mercoledì 9 gennaio 2019

Terrorismo, kamikaze pronti a entrare in Italia: jihadista pentito fa sgominare tratta di migranti dalla Tunisia


Duemilacinquecento euro per arrivare in Italia dalla Tunisia. Tanto bastava per raggiungere le coste trapanesi sia a bordo di gommoni veloci: era il metodo usato dall'organizzazione criminale sgominata dai carabinieri del Ros che stanno eseguendo 15 fermi per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e istigazione al terrorismo. Per i pm di Palermo, che hanno disposto i fermi, la banda rappresenta «una minaccia alla sicurezza nazionale perché in grado di fornire un passaggio marittimo sicuro e celere particolarmente appetibile per persone ricercate dalle forze di sicurezza tunisine o sospettate di connessioni con formazioni terroristiche».


L'organizzazione criminale, che operava in Italia e Tunisia, contrabbandava anche tabacchi lavorati esteri smerciati nel palermitano graziie alla mediazione di complici italiani. I guadagni dell'organizzazione criminale, custoditi da 'cassierì designati dai vertici della banda, venivano riutilizzati per il rifinanziamento della attività come l'acquisito dei natanti veloci e l'aiuto economico dei componenti della associazione criminale finiti nei guai con la legge. Ai fermati sono stati contestati i reati di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, istigazione al terrorismo, contrabbando di tabacchi lavorati esteri e esercito abusivo dell«attività di intermediazione finanziaria con l'aggravante della transnazionalità.
L'accusa. Istigava al terrorismo, invocava la morte in nome di Allah e faceva apologia dello Stato islamico uno dei tunisini fermati dai carabinieri del ROS. Sul suo profilo Facebook sono state trovate video e foto inneggianti all'Isi, con tanto di immagini di decapitazioni. L'inchiesta, coordinata dalla Dda di Palermo guidata da Francesco Lo Voi, nasce dalla collaborazione con gli inquirenti di un tunisino coinvolto nell'attività della banda. L'uomo ha deciso di parlare per evitare, ha detto agli inquirenti, che ci si ritrovasse con «un esercito di kamikaze in Italia», raccontando di essere a conoscenza dell'esistenza di una organizzazione criminale che gestiva un traffico di esseri umani, contrabbandava tabacchi e aiutava a far espatriare soggetti ricercati in Tunisia per reati legati al terrorismo. Nel profilo Facebook sono stati trovati video di esecuzioni capitali fatte dal boia di Daesh noto come Jihadi John. È stato anche scoperto materiale propagandistico delle attività di gruppi islamici di natura terroristica come preghiere, scritti, ordini, istruzioni e video con scene di guerra, immagini di guerriglieri, discorsi propagandistici e kamikaze presi dalla rete. Scoperti anche suoi contatti con profili di altri estremisti islamici. L'arrestato era uno dei cassieri dell'organizzazione e gli inquirenti sospettano che abbia usato il denaro guadagnato coi viaggi nel Canale di Sicilia anche per finanziare attività terroristiche.
La tesi dei pubblici ministero. «La gestione degli illeciti servizi di trasporto da parte dell'organizzazione indagata (connotati da innovative e peculiari modalità di realizzazione, quali rapidità di trasferimento, selezione ed esiguità dei gruppi trasportati), oltre ad alimentare i gruppi di clandestini presenti sul territorio nazionale - dicono i pm - ha rappresentato una più grave minaccia alla sicurezza dello Stato in ragione delle posizioni radicali pro Daesh rilevate in capo a un esponente di vertice del sodalizio». «Infatti, le attività d'indagine, effettuate anche attraverso un mirato monitoraggio di alcuni profili social, hanno permesso di verificare che uno degli indagati, oltre a svolgere mansioni direttive del sodalizio e a custodirne la »cassa comune«, gestiva, mediante lo strumento informatico, una intensa attività d'istigazione e di apologia del terrorismo di matrice islamista, inserendosi nel network globale della propaganda e promuovendo gli efferati messaggi dell'organizzazione terroristica Daesh», dicono ancora gli inquirenti.
L'organizzazione criminale. «L'associazione, stabilmente operante in territorio italiano e tunisino attraverso una rete logistica alimentata con gli ingenti proventi delle attività delittuose perpetrate, curava anche l'espatrio dalla Tunisia di soggetti ricercati dalle locali Autorità e Forze di Polizia e incrementava i propri illeciti guadagni implementando la descritta condotta delittuosa con costanti attività di contrabbando di tabacchi lavorati esteri, distribuiti nel territorio palermitano attraverso la preziosa mediazione esperita dagli associati italiani», spiegano gli investigatori. «Gli ingenti guadagni ricavati dalla struttura associativa - continuano - dopo essere confluiti nella cassa comune del sodalizio venivano in parte riutilizzati per il rifinanziamento della struttura operativa e logistica - tra l'altro per l'acquisizione di nuovi natanti in caso di fuori uso e/o sequestro dovuto alle attività repressive delle forze di polizia, ovvero per il pagamento delle spese legali dei membri sottoposti a processo - e in altra considerevole parte per alimentare e gestire l'attività d'intermediazione finanziaria esercitata abusivamente nei confronti dei connazionali tunisini».

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