mercoledì 10 luglio 2019

Missili francesi tra le forze di Haftar: ora Macron non può più mentire









Guerra /

Lorenzo Vita
10 luglio 2019









Parigi lo ammette: i missili Javelin trovati nella base dei combattenti di Haftar a Gharian, in Libia, erano effettivamente francesi. Confermando la rivelazione del New York Times, il ministero della Difesa francese non ha potuto negare quanto sostenuto dai reporter americani: “I missili Javelin trovati a Gharian appartengono effettivamente ai militari francesi, che li hanno acquistati negli Stati Uniti”. Queste le scarne dichiarazioni con cui Parigi ha fatto un’ammissione che potrebbe scatenare un nuovo scontro sulla Libia e in cui l’Italia potrebbe essere molto interessata. Perché è chiaro che la presenza di quei missili che hanno caratterizzato per 26 anni i conflitti mediorientali (dalla prima Guerra del Golfo all’invasione dell’Iraq nel 2003) non possono non provocare imbarazzo nella cancelliera francese, che da sempre continua a ribadire di non essere coinvolta in alcun modo nel conflitto tra la parte orientale e quella occidentale del Paese nordafricano.

La domanda dei reporter del Nyt è una sola: perché quattro missili anticarro made in Usa, acquistati dalla Francia nel 2010, sono stati trovati nel Comando generale del maresciallo della Cirenaica. Secondo le fonti francesi, i missili facevano parte di un lotto di 260 razzi venduti da Washington a Parigi. Le stesse fonti hanno poi confermato che queste armi sarebbero state usate per proteggere “le forze francesi schierate in Libia per operazioni di intelligence e di terrorismo”. Una conferma che dimostra due cose: la prima, che i francesi sono presenti con le forze speciali in territorio libico già dal 2010; la seconda, che esse fossero presenti proprio a Gharian, nodo cruciale dell’assedio di Tripoli da parte delle truppe del generale Haftar.


Una duplice ammissione, quindi. Una confessione che fa comprendere quanto sia radicata la presenza della Francia in Libia e quanto Nicolas Sarkozy, François Hollande e Emmanuel Macron abbiano puntato in maniera molto forte sul conflitto libico, crocevia di interessi strategici che riguardano non solo il petrolio, ma anche immigrazione, terrorismo e rapporti diplomatici con tutte le potenze coinvolte nel ginepraio di Tripoli. Italia compresa. E le parole francesi sul fatto che questi missili fossero danneggiati e inutilizzabili sono abbastanza inutili rispetto invece al tema fondamentale espresso in quelle parole di Parigi. La Francia è in Libia e quelle armi, stranamente, sono finite proprio a chi è sempre sospettato di essere la longa manus dell’Eliseo nel conflitto: il generale Haftar. E adesso le conseguenze potrebbero essere estremamente gravi, come confermato dallo stesso ministro dell’Interno Matteo Salvini che, in riferimento a quanto rivelato dal quotidiano americano, ha detto all’Agi: “Sarebbe un fatto gravissimo, chiederemo spiegazioni: dobbiamo lavorare tutti insieme per pacificare la Libia, non per armare gruppi che poi attaccano obiettivi civili”.

Ora, a scoperta dei missili francesi a Gharian non è altro che l’ultimo tassello di un mosaico che non può non mostrare al mondo che la Francia sostiene Haftar. Sia chiaro, non è l’unica. Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti ed Egitto, ad esempio, hanno da sempre manifestato il loro pieno sostegno alle truppe del generale della Cirenaica. Così come è appurato che il Qatar e la Turchia siano direttamente coinvolte nel sostegno al governo di Fayez al Sarraj, che si vede da mesi assediato proprio ai confini della sua capitale dalle milizie di Haftar e quelle a lui collegate.

