Massimo Bossetti all’ergastolo. Così ha voluto Letizia Ruggeri, il Magistrato che fino a qualche mese prima che iniziasse il processo per la morte di Yara Gambirasio, chiedeva al presunto assassino, Massimo Bossetti, di confessare un delitto che in realtà – a suo dire – non aveva mai compiuto.
“Lei è ancora in tempo, Bossetti, se lei confessa prenderà al massimo 16 anni. Ha capito? Se lei patteggia si becca i suoi 16 anni e in sette otto anni è a casa.”Naturalmente il presunto assassino non ha ceduto al “ricatto” degli inquirenti… replicando quanto segue:
“Perché mai dovrei confessare un omicidio che non ho commesso? Perché? Io non ho ucciso nessuno e non posso confessare una cosa che non ho fatto. Preferisco marcire in carcere da innocente piuttosto che confessare qualcosa che non ho fatto. Sappiate che lotterò fino alla fine contro questo grandissimo errore Giudiziario. Non so chi fosse Yara, non ho mai conosciuto Yara e non l’ho uccisa io questa Yara.A questo punto la domanda sorge spontanea:
Ma se gli inquirenti avessero avuto – REALMENTE – prove schiaccianti contro Massimo Bossetti, perché questi ultimi imploravano una sua confessione?
Inoltre: il liquido da cui è stato estratto il D.N.A, non poteva sopravvivere alla decomposizione del corpo e alle intemperie per 3 mesi. Il cellulare di Massimo Bossetti non è mai stato spento, e le celle a cui si aggancia il suo cellulare non son compatibili con quelle del cellulare di Yara.
Sulla felpa e sulla maglietta di Yara sono state trovate 150 formazioni pilifere umane. Da 49 di queste non è stato possibile ricavare il Dna, 94 sono di Yara, le altre due corrisponderebbero a Silvia Brena, maestra di ginnastica della vittima. l’altra, invece, al presunto assassino Massimo Bossetti.
A questo punto la domanda sorge spontanea:
PERCHE’ IL MURATORE È IMPUTATO DI OMICIDIO, L’ALTRA, INVECE, UNA TESTIMONE?
Sorge il sospetto che gli inquirenti abbiano dovuto trovare un colpevole… e non IL COLPEVOLE. Forse per giustificare l’ingente spesa di denaro pubblico utilizzato per delle “dubbie indagini”?
D’altronde, gli inquirenti che hanno effettuato queste “dubbie indagini”, non sono stati in grado di spiegare a chi apparterrebbero esattamente i reperti da loro trovati
Non vorrei pensare che la “GIUSTIZIA” abbia condannato – volutamente – Massimo Bossetti… per far credere a noi tutti che “GIUSTIZIA” è stata fatta.
Andrea Mavilla.
“Bossetti, lei è ancora in tempo - urlano gli inquirenti - se lei confessa prenderà al massimo 16 anni. Ha capito? Se lei patteggia si becca i suoi 16 anni e in sette otto anni è a casa.”
Naturalmente il presunto assassino non ha ceduto al “ricatto” degli inquirenti… replicando quanto segue:
“Perché mai confessare un omicidio che non ho commesso? Perché? Io non ho ucciso nessuno e non posso confessare una cosa che non ho fatto. Preferisco marcire in carcere da innocente piuttosto che confessare qualcosa che non ho fatto. Sappiate che lotterò fino alla fine contro questo grandissimo errore Giudiziario. Non so chi fosse Yara, non ho mai conosciuto Yara e non l’ho uccisa io questa Yara.
A questo punto la domanda sorge spontanea:
Ma se gli inquirenti avessero avuto – REALMENTE – prove schiaccianti contro Massimo Bossetti, perché questi ultimi imploravano una sua confessione?
Inoltre: il liquido da cui è stato estratto il D.N.A, non poteva sopravvivere alla decomposizione del corpo e alle intemperie per 3 mesi. Il cellulare di Massimo Bossetti non è mai stato spento, e le celle a cui si aggancia il suo cellulare non son compatibili con quelle del cellulare di Yara.
Sulla felpa e sulla maglietta di Yara sono state trovate 150 formazioni pilifere umane. Da 49 di queste non è stato possibile ricavare il Dna, 94 sono di Yara, le altre due corrisponderebbero a Silvia Brena, maestra di ginnastica della vittima. l’altra, invece, al presunto assassino Massimo Bossetti.
A questo punto la domanda sorge spontanea:
PERCHE’ IL MURATORE È IMPUTATO DI OMICIDIO, L’ALTRA, INVECE, UNA TESTIMONE?
Sorge il sospetto che gli inquirenti abbiano dovuto trovare un colpevole… e non IL COLPEVOLE. Forse per giustificare l’ingente spesa di denaro pubblico utilizzato per delle “dubbie indagini”?
D’altronde, gli inquirenti che hanno effettuato queste “dubbie indagini”, non sono stati in grado di spiegare a chi apparterrebbero esattamente i reperti da loro trovati
Non vorrei pensare che la “GIUSTIZIA” abbia condannato – volutamente – Massimo Bossetti… per far credere a noi tutti che “GIUSTIZIA” è stata fatta
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