giovedì 31 gennaio 2019

Eccolo il furbacchione del caf del PD

ECCO L'IMPIEGATO C.A.F. CHE HA DATO INFORMAZIONI SU COME FRODARE E RAGGIRARE LE REGOLE SUL REDDITO DI CITTADINANZA.
SI CHIAMA SANDRO RUSSO ED È UN CONSIGLIERE COMUNALE "PD"

risorsa : Serata sfortunata per Magrebino che scappava dalla guerra in Siria

Non è stata una serata fortunata per il topo d’appartamento tunisino arrestato dai carabinieri due notti fa a Sanremo. Il magrebino, dopo una lunga serie di tentativi di furto, è stato infatti notato da un cittadino che ha poi avvertito i militari. Le prove del tunisino sono iniziate verso le 3 di notte quando, nella parte alta di via Zaffiro Massa, ha tentato invano di forzare la serratura di due automobili. Non riuscendo nel tentativo, si sarebbe allora diretto verso un ponteggio allestito per delle ristrutturazioni e, utilizzandolo come una scale, avrebbe cercato di entrare in alcuni appartamenti.
Tre le abitazioni nelle quali ha provato ad accedere senza successo, nonostante l’uso di strumenti da scasso. Probabilmente affranto dalla sua incapacità, si è quindi dedicato a rovistare fra i mobili presenti nei balconi.
A questo punto però la sua presenza è stata notata da un cittadino che, prontamente, ha avvertito i militari. All’arrivo della pattuglia dell’aliquota radiomobile, il magrebino si è dato alla fuga, durata solo pochi istanti.
L’uomo, fermato dagli agenti, è stato trovato in possesso di attrezzi da scasso e indumenti femminili, probabilmente appena rubati; per questo motivo, dopo appena poche ore di camera di sicurezza, è stato giudicato per direttissima: l’unica porta che è riuscito ad aprire è stata quella del carcere.

Ma la legge è uguale per tutti o no?Caso Ciontoli.



Spari a un ragazzo, chiami il 118, dici che sta male, poi dici che sta bene e metti giù.
Il ragazzo urla per un’ora, lo sentono addirittura i vicini di casa. Alla fine richiami i soccorsi, dici che è solo in preda al panico, si è ferito con il pettine. L’ambulanza parte in codice verde, tranquilla.
Arrivi al posto di primo soccorso, ammetti l’evidenza, gli hai sparato, ma chiedi al medico di non far risultare il colpo d’arma da fuoco perché ti creerebbe problemi sul lavoro.
Il ragazzo muore.
Sei seduto davanti al pubblico ministero che ti sta interrogando, dici che il ragazzo stava facendo la doccia, tu sei entrato, hai preso la pistola, lui ti ha detto che bella fammela vedere, la pistola ti è scivolata ed è partito un colpo. Il magistrato ti interrompe e ti dice non scherziamo, guardi questo video che hanno fatto i carabinieri di nascosto in caserma, la vede? è sua figlia, la sente? sta dicendo che ha visto lei che gli puntava la pistola. Allora tu parli con il tuo avvocato e dici sì è vero, gli ho sparato, ma pensavo che la pistola fosse scarica.
Hai commesso un reato? No, per la giustizia italiana hai fatto una cazzata.
Questa è la Giustizia che questo paese riserva ad un ragazzo di 20anni. 20anni per Dio.
Vergognatevi, vergognatevi tutti.

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“Omicidio Vannini, inaccettabile la frase del giudice alla mamma”

Dopo la condanna a 5 anni per Antonio Ciontoli per l’omicidio del fidanzato della figlia, Marco Vannini, anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede interviene nella polemica per la frase del presidente della Corte detta in aula alla madre Marina e a tutta la famiglia di Marco: “Se volete andare a farvi un giro a Perugia ditelo”. Aumentano anche le proteste per la riduzione della pena da 14 a 5 anni: su Change.org la petizione perché venga riesaminato il caso ha già superato le 180mila firme

