sabato 13 settembre 2014

Il ritorno delle malattie infettive.

 
"Il signor Mancini è assistente capo e fa parte di una unità speciale, creato al interno della direzione centrale per l’immigrazione. Come ruolo istituzionale questa unità speciale ha quello di recarsi nei luoghi dove è necessaria un know how specifico. Fu creata dal prefetto Ronconi, in questo momento in carica abbiamo il Dott. Giovanni Pinto da circa un anno. Dal maggio scorsohanno ritenuto, e direi anche giustamente, come elaborato specifico e specialistico, di inviare questi soggetti, ormai divenuti 9 - 10, con qualche aggregato, presso le zone degli sbarchi, nel caso specifico abbiamo Ragusa e Siracusa. Esiste all’interno del ministero già dal 2004 un protocollo di profilassi per tutti. E' del 25 maggio 2004, dipartimento della pubblica sicurezza, ministero degli interni: "Tutela degli operatori delle forze di polizia a rischio di esposizione da agenti biologici", che prevede una serie di mezzi, strumenti, abbigliamento adeguato, là dove tutti i soggetti che possono anche in via assolutamente ipotetica, essere esposti a rischi biologici, devono indossare. Invece questi soggetti sono stati inviati senza queste protezioni, che non sono mai neanche state utilizzate! Che cosa succede a Mancini? È venuta fuorila problematica e tutti e 9 gli appartenenti richiedono di essere sottoposti al test di Mantoux per valutare una ipotesi di sopravvenienza o di contagio tebercolare. Richiedono loro attraverso un fax alla direzione centrale di essere sottoposti al test del Mantoux. Lo chiedono il 4 di luglio, vengono sottoposti il 21 di luglio e il signor Mancini risulta positivo al test. Il soggetto non è contagioso. Non ha la tubercolosi in forma attiva, non è infettivo in nessuna maniera. Facciamo un sondaggio: quanti poliziotti hanno indossato le tute e i presidi sanitari? Il protocollo del 24 maggio del 2004, non il 24 maggio 2014, prevede per la tutela di tutti gli operatori, che poi i medici ci dicano: "guarda, mi sono interfacciato con la Marina, tutto a posto" e certo! Perché gli unici che vediamo vestiti di bianco, e grazie a Dio, sono i signori della Marina! Lo sbarco Siracusa del luglio scorso, San Giorgio, salgono su quella nave Mancini e un suo collega: ci sono le foto che sono apparse sui giornali con la mascherina da estetista e i guantini da estetista. A quello sbarco c’erano 66 casi di scabbia e 4 tubercolosi accertate!
Quello che è deprimente è che piuttosto che correre ai ripari, non dico chiedere scusa, ci mancherebbe altro, fermarsi fronte a una problematica seria, ci inventiamo scuse! Presso la questura di Brescia è stato chiesto ai civili se vogliono sottoporsi al test. Questo non ce lo dice nessuno, e allora lo sapete che c’è qualche cosa che non va e la colpa non è dei signori migranti, che Mancini non è infettivo, non è contagioso, ma che ha una qualità di vita diminuita per questa vicenda. Allora che la amministrazione si fermi e affronti il problema!
Hanno parlato per fare trapelare che tutto il discorso era contro i migranti! No no! Ma proprio assolutamente no! Anzi la battaglia è per i capoccioni che abbiamo dentro i ministeri. Penso che se le norme di sicurezza e di profilassi vengono seguite è giusto che un paese più civilizzato, ma non è vero che siamo civilizzati, ma la colpa è la nostra, si prenda cura di queste persone!
Quanto è costato tutto questo alla sanità italiana, che già non è un fiore all’occhiello di questo paese?
Perché se il ministero fosse una ditta privata di appalto che non ha rispettato le norme di sicurezza, perché questo appalto non è stato sequestrato e i direttori dei lavori rimossi dall’incarico?! Se Renzi, se vuole, quando ha tempo e Alfano possono rispondere a questa semplice domanda. Perché allora le norme di sicurezza non valgono per nessuno e allora io direi facciamo così con tutti i cantieri. E allora vuole dire se tu trovi un soggetto senza scarpe infortunistica e senza caschetto tu non glielo levi l’appalto, no! Il cantiere non si sequestra! No, perché per loro che sono le istituzioni non valgono le leggi italiane?! Ma che sono dei posti franchi?! Ma che siamo in Svizzera e San Marino?! Ma di che parliamo?!" Avvocato Luisa Cicchetti, legale di fiducia di Mancini

