sabato 12 gennaio 2019

«Entrate negli asili e uccidete i bebè bianchi», bufera sul rapper Nick Conrad.

Convocato in in tribunale per il 9 gennaio Nick Conrad, ma il suo primo processo lo sta celebrando la rete. il rapper francese indagato per l'ultimo controverso videoclip diffuso e poi rimosso da YouTube, in cui invitava a "impiccare i bianchi", intervistato da radio RTL, ha garantito di «non essere razzista» e che quella canzone dal testo ultraviolento - che il ministro dell'Interno, Gérard Collomb, ha chiesto di far rimuovere dal web - non voleva in alcun modo essere un «incitamento all'odio», come sostenuto dal governo dalla lega antirazzismo Licra.


Contro di lui anche il ministro dell'Interno italiano, Matteo Salvini. «'Entrate negli asili nido e UCCIDETE i bebè bianchi. Acchiappateli e IMPICCATE i loro genitorì. Roba da matti... Quelli che difendono questo idiota dicono che è 'libertà culturalè, a me pare solo una schifezza», tuona Salvini su facebook.

Conrad è stato interrogato venerdì, poi rimesso in libertà, in vista del processo a gennaio. Intanto, la vicenda ha avuto un impatto anche in Gran Bretagna, dove un altro Nick Conrad, un presentatore della Bbc omonimo del rapper francese, è stato oggetto di «minacce di morte» in francese sui social network.

Nel suo ultimo brano PLB ('Pendez les blancs') il rapper parigino sostanzialmente sconosciuto esorta gli ascoltatori ad «impiccare i bianchi». «Entro negli asili nido, uccido i bebé bianchi. Acchiappateli presto, poi impiccate i genitori...». Parole che in un primo tempo hanno suscitato l'ira di diversi esponenti di destra e di estrema destra, ma anche della Licra, la Lega contro il razzismo e l'antisemitismo. «La libertà di creazione artistica - avverte l'organismo - non equivale alla libertà di incitare all'impiccagione dei bianchi a causa del colore della loro pelle».

La beffa, migrante spacciatore espulso ricorre in Cassazione. I giudici: non è pericoloso. Può restare


venerdì 11 gennaio 9:45 - di Martino Della Costa
Al migrante spacciatore non sono bastate, anzi, neppure sono valse a molto, le due condanne inanellate in primo grado per reati legati al traffico di droga: ai giudice che avevano in esame il caso del ricorso presentato in Cassazione da un immigrato alle prese con il rinnovo del permesso di soggiorno scaduto serviva, come riportato, tra gli altri, in queste ore, anche da Il Giornale sul suo sito, «un giudizio di pericolosità sociale in concreto». E così, la Suprema Corte, non solo si è vista costretta dall’applicazione delle norme vigenti, ad accogliere le richieste dello straniero, rigettando l’ordine di espulsione emanato dal Prefetto di Ancona, ma ha anche dichiarato che la due condanne per droga non costituiscono una condizione necessaria e sufficiente per asserire e dimostrare la «pericolosità sociale» dello straniero, almeno non tanto da decretarne «la conseguente espulsione». E così il ricorrente viene riabilitato e rimborsato…

I giudici accolgono il ricorso del migrante spacciatore: non dovrà essere espulso

Ma andiamo con ordine: dunque, il migrante, sottoposto a procedimento di espulsione, viene ripescato dai giudici della Suprema Corte a cui si è rivolto per rigettare l’esecuzione del provvedimento richiesto dalla prefettura di Ancona che, come riporta sempre il Giornale, «presa visione della sua fedina penale» e resasi conto «che sulle sue spalle pendevano due condanne penali (non definitive) per droga», «non solo gli ha negato il documento, ma ha anche emesso un conseguente ordine di espulsione dall’Italia». Ordine rimesso in discussione e annullato dalla Cassazione a cui il migrante si è rivolto per presentare ricorso e su cui il ricorrente ha avuto soddisfazione e ragione. O meglio, per l’esattezza, ripercorrendo come fanno Il Tempo prima, Il Giornale poi, le vicissitudini giudiziarie dello straniero in questione, accade che: il  21 giugno 2017 il prefetto di Ancona decreta l’ordine di espulsione. Il migrante presenta ricorso al giudice di Pace che, a quel punto, respinge la richiesta del ricorrente asserendo che le due condanne per droga siano di per sé sufficienti a stabilire la sua «pericolosità sociale» e a motivarne l’espulsione dal Belpaese. È a questo punto che l’immigrato, lungi dal darsi per vinto, si rivolge alla Corte di Cassazione che, accogliendo la richiesta del rinnovo del permesso presentata dallo straniero per «motivi di coesione familiare», non solo annulla l’espulsione del migrante spacciatore, ma specifica anche che «secondo il “Testo unico sull’immigrazione”, modifica del 2007, in caso di “richiesta di rilascio del permesso di soggiorno per motivi di coesione familiare” non è più prevista “l’applicabilità del meccanismo di automatismo espulsivo in virtù della sola condanna dello straniero per alcuni reati».

I paradossi della legge fanno sì che al danno si unisca anche la beffa…

Un paradosso in nome del quale la sentenza della Suprema Corte, applicando norme vigenti, stabilisce che la prefettura non può ritenere a priori “socialmente pericoloso” il migrante in oggetto “SOLO” sulla base di condanne ottenute per alcuni reati. O meglio, come scrive sempre il quotidiano milanese diretto da Sallusti, qualora i giudici volessero negargli il permesso di soggiorno sono tenuti a «dare un “giudizio di pericolosità sociale effettuato in concreto”». E dato che, al danno si unisce quasi sempre anche la beffa, come riferiscono Il Tempo e Il Giornale, avendo la Prefettura di Ancona emesso  un decreto basato «esclusivamente sulla presunzione di pericolosità dell’immigrato», a prescindere dalle «ragioni di coesione familiare» e producendo, ma non “in concreto”, un giudizio di pericolosità sociale, la Cassazione ha accolto il ricorso dello straniero che ora potrà anche incassare le somme dovute per le spese processuali, affibbiate a carico di Prefettura e Ministero dell’Interno

Francia ... siamo sfiniti!

