di Gianni Lannes

Basta fare un po’ d’attenzione, non dico scavare
nella realtà, per rendersi conto di quanto sia fuorviante l’agenda dei mass
media in Italia. Esistono almeno una serie di vicende torbide legate da un filo nero: il caso del
magistrato Paolo Ferraro, reo di aver segnalato e documentato attività inquietanti alla caserma Cecchignola di Roma, a cui le Autorità hanno
tentato di fare un trattamento sanitario obbligatorio e poi il Csm ha sospeso
per 4 mesi per “motivi di salute”; in realtà prove cliniche alla mano, un magistrato in perfette
condizioni psico-fisiche. A precedere la storia della signora Milica Fatima Cupic, minacciata di morte. In mezzo, in ordine temporale, l’omicidio di Carmela Rea (meglio nota come Melania),
che presentano un unico comune denominatore. Vale a dire: l’universo tricolore
in divisa e le attività illegali dei servizi segreti militari nostrani. Per
l’omicidio di Melania, il giudice Marina Tommolini ed il suo collaboratore, il maresciallo dei carabinieri Spartaco De Cicco,
hanno subito un attentato a testa ed avvertimenti particolari, tipici
dell’intelligence dilettantistica del Belpaese. Più di tutto inquieta
l'impunità garantita dallo Stato a chi delinque per conto delle alte
sfere, a protezione di sette segrete, pedofili insospettabili, sadici e fanatici tutto compreso che infestano anche il web.
C’è una pagina di diario (22 dicembre 1978) che rivela come - a fine giornata - il generale Marchetti avesse il sospetto di aver ecceduto nelle percosse inflitte alla figlia Sonia, e cercasse in un certo senso di autoassolversi, tentando di alleggerirsi la coscienza con delle misere giustificazioni. L'uomo, che rivela una totale mancanza di compassione, esibisce una personalità fortemente narcisistica e mostra di non rendersi affatto conto della gravità del suo gesto, e delle gravi condizioni in cui ha ridotto la sua bambina, in seguito all'uso della cinghia d'ordinanza e del battipanni usati come punizione per la sua presunta mancanza di rispetto nei confronti dell'autorità paterna. Si tratta di una nota che scrisse il generale di suo pugno, abituato ad appuntarsi con meticolosità delle riflessioni quotidiane nella propria agenda. Nel testo il militare descrive bene le percosse inflitte alla sua piccola di 7 anni in seguito alla frustrazione di non riuscire a trovare un metodo valido per non farle dire bugie. A seguire la trascrizione del testo:
«Dopo più di dieci giorni che vado avanti con
questo mal di testa. Stamani ho fatto la radiografia e come aveva sospettato
ieri il medico ho una bella sinusite (evidentemente il ...???... i Bologna con
le con le colonne dei carri, almeno così penso). se non altro posso fare la
causa di divorzio e tutto sommato mi va bene.
Sonja
oggi è tutta dolorante e non si può quasi muovere. ...???... quando son tornato
a casa le ho dato tante legnate con battipanni e cinghia, ero io stanco morto,
mi figuro lei, (al mattino… seguono altre cinque parole, ma il testo è
depennato); è sempre il solito motivo. Dice bugie proprio senza ragione e poi
dice che non sa il perché (o non vuole dirlo), proprio avevo perso la pazienza
e vediamo se la lezione le servirà».
Allora, perché mai il governo Berlusconi e poi quello Monti non hanno fornito una risposta all’interrogazione parlamentare del senatore Elio Lannutti numero 4-06272, presentata il 17 novembre 2011? Forse, ai piani alti del potere tricolore, c’è qualcosa di oscuramente torbido da nascondere all’opinione pubblica?
