domenica 5 novembre 2017

"Cara Boldrini, ti racconto il mio stupro"Ma tu non mi hai mai risposto! E alllora avanti un altro stupro!


  Sul quotidiano Il Tempo, la lettera di una ragazza vittima della brutalità due rom nella Capitale: "Ora basta col perbenismo"
Luca Romano - Mer, 30/08/2017 - 10:31
"Le voglio raccontare in diretta cosa prova una donna, di qualsiasi nazionalità o religione, quando viene violentata". Inizia così una lettera pubblicata in prima pagina dal quotidiano Il Tempo e firmata da una ragazza violentata da due rom a Roma.

"Non ne posso più dell'ipocrisia della politica che interviene o non interviene a seconda se lo stupratore è un immigrato oppure no (o nel caso della signora Boldrini che ha condannato lo stupro di Rimini a tre gioni dai fatti e solo dopo le polemiche sollevate dai suoi avversari) o perché qualche simpaticone, tipo quel mediatore della coop, rilancia l'idea che lo stupro è tale solo all'inizio perché poi la donna si calma e godo", scrive la ragazza.

Che poi si addentra nel racconto della sua tremenda vicenda in cui è finita vittima di "esseri umani stranieri che sarebbe meglio chiamare animali".

"Mentre chattavo su Facebook al telefono con il mio ex ragazzo ho visto un'ombra nera allungarsi sempre di più. Mi sono fermata per capire cosa fosse ma quando l' ho vista correre verso di me era già troppo tardi. Ho provato a strillare ma l'urlo è tornato in gola rimbalzando sulla mano pigiata sulla bocca. Quell'uomo mi ha colpita e trascinato attraverso oltre la rete fino a chiudermi in una baracca maleodorante. Due belve feroci. Non era solo, quel bastardo. Mi hanno fatto sdraiare su un materasso putrido, strappato, mi hanno bloccato le gambe e a quel punto ho chiuso gli occhi e pregato mentre mi sentivo strappare la pelle, violare nell' intimità, in balia del mostro, privata della mia libertà, carne da macello. Come se la mia vita non avesse valore. Piangevo e tremavo mentre quei maiali si divertivano a turno. Sarà politicamente scorretto, sarà non bello a dirsi, sarà che cristianamente bisogna perdonare, ma queste persone, caro direttore, non credo possano vivere in mezzo a noi. Non posso dire cosa gli farei, ma chiunque nelle mie condizioni penserebbe di fargli esattamente le stesse cose.
Fatico a considerarli umani. Perversi, infami, vigliacchi, questo sono".

La ragazza poi spiega di aver ripensato a quel momento quando la vicenda dello stupro di Rimini ha fatto capolino nelle cronache. Anche lì uno stupro violento nei confronti di una donna e poi di un transessuale.

"Per quegli schifosi, quell'abuso sessuale era una via di mezzo tra una festa e un sacrificio. Io ero lì, loro fumavano, bevevano, ridevano, si sfogavano sessualmente, parlavano tra loro mentre io ero buttata lì. Poi, forse per eccitarsi, inframezzavano parole in italiano e discutevano ad alta voce se uccidermi o tenermi invita, ovviamente dopo aver fatto un altro giro sguazzando nella mia carne, stuprando la mia anima. E ridevano, quanto ridevano...", si legge ancora sul Tempo.

Poi alla fine la ragazza è riuscita a scappare, approfittando di un momento di distrazione di uno dei rom. Un incubo finito. Un incubo che rimarrà impresso indelebilmente nella sua anima.

"Sa, direttore, tanta era la vergogna che non ho detto nulla a mio papà per 4 giorni, non volevo farlo soffrire. Poi però non ce l' ho fatta e mi sono liberata di tutto. Lui è stato un papà d' oro, si sorprendeva solo del silenzio stampa intorno a questa storia che coinvolgeva dei rom (zingari non si può scrivere, vero?). Ma non si dava pace. Temeva che altre ragazze potessero fare la mia stessa fine. Sa cosa ha fatto? Ha riempito il quartiere di volantini per raccontare cos'era successo, ed è solo a quel punto che i giornali hanno cominciato a scrivere.
Non voglio buttarla in politica, non mi interessa. Non sono di destra e nemmeno di sinistra. Ma da allora sono iniziate ad accadere cose assurde. Certe associazioni di sinistra non solo non hanno avuto il minimo rispetto per quanto avevo subìto, ma hanno addirittura detto per telefono a mio padre che non doveva manifestare perché i due violentatori erano dei rom e così si sarebbe alimentato il «razzismo». Quei giorni sono stati terribili, ci chiamavano «fascisti», andavano in giro per il quartiere a mettere voci in giro che io mi ero inventata tutto, che ero una puttana".