“È inaccettabile che un magistrato interrompa la lettura della sentenza per dire ‘se volete andarvi a fare un giro a Perugia ditelo’. Sono indignato”. Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, commenta così con un video sulla sua pagina Facebook quanto successo in aula martedì 29 gennaio alla lettura della condanna a 5 anni di carcere per Antonio Ciontoli per l’omicidio di Marco Vannini, morto a 20 anni a Ladispoli, vicino Roma. I familiari della vittima si erano scagliati contro la decisione della Corte d’Appello di ridurre la pena per Ciontoli, che era stato condannato in primo grado a 14 anni. “Questa sentenza non è stata pronunciata nel nome del popolo italiano, non certo nel mio. Vergogna!”, ha urlato la madre di Marco, Marina Conte. Il magistrato ha risposto, interrompendo la lettura della disposizione della sentenza, facendo allusione a una possibile denuncia per le offese che stava ricevendo (Perugia sarebbe il foro competente per questa).
A essere indignati per la condanna non sono solo i familiari di Marco. Dalla rabbia che è dilagata sul web è nata una petizione su Change.org (clicca qui per partecipare alla petizione che ha già raccolto 180mila firme), indirizzata al ministro della Giustizia, in cui si chiede che venga riesaminato il caso e data una giusta pena ai colpevoli. L’accusa aveva chiesto 14 anni di reclusione per omicidio volontario in concorso per tutta la famiglia Ciontoli per l’uccisione di Marco Vannini, convinta del “coinvolgimento di tutti i familiari in questo episodio": "Questi soggetti hanno perso il lume della ragione, e nessuno ha detto che era stato esploso un colpo d’arma da fuoco. Forse Marco si poteva salvare”. Noi de Le Iene con Giulio Golia abbiamo ripercorso tutte le contraddizioni e i misteri che ancora avvolgono quanto accaduto nella notte del 17 maggio 2015
Sul caso è intervenuta anche Elisabetta Trenta, ministro della Difesa, con un post su Facebook. “Non posso entrare nei meriti della sentenza giudiziaria, poiché esula dalle mie competenze e prerogative, ma una cosa la posso fare: il mio impegno, il mio massimo impegno, fin quando sarò io a guidare il Ministero della Difesa, affinché al signor Ciontoli non sia concesso il reintegro in Forza Armata. Ho già in questo senso dato disposizioni alle competenti articolazioni della Difesa”. Antonio Ciontoli è infatti sottufficiale della Marina distaccato ai servizi segreti.

