Così l’ha ridotta il profugo dopo lo stupro: “Il viso le grondava di sangue”



Turpi dettagli sull’orribile stupro avvenuto domenica sera nella periferia di Reggio Emilia, in via Petit Bon. Protagonista il solito profugo. Il responsabile – un richiedente asilo ucraino – ha aggredito la 22enne italiana alle spalle mentre passeggiava, poi l’ha e un pugno in faccia e trascinata dietro un cespuglio, dove l’ha brutalmente stuprata.
I genitori della vittima al giornale locale: “Abbiamo sentito squillare al campanello in modo forsennato. Era nostra figlia. Ci siamo chiesti come mai fosse già tornata, pochi minuti dopo essere uscita per la passeggiata che è solita fare nel quartiere”, racconta la mamma.
Poi, quando le aprono, lo choc: “Aveva il volto ricoperto di sangue. Piangeva e tremava. Era in stato confusionale. Pensavo che avesse avuto un incidente stradale. Poi ha sussurrato: ‘Mi hanno violentata’ “.
“Le hanno rovinato la vita”, urla il padre con la voce che gli trema. E aggiunge: “L’hanno aggredita da dietro. Quel balordo ha abusato di lei. Una violenza completa”.
“Nostra figlia è stata anche picchiata: ha il naso rotto, il labbro tagliato, lividi sul collo, i graffi dei rovi sul corpo”.
La ragazza era solita fare la passeggiata ogni sera intorno alle 21 soprattutto d’estate. Ma ora viviamo nella società multietnica, dove le donne non possono uscire sole, la sera. Perché nascosti dietro ai cespugli ci sono ‘loro’.
Il racconto dei genitori ci ha subito fatto tornare in mente il terribile dramma di, la ragazza svedese (foto in alto) brutalmente stuprata da profughi. E ridotta, come la ragazza reggiana, in una maschera di sangue.

È stato tradito da una cicatrice sul sopracciglio e dal logo presente su una delle sue magliette, l’uomo arrestato dalla Squadra mobile di Reggio Emilia perché indiziato di essere l’autore della violenza sessuale di domenica scorsa su una ragazza di 24 anni.
Si tratta di un 26enne straniero, senza fissa dimora, richiedente asilo e in attesa di ottenere lo status di rifugiato.
L’indagato, incensurato, era stato individuato grazie a una serie di appostamenti, ma alla vista dei poliziotti è scappato.
Gli uomini della Mobile hanno continuato a cercarlo ovunque e alla fine hanno trovato il posto dove passava la notte e in cui si era nascosto.
Il covo si trovava in un luogo impervio e protetto dalla vegetazione, all'interno di un'area verde non lontano dalla zona dove è avvenuta la violenza.
Durante la perquisizione del rifugio, dentro uno zaino, gli agenti hanno trovato la maglietta rossa che probabilmente l’uomo indossava al momento dello stupro.
All’alba di ieri il ricercato è stato trovato dai poliziotti nei pressi di una ditta di imballaggi in cui lavorava saltuariamente. Il logo sulla maglietta era proprio di quella azienda, i cui responsabili hanno dato piena collaborazione alla cattura.