Roma,
31 gen – Nessuna bufala populista ma una realtà scomodissima e
tagliente: come il freddo che tormenta i terremotati. Come le promesse
illusorie ad oggi disattese. È vero, sui social, con faciloneria,
qualcuno ha diffuso l’immagine di un campo in Libano sommerso dalla neve. Ma nessuno di chi ha denunciato l’abbandono di Amatrice,
ha mai sostenuto che si trattasse della cittadina colpita dal sisma del
2016. Un’immagine non attinente alla notizia, comunque, non compromette
la veridicità dello status quo. Quindi ad Amatrice l’emergenza c’è: è reale, come l’ipocrisia meschina di chi strumentalmente nega l’evidenza.
Ad avvalorare questo, ci pensa direttamente il sindaco Filippo Palombini.
Disposto a dimettersi, in segno di protesta, contro una ricostruzione
che non è partita mai e che ha lasciato i suoi cittadini senza casa né
lavoro. Lo ha dichiarato lui stesso, durante la trasmissione Stasera Italia. Parole forti, come solo la realtà è capace di essere: “Siamo stati messi in disparte dopo la tragedia di Genova e dopo il terremoto di Catania.
Non possiamo continuare a vivere di decreti che non riguardano
direttamente le nostre emergenze. La ricostruzione non è mai partita”.
Lecito chiedersi che fine abbiano fatto i soldi raccolti in favore dei
terremotati.
E una volta calato il sipario mediatico,
sulla tragedia del sisma, perché non si è agito? Se lo staranno
chiedendo gli sfollati: mentre si condanna la presunta disumanità di un
Paese che taccia di razzismo il “prima gli italiani”. Ad Amatrice
nessuna sfilata di “politici illustri”. Per Amatrice, nessuna parola di
solidarietà. “Il governo si è dimenticato di noi – prosegue Palombini –
se non avranno risposte sulla ricostruzione, tutti i sindaci del cratere
marceranno presto uniti e rimetteranno il mandato. Siamo rimasti senza
interlocutore e senza guida”.
Amatrice
e tutte le zone terremotate cancellate dalla cartina geografica.
Dimenticate due volte: fattivamente (per i mancati aiuti) e moralmente
(per l’ipocrisia, vile, di chi si affanna a gridare alla “fake news”). “A Roma pensano solo ai migranti, ci hanno abbandonato”,
continua nella sua denuncia, il primo cittadino. Un vaso di Pandora
scoperchiato, il trucco del prestigiatore smascherato in maniera
inconfutabile. La realtà di Amatrice e delle zone distrutte dalla furia
del sisma, è questa. La sopravvivenza su un’isola deserta: circondata da
neve, silenzio e menefreghismo. E strozzata da chi confeziona bufale:
non da mangiare, ma con cui coprirsi (e coprire) gli occhi propri ed
altrui. Per i terremotati, nessun “prima gli italiani”: i buonisti immigrazionisti, possono dunque stare tranquilli.
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