TOTO' CONTRO OSCAV LUIGI SCALFAVO
REPERTORIO :Post n°1452 pubblicato il 25 Aprile 2010 da vocedimegaride
Tag: 25 aprile, Antonio de Curtisi, Edith Mingoni, Oscar Luigi Scalfaro, Totò
NON TUTTI SANNO CHE......
Il nostro amatissimo Totò si rese protagonista di un gesto di nobile galanteriadifendendo l'onore di una donna presso il presidente Scalfaro. Ho pescato OGGI questa curiosità, ricercando notizie sullo Scalfaro magistrato, presidente dei Tribunali speciali all'indomani del 25 aprile e delle numerose esecuzioni di civili (anche adolescenti) da lui firmate.... Brutte storie... meglio spostarci sul gossip senza rischiare d'essere accusati di negazionismo... chè si finisce pure in galera...
"ONORE a Totò!
Considerato persona di rigide vedute in tema di morale fu protagonista il 20 luglio del 1950, all'inizio della sua attività parlamentare, di un episodio che fece molto scalpore, poi divenuto noto come "il caso del prendisole".
Il fatto ebbe luogo nel ristorante romano "da Chiarina", in via della Vite, quando insieme ai colleghi di partito Sampietro e Titomanlio Scalfaro ebbe un vivace alterco con una giovane signora, Edith Mingoni in Toussan, da lui pubblicamente ripresa in quanto il suo abbigliamento, a parere dell'onorevole, era sconveniente poiché ne mostrava le spalle nude.
Secondo una ricostruzione de Il Foglio, la signora si sarebbe tolta un bolerino a causa del caldo e Scalfaro avrebbe attraversato la sala per gridarle: «È uno schifo! Una cosa indegna e abominevole! Lei manca di rispetto al locale e alle persone presenti. Se è vestita a quel modo è una donna disonesta. Le ordino di rimettere il bolerino!». Sempre secondo questa fonte, Scalfaro sarebbe uscito dal locale e vi sarebbe rientrato con due poliziotti. L'episodio terminò perciò in questura, ove la donna, militante del Movimento Sociale Italiano, querelò Scalfaro ed il collega Sampietro per ingiurie.
La vicenda tenne banco sui giornali e riviste italiane per lungo tempo: la stampa laica accusava Scalfaro di "moralismo" e "bigottismo", quella cattolica lo difendeva. Intervennero nella polemica molti personaggi noti, come il giornalista Renzo Trionfera, il latinista Concetto Marchesi, ed altri. Alla Camera furono presentate interrogazioni parlamentari nell'attesa di una delibera sull'autorizzazione a procedere (della cui competente Giunta Scalfaro stesso era membro) contro i due parlamentari a seguito della querela sporta dalla signora[8]. Peraltro, poiché la Mingoni aveva dichiarato la sua militanza politica, nella richiesta di autorizzazione a procedere si afferma che dai parlamentari sarebbe stata chiamata "fascista" e minacciata di denuncia per apologia del fascismo[8]. L'episodio fu raccontato dalla stampa anche in una versione secondo la quale Scalfaro avrebbe dato uno schiaffo alla signora.
Il padre della Mingoni in Toussan (un colonnello pluridecorato dell'aeronautica militare a riposo), ritenendo offensiva nei confronti della figlia una frase pronunciata da Scalfaro durante un dibattito parlamentare, lo sfidò a duello. Al padre subentrò poi come sfidante il marito della signora, anch'egli ufficiale dell'aeronautica. La sfida fu respinta, la qual cosa, risaputa pubblicamente, fece indignare il "principe Antonio Focas Flavio Comneno De Curtis", in arte Totò, del quale il quotidiano socialista Avanti! pubblicò una una vibrante lettera aperta a Scalfaro. Nella missiva, il comico napoletano rimproverara a Scalfaro un comportamento prima villano e poi codardo.
Il processo per la querela non fu mai celebrato per la sopravvenuta amnistia del 1953."
Sulla controversa moralità dello Scalfaro censore, boia, baciapile e democatto... come non riflettere - visti i precedenti - sui momenti cruciali della sua ascesa all'Olimpo della Repubblica, a cadavere ancor caldo di Falcone nell'annus horribilis 92, della strana ingerenza mariolesca nel SISDE epitaffiata e morta con quel suo televisivo "IO NON CI STO!", fino, a ritroso alla sua carriera di boia nel '45... Continuo a pensare che anche nel caso Contrada c'è il suo zampino! Pensare non è reato!