Enorme esplosione poco fa nel cuore di Parigi, in rue de Trevise. Si pensa sia dovuta ad una fuga di gas. Tutto questo mentre sta per iniziare il nono atto della protesta dei gilet gialli.
"L'immagine può contenere: 1 persona, spazio all'apertoSUSANNA PACCIONE:
Buongiorno, vi scrivo dalla Francia dove sono immigrata dall’Italia nel 99. Sono una delle portavoci dell’insurrezione dei gilets jaunes, in Dordogna. Abbiamo bisogno del vostro aiuto, dell’aiuto di tutti. Dico insurrezione perché non si tratta più né di movimento né di manifestazione sociale, questi stadi sono già superati da un pezzo. Abbiamo a che fare con un potere esecutivo sordo ad ogni rivendicazione e che tenta di risolvere un problema politico con la repressione violenta. Contiamo oramai più di mille feriti e 12 morti, centinaia di gente arrestata, tribunali in panne e non molliamo. Sabato prossimo, verremo trattati come hooligans, ritireranno fuori i blindati e continueranno a picchiare selvaggiamente vecchi e donne, a ferire mortalmente liceali, a gasare bambini. Questo mio post serve a far passare un solo ed unico messaggio : La violenza di cui vi fanno parte i media francesi é diventata disgraziatamente l’unica risposta umanamente possibile di fronte alla reazione del governo. Questo post é una bottiglia gettata in mare, spero il messaggio sia colto, letto e capito. Sono incaricata dal mio gruppo di contattarvi oltralpe per trasmettere quella realtà che tentano di nascondere senza alcuna vergogna. Resto a vostra disposizione per altri chiarimenti, testimonianze, prove irrefutabili. Grazie
Abbiamo iniziato ad occupare, ognuno nel proprio villaggio o città un punto nevralgico perché il governo aveva deciso di aumentare la tassa sulla benzina per finanziare la transizione ecologica, il che non era vero. Insomma, Macron ha mentito e ha iniziato ad essere insultante ( siamo ignoranti,fumatori di sigarette che circolano con macchine inquinanti). La realtà è che sono mesi che ingoiamo rospi mostruosi (regali di milioni di euro a chi non ne ha bisogno e un trattamento fiscale allucinante per i più demuniti). Dunque abbiamo continuato a ritrovarci, a parlare tra noi e con le persone che passavano. Ci siamo resi conto che la popolazione era ai ferri corti. Anziani costretti a lavorare a 73 anni, madri che decidevano di non scaldare più la casa per comprare cibo piuttosto che elettricità… vi passo i dettagli, si piangeva ogni giorno davanti a situazioni insostenibili. Il 24 novembre molti di noi sono montati a Parigi. Pensavamo che sarebbe stato sufficiente essere numerosi per essere ascoltati. La sera stessa, abbiamo visto i tg mentire senza pudore sulle cifre; eravamo quattro gatti. Quelli che erano montati a Parigi si erano fatti bastonare dai CRS, erano traumatizzati sopratutto le signore di una certa età. Abbiamo preparato l’atto secondo, l’uno dicembre. Stavolta gli anziani sono restati e sono saliti a Parigi gente più giovane. La polizia ha controllato l’identità di chiunque voleva manifestare; chi mostrava i documenti è stato bloccato sui champs élysées come in una fan zone dalla quale non hanno potuto muoversi e quelli che non si sono sottomessi al controllo d’identità, perché non si è mai sentita una cosa del genere per manifestare, sono stati bloccati all’arco di trionfo e si sono fatti massacrare tutta la giornata. a questo punto le immagini violente hanno iniziato a circolare, ma si trattava di gente disarmata, che ha tentato di difendere la fiamma del soldato ignoto cantando la marsigliese, i black blocs fanno cosi?
Il giorno dopo, la gente piangeva per strada, è dura quando ti rendi conto che non sei più in democrazia; gli anziani che avevano già vissuto la resistenza tremavano di rabbia. I liceali hanno raggiunto il movimento due giorni dopo ed è stato un massacro, ragazzini sfigurati, occhi saltati, mani strappate dai flashball. Macron ha dato ordine di sparare sul suo popolo. Con la collaborazione delle televisioni che non fanno altro che diffondere immagini troncate. In sostanza, qui ci si chiede perché un governo che deve per forza conoscere le vere cifre dei simpatizzanti al movimento ( e siamo migliaia) tenti di provocare a tutti i costi una reazione violenta. Il 31 dicembre i suoi auguri di fine d’anno si sono ridotti ad un insulto deliberato verso la popolazione, trattandola di folla piena d’odio. Il punto è che ora la gente è veramente fuori di sé, ma vi assicuro che questo è il triste risultato di settimane di maltrattamenti e violenze, insulti e umiliazioni. Abbiamo in nostro possesso decine di filmati che confermano cio’ che vi scrivo. I prefetti hanno ordine di fare sparire tutto cio’ che c’è di giallo dalle strade, i porta voce come me si fanno imbarcare tutti i sabati senza ragione, gli avvocati si fanno trascinare fuori dai tribunali dalla polizia, siamo tutti schedati da novembre ed il prossimo sabato si annuncia una carneficina, lo so che è dura da credere, siamo i primi a svegliarci tutte le mattine sperando che non sia vero. c’è modo di diffondere la nostra testimonianza in altro loco perché sti maledetti 2000 caratteri non bastano! per favore. DIVULGALO PER FAVORE!"

Alessandro Gassmann e i migranti.