Infine l'appello: "Supplico tutti a finirla con questo politichese da schifo, col perbenismo, coi due pesi e le due misure. Perché quel che è capitato a me può capitare stasera a vostra figlia.
Vorrei che la signora Boldrini, che tanto si batte per i diritti delle donne, non avesse remore a parlare di immigrati se immigrati sono gli stupratori, o di italiani se un italiano fa cose del genere. La violenza sessuale non ha colori, ideologie, religioni".






BREAKING NEWS, ROMA
Stupro Roma, GIP: “Zingari feroci”
Nello stupro di due 14enni, avvenuto il 10 maggio scorso a Roma e che ha portato all’arresto di due rom italiani di origini bosniache Zingari, siamo in presenza di un atto “feroce” in cui le due ragazzine sono state anche minacciate di morte. E’ quanto emerge dall’ordinanza di custodia emessa dal gip Costantino De Robbio nei confronti di Mario Seferovic di 21 anni e di Bilomante Maikon Halilovic di 26, accusati di violenza sessuale e sequestro di persona.

Per il gip, “lo stupro è stato compiuto con estrema freddezza e determinazione unite ad un’ assoluta mancanza di scrupoli e a una non comune ferocia verso le vittime”. L’incubo vissuto dalle due amiche 14enni legate con delle manette a un recinto in un terreno isolato, violentate e minacciate di morte è durato poco meno di un’ora. Probabilmente lunedì ci sarà l’interrogatorio di garanzia dei due arrestati. Non è escluso che si avvalgano della facoltà di non rispondere.
Quando a cervelli deboli come quelli delle due vittime in questione, racconti che “siamo tutti uguali”, poi ci credono. E quelli ‘uguali’ le stuprano.

Cosa ci fanno gli Zingari in Italia? E come mai il campo nomadi comunale è ancora in piedi? Stuprano le vostre figlie, e tutto rimane come prima.
Altra fonte

14enni stuprate a Roma, gip: atto feroce e premeditato
Arrestati due bosniaci che ora sono accusati di violenza sessuale. Raggi: mio animo di mamma é scosso

 

 Carabinieri sul luogo dove avvenuto lo stupro di due quattordicenni romane © ANSA


Nello stupro di due 14enni, avvenuto il 10 maggio scorso a Roma e che ha portato all'arresto di due rom italiani di origini bosniache, siamo in presenza di un atto "feroce" e "premeditato" in cui le due ragazzine sono state anche minacciate di morte. Un incubo durato un'ora. E' quanto emerge dall'ordinanza di custodia emessa dal gip Costantino De Robbio nei confronti di Mario Seferovic di 21 anni e di Bilomante Maikon Halilovic di 26, accusati di violenza sessuale e sequestro di persona.

Per il gip, "lo stupro è stato compiuto con estrema freddezza e determinazione unite ad un' assoluta mancanza di scrupoli e a una non comune ferocia verso le vittime". Nel provvedimento di sei pagine il giudice scrive che "il carcere è l'unica misura idonea per impedire il pericolo di inquinamento probatorio viste le minacce di morte rivolte alle minori" perché non rivelassero lo stupro". Seferovic, inoltre, ha contattato "la madre di una delle ragazze, forse anche per appurare se le vittime avessero rispettato la consegna del silenzio". Dalle carte emerge, inoltre, che il 2 agosto scorso è stato svolto un incidente probatorio durante il quale le due vittime "hanno ricostruito in maniera non contraddittoria lo stupro e hanno dato particolari utili per l'identificazione del complice di Seferovic da entrambe indicate con il nome di Cristian".

Nei prossimi giorni, probabilmente lunedì, ci sarà l'interrogatorio di garanzia dei giovani che vivono in un campo nomadi della città. Non è escluso che i due si avvalgano della facoltà di non rispondere. I fatti sono accaduti a maggio quando la ragazzina decide di incontrare il 21enne che su Facebook aveva adottato il nickname "Alessio il sinto". All'appuntamento, fissato nel tardo pomeriggio in un luogo isolato vicino a un boschetto la ragazza si presenta con un'amica. Il 21enne avrebbe abusato di entrambe mentre l'altro arrestato faceva da palo all'inizio del vicolo cieco. Sono gli stessi aggressori a "liberarle" minacciandole di non raccontare niente a nessuno. Solo un mese dopo una delle due 14enni dice tutto ai genitori che hanno presentato denuncia ai carabinieri facendo scattare le indagini.

