mercoledì 24 agosto 2016

Migranti picchiati, gli indagati al gip: "Siamo noi le vittime"


Il commando ha agito per vendetta contro un ragazzo egiziano che però secondo gli inquirenti sarebbe stato scambiato per un suo connazionale. Gli aggrediti: "Quei ragazzi italiani non li conoscevamo"
Hanno risposto alle domande del gip, Ettore Cavallaro, che li ha interrogati nel carcere di Caltagirone, Davide e Giacomo Severo, 32 e 23 anni, e Antonino Spitale, 18 anni, fermati per l'aggressione dello scorso 20 agosto a quattro migranti minorenni di nazionalità egiziana, ospiti del Centro di prima accoglienza per minori non accompagnati di San Michele di Ganzaria, in provincia di Catania. A ricostruire il racconto fatto dai tre, tutti originari di San Cono, è stato il loro difensore, l'avvocato Pietro Marino.

"Sì siamo noi nel filmato, ma noi siamo le vittime, non gli aggressori - hanno detto in sede di interrogatorio i tre fermati -. Le mazze le avevano in mano loro, noi gliele abbiamo tolte".
"All'uscita di San Cono - riferisce il penalista - sette, forse otto extracomunitari hanno aggredito per futili motivi il 18enne. I due fratelli Severo stavano passando di li' e sono intervenuti per difendere l'amico. Uno dei due, che in auto aveva una pistola per giocare a softair l'ha impugnata per farli fermare. Hanno tolto loro le mazze da baseball, ma quelli che erano rimasti erano in possesso di colli di bottiglie e pietre e li hanno aggrediti, e loro si sono difesi. Sono loro le vittime". Per il penalista: "Non c'e' stata alcuna premeditazione, ma solo un fatto congiunturale. Due dei miei assistiti, che come ogni sabato e domenica si recavano in paese a comprare i dolci - ha aggiunto l'avvocato Marino -, sono intervenuti per sottrarre il terzo indagato proprio durante un'aggressione da parte degli egiziani. In pratica si sono solo difesi, non c'e' stata alcuna imboscata".

Una versione che stride con quella data dai ragazzi aggrediti e con le immagini del video. "Noi quei ragazzi italiani non li conoscevamo, mai visti. Forse ci hanno scambiati per altri egiziani. Eravamo di ritorno dal mercatino del sabato, ci hanno picchiati senza motivo": così uno dei quattro minori ospiti del centro di prima accoglienza, aggrediti sabato, parla dell'imboscata nella quale uno è stato colpito alla testa con una mazza da baseball. Il sedicenne è stato ferito solo alle braccia. Alla domanda perché i tre si sono accaniti solo contro uno dei quattro, in un italiano stentato e pronunciando alcune parole in inglese ha poi aggiunto: "Lui era più avanti rispetto al resto del gruppo. Forse per questo se la sono presa con lui".

Domani in Sicilia arriverà il console egiziano a Roma Sherif Elgammal per far visita ai ragazzi, suoi connazionali, vittime dell'imboscata: prima tappa in ospedale per far visita al sedicenne in coma farmacologico dopo l'intervento alla testa, poi si recherà in Prefettura e infine andrà a San Michele di Ganzaria nel centro di prima accoglienza dove si trovano gli altri tre giovani. Il gip del tribunale di Caltagirone Ettore Cavallaro ha fatto sapere che solo domattina scioglierà le riserve sulla convalida del fermo dei tre giovani di San Cono accusati di tentato omicidio.

E c’è un sospetto che inquieta gli investigatori dei carabinieri impegnati nell’inchiesta sul pestaggio dei quattro egiziani a San Cono. Riguarda la persona da colpire: il sedicenne finito in ospedale a Catania con la testa fracassata potrebbe essere il destinatario sbagliato della terribile spedizione punitiva. Il commando, armato con mazze da baseball, composto dai fratelli Giacomo e Davide Severo e da Antonio Spitale potrebbe aver commesso un errore di persona. I tre avrebbero picchiato in maniera selvaggia un giovane scambiandolo per un altro.

Il dato emerge dalle investigazioni che hanno fotografato una serie di litigi con protagonisti gli egiziani a San Cono e in particolare un tafferuglio avvenuto alla fine di luglio durante una partita di calcetto in piazza tra uno dei Severo, il più grande, e un egiziano che a San Michele di Ganzaria era arrivato da minorenne, compiuto il diciottesimo anno di età era stato trasferito prima alla Sprar di San Cono e dieci giorni fa a Grammichele. La lite è nata in seguito a un calcio al pallone dato dall’egiziano, pallone che è finito contro il passeggino con un neonato sospinto dalla moglie di Severo. La rissa fu subito sedata, presente anche il primo cittadino di San Cono, Nuccio Barbera. Altra rissa il 13 agosto in piazza in occasione della finale di calcetto vinta da una selezione di gente del luogo contro una rappresentativa di migranti. In quell’occasione proprio gli egiziani, guidati dal giovane divenuto maggiorenne, contestarono la sconfitta e finì tutto in baraonda. Sabato il pestaggio. Ma il giovane picchiato selvaggiamente al capo è stato scambiato per quello che da dieci giorni non era più in paese.

Catania, l'aggressione ai minorenni egiziani ripresa col telefonino


Sono in corso dinanzi al Gip del tribunale di Caltagirone, Ettore Cavallaro, gli interrogatori di garanzia dei fratelli Giacomo e Davide Severo di 32 e 23 anni e di Antonio Spitale di 18, tutti accusati di avere picchiato a sangue i quattro minori egiziani nei pressi del Cpa di San Michele di Ganzaria. I tre sono stati inchiodati alle loro responsabilità da un video che li riprende mentre picchiano e minacciano le vittime. I due Severo sono meccanici e lavorano con il padre e un altro fratello. Antonio Spitale è studente al quinto anni di ragioneria con esami da recuperare il 28 settembre. Nei loro confronti la procura ha ipotizzato il reato di tentato omicidio e porto illegale di armi bianche. Sono ancora ricercati i due che erano assieme al commando ma sono rimasti in macchina.

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