Roma, 11 gen – E’ Alessandro Gassmann l’ultimo vip che va ad aggiungersi alla lunga lista dei volti noti che, in questi giorni, sembrano aver qualcosa di molto importante da dire sul governo gialloverde e, in particolare, su Matteo Salvini. L’attore romano in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ribadisce il suo dissenso nei confronti della politica del leader della Lega: “Non ho votato Salvini, non condivido in nessun modo le sue idee“. E continua: “A un certo punto secondo dovrà smettere di accumulare consenso e far qualche cosa. Siamo in attesa che questo avvenga”.
E sulla vicenda della Sea Watch non perde occasione per fustigare l’approccio del vicepremier e vestire i panni dell'”eroe buono”: “Mi occupo di rifugiati da qualche anno ed è per me un grandissimo onore. Non solo l’Italia, ma anche l’Europa ha fatto una figuraccia: una mancanza totale di umanità e sensibilità. Servono delle regole che aiutino a salvare le persone e a tornare a recuperare un minimo di senso umano”.
Come tiene a ricordarci ogni tre per due, infatti, Gassmann è ambasciatore dell’Unhcr – l’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati – ma il suo peculiare modo di “occuparsi” di queste persone è stato già smascherato dalle Iene in un servizio del 2015 quando la trasmissione gli propose di ospitare un profugo e ricevette una secca risposta negativa.
Nel 2016 il figlio d’arte rimediò un’altra brutta figura. Pubblicò sul suo account Twitter una foto di Matteo Salvini con la didascalia: “Anche noi, come gli inglesi, abbiamo una via chiara e sicura per uscire dall’Ue”. Terminò il suo post con l’impietoso hashtag “#mancolicani”. Chi ebbe la meglio nello scontro a colpi di cinguettii fu però il leader della Lega che molto elegantemente rispose: “Leggo che Alessandro Gassmann, dopo la Vittoria della Brexit, ha twittato una mia foto insultandomi con la scritta #mancolicani. Dovrei prendermela? no, ci rido sopra pensando al grande Vittorio, lui sì un grande attore. Non sempre i figli sono all’altezza dei padri”. L’hashtag? “#rosicone”.

Le frasi dimenticate di Wojtyla: "Controllare i flussi di migranti"

Le parole di Giovanni Paolo II sui migranti nell'enciclica Ecclesia in Europa: "Salvaguardare il patrimonio culturale proprio di ogni nazione"



La Chiesa nelle parole di Bergoglio, papa Ratzinger e Giovanni Paolo II. Quando si parla di migranti, migrazioni e regole dei paesi ospitanti, la linea del Vaticano non è sempre stata quella dell'accoglienza a tutti i costi che sembra trapelare in questi anni con papa Francesco sul soglio di Pietro.
A far scattare nuovamente la polemica è stato l'ultimo messaggio per la Giornata Mondiale del migrante in cui Bergoglio ha esortato a dare la cittadinanza a chi nasce in un Paese. Dando nuovo slancio allo Ius soli italiano.
Eppure c'è chi ha ricordato al papa le parole di Benedetto XVI, quando disse chiaramente che il primo diritto del migrante è quello a "non emigrare", ovvero a trovare le condizioni economiche e sociali giuste per rimanere nel proprio Paese e farlo prosperare invece di cercare fortuna altrove. Ma anche Giovanni Paolo II nella sua Ecclesia in Europa, pubblicata nel 2003, pose l'accento sulla questione immigrazione e il rapporto che l'Europa dovrà affrontare con l'avanzata dell'islam.
Come ricorda il Foglio, infatti, a proposito di islam e migrazione Wojtyla scriveva che "Si tratta pure di lasciarsi stimolare a una migliore conoscenza delle altre religioni, per poter instaurare un fraterno colloquio con le persone che aderiscono ad esse e vivono nell’Europa di oggi. In particolare, è importante un corretto rapporto con l’islam. Esso, come è più volte emerso in questi anni nella coscienza dei vescovi europei, ‘deve essere condotto con prudenza, con chiarezza di idee circa le sue possibilità e i suoi limiti, e con fiducia nel progetto di salvezza di Dio nei confronti di tutti i suoi figli’. E’ necessario, tra l’altro, avere coscienza del notevole divario tra la cultura europea, che ha profonde radici cristiane, e il pensiero musulmano. A questo riguardo, è necessario preparare adeguatamente i cristiani che vivono a quotidiano contatto con i musulmani a conoscere in modo obiettivo l’islam e a sapersi confrontare con esso; tale preparazione deve riguardare, in particolare, i seminaristi, i presbiteri e tutti gli operatori pastorali". Insomma: rapportarsi con l'islam sì, ma facendo attenzione e ponendosi in un confronto crtico. "Il rapporto con l'islam deve essere condotto con prudenza - scriveva ancora Giovanni Paolo II - con chiarezza di idee circa le sue possibilità e i suoi limiti", riconoscendo "la frustrazione dei cristiani che accolgono dei credenti di altre religioni e che si vedono interdire l'esercizio del culto cristiano".
Per Wojtyla, insomma, è necessario comprendere che c'è un "notevole divario" tra islam e Occidente, che il dialogo deve essere "corretto", vissuto con "prudenza" e che non può essere semplicemente di apertura totale come sembra prevalere oggi l'approccio del clero nei confronti dei musulmani (preghiere islamiche in Chiesa e via dicendo). "E’ peraltro comprensibile – prosegue il Papa, come riporta il Foglio – che la Chiesa, mentre chiede che le istituzioni europee abbiano a promuovere la libertà religiosa in Europa, abbia pure a ribadire che la reciprocità nel garantire la libertà religiosa sia osservata anche in paesi di diversa tradizione religiosa, nei quali i cristiani sono minoranza".
Ecco insomma il principio di reciprocità, che sembra dimenticato dalla Chiesa attuale. Mentre nei Paesi musulmani i cristiani continuano ad essere perseguitati e i fedeli di Cristo scompaiono da intere regioni Medio Orientali (come descritto dettagliatamente nei reportage de ilGiornale.it e da Gli Occhi della Guerra), qui i musulmani vengono trattati con i guanti bianchi. E questo non era accettabile dal Papa polacco, che affermò il diritto dell'Europa e della Chiesa di chiedere appunto "reciprocità" nel rapporto di libertà religiosa con l'islam.
Sul tema dell'immigrazione, invece, Wojtyla si sofferma nella sua enciclica quando parla di evangelizzazione. La sfida dell'immigrazone "interpella la capacità della chiesa di accogliere ogni persona, a qualunque popolo o nazione essa appartenga. Esso stimola anche l’intera società europea e le sue istituzioni alla ricerca di un giusto ordine e di modi di convivenza rispettosi di tutti, come pure della legalità, in un processo d’una integrazione possibile". Integrazione possibile, ma ad alcune condizioni: "E’ responsabilità delle autorità pubbliche - scriveva il Papa polacco - esercitare il controllo dei flussi migratori in considerazione delle esigenze del bene comune. L’accoglienza deve sempre realizzarsi nel rispetto delle leggi e quindi coniugarsi, quando necessario, con la ferma repressione degli abusi". Per Wojtyla era inoltre necessario "salvaguardare il patrimonio culturale proprio di ogni nazione" e dare una particolare attenzione ai migranti cattolici. Come a dire: prima si faccia attenzione ai propri fedeli, poi agli altri. Un messaggio che in molti dovrebbero rileggere oggi.