Ecco il testo dell’atto di sindacato ispettivo,
indirizzato ai Ministri della giustizia e della difesa:
«Premesso che: il pubblico ministero di Roma, Paolo
Ferraro, ha condotto in prima persona un’indagine su una presunta setta
satanica, a cui avrebbero aderito anche alcuni esponenti dell’esercito, un
gruppo segreto che si riunirebbe in eventi dove confluirebbero riti esoterici e
banchetti a base di sesso e droga. Ad avvalorare questa pista ci sarebbero anche
dei file audio che contribuirebbero a dissolvere qualsiasi dubbio sulla tesi
del magistrato; l’indagine di Ferraro potrebbe, a detta dello stesso,
intrecciarsi anche con il delitto di Ripe di Civitella dove il 20 aprile 2011
fu ritrovata morta Melania Rea, moglie di un caporalmaggiore del 235°
Reggimento Piceno; successivamente il Consiglio superiore della magistratura
(CSM), nella seduta del 16 giugno 2011, come si legge su “giustizia
quotidiana.it”, ha deliberato di collocare in aspettativa per infermità, per
quattro mesi, il pubblico ministero di Roma Paolo Ferraro. Il provvedimento è
stato adottato con una procedura d’urgenza, motivata dalla asserita gravità ed
attualità dell’inidoneità del magistrato ad adempiere convenientemente ed
efficacemente ai doveri del proprio ufficio»; dopo la decisione del CSM di
sospenderlo per quattro mesi dal servizio per gravi motivi di salute, il
magistrato decide di rendere pubblica la sua vicenda cominciata quando nel 2008
andò a vivere nella città militare della Cecchignola, a Roma; pertanto ad oggi
Paolo Ferraro rimane sospeso per quattro mesi per motivi di salute, nonostante
lui si dichiari perfettamente abile e a suo sostegno ci siano diverse perizie
mediche che lo certificano; i difensori del pubblico ministero denunciano
l’anomalia dell’azione del CSM e hanno presentato ricorso al Tar del Lazio per
denunciarne l’illegittimità. In particolare gli avvocati Mauro Cecchetti e
Giorgio Carta hanno espresso forti critiche verso il modus operandi del CSM nei
confronti del loro assistito; si legge sul sito sopra citato: “Il procedimento
cautelare seguito dal Csm risulta non solo costellato di violazioni delle
garanzie difensive, ma addirittura atipico, perché non previsto da alcuna
norma. Non risulta fondato su alcuna perizia medica, se non una risalente al
2008 che, peraltro, attestava l’idoneità allo svolgimento di attività
professionali anche complesse”. Un particolare alimenta ulteriori sospetti nei
due legali: “Il Csm – hanno riferito gli avvocati – ha stranamente ritenuto
ininfluenti le numerose perizie mediche di parte, private e pubblica del 2011,
attestanti la specifica idoneità ed anzi qualità intellettuale del magistrato,
ed ha ignorato una denuncia analitica e argomentata depositata in atti, che
evidenzia fatti gravissimi a suo danno patiti dal 2009 in poi”. Il pubblico
ministero Paolo Ferraro non ha mai avuto provvedimenti disciplinari di alcun
tipo, mentre ha sempre avuto giudizi di ottimo rendimento, occupandosi di
inchieste anche importanti;
considerato che la signora Milica Cupic, cittadina italiana, lamenta una serie di
comportamenti quanto meno opinabili di organi della giustizia militare e civile
in ordine a fatti da lei denunciati; in più occasioni ed in data 4 ottobre
2003, la signora Cupic ha denunciato gravi fatti a sua detta ascrivibili a
personaggi identificati e identificabili. In particolare riferiti al suo ex
marito, generale a due stelle e dunque alta carica dell’Esercito italiano, che
ella ebbe a denunciare già nel 1996 in relazione alla morte violenta della
propria figlia e di un sottoufficiale dell’Esercito avvenuta il 3 febbraio
1986; secondo quanto riferito dalla stessa signora Cupic ella avrebbe altresì
avuto modo di segnalare come un alto grado della Guardia di finanza avrebbe
favorito la promozione al suo ex marito. Tale personaggio sarebbe poi diventato
Comandante Generale della Guardia medesima; la Procura della Repubblica di Roma,
dopo aver ricevuto l’esposto firmato dalla signora Cupic, lo avrebbe trasmesso
al Procuratore Aggiunto, dottor Ettore Torri, come esposto anonimo, mentre, ad
avviso dell’interrogante, ne risultava esattamente identificato il soggetto che
lo aveva inviato; tali denunce sono state archiviate, ma è evidente che in tal
caso la signora Cupic avrebbe dovuto essere indagata per calunnia, cosa che non
è mai avvenuta; sembra per la verità che la denuncia della signora Cupic in
merito alla morte del Sottoufficiale e della propria figlia siano state
archiviate, giustificandole con il fatto che la signora sarebbe affetta da
«sindrome delirante lucida» e che di ciò la procura militare, per quanto
riferito dall’interessata, sarebbe stata informata nel 1996, in modo improprio
dal Tenente Colonnello dottor Corrado Ballarini di Bologna. La Cupic ha avuto
più incontri, di sua spontanea volontà con il Capitano psichiatra criminologo
Marco Cannavici nel 1995 presso il Policlinico Militare Celio di Roma, il quale
fece in effetti un rapporto al direttore del Celio pro tempore sullo stato
psicologico della signora, nel quale tuttavia mai pronunciò la diagnosi che avrebbe
portato all’archiviazione; in data 15 gennaio 2005, la signora Cupic presentò
alla procura militare di Roma una formale denuncia contro il Capo di Stato
Maggiore dell’Esercito, generale Giulio
Fraticelli, per «omissioni in atti d’ufficio», in relazione alle denunce
presentate nei confronti dell’ex marito ed alla documentazione a suo dire
inviata al generale Pompegnani. Il generale Fraticelli avrebbe comunicato alla
signora Cupic di aver relazionato al procuratore Intellisano, il quale,
peraltro, in un incontro avvenuto con la Cupic il 7 dicembre 2004, negò di aver
mai ricevuto alcuna cosa; della denuncia di cui sopra esiste traccia nella
lettera che la Procura militare della Repubblica presso il tribunale militare
di Roma ha inviato allo studio legale Lombardi in data 16 maggio 2005, (Numero
8/C/04INT «mod. 45» di protocollo) a firma del Procuratore Intellisano; nel dicembre 2004 la Cupic ebbe a presentare una
denuncia alla Procura Militare contro il Tenente
Colonnello Ballarini inviandola al A.G. Maresciallo Cervelli; considerato
infine che la sospensione del dottor Ferraro, improvvisamente ritenuto inadatto
ad adempiere convenientemente ed efficacemente ai doveri del proprio ufficio,
appare all’interrogante di dubbia legittimità, si chiede di sapere: di quali
informazioni disponga il Governo sui fatti esposti in premessa; quali
iniziative di competenza intenda adottare».