Il problema è che mentre le potenze mediorientali fanno il loro gioco, in teoria (almeno sulla carta) Macron e il suo governo dovrebbero essere non solo in linea con le Nazioni Unite e il piano di Ghassan Salamè, ovvero la pacificazione del Paese, ma anche rispettare gli accordi sull’embargo. Che evidentemente non rispetta. Da un lato, quindi, Parigi ha mentito per anni anche davanti all’evidenza, visto che sarebbero bastati i morti delle truppe speciali francesi di tre anni fa a far capire che in quella guerra non poteva non esserci lo zampino francese. Dall’altro lato, la Francia di fatto ha scavalcato tutte le alleanze che la vedono partecipe: Onu, Nato e Unione europea. Queste tre organizzazioni sostengono, almeno da un punto di vista formale, la pacificazione tra le fazioni. E soprattutto condannano qualsiasi tipo di intervento militare e politico a sostegno delle milizie. Visto che formalmente è a Tripoli che siede il governo riconosciuto dalla comunità internazionale. Ma forse dovremmo ringraziare Parigi: almeno ci toglie dall’impasse di considerare ancora attendibili le dichiarazioni di alcuni esecutivi.
🇱🇾 🇫🇷 🇮🇹 ARMI FRANCESI IN LIBIA. UN COMMENTO
commento di Leonardo Gnisci
Il Ministero della Difesa francese avrebbe confermato le rivelazioni del New York Times che ha riportato la notizia di missili Javelin di provenienza francese (acquistati dagli USA) trovati nella base delle milizie di Haftar a Ghalian, punto strategico dell’offensiva del generale della Cirenaica verso Tripoli.
Tali armi sarebbero state usate, secondo fonti francesi, per proteggere le forze transalpine schierate in Libia per operazioni di antiterrorismo e di intelligence.
Elementi questi che inducono a riflettere circa il ruolo rivestito dalla Francia nell’attuale crisi politico-istituzionale libica. In effetti, malgrado la linea di mediazione e di pacificazione sostenuta dall’ONU, dall’UE e dalla NATO, Parigi sembrerebbe remare contro qualsiasi tentativo di soluzione non violenta della crisi, frustrando gli sforzi diplomatici del Segretario Generale delle Nazioni Unite Guterres e le buone intenzioni di chi, come l’Italia, cerca di proporsi come interlocutore di entrambe le parti in conflitto, stimolando un dialogo costruttivo che si traduca in un eventuale compromesso tra i governi di Tobruk (non riconosciuto) e di Tripoli.
Ad ogni modo, va detto che tale notizia non fa altro che confermare ciò che era evidente sin dal Marzo 2011, vale a dire la costante presenza in Libia dei servizi segreti francesi (già attivi nel Paese nordafricano dal 2010) che ancora oggi, attraverso un supporto logistico e militare alle milizie non governative fedeli ad Haftar rendono vana qualsiasi velleità di moderazione della contesa.
Oltre a ciò, la gravità di una simile notizia risulta ancora più significativa se si considera che solo una settimana fa un bombardamento aereo che Al-Sarraj ha ricondotto alle forze di Haftar, ha mietuto 44 vittime civili (ferendone circa 130) nel centro di detenzione per migranti di Tajoura, nella periferia orientale di Tripoli.
Infine, va tenuto altresì conto del riverbero negativo che il rinvenimento di tali missili può comportare nelle relazioni diplomatiche tra Parigi e Roma, come già accennato, in prima linea nel cercare di trovare una soluzione di compromesso alla crisi del Paese Nordafricano. Dal canto suo, il ministro dell’Interno italiano Salvini ha fatto immediatamente sapere che un simile fatto risulta gravissimo e che verranno chieste spiegazioni direttamente all’Eliseo.
In ultima analisi, quel che appare certo al netto di tale episodio è la forte probabilità che la conferma della longa manus francese nel risiko libico da una parte sia suscettibile di acuire la freddezza che si respira tra i governi di Roma e Parigi, dall’altra di fornire tuttavia maggior credito all’azione mediatrice italiana nell’ex colonia, considerato l’aperto e ufficiale sostegno al governo di Sarraj ufficialmente riconosciuto dalla comunità internazionale, la quale non potrà più chiudere un occhio nei confronti delle manovre ambigue e di disturbo della Francia nel contesto di una guerra civile che rischia con il passare del tempo di mietere sempre più vittime civili a discapito della difesa della democrazia, dell’ordine e dei diritti umani.

 
E’ passata quasi sotto silenzio la notizia del ritrovamento di missili Javelin di provenienza francese nell’arsenale del generale Haftar.
Avete presente il generale Haftar, quello che ha appena bombardato il centro profughi a Tripoli?
E avete presente la Francia, il paese che ha maggiormente contribuito all’attuale situazione di guerra civile in Libia?
Ecco, quelli là.
Essendo in vigore un embargo del commercio delle armi verso la Libia, la spiegazione francese ha preso la forma di quel grande classico che è: “Pezo el tacòn del buxo” (peggio la toppa del buco).
Quei missili, infatti, sarebbero stati lasciati lì dai militari francesi, in quanto difettosi, in attesa di essere distrutti.
Con ciò la Francia ammette di avere, o aver avuto, militari armati con missili di ultima generazione (parliamo di ordigni del valore di 150.000 dollari al pezzo) sul territorio libico, cosa che finora aveva sempre negato.
Il rumore di unghie sugli specchi ha comunque attraversato tutto il Mediterraneo.
Siamo ora assai desiderosi di sentire da parte di Macron, dall’alto della sua manifesta competenza, qualche suggerimento su come ‘restare umani’ per le telecamere facendo pure ottimi affari.

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