Marina Salvadore
Il nostro amatissimo Totò si rese protagonista di un gesto di nobile galanteriadifendendo l'onore di una donna presso il presidente Scalfaro. Ho pescato OGGI questa curiosità, ricercando notizie sullo Scalfaro magistrato, presidente dei Tribunali speciali all'indomani del 25 aprile e delle numerose esecuzioni di civili (anche adolescenti) da lui firmate.... Brutte storie... meglio spostarci sul gossip senza rischiare d'essere accusati di negazionismo... chè si finisce pure in galera...
"ONORE a Totò!
Considerato persona di rigide vedute in tema di morale fu protagonista il 20 luglio del 1950, all'inizio della sua attività parlamentare, di un episodio che fece molto scalpore, poi divenuto noto come "il caso del prendisole".
Il fatto ebbe luogo nel ristorante romano "da Chiarina", in via della Vite, quando insieme ai colleghi di partito Sampietro e Titomanlio Scalfaro ebbe un vivace alterco con una giovane signora, Edith Mingoni in Toussan, da lui pubblicamente ripresa in quanto il suo abbigliamento, a parere dell'onorevole, era sconveniente poiché ne mostrava le spalle nude.
Secondo una ricostruzione de Il Foglio, la signora si sarebbe tolta un bolerino a causa del caldo e Scalfaro avrebbe attraversato la sala per gridarle: «È uno schifo! Una cosa indegna e abominevole! Lei manca di rispetto al locale e alle persone presenti. Se è vestita a quel modo è una donna disonesta. Le ordino di rimettere il bolerino!». Sempre secondo questa fonte, Scalfaro sarebbe uscito dal locale e vi sarebbe rientrato con due poliziotti. L'episodio terminò perciò in questura, ove la donna, militante del Movimento Sociale Italiano, querelò Scalfaro ed il collega Sampietro per ingiurie.
La vicenda tenne banco sui giornali e riviste italiane per lungo tempo: la stampa laica accusava Scalfaro di "moralismo" e "bigottismo", quella cattolica lo difendeva. Intervennero nella polemica molti personaggi noti, come il giornalista Renzo Trionfera, il latinista Concetto Marchesi, ed altri. Alla Camera furono presentate interrogazioni parlamentari nell'attesa di una delibera sull'autorizzazione a procedere (della cui competente Giunta Scalfaro stesso era membro) contro i due parlamentari a seguito della querela sporta dalla signora[8]. Peraltro, poiché la Mingoni aveva dichiarato la sua militanza politica, nella richiesta di autorizzazione a procedere si afferma che dai parlamentari sarebbe stata chiamata "fascista" e minacciata di denuncia per apologia del fascismo[8]. L'episodio fu raccontato dalla stampa anche in una versione secondo la quale Scalfaro avrebbe dato uno schiaffo alla signora.
Il padre della Mingoni in Toussan (un colonnello pluridecorato dell'aeronautica militare a riposo), ritenendo offensiva nei confronti della figlia una frase pronunciata da Scalfaro durante un dibattito parlamentare, lo sfidò a duello. Al padre subentrò poi come sfidante il marito della signora, anch'egli ufficiale dell'aeronautica. La sfida fu respinta, la qual cosa, risaputa pubblicamente, fece indignare il "principe Antonio Focas Flavio Comneno De Curtis", in arte Totò, del quale il quotidiano socialista Avanti! pubblicò una una vibrante lettera aperta a Scalfaro. Nella missiva, il comico napoletano rimproverara a Scalfaro un comportamento prima villano e poi codardo.
Il processo per la querela non fu mai celebrato per la sopravvenuta amnistia del 1953."
Sulla controversa moralità dello Scalfaro censore, boia, baciapile e democatto... come non riflettere - visti i precedenti - sui momenti cruciali della sua ascesa all'Olimpo della Repubblica, a cadavere ancor caldo di Falcone nell'annus horribilis 92, della strana ingerenza mariolesca nel SISDE epitaffiata e morta con quel suo televisivo "IO NON CI STO!", fino, a ritroso alla sua carriera di boia nel '45... Continuo a pensare che anche nel caso Contrada c'è il suo zampino! Pensare non è reato!
Marina Salvadore
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