venerdì 3 agosto 2018

Uova e prostituzione . L' ultima sul caso Daisy Osakue!



Ops! Guardate un po' che ho scoperto: in un articolo di Repubblica datato 2002 si parla di una retata dei carabinieri di Moncalieri in cui furono arrestati per SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE DI CONNAZIONALI NIGERIANE Odion Obadeyi, 28, Lovely Albert, 30 anni, il convivente di quest’ ultima, Iredia Osakue, 29 anni, tutti e tre clandestini e Silvano Gallo, 50 anni, di Nichelino che aveva formato una gang specializzata nello sfruttamento di decine di prostitute di colore il cui ingresso clandestino in Italia era favorito da un «phone center» di San Salvario”. Ora, si dà il caso che la madre di Daisy Osakue, la ragazza di origine nigeriana vittima della banda dell'uovo, si chiami Magdalyne Albert e il padre , che dichiara di essere arrivato in Italia 24 anni fa e attualmente è titolare di un centro pratiche per immigrati nonché mediatore culturale in una cooperativa che gestisce l'accoglienza, si chiami appunto Iredia Osakue e ha oggi 45 anni.
+++++ il comando dei carabinieri di Moncalieri, che all'epoca eseguì l'arresto, mi ha confermato che l'uomo arrestato in flagranza di reato e condotto in carcere per sfruttamento della prostituzione di donne nigeriane nel 2002 è Iradie Osakue, padre di Daisy Osakue++++++
P.s. Ho anche la sentenza di condanna. E non finisce qui.
Chiunque condivida deve citare la FONTE. Per prima io ho avuto la sentenza e ho verificato. Non ipotesi. Verifiche concrete. 

Iredia Osakue, il padre dell'atleta italiana colpita dall'🥚 fascio è stato condannato per tentato omicidio e sfruttamento della prostituzione, però, fa il "mediatore culturale" per gli immigrati. Chi meglio di lui? Ah per notizia, la Sentenza è già di primo grado di 5 anni e 4 mesi per appartenenza a un "clan" nigeriano...
e buongiorno italiani 🥚🇮🇹 Ah, quasi dimenticavo. L'uomo(?) sarebbe stato a capo di un'organizzazione, chiamata «Eiye», che ha base in Nigeria ma molte ramificazioni in Europa. Al centro del processo la lotta con l'organizzazione rivale «Black Axe» con cui si contendeva il controllo del Torinese. Al gruppo venivano attribuiti diversi reati: truffa, intimidazioni, tentati omicidi, lesioni, estorsioni ed esercitava la violenza fisica «con armi bianche e da sparo», con «frustate attraverso lo strumento africano detto kobu-kobu al fine di costringere connazionali ad affiliarsi o di punire chi sgarrava».

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