Immigrati accolti nelle chiese, acquasantiere usate per lavare i calzini


calzini
17 giugno – A Palermo numerose chiese sono state svuotate e al posto delle panche per i fedeli e dell’altare sono stati sistemati lettini per i migranti giunti oggi e nelle scorse settimane. Il centro Caritas Santa Rosalia, tra statue di santi, stucchi e mosaici, crocifissi ha sistemato decine di brande dove i volontari hanno sistemato i profughi. La Caritas ha attrezzato centri ed ex scuole per ospitare 550 profughi.
Queste sono recenti alcune foto diffuse da Repubblica dove si vede che fine stanno facendo le nostre chiese, costruite col sangue dei martiri, in centinaia di anni, edificate con tanta fede e con i risparmi delle vedove, con le donazioni dei poveri e dei ricchi, difese dagli invasori nelle guerre fino alla morte.
minigonna
Scrive radiosapada
Cosa sta accadendo? I modernisti, pienamente padroni indisturbati della maggior parte delle nostre chiese, vivono una vera sceneggiata , difatti fingono di avere fede (Sir. 15,13) e di insegnarla, nella realtà essi non temono Dio, sono esseri tristi (Eccl. 8,13) e dimostrano, de facto, di essere agnostici; oggi, oltre ad aprire nella docenza ad ogni sorta di peccato , stanno aprendo le chiese agli invasori, a mò di ostello, così danno al mondo il falso messaggio di carità, invero filantropia terzomondista, massonica e cosmopolita . […]
Uno dei capi del terzomondismo cosmopolita camuffato da carità è certamente il modernista Raniero Cantalamessa. Nel vecchio studio: BERGOGLIO E CANTALAMESSA, GLI ULTIMI «MIASMI PESTIFERI» DELLA «CHIESA CONCILIARE», dimostrai come il soggetto in questione ritiene che il battesimo di sangue sia la povertà, come se dipendesse dagli emolumenti sul conto in banca. Come abbiamo appreso, essere caritatevoli non significa fare l’elemosina.


Contro i falsi profeti: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”