L’odissea della signora Cupic, ex moglie del generale dell’esercito Vito Marchetti, rappresenta un ginepraio di malagiustizia e
connivenze ai più elevati livelli istituzionali, servizi segreti inclusi. La
donna ha denunciato a più riprese, nel corso di decenni, fatti gravissimi,
compresa la scomparsa della sua giovane figlia Sonia (morta nel 1978 in seguito a feroci sevizie) di 7 anni, e del
sottufficiale dell’esercito Antonio
Alfano (in servizio presso il 40° Battaglione a Bologna), per mano di un comune
presunto assassino. La Cupic ha depositato all’Autorità Giudiziaria numerose
denunce ed esposti, ottenendo risposte elusive ed archiviazioni frettolose. I
fatti metterebbero sotto inchiesta gli ex vertici dell’Esercito italiano, della
Guardia di Finanza (il generale Roberto Speciale) ed alcune Procure militari e civili, che avrebbero occultato
inchieste riguardanti militari, politicanti e ministri, al solo fine di coprire
il responsabili o comunque gli autori di almeno due omicidi e di altre
nefandezze.
Nell’interrogazione parlamentare numero 4-05555,
presentata il 22 dicembre 2009 da Antonio Borghesi, al Ministro della giustizia e al
Ministro della difesa, si legge che:
«la signora Milica Cupic, cittadina italiana,
lamenta una serie di comportamenti quanto meno opinabili di organi della giustizia
militare e civile in ordine a fatti da lei denunciati; in più occasioni ed in data 4 ottobre 2003 la
signora Cupic ha denunciato gravi fatti a sua detta ascrivibili a personaggi
identificati e identificabili. In particolare riferiti al suo ex marito,
generale a due stelle e dunque alta carica dell'Esercito italiano, che ella
ebbe a denunciare già nel 1996 in relazione alla morte violenta della propria
figlia e di un sottoufficiale dell'Esercito avvenuta il 3 febbraio 1986; secondo
quanto riferito dalla stessa signora Cupic ella avrebbe altresì avuto modo di
segnalare come un alto grado della Guardia di Finanza avrebbe favorito la
promozione al suo ex marito. Tale personaggio sarebbe poi diventato Comandante
Generale della Guardia medesima; la Procura della Repubblica di Roma, dopo aver
ricevuto l'esposto firmato dalla signora Cupic, lo avrebbe trasmesso al
Procuratore Aggiunto, dottor Ettore Torri, come esposto anonimo, mentre, ad
avviso dell'interrogante, ne risultava esattamente identificato il soggetto che
lo aveva inviato; tali denunce sono
state archiviate, ma è evidente che in tal caso la signora Cupic avrebbe dovuto
essere indagata per calunnia, cosa che non è mai avvenuta; sembra per la verità
che la denuncia della signora Cupic in merito alla morte del Sottoufficiale sia
stata archiviata, giustificandola con il fatto che la signora sarebbe affetta
da «sindrome delirante lucida» e che di ciò la procura militare sarebbe stata
informata, per quanto riferito dall'interessata, in modo improprio dal
direttore del Policlinico Militare di Roma, dottor Ballarini. La Cupic fu
effettivamente visitata nel 1996 presso il Policlinico Militare dal Capitano
medico Marco Cannavicci, il quale fece in effetti un rapporto al direttore
sullo stato psicologico della signora, nel quale tuttavia mai pronunciò la
diagnosi che avrebbe portato all'archiviazione;
in data 15 gennaio 2005 la signora Cupic presentò alla procura militare
di Roma una formale denuncia contro il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito,
generale Giulio Fraticelli, per «omissioni in atti d'ufficio», in relazione
alle denunce presentate nei confronti dell'ex marito ed alla documentazione a
suo dire inviata al generale Pompegnani. Il generale Fraticelli avrebbe
comunicato alla signora Cupic di aver relazionato al procuratore Intellisano,
il quale per altro in un incontro avvenuto con la Cupic il 7 dicembre 2004 negò
di aver mai ricevuto nulla; della
denuncia di cui sopra esiste traccia nella lettera che la procura militare
della Repubblica presso il tribunale militare di Roma ha inviato allo studio
legale Lombardi in data 16.05.2005 (Numero 8/C/04INT «mod. 45» di protocollo) a
firma del Procuratore Intellisano; nel
dicembre 2004 la Cupic ebbe a presentare una denuncia alla Procura Militare
contro il Ten. Col. Ballarini inviandola al A.G. Maresciallo Cervelli; di quali
informazioni dispongano sulla vicenda e se intendano adottare iniziative
nell'ambito delle proprie competenze».
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