mercoledì 20 giugno 2018

I Rom ??Tutta brava gente! Dedicato ai buonisti, magliette rosse e varie losche figure.

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PER NON DIMENTICARE.OGGI 17 AGOSTO SONO 11 ANNI CHE IL MIO GRANDE AMICO FRATERNO LUIGI MORICCIOLI FU MASSACRATO DA DUE ROM SULLA CICLABILE DI TOR DI VALLE PER RUBARGLI BICI E CELLULARE.MORì DOPO 50 GIORNI DI COMA SENZA AVER PRESO MAI PIù CONOSCENZA.CIAO LUIGI.
Angelo Basilotta ROMA - Confermata la pena al rom che uccise a bastonate Luigi Moriccioli. La Prima corte di Assise di Appello di Roma, presieduta da Antonio Cappiello, ha confermato la condanna a trenta anni di reclusione, per Elvis Eugen Trinca, alias Relu Margelu, 20 anni, il rom accusato di aver ammazzato a bastonate Luigi Moriccioli, il dirigente dell'ospedale San Giovanni aggredito il 17 agosto del 2007 sulla pista ciclabile di Roma e morto dopo un'agonia di 40 giorni.

L'uomo, nonostante il giudizio con rito abbreviato che prevede uno sconto di un terzo della pena e nonostante il pm avesse chiesto 28 anni, era stato condannato sempre a 30 anni il 25 luglio del 2008 dal gup di Roma, Marcello Liotta. Il rom era imputato, oltre che di omicidio anche di rapina.


ROM. RAGGI D'ACCORDO CON SALVINI NOSTRO OBBIETTIVO E' CHIUDERE CAMPI
martedì 24/07/2018 14:18

DIRE Roma 24 lug. - Condivido l'analisi di Salvini. I campi rom come tutti romani sanno sono un caos dal 2008 da quando sostanzialmente esistono in maniera ufficiale. Drenano dalle casse del Comune circa 25 milioni di euro l'anno e fanno vivere cittadini e persone in condizioni pessime sia dentro al campo che per chi rimane fuori. Finalmente noi abbiamo messo le mani su questa situazione. Il nostro obiettivo e' chiuderli favorendo l'integrazione. Quindi diritti e doveri . Cosi' la sindaca di Roma Virginia Raggi in un'intervista rilasciata al Tg3. Ago Dire 14 16 24-07-18

L'immagine può contenere: albero, scarpe e spazio all'apertoCi sono 2 categorie che non hanno i problemi con i Rom.

Quelli che non ci entrano in contatto (scortati, arroccati in ville con security armata)

e quelli con il fondoschiena rosso che devono mistificare la realtà
In genere queste due categorie coincidono. Per tutti gli altri, i Rom sono un serio problema, specie per le fasce più povere che loro malgrado ci convivono a stretto contatto.

A costo di diventare ripetitivo, da Renzi alla Boldrini, da Gentiloni a De Magistris, e mettiamoci anche mezza palazzina di alti Prelati, vorrei tanto che il vostro mondo e quello dei Rom si incontrassero senza scorte, senza security e guardie svizzere, a tempo indeterminato.






Poi ci risentiamo (forse)


Ricettavano auto di lusso. Arrestati in 29, sono tutti rom

La banda di ladri ha messo a segno circa 40 colpi. I componenti uniti proprio dall'appartenenza all'etnia

Ventinove giovani uomini, imparentati l'uno con l'altro, tutti rom nati in Romania, se si eccettua un ceco.





Prendevano di mira concessionarie e rivenditori di auto, ditte e negozi di telefonia, ma eccellevano soprattutto nel riciclare la merce rubata. Questa, in breve, la banda di ladri e ricettatori di vetture di lusso sgominata dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile del gruppo di Monza. L'unico arrestato fisicamente l'altra notte (6 erano già in carcere) è il più anziano del gruppo, un 61enne specializzato nella ricettazione. Tutti comunque hanno diversi precedenti. Anche il loro capo, un 21enne, definito «piuttosto carismatico» dagli investigatori dell'Arma. Era lui a guidare bande di 6-8 persone, con un'organizzazione quasi militare specializzata nei furti di auto e di oggetti di tecnologia in tutto il nord Italia (Veneto Lombardia e Piemonte). L'organizzazione - tutta formata da giovanissimi, di cui uno anche minorenne all'epoca dei fatti - era strutturata e molto rodata: in 5 minuti i rom riuscivano infatti a rubare una macchina di grossa cilindrata. E si trattava quasi sempre di vetture ancora non immatricolate e che poi venivano rivendute all'estero. Dal luglio 2016 la banda ha messo a segno almeno una quarantina di colpi.

