
No, non quadra. La lettura che ci stanno fornendo dell’attentato di
Strasburgo,
non quadra. Siccome abbiamo sempre respinto ogni teoria complottista,
ci rifiutiamo ora di portare il nostro cervello all’ammasso. Perciò
ribadiamo: non quadra. Il perchè di quanto accaduto in quel dedalo di
viuzze del centro storico non distante dalla sede del Parlamento europeo
suona stonato, fa a pugni con l’intelligenza. Quella media di chi
scrive certo, mica quella di un
Einstein! Proprio non
si capisce come abbia potuto fare quello che ha fatto questo 29enne
ancora ricercato dalla polizia francese. La prima cosa che si è saputa,
mentre le Tv di mezzo mondo rilanciavano la notizia della sparatoria con
morti e feriti nelle strade dei mercatini di Natale del capoluogo
alsaziano, è che non si trattava di uno sconosciuto. No,
Cherif Chekatt non
era un attentatore emerso dal nulla o arrivato chissà da dove: il
giovanotto, di origini magrebine ma, nato e cresciuto a Strasburgo, era
più che noto alle forze dell’ordine. Nonostante la giovane età, era
infatti un criminale recidivo con, addirittura, una ventina di condanne
sulle spalle. Inoltre, era appena stato nuovamente processato e
condannato a due anni di galera per una tentata estorsione. Fatto per
cui, in mattinata, erano andati a prederlo a casa senza trovarlo.
Infine, abbiamo appreso che questo Cherif si sarebbe “radicalizzato” in
uno dei suoi ultimi soggiorni in prigione e che, anche per questo, era
schedato e costantemente monitorato. Ebbene, mettiamo tutto insieme,
aggiungiamoci la raccontata e rocambolesca fuga in taxi nonché
l’ulteriore l’assalto, senza esito, della polizia alla sua residenza ed
ecco che questo assassino, la cui foto adesso campeggia ovunque,
diventa il pericolo pubblico numero 1 in Europa. Terrorismo “
ibrido“,
lo chiamano quelli che tutto sanno. Spauracchio buono ad attivare la
solita, stucchevole retorica dell’attacco “alla pace e alla democrazia”,
pensiamo noi. No, non quadra. È tutto fuori quadro.
In ogni caso
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