lupi
Cosa intendiamo per tradizione? Perché il termine viene così ricusato in alcuni ambienti? E perché la (T)tradizione apostolica e patristica è tema così caro al cattolico?
Questi sono “quesiti” tutto sommato non difficili da “risolvere”, molto attuali, ma alle quali (domande) è d’obbligo comunque fornire una risposta anche breve, ben motivata e che non lasci spiragli o possibilità di repliche, salvo assistere ad inutili e ripetitive contro-teorie, e molte le conosciamo, sempre più risibili, inconsistenti dal punto di vista teologico e già bollate come dottrine eretico perniciose da Concilii e Papi.
Si può dire, e lo impareremo, che la Tradizione in Gesù è inconfutabile: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Mt. 24,35) Nostro Signore, come spesso fa, ci fornisce chiaramente l’assoluta immutabilità e tradizionalità dei Suoi insegnamenti, si deve su ciò che concerne “fede e costume” e non solo, contrapponendo in eterno i Suoi comandi perentori ed immodificabili anche e soprattutto contro quelle idee che potrebbero sembrare in apparenza più stabili, più appetitose, più popolari, ma che in realtà sono Cattivo lievito (Lc 12, 1), proposto da Ciechi Che pretendono di guidare gli altri (Mt 15, 3-14), da soggetti che vogliono a tutti i costi il favore degli uomini (1Gal, 10) [2]
Gesù annunzia il vangelo del regno, «annunzia la parola» (Mc 4, 33), facendo conoscere in parabole i misteri del regno di Dio (Mt 13, 11 par.). Apparentemente egli è un profeta (Gv 6, 14) o un dottore che insegna in nome di Dio (Mt 22, 16 par.). In realtà parla «con autorità» (MC 1, 22 par.), come in proprio, con la Certezza Che «le sue parole non passeranno» (Mt 24, 35 par.). Questo atteggiamento lascia intravvedere un mistero, sul quale il quarto vangelo si China con predilezione. Gesù «dice le parole di Dio» (Gv 3, 34), dice «ciò che il Padre gli ha insegnato» (8, 28). Perciò «le sue parole sono spirito e vita» (6, 63). A più riprese l’evangelista usa Con enfasi il verbo «parlare» (lalein) per sottolineare l’importanza di questo aspetto di Gesù (ad es. 3, 11; 8, 25-40; 15, 11; 16, 4…), perché Gesù «non parla da sé» (12, 49 s; 14, 10), ma «Come il Padre gli ha parlato prima» (12, 50). Il mistero della parola profetica, inaugurato nel VT, raggiunge quindi in lui il suo perfetto Compimento. [Cf. Diz. biblico Xavier L. Dufour]
Difatti è Cristo che concede a Pietro il potere di legare e sciogliere (Mt 16,19), come Cristo stesso e solo Lui può privare Pietro ed i suoi Successori di questo potere, che è la giurisdizione (papato = primato di giurisdizione / non di onore ATTENZIONE!). Sant’Alfonso e tanti altri prima di lui: “… E lo stesso sarebbe nel caso, che il papa cadesse notoriamente e pertinacemente in qualche eresia. Benché allora, come meglio dicono altri, non sarebbe il papa privato del pontificato dal concilio come suo superiore, ma ne sarebbe spogliato immediatamente da Cristo, divenendo allora soggetto affatto inabile, e caduto dal suo officio.” [3] Ovvio questo, poiché requisito per ottenere e mantenere la giurisdizione è anche e soprattutto la fede cattolica: “La Chiesa docente non può errare nell’insegnarci le verità rivelate da Dio: essa è infallibile, perchè, come promise Gesù Cristo, “lo Spirito di verità” * l’assiste continuamente. * Giov., XV, 26” (Cat. Maggiore al n° 115 e succ.).
Difatti la Chiesa, che è “comunione dei santi” (Cat. Maggiore al n° 122), deve avere in “comunione” anzitutto il suo Papa. Ora, chi è escluso dalla “comunione dei santi“? “E’ fuori della comunione dei santi chi é fuori della Chiesa, ossia i dannati, gl’infedeli, gli ebrei, gli eretici, gli apostati, gli scismatici e gli scomunicati” (Cat. Maggiore al n° 124 e succ.). Abbiamo quindi capito perché un eretico, “chi é fuori della Chiesa”, non può essere Papa, proprio perché “battezzato che si ostina a non credere qualche verità rivelata dà Dio e insegnata dalla Chiesa“, “é fuori della Chiesa”. Per sdrammatizzare, se in un locale dove c’è scritto “è gradito l’abito elegante“, un tizio con la tuta si intrufola dall’uscita di sicurezza, arrivano i buttafuori e lo accompagnano alla porta principale: vai via in un altro locale … 🙂
Il Papa, detto semplicemente, è il Capo della Chiesa docente. Siamo noi obbligati ad ascoltare la Chiesa docente? (Cat. Maggiore al n° 188) “Si, senza dubbio, siamo tutti obbligati ad ascoltare la Chiesa docente sotto pena di eterna condanna, perché Gesù Cristo disse ai Pastori della Chiesa, nella persona degli Apostoli: «Chi ascolta voi, ascolta me, e chi disprezza voi disprezza me»”. Oltre l’autorità d’insegnare, ha la Chiesa qualche altro potere? (Cat. Maggiore al n°  189) “Si, oltre l’autorità d’insegnare, la Chiesa ha specialmente il potere di amministrare le cose sante, di far leggi e di esigerne l’osservanza”.
Ricordiamoci anche gli insegnamenti della Mortalium Animos di Papa Pio XI che dice: “«Se qualcuno viene da voi e non porta questa dottrina, non ricevetelo in casa e non salutatelo nemmeno» (IIGiov, 10). Quindi, appoggiandosi la carità, come su fondamento, sulla fede integra e sincera, è necessario che i discepoli di Cristo siano principalmente uniti dal vincolo dell’unità della fede”. E di Colossesi 2,8: “Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo.
Ogni trasmissione nel tempo di idee, credenze, costumi, teorie, eccetera … può essere considerata tradizione. Ora, le tradizioni possono avere comunque innumerevoli sfaccettature e svilupparsi in diversi contesti, quindi noi cercheremo di concentrare le nostre attenzioni su quella tradizione cristiana che, come ci insegna il Catechismo, è la trasmissione della Verità rivelata nell’ambito della Chiesa e nel corso dei secoli passati.
Useremo d’ora in avanti la T maiuscola in Tradizione. La Tradizione può essere studiata in 2 differenti rami o sensi: “senso passivo – oggettivo” e “senso attivo”.
Il cosiddetto depositum fidei o deposito della fede, ad esempio, rientra nella Tradizione “passivo oggettiva”, e rappresenta il complesso di tutte le verità di fede insegnate da Gesù agli Apostoli e Discepoli, i quali le trasmisero poi oralmente al “collegio dei Vescovi” in quanto questi erano i loro legittimi successori nel Magistero.
Come sappiamo, quindi, la Rivelazione termina con il decesso dell’ultimo Apostolo, da qui abbiamo certezza che non ci è consentito aggiungere alcunché, pena “abbandono volontario del cattolicesimo” (eresia pertinace o apostasia), alle verità da Essi tramandate mediante insegnamenti e successivi (anche di pochi anni) scritti “divulgativi”.
