sabato 2 marzo 2019

Italiano Sgozzato a Torino

Stefano Leo è stato sgozzato alle spalle in centro a Torino, una città con un enorme problema (tra gli altri) di sicurezza.

A chi segua questo giornale dal 2011 non sarà sfuggito l’iniziale entusiasmo al momento del mutamento di colore della giunta comunale, dopo decenni dello stesso segno politico e l’incancrenirsi delle posizioni di potere, prestigio, e danaro in seno alla sua amministrazione ed alle sue controllate gestioni.
Da un anno a questa parte, tuttavia, abbiamo dovuto aprire gli occhi di fronte ad una situazione che non è migliorata, sotto alcun punto di vista.

Il sentimento di disincanto deriva da molti diversi fattori.

La mobilità è sempre la medesima, se si eccettua un minimo sforzo in piste ciclabili e l’apertura del ponte a raso che unisce corso Matteotti con via Cavalli.
Gli spacciatori che prosperano nelle loro piccole enclavi come la collinetta del Valentino, porto franco di spacciatori da almeno venti anni, o come l’intero corso Principe Oddone, protagonista altresì degli ingorghi più assurdi nell’incanalarsi nella rotonda di piazza Baldissera.
Il grattacielo della Regione è fermo da lustri, nella sua splendida incompiutezza, costruito forse per fare un favore all’amico della giunta precedente Fuksas, si erge nel bel mezzo del nulla, pugno in un occhio di una skyline naturale che arrivava dalle colline alle montagne.
La linea uno della metropolitana ancora non è stata completata, dopo vent’anni.
La linea due della metropolitana è ancora un estremamente irenico concetto, quasi utopistico.
vigili se ne fregano dei soliti problemi di parcheggio in doppia fila, ingorghi, subumani alla guida di improbabili SUV che spadroneggiano ovunque, palesando come il problema della compensazione di un sottosviluppo genitale sia materia piuttosto grave, in città.
La città vive ancora tutta incentrata sulla Fiat, che l’ha sedotta e abbandonata. Le automobili sono utilizzate per una media ridicola di mezzo chilometro al giorno, e sono tante, tantissime, ed in continuo aumento.
I limiti di PM10 sono ancora frequentemente sforati, tanto che già nei primi mesi dell’anno la città supera il numero di sforamenti del livello di guardia consentiti dall’Unione europea.
Oggi però, ai vari fattori, se ne aggiunge un altro. La sicurezza in città è ormai una chimera e la gente deve avere paura a camminare tranquillamente per strada.

Un uomo di 34 anni che camminava placidamente per strada è stato sgozzato alle spalle. Di mattina. Mentre andava al lavoro.

Ha cercato di chiedere aiuto, Stefano Leo, camminando per sessanta metri. Ha camminato fino in mezzo alla strada, tenendosi la gola e lasciando un’enorme scia di sangue impossibile da ignorare. Eppure alcuni automobilisti, con tutta probabilità, l’hanno ignorata. Dopo alcune auto, un guidatore si è fermato e ha chiamato il 118. Tutto inutile.
Il ragazzo è morto. L’assassino, per ora, non si trova. Di lui si sa solo che aveva un giubbotto chiaro con una scritta rossa e che forse ha una capigliatura rasta.
Dal lungo Po dei Murazzi, come ogni mattina, Stefano si recava a lavoro in un negozio in via Roma. Nella città che, dopo una laurea in legge e peregrinazioni per il mondo, tra cui una lunga esperienza a contatto con la natura in una fattoria in Australia, pensava sarebbe potuta essere la sua ultima meta. E purtroppo lo è stata.
Già sappiamo che Torino è la città più inquinata d’Europa, insieme a un comune bulgaro con problemi ancora più gravi, ma vediamo che anche nell’indice di criminalità delle città europee Torino si piazza in un “rispettabile” IV posto.

Torino, si cerca il killer di Stefano Leo: è un nordafricano pazzo e irascibile. La mamma: «Voglio giustizia»


Lo descrivono come irascibile, forse squilibrato, violento, un immigrato che in zona tutti conoscevano per le sue “imprese” criminali: fisico asciutto, capelli rasati con una coda “rasta”, secondo la moda dei neri giamaicani. Sarebbe lui, un giovane nordafricano senza fissa dimora, l’autore dell’efferato delitto di un ragazzo di Torino, Stefano Leo, 33 anni, aggredito e accoltellato alla gola sabato mattina in cima al viale pedonale di Lungo Po Machiavelli, ai piedi della scalinata che sbuca sopra i murazzi di lungo Po Cadorna. Secondo il quoidiano “La Stampa“, gli investigatori starebbero esaminando accuratamente decine di filmati registrati in quelle ore dalle telecamere di videosorveglianza della rete di sicurezza pubblica . Il nordafricano sarebbe un soggetto molto pericoloso. «La caccia è serrata. Nei dormitori, nelle aree isolate, negli ospedali, nelle stazioni», scrive la cronaca locale del quotidiano torinese. Agghiacciante l’autopsia su Stefano Leo, ucciso da una profonda lesione alla gola: un taglio netto, fatto da una mano sicura, con un coltello a serramanico a scatto, con una lama a doppio bordo affilato, dotato di un ampio manico. «Vogliamo giustizia per Stefano. Chi ha visto si faccia avanti», dice Mariagrazia Chiri, la madre di Stefano Leo, al Corriere della Sera. «Era un ragazzo buono, non mi ha mai dato problemi. Ci sentivamo tutti i giorni, se fosse stato preoccupato me ne sarei accorta».

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