"Ringrazio gli amici del Bog di Beppe Grillo, perché ci hanno dato la possibilità di arrivare in maniera specifica e molto attenta e precisa nelle case delle persone a dire quella che è la verità su determinati fatti che purtroppo molto spesso non vengono seguiti in maniera corretta dai mezzi di informazione.
Io sono Igor Gelarda, segretario della Consap e oggi parlo del collega Alberto Mancini che fa parte di una task force specializzata e che adesso ha contratto ufficialmente l’infezione tubercolare latente, che non vuole dire che sia infettivo, che sia malato di tubercolosi, ma che per i prossimi due anni piuttosto che passarseli a svagarsi tranquillamente, a non avere pensieri, dovrà pensare a fare degli esami e delle analisi, tutto questo perché? Chi avrebbe dovuto garantire la sua e la nostra incolumità non ci ha pensato.
Questa è la prova di quanto la polizia sia stata in parte mandata allo sbaraglio e della disorganizzazione della polizia, e quello che ci fa più specie l’errore è stato fatto, è quello che si sta cercando di fare oggi, di disconoscere gli errori, un po’ di mettere il silenzio su questo problema, non è vero che ci sono poliziotti che sono stati infettati, abbiamo sentito decine, centinaia di dichiarazioni, anche i medici, di personaggi autorevoli, che adesso vengono smentiti! Non è infettivo, non può portare malattie a altri, però lui comunque ha subito dei danni! Anche solo psicologici.
È uscita, da pochissimi giorni, una circolare della questura di Brescia, ma ne seguiranno a breve in tutta Italia, in cui si sta organizzando lo screening per il monitoraggio per l’infezione tubercolare.
Avete saputo? Dei casi della scabbia dei colleghi di Padova? Ecco quando io vi parlato delle tutine bianche a che cosa servono! Questi due colleghi, adesso, la malattia non è gravissima, ma è molto antipatica, può avere un tempo di incubazione da tre a 6 settimane, e dovranno grattarsi per tanto tempo, perché nessuno gli ha dato le tutine, ecco a che cosa servono le tutine e le mascherine!
In questo momento, come sapete tutti c’è un momento di difficoltà, la polizia sta manifestando, sta protestando, è prevista una grande manifestazione nazionale. Siamo disperati è normale perché come vedete ci mandano allo sbaraglio a operare, se un poliziotto o un Carabiniere sbaglia per strada avete visto che cosa può succedere al poliziotto o anche agli altri, abbiamo i salari bloccati, abbiamo i mezzi che non funzionano, abbiamo la metà delle nostre macchine che hanno fatto più di 250 mila chilometri. Ecco perché noi chiediamo una maggiore attenzione nei confronti delle forze dell’ordine, da parte dei cittadini, e anche da parte dei mezzi di comunicazione, che devono approfondire un po’ di più le vicende che ci riguardano, entrare di più nella notizia e dare una informazione corretta, non cercare solo lo scoop e la notizia facile, per cercare di entrare dentro quello che è il vero problema.
Alla popolazioni e ai cittadini italiani chiediamo la solidarietà e comprensione, i nostri problemi, che sono tanti, i problemi delle forze dell’ordine, che sono tanti e profondi, molto spesso vengono misconosciuti, molto spesso vengono ignorati, allora vi chiediamo di essere vicini a noi, perché noi siamo a difesa vostra, ma siete voi anche a difendere noi e cercate di informarvi in maniera più approfondita e specifica su quello che sono tutto quello che ci circonda, tutto quello che sono le attività che facciamo, nel bene e nel male, anche quando siamo a volte vittime.
Quindi la polizia accanto ai cittadini, i cittadini accanto alla polizia." Igor Gelarda, segretario Consap


Il Passaparola di Igor Gelarda, segretario generale del sindacato di polizia Consap

"Questi giorni noi come sindacato di polizia Consap abbiamo lanciato una class action contro il ministero dell’interno, che cosa è successo? Che migliaia di miei colleghi della Polizia di Stato, ma anche dei Carabinieri, delle altre forze dell’ordine, sono stati impegnati in servizi di accoglienza o gestione a vario titolo dei migranti. Inevitabilmente questi migranti vengono da luoghi dove esistono e resistono determinate malattie che qui in Italia erano completamente scomparse. E tra queste c’è la tubercolosi.