Infatti è dottrina certa che “l’opera del Magistero ecclesiastico deve limitarsi a trasmetterle (le verità) e spiegarle rilevandone tutte le implicazioni teoriche e pratiche” [Dizionario del Cristianesimo, P. Zoffoli, Sinopsis, p. 529]. Le verità varie compongono la Verità unica e lo vedremo. A tal proposito ricordiamo che il Concilio Vaticano I, affermando l’infallibilità del Sommo Pontefice, ha così definito Universalmente: “Lo Spirito Santo non è stato promesso ai successori di Pietro perché manifestassero, per la sua rivelazione, una nuova dottrina, ma perché con la Sua assistenza custodissero santamente ed esponessero fedelmente la Rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della Fede” [Concilio Vaticano I, Denzinger, n. 3070].
Nulla del dogma può essere modificato: “26 Per questo dichiaro solennemente oggi davanti a voi che io sono senza colpa riguardo a coloro che si perdessero, 27 perché non mi sono sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio.” (At 20)
E’ giunto il momento, sebbene brevemente, di spiegare anche il “senso attivo” della Tradizione. Parliamo di chi è effettivamente deputato, persona o “Società”, a tramandare o trasmettere la Verità che è stata rivelata, in maniera inequivocabile e quindi immodificabile.
Il senso proprio del depositum fidei può essere fatto conoscere e divulgato per il tramite dell’essere umano in prima istanza; l’uomo, composto sostanziale (anima e corpo) ed essere comunque macchiato dal peccato originale, può limitarsi solo a vivere il deposito ed a tramandarlo comprendendo vita e scritti di Pardi, Scrittori ecclesiastici, uomini di provata fede, catechisti esemplari, esempi di santità e virtù, esegeti uniti dall’unanimità di consenso, mistici, eccetera … In questo contesto, nel “senso attivo umano”, non può esservi alcuna infallibilità, proprio perché questo attributo è appartenente (ancora solo) al Creatore e non all’uomo, dunque la circostanza sulle prime potrebbe complicarsi, eppure troveremo una soluzione più semplice del previsto, così come Cristo ha comandato, e risolveremo anche l’ “ancora solo”.
Cristo ci parla di genere divino ed infallibile (“senso attivo” con indefettibilità) [4] della trasmissione della Tradizione – San Pietro in veste di Dottore universale e Sovrano primo Pontefice e non in quanto uomo Simone e pescatore di pesci – quindi giungiamo al senso proprio del Magistero universale, ordinario e solenne della Chiesa cattolica. Lo stesso Magistero che è si “organo vivo”, ma assolutamente non prevede alcunché di invenzione nuova, di parere d’uomo, di innovazione che contrasti con la Tradizione precedente, che è di Dio stesso. Possiamo quindi affermare con certezza che ogni singolo atto di Magistero è esso stesso un atto tradizionale (di Tradizione) perché è “trasmissione di un contenuto” una volta e per l’eternità.
Come ha origine la nostra e vera Religione? Tutti noi sappiamo che traiamo la verità rivelata dalla Bibbia [5], però il Testo Scaro è sì parola di Dio ma non è stata scritta da Dio, da qui la certezza che furono mani di uomini a scrivere il Testo ed riportare la Parola, spesso fu fatto anche usando generi letterari che meglio rendevano comprensibile all’uomo il grandioso Mistero che ancora doveva rivelarSi. Partendo da questa ovvia considerazione, ci viene in aiuto risolutivamente e certissimamente il subordine in “senso attivo” alla Tradizione, ossia “la stessa Autorità della Chiesa”, autorità di Pietro in qualità di Vicario di Cristo e di Capo universale degli Apostoli e della Chiesa stessa, Chiesa vera intesa quale Società visibile e gerarchica fondata da Cristo.
Gli agiografi, difatti, poterono riconoscere gli insegnamenti divini e tramandarli ai posteri, escludendo ogni errore (inerranza), traducendo in forma scritta gli insegnamenti del Maestro, ma lo fecero bene solo ed esclusivamente poiché la Parola scaturiva dalla Chiesa detta Docente e l’operato degli stessi era subordinato alla Tradizione, al Magistero della Chiesa, il solo in grado di identificare e discernere l’origine divina e certissima del Messaggio medesimo.
Da qui ne viene anche la certezza stessa che nessuna rivelazione privata o presunta “illuminazione esegetica post moderna” potrà mai intaccare o modificare il corretto senso dei canoni.
Abbiamo appreso, adesso, il perché la Tradizione non può essere in alcun modo alterata ed il perché qualora ciò dovesse accadere, ne risentirebbe il danno l’ecclesiologia stessa, quindi è evidentemente palese che non potrebbe trattarsi (la variazione) di dottrina certa originata dal bene, pertanto sarebbe dottrina adulterata, ovverosia non autentica, di fonte non cattolica, pertinace ed inefficace, proveniente da  falsi cristi e falsi profeti (Mt 24,24).
La Tradizione, possiamo dire, precede la Scrittura stessa perché è da Dio, ne fissa il canone garantendone divina ispirazione ed inerranza (esente da errori – dogma), la completa poiché non ne è semplicemente la sintesi e la interpreta correttamente per evitarne derive protestanti (libero esame, sola scriptura, millenarismi, ecc…).
La Chiesa attinge la certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Scrittura e di conseguenza l’una e l’altra, Tradizione prima e Scrittura poi, devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e riverenza. [cfr. Decr. De canonicis Scripturis, Denzinger, n. 783].
La quaestio finale sorge spontanea: e allora perché accade ciò che sembra accadere? E quale è il limite fissato da Dio?
Come sempre invito il lettore alla preghiera ed alla vicinanza ai Sacramenti, altresì faccio un appello alla riflessione ed allo studio della materia!
Questo discorso, mare tumultuoso ed “infinito” negli scritti dell’eresiarca, ha invece nel Sapiente una fine breve e certa, quindi Galati 1 6,10 “Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n’è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!
Abbiamo quindi capito perché se un presunto Papa va (in foro esterno e conpertinacia nel suo insegnamento) contro la Tradizione, questi è eretico, quindi è privato da Cristo della giurisdizione, quindi è uno che siede lì in Vaticano ma che in realtà è un antipapa ipso facto (ve ne ho già parlato dettagliatamente in passato – Differenza fra Diritto divino e Diritto ecclesiastico; v. anche Mystici Corporis, Pio XII); proprio perché ricusa con pertinacia la fede cattolica stessa. Difatti, per esempio, il C.J.C. del 1917: “Tutti gli apostati dalla fede Cristiana, e tutti gli eretici e scismatici: sono ipso facto scomunicati … Il Delitto di Eresia: procura una scomunica ipso facto. Questa basilare scomunica è la pena incorsa da tutti gli eretici… Un eretico… è in tal modo incorso nella scomunica ed ha perso la appartenenza alla comunione generale di quella società (la Chiesa)”.