A tenere insieme i componenti di quella che i magistrati della Procura di Monza hanno bollato come associazione per delinquere era, fatto curioso e di grande attualità, proprio la loro appartenenza all'etnia rom.

Parlare di rom come l'«argomento del giorno» è quasi un eufemismo. Come sappiamo il neo ministro dell'Interno Matteo Salvini insiste per censirli e questa sua decisione ha creato parecchie polemiche. Va detto, però, per correttezza, che i censimenti dei campi nomadi sono sempre stati fatti dalle amministrazioni pubbliche, per quantificare il fenomeno e per aiutare a predisporre interventi di aiuto e, insieme, di ripristino della legalità. A Milano, ad esempio, aveva iniziato Riccardo De Corato quando sindaco della città era Letizia Moratti, nel 1998.

Due giorni fa, sull'onda della proposta di Salvini proprio De Corato, ora assessore alla Sicurezza per la Regione Lombardia, facendo riferimento all'articolo 6 dal Decreto legislativo del 6 febbraio 2007 ha voluto precisare che un cittadino dell'Unione europea può rimanere in uno qualsiasi degli Stati membri fino ad un massimo di tre mesi purché abbia con sé un documento identificativo e, oltre quel periodo, solo in base a determinati requisiti, altrimenti scatta il rimpatrio.

Ieri l'assessore regionale, saputo dell'operazione dei carabinieri monzesi, ha ribadito la necessità di un censimento dei rom per «una questione di sicurezza del territorio».

Del resto proprio il fatto che i componenti della banda non avessero una dimora fissa ha reso più difficili le indagini dei militari: i ladri, infatti, si muovevano molto rapidamente sul territorio nazionale ed era difficile che rimanessero nello stesso posto per più di una settimana. Anche ora 22 degli accusati si trovano fuori dall'Italia, tra Romania, Francia e Spagna.

Maxi operazione al campo rom: trovati 27 milioni di euro in contant
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Il blitz dei carabinieri alla periferia di Torino. Oltre ai soldi falsi anche droga e armi. Arrestate tre persone e nove denunciati a piede libero. Tutte falsificate le banconote sequestrate

Una doppia operazione, la prima a metà agosto e la seconda oggi. La lotta dei carabinieri e della polizia municipale di Torino contro i campi nomadi della zona.




Maxi operazione al campo rom: trovati 27 milioni di euro in contanti

Il blitz dei carabinieri alla periferia di Torino. Oltre ai soldi falsi anche droga e armi. Arrestate tre persone e nove denunciati a piede libero. Tutte falsificate le banconote sequestrate

Una doppia operazione, la prima a metà agosto e la seconda oggi. La lotta dei carabinieri e della polizia municipale di Torino contro i campi nomadi della zona.




Un blitz che ha portato alla luce le attività di riciclaggio, spaccio di droga e detenzione illegale di armi.

Ma non solo. Nel campo rom di Strada dell'Areoporto i militari hanno trovato anche ben 27 milioni di euro falsi. Cosa ci facessero, non è dato sapere. Considerando che sopra alle banconote campeggia la scritta "fac simile". Oggi tre persone abitanti del campo rom sono state arrestate per resistenza a pubblico ufficiale, maltrattamento di animali, detenzione di droga e possesso di armi.

Le banconote sequestrate erano divise tra euro, franchi svizzeri e dollari. Gli arresti arrivano dopo che a metà agosto le forze dell'ordine avevano identificato 60 persone, perquisito 15 alloggi e 20 automobili. In quell'occasione erano anche scattate le manette per Nikola Stojanovic, 45 anni, accusato di produzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti. In quell'occasione venne trovato con hashish e due bilancini per misurare le dosi da spacciare.

Oggi poi i carabinieri hanno anche sequestato 9 veicoli senza assicurazione, scoperto un bar abusivo aperto all'interno del campo e trovato piante di marijuana. E c'è ancora qualcuno che nega che i campi rom siano una babele di illegalità.