La TBC in Italia
Leggevo l'altro giorno le statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in Italia c’è un morto al giorno per la tubercolosi. A oggi abbiamo circa 40 poliziotti che sono risultati positivi al test di Mantoux, che è quella macchinetta che quando eravamo più puntini facevamo a scuola e fa 4 buchini, e quella fa la spia, perché se sei stato a contatto con la tubercolosi si gonfia e si irrita tutta la parte accanto. Più di 40 miei colleghi sono risultati positivi. Ora la cosa che ci sembrava strana, in televisione, ma anche dal vivo, quando vedevamo gli uomini della marina che erano sulle navi accogliere i migranti con gli occhialetti, la tuta bianca, la maschera con il filtro e i guanti, e poi vedevamo i miei colleghi inizialmente, con i guantini e con la mascherina quella del dentista.

La Class Action dei poliziotti abbandonati dallo Stato
Dopo avere protestato, perché la Consap si sta battendo fortemente per questa cosa sono iniziate a spuntare le mascherine con il filtro, che sono le uniche che ti possono dare un minimo di difesa. Attenzione, io parlo di tubercolosi, ma ci sono le malattie ancora peggiori! C’è il meningococco, c’è l’ebola, che non sappiamo in realtà come e dove poter gestire. E vi ricordo che un poliziotto infettato, oltre a patire danni personali, sta a contatto con la propria famiglia e diventa a sua volta un involontario vettore di infezione! Allora che cosa abbiamo fatto? Ci siamo messi d’accordo con la Assotutela, che difende appunto i diritti dei consumatori, in particolare l’Avvocato Cicchetti, che è molto valido. Quali sono le difesa che il ministero dice che i poliziotti dovrebbero avere? Quelli impegnati in Mare Nostrum e nella attività coi migranti? E leggiamo che nelle disposizioni c’erano le mascherine, la tutina bianca e tutto il resto, diciamo, degli apparati dispositivi in dotazione personale. La polizia non li aveva quasi mai. Per questo motivo abbiamo messo su questa class action che purtroppo ha avuto poco risalto, perché è scomoda, abbiamo fatto questa conferenza stampa e adesso stiamo raccogliendo decine di adesioni dei colleghi. Il numero di colleghi entrati in contatto con il virus sono diventati tanti e molti ci stanno contattando e vogliono i danni, perché la paura, la preoccupazione di tornare a casa con la tua bambina piccola. Sapere di essere stato in contatto con la tubercolosi, perché l’organismo per cui lavori non ti ha protetto per come doveva, sicuramente dà fastidio, da molto molto fastidio. Dopo questa class action che abbiamo fatto il 7 agosto, il ministero nel giro di due giorni ha diffuso un vademecum con delle belle slide per informare i colleghi e dire che: "No! Attenzione! Quello che ci vuole sono guantini, mascherina, occhialini e tutina" e ha fatto una circolare in cui demanda il ministero la responsabilità di questi dispositivi di protezione ai questori, cosa di per se giusta, se non fosse che il questore ha difficoltà a reperire questi strumenti, perché questi dovrebbero essere dati al sanitario provinciale della polizia, ma in tanti casi ancora non sono stati distribuiti. L’incontro con Alfano c’è stato precedentemente, abbiamo interpellato più volte il ministero e nello specifico il direttore dell’immigrazione, il dottor Pinto, che è quello che noi stiamo cercando di stimolare. Noi non siamo polli da batteria. Noi abbiamo oltre la nostra dignità personale anche la dignità professionale e le nostre famiglie che ci aspettano. Se lo Stato ci chiama noi andiamo, ma lo Stato che ci chiama ci deve dare anche gli strumenti per poter fare bene e in sicurezza il nostro lavoro.

Controlli medici sommari ai migranti
Sulla nave c’è un controllo velocissimo, e potremmo dire anche un po’ sommario, da parte di un medico, che vede se ci sono evidente tali da fare isolare questa persona, successivamente poi vengono presi in carico nei centri dove vengono svolte delle visite, ma si parla di virus, batteri, vibrioni, tutte cose che hanno fatto penare la scienza per circa 1800 anni prima di essere isolate, perché si vedono soltanto con determinati strumenti. Per cui abbiamo centinaia di casi di scabbia. Di scabbia non si muore, però beccarla è brutto: un insetto che ti scava i tunnel sotto la pelle prima di cacciarlo via ce ne vuole! In un sistema sanitario come il nostro, che già ha delle difficoltà questo sovraccarico è diventato qualche cosa di difficile da gestire e lo sarà sempre di più. L’incidenza sui migranti di malattie infettive è di circa 15 volte in più rispetto a una persona che vive in Italia: si tratta di percentuali molto alte. Sono involontari vettori, su questo non c’è dubbio, ma lo sono. Ci hanno spiegato che l’ebola ha un tempo di incubazione di circa tre settimane. Poniamo che salga sul barcone una persona che l’ha appena preso, il viaggio dura uno o due giorni, ha tutto il tempo di poter infettare le altre persone, questi arrivano in Italia, apparentemente non sembrano avere nulla, perché diciamo ancora il tempo non è passato e dopo un paio di settimane iniziano a manifestare questi sintomi.