Facciamo ora un esempio dozzinale tipico [devo sintetizzare, ma per delucidazioni ed approfondimenti dettagliati resto a disposizione nei commenti, su FB o via mail]. Vorrei che ci si sleghi mentalmente dal contesto attuale.
Un uomo che viene creduto Papa perché i suoi compari e la stampa gli concedono quel tipo di visibilità (da non confondere con la visibilità santa della Chiesa), si sveglia una mattina ed insegna (Chiesa docente) con costanza che “scippare le borse alle vecchiette non è più peccato“, può dire anche “la Chiesa apre agli scippatori di borsette delle vecchiette“, oppure “la misericordia di Dio perdona lo scippatore delle vecchiette“, però se questo presunto Papa si dimentica di insegnare con la stessa costanza e nello stesso contesto che lo scippatore di borsette alle vecchiette viene perdonato da Dio e si salva SOLO se si converte, si confessa, si pente con contrizione, non commette più lo stesso peccato, ecc … , se il presunto Papa NON LO FA (ovvero, se non specifica bene) siamo certissimi che questi è un eretico manifesto. Sta andando contro la fede cattolica, quindi contro la Tradizione, e lo sta facendo in foro esterno ed in “forma” di Papa (non più di dottore privato e ve ne ho già parlato in passato), proprio perché usa la sua presunta giurisdizione per fornire insegnamenti continuativi, anche solo verbali (orali come fece Gesù e come facevano gli Apostoli «Chi ascolta voi, ascolta me, e chi disprezza voi disprezza me»). Ma noi cosa sappiamo? Che un Papa non può insegnare le “velenose dottrine dei nemici della Chiesa” (Pascendi, S. Pio X) (Missio propria, sia scritta che orale). In tutta questa dinamica, ed è già accaduto delle volte in passato [6], i Vescovi (o almeno uno di essi) dovrebbero rilevare la pertinacia dell’eresia e, come ci insegna la Chiesa, successivamente rendere noto che il soggetto ha vacato la sede (ho già spiegato in altri studi questa dinamica). E se ciò non dovesse accadere? Beh, di certo la Tradizione non sbaglia, quindi vuol dire che sono tutti compari e “lupi rapaci” (anche eventuali “papi” di supporto che tacciono) (Lc 6,43-45; 2Tm 3:5-9; 2Pt 2:1-3) [6a], tuttavia visto che Gesù ha promesso indefettibilità, invariabilità e  perpetuità [7] alla Chiesa, è matematicamente impossibile che ciò accada, basta solo cercare e trovare quel Vescovo, fosse anche in Alaska, che lo ha fatto. In sostanza chi fornisce insegnamenti contrari alla Tradizione è peggiore dell’omicida, poiché è uno scandaloso, uno scandalizzatore [8]. Come si conclude l’esempio? Poniamo che il presunto Papa insegna SOLAMENTE che “scippare le borse alle vecchiette non è più peccato“, può dire anche “la Chiesa apre agli scippatori di borsette delle vecchiette“, oppure “la misericordia di Dio perdona lo scippatore delle vecchiette” .. può accadere che milioni di persone, credendolo Papa, cominciano a scippare le vecchiette. Morale? Si dannano l’anima (in questi casi l‘ignoranza non scusa, ne abbiamo già parlato). Ecco perché San Pio X, e Gesù stesso prima di lui, ci tennero a precisare che nella Chiesa nessuno può insegnare le “velenose dottrine dei nemici della Chiesa“, e chi lo fa è palesemente uno dei tanti anticristi (1Gv 2,18) (da non confondere con l’uomo iniquo).
Ma se invece è la stampa che inventa e scrive “la Chiesa apre agli scippatori di borsette delle vecchiette” attribuendo le parole al presunto Papa? Beh, se questi è Papa ha il dovere, l’obbligo di correggerli immediatamente, pubblicamente e con impeto, per evitare che le anime si dannino. Se non lo fa è complice e comunque è un ambiguo, quindi sempre anticristo resta: “Se questa involuta e fallace maniera di dissertare è viziosa in qualsiasi manifestazione oratoria, in nessun modo è da praticare in unSinodo [o da un Papa], il cui primo merito deve consistere nell’adottare nell’insegnamento un’espressione talmente chiara e limpida che non lasci spazio al pericolo di contrasti” (Auctorem Fidei, Pio VI).
Inoltre, a parte la colpevolezza grave data dal tacito assenso (v. dichiarazioni di Innocenzo III, Felice III, San Leone, Adriano II, Leone XIII, San Tommaso d’Aquino, San Roberto Bellarmino, ecc) se anche fosse la stampa a distorcere, in quei casi si deve comprendere la male fede dal contesto. Cioè che: “se lo scippatore si converte, si salva“, la Chiesa lo ha sempre insegnato, quindi se il presunto Papa o chiunque altro dice che “si salva“, omettendo “SOLO se si pente ecc…“, ma inizia il concetto con parole che indicano chiaramente un “cambiamento“, un “miglioramento” (secondo la sua folle pastorale) rispetto al passato… è ovvio che non sta intendendo quello che in passato si è sempre detto (e cioè “se si pente si salva“), ma che sta aggiungendo qualcosa di più, una “novità”. Quella “novità” che uccide le anime! Esempio: “E’ giunto il momento che la Chiesa si apra agli scippatori. Anche uno scippatore si salva”. Beh, se intendeva “SOLO se si converte,si salva”, questo la Chiesa lo ha sempre detto. Perché dunque enfatizzare dicendo cose del tipo “è giunto il momento”, oppure “che la Chiesa si apra…” . E’ ovvio che sta intendendo il CONTRARIO di quello che la Chiesa diceva prima. E cioè, prima diceva che si salva solo se si pente. Ora è giunto il momento che ammetta che si salva anche se non si pente. E questa è eresia pura! Inoltre noi sappiamo bene che Dio, somma Giustizia, non concede la grazia della vera contrizione finale a chi è uno scandaloso impertinente, seminatore di guai, che si burla reprobo anche della morte improvvisa, ecc … La Misericordia non va mai in conflitto con la Giustizia. Come conciliare l’Inferno eterno, con la bontà di Dio? Ecco qui.