Un blitz che ha portato alla luce le attività di riciclaggio, spaccio di droga e detenzione illegale di armi.

Ma non solo. Nel campo rom di Strada dell'Areoporto i militari hanno trovato anche ben 27 milioni di euro falsi. Cosa ci facessero, non è dato sapere. Considerando che sopra alle banconote campeggia la scritta "fac simile". Oggi tre persone abitanti del campo rom sono state arrestate per resistenza a pubblico ufficiale, maltrattamento di animali, detenzione di droga e possesso di armi.

Le banconote sequestrate erano divise tra euro, franchi svizzeri e dollari. Gli arresti arrivano dopo che a metà agosto le forze dell'ordine avevano identificato 60 persone, perquisito 15 alloggi e 20 automobili. In quell'occasione erano anche scattate le manette per Nikola Stojanovic, 45 anni, accusato di produzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti. In quell'occasione venne trovato con hashish e due bilancini per misurare le dosi da spacciare.

Oggi poi i carabinieri hanno anche sequestato 9 veicoli senza assicurazione, scoperto un bar abusivo aperto all'interno del campo e trovato piante di marijuana. E c'è ancora qualcuno che nega che i campi rom siano una babele di illegalità. 



ROMA ROM RUBANO NELLA METRO POLIZIA FERMA I TRENI E LE BECCA… GRANDE LAVORO DELLE NOSTRE FORZE DELL’ORDINE




Allarme borseggiatrici alla fermata Spagna della linea metro A di Roma. I carabinieri sono intervenuti dopo la segnalazione di quattro nomadi borseggiatrici. Le donne si sono rifiutate di dare le proprie generalità al personale dell’esercito in servizio.

I militari della compagnia Roma Centro hanno portato le 4 in caserma e le hanno identificate visto che erano sprovviste di documenti. Il servizio sulla metro A è stato sospeso durante l’intervento delle forze dell’ordine nella tratta Battistini-Re di Roma, solo in direzione Anagnina.




Arrestate a Castel Goffredo due donne del campo nomadi
Sono ritenute le autrici dei furti con destrezza commessi a danno di anziani nei comuni di Castel Goffredo, Guidizzolo e Piubega


Il modus–operandi adoperato iniziava con l’individuazione della vittima nei pressi di esercizi pubblici o di cimiteri e a volte anche presso le loro abitazioni. Le vittime preferite erano solitamente anziani, che venivano raggirate facendo loro credere di essere lontani parenti o di essersi conosciuti presso ospedali della zona, così da ottenere la fiducia delle vittime, ignare che di lì a poco sarebbero state derubate di qualche gioiello o dei contanti custoditi nel portafoglio. Lo stratagemma adottato consentiva, dall’inizio dell’anno ad oggi, di mettere a segno, solo nell’alto Mantovano, una decina di colpi. L’indagine scaturita dal furto denunciato da una anziana signora di Castel Goffredo e condotta dai carabinieri del posto, ha consentito di identificare due donne di 52 e 35 anni, entrambe pluripregiudicate e domiciliate in un campo nomadi di Casalmaggiore. Sono state arrestate perché ritenute le autrici dei furti con destrezza commessi dall’inizio dell’anno nei comuni di Castel Goffredo, Guidizzolo e Piubega.





“Identificare i nomadi? Può essere un antidoto alla criminalitá”
A sostenerlo da oltre dieci anni è il procuratore di Oristano Ezio Domenico Basso, originario del monregalese. Unico magistrato in Italia a contestare a rom e sinti il reato di associazione a delinquere



