domenica 10 settembre 2023

LA IPOCRITA LETTERA DI TOSA A GIAMBRUNO, PREPARO LA MIA RISPOSTA

 

29 Agosto alle ore 15:42 
Gentile Andrea Giambruno,
Noi non ci conosciamo. Non abbiamo nessuna storia in comune, nessun amico in comune, soprattutto - per fortuna - nessuna idea in comune, anche se lei fino a qualche tempo fa trovava divertente definirsi “di sinistra” durante le prime, goffe, interviste da compagno dell’allora aspirante premier.
Poi la sua compagna, Presidente del Consiglio, lo è diventata davvero, e allora ha trovato molto più comodo e conveniente ritagliarsi un orticello televisivo cavalcando, in modo grezzo e in un italiano zoppicante, le peggiori teorie regressive e pseudo-scientifiche della destra sovranista, negazionista e misogina.
Lo sa, nella mia vita non conto le volte in cui mi sono ubriacato. È capitato a tutti, e anche a me, specie a 20 anni. Non ne sono fiero né mi pento, è un semplice dato di fatto.
In quei momenti mi sono sentito responsabile per me, evitando di mettermi alla guida, per le persone che avevo a fianco e che ho evitato di accompagnare in auto o di mettere in qualunque modo in pericolo.
Ma non mi sono MAI sentito, neanche per un istante, a rischio o, ancor meno, responsabile di qualunque potenziale comportamento o violenza altrui.
E lo sa perché?
Perché nessuno si sarebbe mai sognato di pensarlo, di chiedermelo o di teorizzarlo.
Nessuno dei Giambruni che occupano senza alcun merito apparente il nostro spazio sociale e mediatico si è mai sognato di mettermi sull’attenti per i vestiti che indossavo, per la quantità d’alcool in corpo, per gli atteggiamenti provocanti che avevo, dando per scontato che nessuna donna - o uomo - si sarebbe mai sognata/o di abusare di un uomo ubriaco.
L’idea che l’uomo sia “lupo”, che l’uomo sia bestia, predatore, che “la carne è carne”, e che la donna debba preventivamente proteggersi da lui, non è solo disgustosamente avvilente nei confronti del genere femminile, oggettificato come un pezzo di carne ambulante, ma è anche - ed è ora di dirlo con forza - tremendamente offensivo nei confronti dei maschi, ridotti a uomini delle caverne incapaci di tenere il membro dentro i pantaloni non appena colgono una presunta “provocazione” o, peggio, una fragilità fisica o psicologica.
Non so in che mondo viva lei, ma nel mondo reale chi approfitta sessualmente di una donna non lo fa perché è un “lupo” stuzzicato e provocato ma perché è un criminale e uno stupratore.
E lo è a prescindere da chi ha di fronte, da come si veste o da quanti bicchieri ha bevuto.
E sa (anche) perché lo è: perché è cresciuto in una società in cui persone come lei gli hanno ripetuto all’infinito che le donne provocano, le donne stuzzicano, le donne bevono troppo, le donne se la cercano, le donne vanno protette, le donne vanno controllate, le donne vanno dove non devono andare, le donne vanno in giro scollate, le donne indossano minishort, le donne, semplicemente, ESISTONO.
Le rivelo una cosa che forse non sa, Giambruno: le donne non vivono e non esistono in funzione della brama sessuale, di dominio e di potere dei maschi.
Mentre, invece, molti dei cosiddetti uomini di cui parla, vivono e crescono in un mondo in cui qualcuno come lei, senza rendersene conto, spiega, giustifica e contestualizza lo stupro come un mero rapporto causa-effetto, fragilità e dominio, carne e abuso.
Si rassegni. Se esiste - come esiste - una radice dello stupro, non la troverà in quello che beve la vittima ma nei decenni di narrazione sessista e deresponsabilizzante da età della pietra che il carnefice “si beve” ogni singolo giorno, sentendola ripetere talmente tante volte da convincersi che sia vera. E che questo, tutto sommato, lo autorizzi a regredire allo stato bestiale.
Mi creda, lo faccia per sé: si scusi. Si presenti davanti alla telecamera - scelga lei modi e tempi - e faccia un video in cui si mostra realmente e sinceramente pentito delle brutali sciocchezze che ha pronunciato davanti a milioni di persone.
Non lo faccia per la sua compagna, non lo faccia per salvarle la faccia o spegnere l’incendio politico, e neppure per salvare il programma. Lo faccia per lei, per imparare qualcosa e fare, una volta tanto, qualcosa che serva davvero a combattere la violenza sulle donne. Ubriache o meno, non importa.

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