giovedì 27 dicembre 2018

Accoglienza migranti, arresti domiciliari per la presidente del Consorzio Astir. Otto strutture nel mirino della Procura |

Otto centri di accoglienza per richiedenti asilo a Prato e provincia nel mirino della Procura. Tre misure cautelari sono state disposte a carico dei legali rappresentanti che gestiscono le strutture. Si tratta di Loretta Giuntoli, presidente del Consorzio Astir; di Alberto Pintus e di Roberto Baldini, della cooperativa Humanitas. I tre devono rispondere di frode nelle pubbliche forniture mentre per Giuntoli l’accusa è anche di minaccia nei confronti di alcuni dipendenti per costringerli a non offrire collaborazione alle indagini. Giuntoli è agli arresti domiciliari per un periodo di 3 mesi, mentre per Pintus e Baldini la misura cautelare consiste nell’interdizione dall’attività per 9 mesi. L’inchiesta condotta dalla Digos e coordinata dai pubblici ministeri Egidio Celano e Laura Canovai contesta le modalità di gestione delle strutture: in particolare soltanto una parte delle risorse destinata all’accoglienza, 33 euro a richiedente asilo al giorno, sarebbe stata utilizzata per fornire servizi. Evidenziate carenze nella fornitura dei pasti, nel servizio di lavanderia e di pulizia. Alcune strutture – secondo la Procura – versavano in condizioni di profondo degrado, con infestazione di blatte e topi. A far scattare le indagini, nei mesi scorsi, sono stati alcuni vicini di casa di uno dei centri di accoglienza, a Poggio a Caiano, che avevano segnalato carenze strutturali e sporcizia. Da quel momento l’inchiesta della Procura ha passato al setaccio le otto strutture gestite dalle cooperative Verdemela, Humanitas e Asrtirforma, facenti capo al Consorzio Astir: due a Poggio a Caiano, tre a Carmignano e tre a Prato, per un totale di un centinaio di ospiti.
Sono stati acquisiti documenti, sentiti collaboratori e alcuni ospiti della struttura. Questi ultimi hanno raccontato che ricevevano cibo una sola volta al giorno e che erano costretti a recuperare lenzuola nella spazzatura pur di coprirsi, o ad accendere fuochi in giardino per cuocere cibi che si erano procurati autonomamente. Nei centri di accoglienza, secondo l’accusa, si lesinava anche sul vestiario e sulle pulizie: dell’igiene domestica, così come della lavanderia, e se ne dovevano occupare gli ospiti, a cui veniva data una tinozza e pochi altri strumenti per provvedere. Carenze sono state riscontrate anche sulla documentazione amministrativa: il sospetto degli inquirenti è che siano state dichiarate maggiori presenze rispetto a quelle effettive, per incamerare più soldi dallo Stato. Soldi che spesso venivano reimmessi nel circuito Astir, acquistando prodotti alimentari da cooperative del consorzio o pagando affitti – a prezzi ritenuti superiori a quelli di mercato – per l’uso di un immobile sempre riconducibile al gruppo. L’ammontare della frode ipotizzata deve ancora essere quantificato: la cooperativa Astirforma ad esempio, riceveva complessivamente dallo Stato circa 27 mila euro al mese per l’accoglienza di richiedenti asilo in due diverse strutture; secondo la Procura una buona metà di questa somma non era utilizzata per i servizi resi agli ospiti.

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