“Sono anni che lo affermo: poter contare su una banca dati con le impronte digitali dei nomadi, significa privarli della loro arma migliore per sfuggire alla legge, ossia l’impossibilità di essere identificati”.
A dirlo - anzi a ribadirlo per l'ennesima volta da dieci anni a questa parte - è Ezio Domenico Basso, procuratore della procura di Oristano, in Sardegna, che quando era sostituto procurato presso la procura di Mondovì, era balzato agli onori della cronaca per essere diventato, grazie alle sue indagini certosine, il “pm antinomadi”. Nomea che gli portò anche ad essere bersaglio di un attentato quando, in piena notte, venne lanciata contro casa sua una bombola molotov e quindi finì sotto scorta. Scorta che, per indagini svolte quando era a Vercelli alcuni anni fa, ha tuttora.
Ancora oggi, Ezio Domenico Basso, è il magistrato italiano che vanta nel suo curriculum il più alto numero di indagini su rom e sinti, rispetto a quanto abbia fatto qualsiasi altro suo collega. Primo magistrato italiano a contestare ai nomadi anche il reato di associazione per delinquere, paragonando così le famiglie nomadi a piccoli ma efficaci ed efficienti, “clan di criminalità organizzata”, che si spostano da un luogo all’altro, mettendo in atto furti, rapine e truffe soprattutto nel Nord e nel Centro italiana, molto meno al Sud, dove la criminalità organizzata vanta un livello di delinquenza ancora superiore.
“La mia prima indagine sui nomadi - ricorda il procuratore di origini monregalesi - risale al 2000, con l’arresto di una quarantina di rom che, da casa attraverso il cellulare, davano indicazioni a un gruppo di bambini su dove, come e quando andare a rubare”.
A nulla serviva a fermare i minori, che nessuno veniva a prendere in caserma, per paura di essere arrestato e, una volta messi in una comunità protetta, questi bambini scappavo dopo poco tempo per tornare nei loro campi nomadi e quindi proseguire a rubare su indicazione di grandi.
“Numerose invece, le indagini sui gruppi sinti, residenti nei campi nomadi di Cuneo, Carignano e Moncalieri - prosegue il procuratore Ezio Domenico Basso -, svolte dal 2000 al 2008. Molti i filoni di indagini, che portarono all’arresto di oltre 200 sinti”
Sono state indagini lunghe e laboriose: per la prima volta in Italia, grazie ai pesanti capi di imputazione contestati, queste persone appartenenti ai gruppi rom e sinti, sono state condannate a diversi anni di carcere e ad alcune di loro è stata tolta la patria potestà. “Se avessimo potuto contare su una banca dati - ricorda Basso - le indagini sarebbero proseguite in maniera più spedita”.
Il procuratore di Oristano Ezio Domenica Basso, concorda quindi con la proposta di procedere alla identificazione dei nomadi presenti in Italia. “Trovo che la proposta del ministro dell’Interno Matteo Salvini sia consona ed utile, come già ero d’accordo con l’idea di identificare i gruppi di nomadi, lanciata da Roberto Maroni, quando dieci anni fa, era al Viminale. Del resto in un momento in cui si parla di prendere le impronte digitali ai dipendenti pubblici, non mi pare nulla di così grave identificare delle persone che vivono sul nostro territorio. Cosa che si fa anche con i cittadini italiani, nel caso in cui non si possano identificare in altri modi, per esempio attraverso la carta di identità”
Due nomadi su cinque, in Italia, sono apolidi, ossia quando sono nati non sono stati registrati all’anagrafe e quindi per lo Stato non esistono. Ed identificare un fantasma diventa difficile.
https://www.youtube.com/watch?v=ConvUg_j4AU
https://www.youtube.com/watch?v=4JvYBsGqyNA
https://www.youtube.com/watch?v=dH9wWIe-TxM
https://www.youtube.com/watch?v=skJ-5AUMBsE
https://www.youtube.com/watch?v=2UG3vfTA_nI
https://www.youtube.com/watch?v=mtrDCdhN8Qc
https://www.youtube.com/watch?v=rgtDQeoFZsc
https://www.youtube.com/watch?v=5sN67Ht6eVU
and so on

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Un fucile a canne mozzate, una pistola Cranaq Zattava, calibro 7,65, una pistola Bonifacio Echeverria, calibro 9, con relativi caricatori, entrambe di nazionalità serba, complete di munizionamento ed aventi matricole abrase, ma anche due uniformi originali costituite da giacche, pantaloni e berretti in dotazione all'Arma dei carabinieri, due lampeggianti, una palina segnaletica, due paia di manette, due passamontagna, due paia di guanti in lattice. È quanto la polizia di Stato ha trovato in un borsone che in due stavano nascondendo sotto la paglia in un terreno di Mugnano, ai confini con il quartiere di Scampia.