Marco Vannini, come vi abbiamo raccontato nel servizio di Giulio Golia del 13 maggio 2018, che vi riproponiamo integralmente qui sotto, è stato ucciso da un colpo di arma da fuoco mentre si trovava a casa della fidanzata. Il padre della ragazza, Antonio Ciontoli, avrebbe sparato a Marco colpendolo al braccio. La pallottola ha poi attraversato torace, polmone destro e cuore conficcandosi in una costola. In casa, quella sera, erano presenti, oltre ad Antonio e Martina, anche Federico, fratello di Martina, e la sua fidanzata Viola Giorgini (assolta e non coinvolta nella richiesta dell’accusa in Appello).
La sentenza di primo grado del 18 aprile scorso aveva condannato a 14 anni solo Antonio Ciontoli per omicidio volontario, mentre la moglie, il figlio e l’altra figlia, allora fidanzata con Vannini, sono stati condannati a 3 anni per omicidio colposo. Con Giulio Golia abbiamo ripercorso le versioni della famiglia Ciontoli e evidenziato le contraddizioni che emergono dalle loro dichiarazioni. Mentre a distanza di tre anni i genitori di Marco sono ancora alla ricerca di una verità su cosa sia accaduto quella notte. 
Secondo la versione che era stata data dai Ciontoli durante l’interrogatorio dell’ottobre 2015, Marco alle 23.20 si trovava nella vasca da bagno quando Antonio avrebbe tirato fuori due pistole per fargliele vedere. “Mi aveva chiesto più volte di vederle”, dice il sottufficiale. Secondo la prima versione data da Antonio il colpo sarebbe partito per sbaglio nel riprendere l’arma che gli stava per scivolare. Ma la pm non crede a questa versione.
Del resto dalle intercettazioni ambientali in caserma il giorno della tragedia, emerge un altro racconto dei fatti. “Io ho visto quando papà gli ha puntato la pistola”, dice Martina al fratello. “Gli ha detto: ‘Vedi di puntarla di là’ e papà gli ha detto ‘ti sparo’. Papà ha detto ‘è uno scherzo’ e lui ha detto ‘non si scherza così’”.
E le contraddizioni non finiscono qui. Durante l’interrogatorio Antonio dice alla pm di non aver armato il cane della pistola (operazione necessaria per poter far partire il colpo). Come ha spiegato a Giulio Golia un esperto in balistica forense, per sparare senza armare il cane l’arma sarebbe dovuta essere in doppia azione. Ma dalla perizia balistica sulla pistola è emerso che l’arma di Antonio aveva un difetto e non funzionava in doppia azione. L’unica alternativa rimanente quindi è che l’uomo abbia scarrellato per armare il cane. Quando la pm lo fa notare ad Antonio, lui cambia versione.
“Ho preso l’arma convinto che fosse scarica solo che praticamente… vabbè l’arma non mi stava scappando. L’ho presa, l’ho impugnata. L’ho scarrellata per scherzo. Ho fatto finta di sparare e invece… c’erano i proiettili all’interno della pistola. E mi è partito il colpo”.
Anche secondo questa versione, i Ciontoli sostengono di non essersi accorti che fosse partito il colpo. Durante l’interrogatorio del 2015, Antonio riferisce infatti di aver pensato che il colpo che si era sentito fosse stato solo ad aria compressa. Ma in aula, il 26 ottobre 2017, tira fuori un’altra versione e alla domanda se si fosse reso conto che era partito il colpo risponde di sì. Dopo il servizio del 13 maggio gli avvocati della famiglia Ciontoli ci hanno contattato per sottolineare che gli audio degli interrogatori sono superati dal dibattimento, ovvero soprattutto dalla succitata ammissione del 2017 di Antonio Ciontoli. Giulio Golia ha risposto punto per punto alle loro osservazioni, sottolineando come giornalisticamente tutta la storia delle tentate ricostruzioni dell'accaduto sia comunque rivelante.
Sono circa le 23.20 quando viene sparato il colpo. Il 118 verrà chiamato solo 20 minuti dopo, quando il ragazzo viene portato dai Ciontoli in camera da letto di Antonio, dove viene asciugato e vestito. Sono le 23:41 e Federico chiama il 118. “C’è un ragazzo che si è sentito male. Di botto è diventato bianco, non respira più. Probabilmente uno scherzo, si è spaventato tantissimo e non respira più”. Poi interviene la madre, si sentono urla in sottofondo e la chiamata viene annullata.
Ma le condizioni di Marco peggiorano e, stando alla prima versione dei Ciontoli, a questo punto a Federico sorge il dubbio che il colpo fosse effettivamente partito e va a cercare il bossolo in bagno. Solo quando Federico rientra nella stanza e dice a tutti di aver trovato il bossolo, la famiglia si sarebbe resa conto che era stato esploso il proiettile. A questo punto Antonio richiama il 118 ma non dice che si tratta di un colpo di arma da fuoco. 

Sono passati 40 minuti dallo sparo e in sottofondo, nelle registrazioni della telefonata, si sentono le urla strazianti di Marco. “Un infortunio in vasca, è caduto e si è bucato un pochino con un pettine”, è la versione di Antonio al 118. Solamente una volta arrivati al centro di primo intervento l’uomo confessa al medico cosa fosse realmente accaduto. Alle 3.10 di notte, dopo ore di agonia, Marco muore.
https://www.iene.mediaset.it/2019/news/omicidio-marco-vannini-condanna-antonio-ciontoli-frase-giudice_293414.shtml?fbclid=IwAR0eIH7Fkx3aEdOkAHOKU2JszsV6-Abghf4aS0fq2MjnDNpNKgbj7tW-AcI

martedì 29 gennaio 2019

La Corte di Strasburgo boccia la Sea Watch: "No allo sbarco dei migranti"

Sea Watch ha perso il ricorso alla Cedu: l'Italia dovrà fornire assistenza ai migranti, ma non dovrà farli sbarcare