"La scelta del luogo è un primo, importante elemento che dimostra la premeditazione del delitto, così come l'utilizzo delle manette che il reo aveva portato con sé con l'inequivocabile intento di farne uso per legare le vittime ed impedire loro di fuggire durante lo stupro programmato", scrive il gip Costantino De Robbio. Per il giudice: "Il ricorso a un complice demandato a sorvegliare l'accesso al vicolo per consentire la violenza carnale senza timore di essere interrotti" ed aumentare la paura nelle vittime "aggrava ulteriormente un fatto già di per sé estremamente allarmante".

"Violenza sulle due ragazze atto orribile. Da donna e mamma scossa nell'animo. Sono vicina alle vittime e alle loro famiglie". Lo ha twittato la sindaca di Roma Virginia Raggi, impegnata nel Viaggio della Memoria ad Auschwitz.

Il padre di una delle due vittime
Forse, ora che li hanno presi, svegliandomi al mattino potrò tornare a sorridere. Conto nella giustizia e spero che quei due siano puniti per quello che hanno fatto a mia figlia e alla sua amica. E se così non fosse, fuori ad aspettarli, stavolta, ci sarò io». Ha la voce ferma il padre di Paola (la chiameremo così) una delle due adolescenti aggredite e violentate da Mario Seferovic, 21 anni, lo scorso 10 maggio, in via Renato Birolli, alla periferia est.
Altra fonte
Stupro Collatina: 14enni violentate da Alessio Il Sinto e l'amico

Legate e stuprate: così Alessio Il Sinto ha abusato di due 14enni. L'amico faceva da palo

I due, nati a in Italia, sono residenti nella baraccopoli di via di Salone


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Stupro Collatina: 14enni violentate da Alessio Il Sinto e l'amico
Legate ad una ringhiera e poi stuprate. A turno. E' l'incubo vissuto da due 14enni di Roma, violentate nel maggio scorso in un campo sulla Collatina tra via Renato Birolli e via Collatina. Le indagini dei Carabinieri di Tor Sapienza, iniziate dopo la denuncia di una delle due vittime, hanno portato all'arresto di Mario Seferovic, 21enne con precedenti per reati contro il patrimonio, e un amico 20enne incensurato che avrebbe fatto da "palo".

Alessio Il Sinto, il suo nickname su Facebook

I due sono stati arrestati dopo un blitz nella baraccopoli di via di Salone, dove risiedono. Cognomi noti alle cronache romane ma sono italiani. Mario Seferovic è nato a Napoli, l'amico a Roma. Il primo sarebbe proprio la mente del macabro piano. Su Facebook si fa chiamare Alessio Il Sinto, posta video con dirette dove, con gli amici, andava in giro per la Capitale con abiti firmati. Oppure quelli a casa, mettendo in mostra i tatuaggi a petto nudo.
Un "cattivo ragazzo" che piace alle giovanissime. E così, proprio sui social, ha conosciuto una delle due vittime. Quindi l'appuntamento con la 14enne. Lei avrebbe portato un'amica, coetanea. Alessio Il Sinto un amico.

L'incubo delle due 14enni 

Da lì, però, è iniziato l'incubo della Collatina. Alessio Il Sinto ha bloccato le due, spinte in un campo abbandonato. L'amico 20enne, che in tasca nascondeva le manette, le ha legate. Lui, secondo gli inquirenti, non ha partecipato allo stupro ha fatto da "palo".  Dopo lo stupro, commesso materialmente da Seferovic, le due amiche sono state minacciate di morte. Non avrebbero dovuto raccontare nulla.
Un mese dopo, però, una delle due 14enni ha vuotato il sacco e così è partita la denuncia. Indicata la foto sul profilo Facebook di Alessio Il Sinto, i Carabinieri della Stazione di Roma Tor Sapienza, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno identificato i due e portati così nel carcere di Rebibbia. L'accusa è di "violenza sessuale di gruppo continuata" e "sequestro di persona continuato in concorso".

Ma io dico, ma pure ste ragazze, ma come si fa a uscire con una faccia di minchia come questo???


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