DURO COLPO AGLI ZINGARI DI ROMA
VIDEO.
Blitz all'alba dei carabinieri che hanno già eseguito 31 misure cautelari per appartenenti al clan Casamonica. Altri sei ordini della Gip di Roma su input della Dda capitolina sono in esecuzione tra Roma, Reggio Calabria e Cosenza. Il Comando provinciale di Roma dell'Arma sta eseguendo le misure impegnando ben 250 uomini: i membri del clan sono accusati dai giudici romani di di aver costituito un'organizzazione dedita al traffico di droga, estorsione, usura, commessi con l'aggravante del metodo mafioso.
<<Bene operazione Carabinieri contro clan Casamonica. Ringrazio Comando generale Roma. Ancora una volta insieme per dire #FuorilamafiadaRoma #nonabbassiamolosguardo», ha commentato su Twitter la sindaca di Roma Virginia Raggi>>
http://tv.iltempo.it/…/roma-arresti-casamonica-mafia-assoc…/


Rom entrano in casa e rubano la pensione ad anziana di 85 anni

Le quattro malviventi hanno sottratto alla signora 400 euro: sono state arrestate


Quattro ladre rom si sono intrufolate nell’appartamento di un’anziana signora italiana di 85 anni rubandole la pensione.
È successo a San Paolo Civitate, piccolo comune di circa 6mila anime in provincia di Foggia, dove le malviventi – senza fissa dimora – sono state arrestate dalle forze dell’ordine.
Si tratta, come scrive La Gazzetta del Mezzogiorno, di due donne di 49 e 48 anni e di due ragazze di 25 e 23: soggetti già noti agli inquirenti per i loro precedenti penali (reati contro il patrimonio per l’esattezza).

L'inseguimento alle rom

Ma veniamo ai fatti. Nel pomeriggio di mercoledì scorso, l’85enne preda della banda femminile ha chiamato il numero unico per le emergenze, chiedendo aiuto: era stata appena vittima di un furto in casa, commesso da quattro donne nomadi. La vittima ha raccontato alla polizia che le rom le erano entrate in casa con l’inganno, per poi rubarle la pensione di 400 euro, riuscendo a fornire ai carabinieri una descrizione precisa delle ladre, con tanto di targa dell’auto sulla quale le criminali sono salite per fuggir via.
Le ricerche sono così partite celermente e tutte volanti sono state allertate: nel giro di pochi minuti una pattuglia dei militari ha incrociato la vettura segnalata, mettendosi così al suo inseguimento. Gli uomini dell’Arma ha bloccato la macchina e condotto in caserme per tutti gli accertamenti di rito le responsabili del furto.
I 400 trafugati sono tornati nelle mani della legittima proprietaria, mentre le quattro rapinatrici sono state trasferite al penitenziario di Foggia.

 Non sono Italiani sono nostri nemici!
 
Terrore sulla Pontina, sassi contro le auto e ostacoli in strada per provocare incidenti

Succede nei pressi del campo nomadi di Castel Romano, tra Pomezia e Roma
28 febbraio 2017



Prima le rapine e ora gli attentati agli automobilisti in transito. Vecchi elettrodomestici piazzati in mezzo alla Pontina con l’obiettivo di provocare incidenti e sassi contro le auto. Una situazione esplosiva, che rischia di provocare qualche dramma, quella che si sta registrando nei pressi del campo nomadi di Castel Romano, tra Pomezia e Roma, e su cui ora sta indagando la stradale di Aprilia. Azioni di cui sarebbero responsabili i rom dell’insediamento.

Il campo di Castel Romano, sorto ai margini della Pontina, è finita spesso al centro di inchieste compresa quella su Mafia Capitale. Dalla scorsa estate, inoltre, il campo sta rappresentando una minaccia per gli automobilisti che percorrono la 148. Inizialmente il problema è stato quello delle rapine ai danni di quanti si fermavano a fare rifornimento self service nella vicina area di servizio, episodi che, un mese fa, hanno portato gli investigatori del commissariato di Spinaceto ad arrestare tre minorenni rom. Poi, da un mese circa, sono iniziati gli “attentati” agli automobilisti. Ignoti hanno piazzato sulla carreggiata vecchi elettrodomestici, che hanno causato anche due incidenti. Un bus di linea ha rischiato di ribaltarsi dopo che l’autista si è visto lanciare contro una carrozzina e, infine, è iniziato il lancio di sassi di rilevanti dimensioni contro le auto in transito, uno dei quali, la notte scorsa, ha centrato il finestrino di un’utilitaria.