Il silenzio assordante dei giornali
I giornali ci hanno dato un minimo di attenzione, però in realtà abbiamo notato che nessuno ha veramente, tranne rari casi, nessuno ha voluto veramente approfondire la vicenda e era quello che invece ci avrebbe fatto piacere. Noi non siamo degli strilloni che vogliono mettere paura alle persone. Noi vogliamo spiegare quello che è la condizione lavorativa della Polizia. Questo oltre a cercare di migliorare la situazione lavorativa della polizia e renderla più efficiente, è anche un modo per accorciare quelle distanze che purtroppo a volte si creano tra il cittadino e il poliziotto. Tante cose brutte sono successe per l’errore di uno, poi pagano in tanti. Spiegare alla popolazione come lavoriamo, in quali condizioni lavoriamo, ma che comunque lavoriamo, è anche un modo per riavvicinarci a loro. In questo momento noi, come società civile, abbiamo bisogno di tutte le componenti per tornare insieme." Igor Gelarda, segretario Generale Consap


 

Scabbia, contagiati due poliziotti: «Ora diciamo no alla reperibilità»


La protesta delle forze dell’ordine per il mancato rinnovo del contratto e il blocco del tetto salariale. Parlano i sindacati: «Quindici anni di anzianità, 1300 euro al mese, rischi compresi. E sono tanti»







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PADOVA. Ci vogliono da quattro a sei settimane perché l’infezione da scabbia diventi sintomatica, ovvero produca vistosi arrossamenti e l’orrendo prurito dovuto ai cunicoli sottopelle scavati dagli acari. Un tempo durante il quale due poliziotti padovani contagiati dalla scabbia, sul lavoro va da sé, hanno fatto la loro normale vita, a stretto contatto con la propria famiglia. Il rischio che abbiano passato i parassiti a mogli e figli è alto. Esattamente come è appena capitato ai due operatori del servizio di emergenza dell’ospedale di Padova. Profilassi per tutti, dunque, famiglie comprese.
A raccontare del contagio subìto dai due poliziotti, in situazioni diverse ma sempre nell’ambito di servizi o controlli o accompagnamenti che riguardano il mondo degli immigrati relegati in anfratti di insalubre marginalità (insalubre prima di tutto per gli immigrati medesimi e poi per tutti coloro che hanno a che fare con loro), è Luigi Rizzi, segretario provinciale del Siulp (sindacato italiano dei lavoratori della Polizia di Stato). E lo fa nei giorni in cui esplode la protesta dei sindacati e dei Cocer del Comparto sicurezza e difesa, nel giorno in cui le forze dell’ordine alzano il livello della protesta a livello nazionale e annunciano uno sciopero. Non tanto come astensione dal lavoro, ché per la loro categoria è improponibile, ma «con azioni provocatorie nei confronti dell’amministrazione. Per esempio, da ora diciamo no alla reperibilità», spiega Rizzi; «Fino ad adesso nessuno si era mai sottratto ma adesso basta. Cominciamo a dire di no». A Bologna hanno invece scelto l’astensione dagli straordinari. Entro la fine di settembre verrà organizzata, a livello nazionale e quindi anche a Padova, una manifestazione pubblica. A noi non interessa tanto il rinnovo del contratto, il problema è il blocco del tetto salariale, ovvero il blocco di varie indennità che avevamo e non abbiamo più. Comprese quelle per l’aumento di grado che per noi significa funzioni aumentate, stipendio identico. Senza contare le divise centellinate, guanti e mascherine insufficienti, manco i colpi per l’addestramento a sparare ci danno. E adesso la questione immigrazione viene scaricata in modo massiccio sulla nostra categoria». Tanto per chiarire, lo stipendio medio di un poliziotto con 15 anni di servizio è 1300 euro. Rischi, tanti, compresi: «Non è giusto metterci nello stesso calderone dei dipendenti pubblici».
«L’iniziativa dello sciopero è una boutade mediatica, la polizia non lo può fare. Noi da due mesi stiamo girando le piazze, anche a Padova, con due camper per informare la gente e mettere in luce l’unico vero problema» spiega Mirco Pesavento, segretario provinciale del Sap (sindacato autonomo polizia); «Poliziotti malpagati e maldistribuiti su territorio: ci sono otto forze di polizia, otto, che andrebbero invece unificate. Ecco quello che chiediamo».

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