Sono fuori a pranzo. Apprendo
che sarei indagato dalla Procura di Monza, nientemeno che per "ricettazione,
violazione, sottrazione, e rivelazione del contenuto di corrispondenza".
Fantastico. Torno a casa sereno, consapevole di non essere uno spacciatore di
Cartier d'oro (non ho neppure un'orologio). Faccio un giro sul web, e scopro
che la notizia sarebbe stata lanciata nientemente che da Lavoceditalia.
Lavoceditalia, per chi se lo fosse perso, è il sito registrato a nome di quel Manuel
Marco Marsili che ha già ricevuto un'ordinanza che gli impone di non
parlare a nome del Partito Pirata e di non usare il loro simbolo.
Marsili era stato al centro delle
attenzioni di un gruppo di "sedicenti" Anonymous (sedicenti è
d'obbligo, perché essendo "anonymous" non è mica semplice
verificare), che tuttavia mi avevano inviato una letterina, pubblicata sul blog
il 12 gennaio scorso, contenente i link a
"intercettazioni" sui profili social network che erano già pubblicate
in rete, nelle quali era coinvolto Marsili, dove risultava che si stava
tramando per "affossare il Movimento Cinque Stelle". Una cosa
vagamente eversiva. Avevo pubblicato l'email anonima perché conteneva
informazioni che valutavo importanti per il dibattito pubblico, e che era
urgente acclarare, visto che la presentazione dei simboli elettorali (con tutta
la diatriba sui loghi rubati ai Cinque Stelle proprio dal duo Marsili/Foti)
era imminente e si correva il rischio di falsare le elezioni politiche. Qualche
giorno dopo, era emerso senza ombra di dubbio che le conversazioni erano
autentiche, perché un "intercettato", il giornalista Leandro
Perrotta, confermava i dialoghi e perfino gli orari delle chat.
Chiaro dunque qual è l'origine di queste indagini a mio carico. Marsili deve avere sporto denuncia, magari scrivendo che per la pubblicazione di quella lettera avrei preso dei soldi (uno può scrivere quello che vuole, nella denuncia), e deve avere dunque avviato un procedimento d'ufficio, un atto dovuto di cui il Marsili stesso, essendone promotore, ha provveduto a dare notizia. Un fantastico giro del fumo che con tutta probabilità non porterà da nessuna parte (nello stesso giorno, ho appreso dal sito di Marsili che sarei indagato, e da Vanity Fair che avrebbero già stralciato tutte le accuse a mio carico, notizia anche questa da verificare).
Ovviamente, chi poteva riprendere la notizia, che al momento deve essere sembrata poco fondata alle testate nazionali e alla maggior parte delle agenzia stampa? Ma Libero, naturalmente! Che fa i suoi bei titoloni (vedi "L'esercito degli spalamerda") e arriva (aberrazione giornalistica) perfino ad intervistare il Marsili stesso, reputandolo una fonte autorevole, scrivendo poi cose come "Il blogger, famoso per la sua attività su Byoblu, avrebbe sottratto insieme ad alcuni hacker email e dati sensibili di... Anonymous". Cioè io, secondo Libero, avrei addirittura rubato le email nientemeno che ad Anonymous. Ma non è fenomenale? Lo stesso Libero che, nell'edizione cartacea di oggi, alla sezione spettacoli (pagina 31) scrive tuttavia: "Per dire, l'ottimo blogger Claudio Messora, oggi neo responsabile per la comunicazione del M5S al Senato, era ospite fisso da Paragone in tempi non sospetti". Direi che devono mettersi d'accordo...
La vittima? In questo caso la magistratura. Rimbalzano infatti di qua e di là, da commentatori terzi, le accuse di "giustizia ad orologeria", in quanto la notizia delle indagini sarebbe stata diffusa subito dopo la comunicazione del mio incarico con il Movimento Cinque Stelle (di cui parlerò presto per chiarirne gli aspetti). Personalmente, tuttavia, visto il calibro dei personaggi coinvolti, direi che potrebbe trattarsi di un caso emblematico di "cazzoni ad orologeria" e nulla più.
Chiaro dunque qual è l'origine di queste indagini a mio carico. Marsili deve avere sporto denuncia, magari scrivendo che per la pubblicazione di quella lettera avrei preso dei soldi (uno può scrivere quello che vuole, nella denuncia), e deve avere dunque avviato un procedimento d'ufficio, un atto dovuto di cui il Marsili stesso, essendone promotore, ha provveduto a dare notizia. Un fantastico giro del fumo che con tutta probabilità non porterà da nessuna parte (nello stesso giorno, ho appreso dal sito di Marsili che sarei indagato, e da Vanity Fair che avrebbero già stralciato tutte le accuse a mio carico, notizia anche questa da verificare).
Ovviamente, chi poteva riprendere la notizia, che al momento deve essere sembrata poco fondata alle testate nazionali e alla maggior parte delle agenzia stampa? Ma Libero, naturalmente! Che fa i suoi bei titoloni (vedi "L'esercito degli spalamerda") e arriva (aberrazione giornalistica) perfino ad intervistare il Marsili stesso, reputandolo una fonte autorevole, scrivendo poi cose come "Il blogger, famoso per la sua attività su Byoblu, avrebbe sottratto insieme ad alcuni hacker email e dati sensibili di... Anonymous". Cioè io, secondo Libero, avrei addirittura rubato le email nientemeno che ad Anonymous. Ma non è fenomenale? Lo stesso Libero che, nell'edizione cartacea di oggi, alla sezione spettacoli (pagina 31) scrive tuttavia: "Per dire, l'ottimo blogger Claudio Messora, oggi neo responsabile per la comunicazione del M5S al Senato, era ospite fisso da Paragone in tempi non sospetti". Direi che devono mettersi d'accordo...
La vittima? In questo caso la magistratura. Rimbalzano infatti di qua e di là, da commentatori terzi, le accuse di "giustizia ad orologeria", in quanto la notizia delle indagini sarebbe stata diffusa subito dopo la comunicazione del mio incarico con il Movimento Cinque Stelle (di cui parlerò presto per chiarirne gli aspetti). Personalmente, tuttavia, visto il calibro dei personaggi coinvolti, direi che potrebbe trattarsi di un caso emblematico di "cazzoni ad orologeria" e nulla più.
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