VARESE – “Lo Stato italiano e qualche magistrato mi dovrebbero spiegare perché questo tizio era libero di scorrazzare per le nostre strade”: così ha scritto su Facebookmercoledì 10 agosto Andrea Cassani, sindaco di Gallarate, poche ore dopo l’arresto di Emmanuel Djakoure, reo confesso dell’omicidio di Claudio Silvestri, ilmilitante leghista ucciso nella sua casa di Jerago con Orago. L’immigrato aveva un curriculum criminale che – come ha sottolineato la Procura – aveva visto una escalation in frequenza e gravità. A suo carico risultano un decreto penale di condanna, tre archiviazioni per violazioni di legge sull’immigrazione, un furto e un oltraggio, una serie di furti per cui era stata già emessa la citazione diretta o in corso la conclusione indagini, tra cui alcuni fatti che risalgono al 30 aprile e al 2 giugno del 2016 compresa una recente rapina avvenuta su un treno.
A incastrare l’ivoriano, che ha ammesso ogni responsabilità, è stata un’impronta digitale trovata su un vaso in casa di Silvestri. Quando il giovane è stato fermato aveva con sé l’orologio della vittima, il suo cellulare, monili vari rubati da casa sua e quattrocentotrenta euro in contanti rubati da casa di sua madre. Djakourè aveva intenzione di fuggire e riparare in Svizzera da un conoscente, ma i carabinieri lo hanno intercettato appena in tempo. Al fermato sono stati contestati l’omicidio aggravato dalla circostanza della disabilità della vittima e la rapina aggravata. L’uomo ha raccontato di averlo strozzato a mani nude ma dall’autopsia risulta, invece, che abbia usato una fascia di tessuto.
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