Il tiro a segno è proseguito anche ieri. La stradale di Aprilia, allertata dagli automobilisti, sta indagando. E dalle testimonianze raccolte gli uomini del comandante Massimiliano Corradini è stato appurato che ad agire sarebbero appunto gli ospiti del campo, quasi tutti bambini tra gli 8 e i 12 anni, soggetti dunque difficilmente punibili e sfruttati dagli adulti per compiere reati. La Procura di Roma è già stata informata. Intanto percorrere la Pontina è diventato un incubo.


Fate attenzione....



Questa notte all'una circa, hanno tirato i sassi sulle auto che percorrevano la pontina direzione Roma altezza Castel Romano. 2 feriti, 6 auto danneggiate fra cui quella di mio nipote. I carabinieri intervenuti hanno detto che non possono fare nulla. Non possono entrare nella favelas , sono 700 persone !!!!! Che dobbiamo fare , chiuderci in casa? Il comune di Roma che intenzioni ha ?


La pena di morte sarebbe equa, ma restiamo umani : VIA DALL' ITALIA !

Castel Romano, sassi contro le auto per rapinare i conducenti. La Stradale: non fermatevi

di Mauro Evangelisti
Lanciano pietre contro le auto in corsa per rapinarle. Agguato sulla Pontina, nei pressi del campo rom. Sassi e mattoni dal ciglio della strada, con bersaglio di automobilisti di passaggio. Sei le macchine danneggiate, con i parabrezza in frantumi, due i feriti, ed è andata perfino bene perché era l'una di notte e le conseguenze potevano essere molto più gravi. Non è la solita idiota bravata di qualche ragazzetto, ma un'azione organizzata e con un obiettivo: costringere le auto a fermarsi per rapinarle, un vero assalto alla diligenza. «Li ho visti in faccia - racconta un ragazzo che guidava una delle macchine colpite dalle pietre - ero pronto ad entrare nel campo nomadi insieme alla polizia per indicare i colpevoli, ma gli agenti hanno detto che non era il caso di notte. Ma questo che è successo è gravissimo e pericoloso, qualcosa di incredibile».
 

RACCONTI
Andiamo per ordine ricucendo le testimonianze di quanto accaduto, ricordando che non è la prima volta che accadono episodi come questi e che in passato addirittura venivano scaraventate lavatrici per strada per costringere le auto a fermarsi e rapinarle. Una di notte, un taxi (una Megane) sta tornando da Pomezia, il tassista sta parlando al telefono con un collega con l'auricolare, siamo sulla Pontina, prima del distributore e dello svincolo per l'outlet, di fianco al campo rom, direzione Roma. «Vedo un uomo vestito di arancione, correre verso di me sul lato della strada, penso che voglia buttarsi sotto, poi mi scaglia un mattone sul parabrezza, che va in frantumi. Per fortuna il mattone viene deviato dallo specchietto retrovisore e così non mi colpisce in testa. Urlo all'auricolare al collega cosa è successo, gli dico che mi fermo, lui mi sbraita di non farlo, di tirare dritto fin che posso, perché di sicuro mi vogliono rapinare. Per fortuna riesco ad arrivare a un'area sicura, avverto la polizia». Passa qualche minuto e un gruppo di nove trentenni, torna su tre automobili differenti da Pomezia, dove erano stati a festeggiare il compleanno di M., che ha compiuto 33 anni. «Ci avviciniamo al distributore, di fianco al campo rom, tra una macchina e l'altra c'è circa un minuto. Io guido quella di mezzo, e mi arriva una telefonata agitatissima dal passeggero di quella che mi precede, mi urla stanno tirando i sassi, io poi di lato vedo una distesa di pietre e massi. Cominciano a tirarli: alla prima auto hanno sfondato il parabrezza e sfiorato al naso il passeggero, provocandogli un taglio. Un altro è stato ferito alla nuca. Abbiamo visto i rom correre verso l'auto ferma di lato, anche io mi sono fermato all'altezza del distributore. Hanno tirato un sasso anche contro la mia macchina, danneggiandola nella parte anteriore, e anche alla terza auto dei nostri amici. Poi è stata colpita anche una quarta vettura. Non ci hanno rapinato, perché ci siamo fermati tutti al distributore e probabilmente hanno pensato che fossimo in troppi. E' arrivata l'ambulanza, sono stati medicati i feriti. Sono sconvolto. Mi domando: cosa sarebbe successo se al volante ci fosse stata una ragazza da sola? Io ho il porto d'armi, se avessero tentato di aggredirmi avrei potuto difendermi? Più in generale, perché questi episodi vengono tollerati, questo è tentato omicidio, è evidente». In totale, secondo i rilievi della polizia stradale di Latina (che ha competenza sulla Pontina fino al Raccordo) le auto danneggiate sono sei, i feriti due.

