Accade al pronto soccorso nelle ore serali e notturne. La denuncia dell’Anaao: «Tutori e stecche rigide ci sono solo nel reparto di ortopedia, che però alle 20 deve chiudere»

Non
ci sono medici sufficienti, non c’è personale e non ci sono gessi e
tutori. E così se dopo il tramonto del sole un malcapitato paziente si
presenta al pronto soccorso dell’ospedale di Reggio Calabria viene
medicato alla meno peggio con garze e pezzi di cartone, in attesa che il
mattino dopo riapra il reparto di ortopedia. Verrebbe da pensare a una
clamorosa fake news se a documentarla non ci fosse la testimonianza di
un medico che ha prestato servizio per 40 anni proprio all’ospedale di
Reggio Calabria; e se non ci fossero le immagini che al medico stesso
sono pervenute da colleghi e pazienti del reparto. Il medico si chiama
Gianluigi Scaffidi, è in pensione da alcuni mesi e oggi è un
rappresentante dell’Anaao (l’associazione dei medici ospedalieri) della
Calabria.
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Ospedale di Reggio Calabria: pazienti medicati con pezzi di cartone
Niente gessi e tutori
Le
immagini arrivate al dotto Scaffidi mostrano gambe, braccia, piedi di
pazienti adagiati sulle barelle: gli arti, anzichè da stecche, tutori o
bende gessate sono tenute rigide da pezzi di cartone, cerotti e garze.
«Una situazione che ormai non si vede più nemmeno in Africa e che invece
succede nell’unico ospedale di una città italiana di 200.000 abitanti. E
badate che non si tratta di una situazione occasionale: alcune foto
sono state scattate due giorni fa, altre risalgono a qualche settimana».
L’incresciosa situazione è stata confermata al sito «Corriere della
Calabria» dai vertici dell’azienda ospedaliera che però non hanno voluto
aggiungere altri particolari nè commenti.
«Alle 20 ortopedia chiusa»
Ma
cosa capita al pronto soccorso reggino e come si è giunta a sostituire
le ingessature con le «incartonature»? Lo racconta proprio Gianluigi
Scaffidi: «Il reparto ortopedia è aperto solo fino alle 20, perché manca
il personale che lo faccia funzionare. La sala gessi funziona solo in
ortopedia, il pronto soccorso ne è sprovvisto. Così chi arriva con una
frattura dopo le 20 deve attendere fino al mattino successivo l’arrivo
degli specialisti. Ma al pronto soccorso mancano anche i tutori, le
stecche rigide e le altre protezioni che facciano da rimedio momentaneo.
Così il personale da qualche tempo si deve arrangiare con i pezzi di
cartone».
Punta dell’iceberg
La
sanità calabrese è da tempo commissariata, il «buco» si aggira attorno
ai 100 milioni di euro e la riduzione delle spese e degli sprechi è un
imperativo con cui medici e dirigenti devono fare quotidianamente i
conti. «Sarei anch’io preoccupato da questa esigenza - commenta il
rappresentante dell’Anaao - ma ci sono limiti che non possono essere
oltrepassati, livelli al di sotto dei quali non si può scendere: come si
può privare un pronto soccorso dei materiali necessari a medicare una
semplice frattura? E purtroppo questa, che sembra una barzelletta, è
solo la punta dell’iceberg per un ospedale dove manca di tutto:
materiali, apparecchiature, personale».
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