Poi ci sono alcuni che si “attaccano” a dei cavilli minoritari e fantasiosi. Dicono: “beh, ma se non insegna ex cathedra allora questo discorso non vale“. Si certo, che vadano a raccontarlo a Gesù Cristo quando arriverà il momento del loro particolare Giudizio. Che vadano! Vadano a dirGli: “beh Gesù, sai com’è, abbiamo letto la Pastor Aeternus solo in parte, oppure abbiamo dimenticato la Satis Cognitum di Leone XIII” e tanti altri documenti. Le anime di tutti i poveracci che si saranno dannati anche per questa loro iniquità sicuramente domanderanno il conto; “… ci saranno in mezzo a voi falsi maestri che introdurranno eresie perniciose, rinnegando il Signore che li ha riscattati e attirandosi una pronta rovina. 2 Molti seguiranno le loro dissolutezze e per colpa loro la via della verità sarà coperta di impropèri. 3 Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma la loro condanna è già da tempo all’opera e la loro rovina è in agguato.” (2Pt 2:1-3)
Uno potrà dire: “e vabbè ma vuoi allora sostituirti al Papa!” Assolutamente no, è la Chiesa che insegna questo, mica è mio arbitrio umano (come fanno i protestanti), inoltre in questo contesto sto esprimendo semplicemente un concetto senza avanzare alcuna pretesa. Anzi, è chi pensa il contrario (che un vero Papa può insegnare eresie) che probabilmente vuol sostituirsi a Dio.
Chiudo: certe volte in alcuni ambienti di Chiesa, mi sembra di avere a che fare con persone che non pensano secondo la retta ragione. Per esempio: un noto esorcista  sono anni ed anni che sostiene che l’Inferno luogo lo hanno creato fisicamente i diavoli. Ma, signori miei, secondo voi un carcerato può mai essere talmente stupido da costruirsi il carcere, decidersi le pene più tremende e poi andarsi anche a chiudere dentro? Insomma, siamo davvero ben oltre l’illogico. Difatti, basta sfogliare la Bibbia ed un qualsiasi commentario per sapere esattamente che non è così: “Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli” (Mt 25,41). Nel linguaggio biblico NT, “preparato per” sta ad indicare “CREATO da” … “per” [nella ebraica “preparato al …“]. La stessa terminologia specifica viene usata per indicare il riferimento alla creazione del Paradiso “ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo” (ibid.), quindi secondo questo esorcista sarebbero i santi che si sono creati il Paradiso da soli. Io credo che il demonio, astutissimo e cattivissimo, un esorcista così se lo mangia a colazione; sai quante risate si farà, questo demonio, burlandosi dell’esorcista. Sai quante finzioni in stile cinematografico? [9]
Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro (clicca qui per leggere altri studi pubblicati)
Note:
[1] Matteo 5:18; Salmo 102:26; Isaia 34:4; 51:6; 54:10; Geremia 31:35-36; Ebrei 1:11-12;  2Pietro 3:7-12; Apocalisse 6:14; 20:11; Numeri 23:19; Salmo 19:7; 89:34; Proverbi 30:5; Isaia 40:8; 55:11; Tito 1:2; 1Pietro 1:25; Apocalisse 3:14
[6a] Matteo 10:17; 16:6,11; Marco 12:38; Luca 12:15; Atti 13:40; Filippesi 3:2; Colossesi 2:8; 2Pietro 3:17; Matteo 24:4-5,11,24-25; Deuteronomio 13:1-3; Isaia 9:15-16; Geremia 14:14-16; 23:13-16; Geremia 28:15-17; 29:21,32; Ezechiele 13:16,22; Michea 3:5-7,11; Marco 13:22-23; 2Pietro 2:1-3; 1Giovanni 4:1; Apocalisse 19:20; Zaccaria 13:4; Marco 12:38-40; Romani 16:17-18; 2Corinzi 11:13-15; Galati 2:4; Efesini 4:14; Efesini 5:6; Colossesi 2:8; 1Timoteo 4:1-3; 2Timoteo 3:5-9,13; 4:3; 2Pietro 2:1-3,18-19; Giuda 4; Apocalisse 13:11-17; Isaia 56:10-11; Ezechiele 22:25; Michea 3:5; Sofonia 3:3-4; Atti 20:29-31; Apocalisse 17:6
[9] Va specificato che Dio ha “preparato” l’Inferno perché necessario, ma non ha assolutamente creato il Male. L’Aquinate nella Summa Th. spiega … cf. Questio 49 summa theologica: ” Dio non si può dire causa del male in quanto la sua azione sia difettosa (…) da Dio viene l’atto di giustizia, il male di pena per la punizione della colpa; il male assoluto, principio del male, non esiste (…) il male con i suoi derivati è mancanza relativa del Bene; (…) nondimeno e senza dubbio il male in quanto pena ha origine dal bene, non già come principio quanto piuttosto quale principiato, quando poi è causa lo è accidentalmente, perché Dio non può essere la causa prima di ciò che è morte, dolore, pena, tormento, malattie e affanni….” (cf Salmo 10,6-8). Infatti ilParadiso, conseguenza ORDINATA nel progetto di Dio sull’uomo, è la vera destinazione dell’uomo, mentre l’Inferno, essendo esso mancanza di ordine al fine, bensì “causa materiale” di un atto che accidentalmente lo ha prodotto (il male), è una destinazione dis-graziata, ossia senza la grazia, una eternità senza Dio; la Bibbia stessa parlando di coloro che vi ci finiscono: SVENTURATI. Summa Th. qq. 60,61,62,63,64: ” come spiega sant’Agostino gli angeli furono creati in grazia, da qui diciamo dis-grazia quando qualcuno perde quella perfezione di grazia ricevuta mediante il Battesimo. Ciascun angelo ebbe grazia e gloria proporzionata alle forze della natura e ciò convenne sia alla sapienza di Dio sia agli stessi angeli: che, cioè, chi è più tenace, più abbia e riceva in mozione grazia (…) perciò anche gli angeli hanno diversi gradi di beatitudine (…) Peccare, cioè venir meno all’atto regolare nelle cose naturali, artificiali e morali, cioè secondo il disegno del Creatore, è proprio di ogni creatura. L’artefice che traccia uno schizzo da copiarsi, non sbaglia, ma può sbagliare chi deve copiarlo. In sostanza la volontà di Dio è regola perfettissima e non sbaglia; le volontà create che a quella regola devono conformarsi, possono invece sbagliare perchè animate dal libero arbitrio. (…) Gli angeli che si ribellarono vollero essere come Dio, non nel senso di tramutarsi in Dio, perchè ciò non si consegue se non con la distruzione del proprio essere, il che ripugna agli stessi demoni e il sentimento naturale; ma nel senso che o pretesero di diventare come Dio, capaci di creare; o pretesero definitiva la perfezione naturale; o pretesero di conseguire con le proprie forse – senza la grazia – la beatitudine soprannaturale. Ma poichè gli Angeli sono effetto di Dio, sono di per se stessi, per propria natura, rivolti a Dio che è sommo Bene, tale naturale inclinazione può essere sovvertita, depravata dalla volontà. Per questo diciamo che il primo peccato e così grave, dei demoni, fu la superbia. (…) perciò i demoni furono danneggiati dalla propria scelta nell’intelletto, non quanto alla cognizione naturale, ma quanto alla cognizione della grazia, perdendo parzialmente quella speculativa dei misteri di Dio e totalmente quella affettiva. L’inferno è la conseguenza della scelta dei demoni. L’inferno è quella privazione di Dio che i demoni hanno voluto; è il patimento eterno della privazione di Dio, nostra somma felicità e beatitudine – pena del danno che loro stessi hanno procurato -, ed è patimento di fuoco – pena del senso – con il quale tutto viene purificato mentre per i demoni è patimento eterno (cf.Apoc. 21,8).