 

Castelli, ville e auto di lusso: chi è la «regina dei rom» che prendeva assegni dal Comune di Torino

In questi anni ha percepito 70.000 euro di assegni dal Comune di Torino: peccato che in Bosnia abbia un tesoretto da milioni di euro, 400 auto e ville comprate grazie ad attività illecite

  TORINO - La chiamano la «regina dei Rom», vive nel campo nomadi di via Germagnano e a una prima occhiata può tranquillamente passare come una donna modesta, tendenzialmente povera. La realtà però è ben diversa. Basta scoprire il velo di bugie e apparenza per capire come Sena Raselma Halilovic sia in realtà una donna potentissima e, soprattutto, ricchissima.

LA REGINA DEI ROM - In Italia la «regina dei rom» vive in una casa fatiscente in via Germagnano, il campo nomadi dove i topi che si aggirano tra i cumuli di rifiuti cacciano i gatti e non viceversa. Nel paese d'origine però, Sena Raselma Halilovic possiede un castello a Mostar, città al sud della Bosnia Erzegovina, un hotel e diverse ville lussuosissime, attrezzate con piscine e vasche idromassaggio. Il parco d'auto è di tutto rispetto: almeno 400 vetture di ogni tipo. Roba da far invidia a Cristiano Ronaldo, o quasi. Il paradosso è che nonostante questo tesoro, provento di attività illecite di ogni tipo, la «regina dei rom» risulti nullatenente. Ed è a causa di questa condizione che in questi anni Sena Halilovic, grazie a false attestazioni ISEE, è riuscita a incassare dal Comune di Torino assegni per una cifra vicina a 70.000 euro: assegni famigliari per lei e i 22 componenti della sua famiglia. Una truffa scoperta dalla Guardia di Finanza di Torino e che ha portato la Corte d'Appello del capoluogo piemontese a disporre la confisca di 420mila euro circa depositati su banche croate. La sensazione, come detto, è che si tratti davvero di un ago in un pagliaio. Di una goccia in un mare di soldi e potere.


Il campo nomadi di via Germagnano (© Diario di Torino)

IL CLAN KORAKHANE E IL TESORO DEI ROM - Sena Halilovic, arrestata a Girona nel 2017 ma scarcerata e sparita nel nulla, è la donna più potente del clan matriarcale dei Korakhanè, rom musulmani di origine kosovara. In Italia la famiglia Halilovic conta centinaia e centinaia di persone sparse in tutta la penisola. Macchiare una persone solo per qualche legame, anche lontano, con la «regina dei rom» rappresenta certamente un errore. Tra gli Halilovic vi sono tantissime persone rispettabilissime e incensurate ma quel cognome, tanto diffuso quanto potente, ultimamente è salito agli oneri della cronaca per diversi crimini commessi nell'ultimo periodo. Impossibile dimenticare i tre ragazzini minorenni che nel 2015 investirono nove persone e uccisero una donna di 44 anni o il minorenne che stuprò due giovani ragazze di 14 anni a Roma. In Piemonte il clan è numeroso a Torino ma anche ad Asti, dove la «regina dei rom» possiede diversi terreni. Alcune cellule si registrano nella zona di Alessandria e a Genova. Stabilire con certezza la vastità del patrimonio del clan è pressoché impossibile: come accertato dal procuratore aggiunto Alberto Perduca, durante l'indagine condotta dalla Guardia di Finanza e dagli investigatori di Eurojust, solo negli ultimi due anni Sena Halilovic è riuscita a mettere da parte un patrimonio stimato in 4 milioni di euro. La sensazione è che il tesoro dei rom sia in realtà decisamente superiore. Di certo è costruito su una base criminale fatta di estorsioni, furti, rapine, proventi dell'accattonaggio, ricettazione e traffici illeciti.


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