giovedì 29 marzo 2018

Staccarono col machete il braccio al controllore

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Milano, 30 mar – Nel giugno del 2015 un gruppo di salvadoregni appartenenti alla gang MS13 aggredì brutalmente a colpi di machete due dipendenti di Trenord alla fermata di Villapizzone, quartiere di Milano. Si trattava del capotreno Carlo Di Napolie del collega Riccardo Magagnin. Il capotreno, per le ferite causate dai fendenti di machete, ha rischiato di perdere il braccio. Il 22 marzo scorso una sentenza dellaCassazione ha condannato in via definitiva i colpevoli per tentato omicidio. Il tribunale ha inoltre stabilito una provvisionale di 50mila euro a favore di Di Napoli e uno di 20mila euro in favore di Magagnin.


Anche se il risarcimento deve essere ancora quantificato con esattezza in sede civile, il problema è che i condannati si sono dichiarati nullatenenti. Per questo i due dipendenti di Trenord rischiano seriamente di non ricevere un soldo. Luca Ponzoni, il legale del capotreno, ha così spiegato la situazione del suo assistito: «Non ha ricevuto nulla ad eccezione della somma erogata dall’Inail per l’infortunio sul lavoro. Siamo intenzionati ad andare avanti per ottenere giustizia, e stiamo valutando la strada da percorrere». Gli avvocati dei salvadoregni condannati, insomma, intendono dimostrare che, essendo i loro assistiti dei nullatenenti, sarebbe lo Stato a dover risarcire il capotreno e il suo collega.


Il secondo problema, però, è che la nuova legge 122 del 2016, che regola gli indennizzi per le vittime di reati violenti, prevede risarcimenti irrisori. Tanto per rendere l’idea, l’indennizzo massimo per l’omicidio ammonta a circa 8mila euro e quello per lo stupro a circa 5mila. Di Napoli e Magagnin potrebbero quindi ricevere tutt’al più un indennizzo per le spese mediche e assistenziali. Una vera doppia beffa per i due, aggrediti dai malviventi e abbandonati dallo Stato. Per questo motivo il legale del capotreno sta valutando seriamente l’ipotesi di ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo, per rendere finalmente giustizia a una delle tante vittime della violenza immigrata.

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