E ANCORA CI SONO DONNE ITALIANE CHE SI SPOSANO CON I MUSULMANI? BEN LE STA !!!!!!
Il marito islamico l’ha violentata e sodomizzata a sangue mentre era all'ottavo mese di gravidanza, in attesa della loro figlia e costretta a portare il velo quando usciva di casa. Lui è un egiziano di 38 anni, lei una bergamasca di 44 ma era obbligata a “comportarsi come una brava musulmana”.
I fatti risalgono al 2016-2017 quando la coppia residente a Bergamo ha iniziato a entrare in crisi per i maltrattamenti che l'islamico l’egiziano, operaio in un’impresa edile, riservava a sua moglie, che veniva picchiata in nome di Allah, quotidianamente. Ma non solo. L’uomo avrebbe minacciato più volte la donna di toglierle la figlia perché, si legge su Bergamonews, intendeva crescerla “da araba”. Dopo la separazione la donna decide di filmare con una telecamerina nascosta negli occhiali le loro liti e le botte che riceveva dall'egiziano quotidianamente e un giorno trova sul parabrezza della sua auto un coltello insanguinato accanto a una foto della figlia.
L’uomo che attualmente è fuggito in Egitto, ma è sotto processo per violenza sessuale e maltrattamenti. Il pm Emanuele Marchisio ieri ha chiesto una condanna a 8 anni di reclusione. La sentenza è attesa per il 6 giugno. L’avvocato della bergamasca Marcella Micheletti ha chiesto 30mila euro di risarcimento del danno morale subìto, mentre il difensore dell’egiziano l’assoluzione in quanto contro il suo assistito ci sarebbero solo le parole della consorte e perchè per un islamico è un diritto picchiare la propria moglie e stuprarla come e quando vuole.
Il marito islamico l’ha violentata e sodomizzata a sangue mentre era all'ottavo mese di gravidanza, in attesa della loro figlia e costretta a portare il velo quando usciva di casa. Lui è un egiziano di 38 anni, lei una bergamasca di 44 ma era obbligata a “comportarsi come una brava musulmana”.
I fatti risalgono al 2016-2017 quando la coppia residente a Bergamo ha iniziato a entrare in crisi per i maltrattamenti che l'islamico l’egiziano, operaio in un’impresa edile, riservava a sua moglie, che veniva picchiata in nome di Allah, quotidianamente. Ma non solo. L’uomo avrebbe minacciato più volte la donna di toglierle la figlia perché, si legge su Bergamonews, intendeva crescerla “da araba”. Dopo la separazione la donna decide di filmare con una telecamerina nascosta negli occhiali le loro liti e le botte che riceveva dall'egiziano quotidianamente e un giorno trova sul parabrezza della sua auto un coltello insanguinato accanto a una foto della figlia.
L’uomo che attualmente è fuggito in Egitto, ma è sotto processo per violenza sessuale e maltrattamenti. Il pm Emanuele Marchisio ieri ha chiesto una condanna a 8 anni di reclusione. La sentenza è attesa per il 6 giugno. L’avvocato della bergamasca Marcella Micheletti ha chiesto 30mila euro di risarcimento del danno morale subìto, mentre il difensore dell’egiziano l’assoluzione in quanto contro il suo assistito ci sarebbero solo le parole della consorte e perchè per un islamico è un diritto picchiare la propria moglie e stuprarla come e quando vuole.
Nessun commento:
Posta un commento