Le richieste e le denunce della Ong finiscono in un buco nell'acqua. O quasi.
Stamattina era trapelata la notizia della decisione della Sea Watch di ricorrere alla Corte dei diritti dell'uomo contro l'Italia per essersi rifiutata di ricevere i 47 migranti a bordo della nave. L'accusa è quella di aver "violato i diritti fondamentali delle persone soccorse". Ma la corte di Strasburco, pur chiedendo a Roma di "fornire a tutti i richiedenti adeguate cure mediche, cibo, acqua e forniture di base", non ha accolto le richieste della Ong. Niente sbarco, l'Italia non è obbligata a far approdare sulle proprie coste gli immigrati.
Nella sentenza, la Corte dei diritti dell'uomo invita il Belpaese a "prendere tutte le misure necessarie" per fornire i soccorsi necessari alla permanenza sulla nave di migranti e per i minori non accompagnati chiede di "fornire adeguata tutela legale". Inoltre, l'Italia dovrà tenere regolarmente informata la Corte sugli sviluppi delle condizioni dei richiedenti asilo, ma non sarà costretta a farli sbarcare. Un punto a favore di Salvini e del governo, fermo nel tenere chiusi i porti. E un duro colpo per Sea Watch e buonisti vari che da ore chiedono lo sbarco immediato dei 47 clandestini.

Il ricorso di Sea Watch

Secondo l'Ong, "un'operazione di soccorso in mare, secondo il diritto internazionale, si dichiara conclusa solo con lo sbarco in un porto sicuro, che deve essere garantito nel più breve tempo possibile". Un fatto che "non può essere subordinato ad alcuna negoziazione tra Stati in merito a una eventuale redistribuzione delle persone soccorse, o per qualunque altro motivo". E visto che la Libia non può essere considerata un porto sicuro di sbarco, allora per Sea Watch dovrebbe essere Roma a farsene carico.
L'Ong aveva posto a giudizio della Corte di Strasburgo "la condotta del Governo italiano e delle amministrazioni coinvolte in questa vicenda". Impedire ai migranti di scendere è, secondo Sea Watch, una "forma di illegittima e informale detenzione di fatto, in chiara violazione di quanto stabilito dalla Costituzione italiana e dalla Convenzione Europea per i Diritti dell'Uomo sull'inviolabilità della libertà personale". "La Sea-Watch 3 - si legge nella nota - non è stata autorizzata fin dalla giornata del 25 gennaio a lasciare il 'punto di fonda' nel quale è ancorata e tutte le persone a bordo sono di fatto trattenute sulla nave in condizioni igieniche e di salute psico-fisica che si stanno deteriorando velocemente".
Nel loro ricorso alla Corte, l'Ong era stata chiara: quanto già fatto dall'Italia, ovvero aver offerto generi di prima necessità, non può essere considerata "misura sufficiente a porre termine alla violazione dei diritti delle persone a bordo". L'unica soluzione, dicono, è quella dello sbarco per tutti i migranti, sia minorenni che maggiorenni.
Peccato che la Corte dei diritti di Strasburgo non la pensi così. E, rigettando il ricorso dell'Ong, abbia detto no allo sbarco.

Accusano Salvini di avere paura !


E SALVINI ora chiede l'IMMUNITA' PARLAMENTARE....
Se ha la coscienza apposto dove sta il PROBLEMA ???
...............NO KOMMENT !!!!!!!!!!!! ...............
Con la legge SEVERINO votata pure dalla LEGA, se uno sbaglia, cade dalla carica Ministeriale, e se ne ritorna a casa...Ma con l'IMMUNITA' PARLAMENTARE diventa INATTACCABILE....
IL BERLUSCA tiene per le P......E...il SALVINI....ahahahah

Informazioni su questo sito web
LASTAMPA.IT
Il ministro dell’Interno: «Il processo non va fatto, ma io rifarei tutto. Ho agito sempre nell’interesse superiore del Paese e nel pieno rispetto del mio mandato»
E' un processo politico, i magistrati che lo accusano sono tutti iscritti a magistratura democratica e sono quelli che liberano gli scafisti, Salvini fa bene a tutelarsi perché ci sono magistrati che tendono a colpire chiunque abbia un'ideologia sgradita a loro, per cui gli italiani stanno assistendo ad un penoso paradosso di un gruppo di giudici che tenta di far cadere un governo eletto democraticamente , e ciò avviene da parte di una magistratura i cui membri non sono stati eletti da nessuno ma si comporta come una casta che è diventata uno stato nello stato, che fa e disfa le leggi a suo piacimento. Ritengo che ciò possa mettere in pericolo la democrazia. Non sono a favore di Salvini ma non mi piace che i giudici abbiano uno strapotere, perché ritengo che sia pericoloso, e molti italiani iniziano a pensare la stessa cosa e ad averne paura.




