
Anche se il risarcimento deve essere ancora quantificato con esattezza in sede civile, il problema è che i condannati si sono dichiarati nullatenenti. Per questo i due dipendenti di Trenord rischiano seriamente di non ricevere un soldo. Luca Ponzoni, il legale del capotreno, ha così spiegato la situazione del suo assistito: «Non ha ricevuto nulla ad eccezione della somma erogata dall’Inail per l’infortunio sul lavoro. Siamo intenzionati ad andare avanti per ottenere giustizia, e stiamo valutando la strada da percorrere». Gli avvocati dei salvadoregni condannati, insomma, intendono dimostrare che, essendo i loro assistiti dei nullatenenti, sarebbe lo Stato a dover risarcire il capotreno e il suo collega.
Il secondo problema, però, è che la nuova legge 122 del 2016, che regola gli indennizzi per le vittime di reati violenti, prevede risarcimenti irrisori. Tanto per rendere l’idea, l’indennizzo massimo per l’omicidio ammonta a circa 8mila euro e quello per lo stupro a circa 5mila. Di Napoli e Magagnin potrebbero quindi ricevere tutt’al più un indennizzo per le spese mediche e assistenziali. Una vera doppia beffa per i due, aggrediti dai malviventi e abbandonati dallo Stato. Per questo motivo il legale del capotreno sta valutando seriamente l’ipotesi di ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo, per rendere finalmente giustizia a una delle tante vittime della violenza immigrata.
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