
L'organizzazione criminale, che operava in Italia e Tunisia, contrabbandava anche tabacchi lavorati esteri smerciati nel palermitano graziie alla mediazione di complici italiani. I guadagni dell'organizzazione criminale, custoditi da 'cassierì designati dai vertici della banda, venivano riutilizzati per il rifinanziamento della attività come l'acquisito dei natanti veloci e l'aiuto economico dei componenti della associazione criminale finiti nei guai con la legge. Ai fermati sono stati contestati i reati di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, istigazione al terrorismo, contrabbando di tabacchi lavorati esteri e esercito abusivo dell«attività di intermediazione finanziaria con l'aggravante della transnazionalità.
La tesi dei pubblici ministero. «La gestione degli illeciti servizi di trasporto da parte dell'organizzazione indagata (connotati da innovative e peculiari modalità di realizzazione, quali rapidità di trasferimento, selezione ed esiguità dei gruppi trasportati), oltre ad alimentare i gruppi di clandestini presenti sul territorio nazionale - dicono i pm - ha rappresentato una più grave minaccia alla sicurezza dello Stato in ragione delle posizioni radicali pro Daesh rilevate in capo a un esponente di vertice del sodalizio». «Infatti, le attività d'indagine, effettuate anche attraverso un mirato monitoraggio di alcuni profili social, hanno permesso di verificare che uno degli indagati, oltre a svolgere mansioni direttive del sodalizio e a custodirne la »cassa comune«, gestiva, mediante lo strumento informatico, una intensa attività d'istigazione e di apologia del terrorismo di matrice islamista, inserendosi nel network globale della propaganda e promuovendo gli efferati messaggi dell'organizzazione terroristica Daesh», dicono ancora gli inquirenti.
L'organizzazione criminale. «L'associazione, stabilmente operante in territorio italiano e tunisino attraverso una rete logistica alimentata con gli ingenti proventi delle attività delittuose perpetrate, curava anche l'espatrio dalla Tunisia di soggetti ricercati dalle locali Autorità e Forze di Polizia e incrementava i propri illeciti guadagni implementando la descritta condotta delittuosa con costanti attività di contrabbando di tabacchi lavorati esteri, distribuiti nel territorio palermitano attraverso la preziosa mediazione esperita dagli associati italiani», spiegano gli investigatori. «Gli ingenti guadagni ricavati dalla struttura associativa - continuano - dopo essere confluiti nella cassa comune del sodalizio venivano in parte riutilizzati per il rifinanziamento della struttura operativa e logistica - tra l'altro per l'acquisizione di nuovi natanti in caso di fuori uso e/o sequestro dovuto alle attività repressive delle forze di polizia, ovvero per il pagamento delle spese legali dei membri sottoposti a processo - e in altra considerevole parte per alimentare e gestire l'attività d'intermediazione finanziaria esercitata abusivamente nei confronti dei connazionali tunisini».
Nessun commento:
Posta un commento