare rubato poco prima alla 57enne. Oltre allo smartphone, gli agenti hanno requisito anche due coltelli che i nordafricani portavano con se in tasca.
    Una volta fermati, i due sono stati trasferiti nel carcere di Bari in attesa dell'autorità giudiziaria



    Sono stati arrestati dalla polizia due clandestini accusati di aver aggredito e rapinato una 57enne a Bari.
    I malviventi, un 30enne originario del Gambia e un 23enne nigeriano, avrebbero assalito la donna mentre si trovava nella propria auto.
    Secondo la ricostruzione degli agenti, i due avrebbero avvicinato la donna che si trovava in automobile e, mentre uno dei due la afferava con estrema violenza al collo, l'altro si sarebbe impossessato di uno smartphone custodito all'interno dell'abitacolo.
    I due clandestini, dopo l'aggresione, si sarebbero poi allontanati nei pressi del parcheggio dello stadio San Nicola. Qui, prontamente raggiunti da una volante della mobile, sono stati immediatamente arrestati per rapina aggravata.
    Durante la perquisizione, sono stati trovati in possesso del cellulare rubato poco prima alla 57enne. Oltre allo smartphone, gli agenti hanno requisito anche due coltelli che i nordafricani portavano con se in tasca.
    Una volta fermati, i due sono stati trasferiti nel carcere di Bari in attesa dell'autorità giudiziaria