Perchè ha capito che con certe persone la lealtà e onestà non conta . Alcuni lo vogliono abbattere solo perchè vi rode che abbiate perso le elezioni. Voi volete usare la magistratura deviata per abbattere il vostro nemico. , Tu parli di legge!!! avete deputati e senatori che hanno derubato italiani e risparmiatori e Unicef , avete soggetti che si sono fatti costruire un aereo da 180 milioni , straziato il nostro paese e la classe operaia e permesso i bombardamenti alla Libia e nessun giudice ha detto nulla , hanno trovato Oseghale con le mani sporche di sangue e gli volevano affibbiare solo spaccio di droga e ancora starnazzate . Dove erano i magistrati allora ?? Quegli stessi magistrati che hanno permesso ad una oca di chiedere a piu' riprese la cessione di sovranità , cosa peraltro vietata dalla Costituzione e dal Codice Penale... Avete avuto un premier massone figlio di massoni con centinaia di denunce e nessun Pm lo indaga , hanno permesso l' ingresso di stupratori , accoltellatori, rapinatori e macellai che ogni giorno compiono misfatti e molti di loro sono stati liberati con la scusa che erano profughi e si da il caso che gli stessi magistrati che accusano Salvini sono quelli che hanno liberato due tassisti del mare . Siete diventati cosi ciechi e faziosi da non rendervi conto di nulla pur difendere ladri parassiti e traditori

Risorsa :Africano clandestino pregiudicato violenta una donna alla stazione Ostiense

martedì 29 gennaio 15:51 -


Ancora un’aggressione di un immigrato irregolare nei confronti di una donna. Stavolta è accaduto  in pieno giorno in una delle zone più frequentate di Roma, la stazione Ostiense. Ha avvicinato una 50enne romana, che stava percorrendo il sottopasso della stazione ferroviaria Ostiense a Roma, con una scusa l’ha bloccata con le spalle al muro e ha iniziato ad abusare di lei. Il nuovo gravissimo fatto è accaduto ieri pomeriggio e la scena è stata notata da un passante che per primo è intervenuto, per fortuna armato di spray urticante, facendo allontanare il 24enne ivoriano. Sul posto, allertata dalle urla della donna, è intervenuta subito una pattuglia composta da militari dell’Esercito italiano, impegnati nell’operazione ”Strade Sicure” a guida Brigata Sassari, insieme ai carabinieri della stazione Roma Garbatella in servizio presso la stazione ferroviaria Ostiense. L’aggressore, un cittadino della Costa d’Avorio di 24 anni, irregolare sul territorio nazionale, con precedenti e senza fissa dimora, è stato arrestato per violenza sessuale. Non si capisce perché l’uomo circolasse ancora impunemente sul territorio italiano. L’uomo è stato portato nel carcere di Regina Coeli. La vittima, visitata dai sanitari dell’ospedale Cto Alesini, è stata dimessa con prognosi di 15 giorni per un forte stato di agitazione e un trauma a un ginocchio.

Roma, donna abusata da un ivoriano alla stazione Ostiense: salvata da un passante
La pattuglia composta da militari dell’Esercito Italiano impegnati nell’operazione “Strade Sicure” a guida Brigata “Sassari” e Carabinieri della Stazione Roma Garbatella, in servizio presso la stazione ferroviaria “Ostiense”, ha arrestato un cittadino della Costa d’Avorio di 24 anni, irregolare sul territorio nazionale, con precedenti e senza fissa dimora, per violenza sessuale.
L’uomo, ieri pomeriggio, ha avvicinato una 50enne romana, che stava percorrendo il sottopasso della stazione ferroviaria; con una scusa l’ha bloccata con le spalle al muro e ha iniziato ad abusare di lei. La scena è stata notata da un passante che per primo è intervenuto, armato di spray urticante, facendo allontanare il 24enne. Successivamente, allertati dalle urla della donna, è immediatamente intervenuta la pattuglia mista, composta da Carabinieri e militari dell’Esercito, appartenenti al 5° reggimento “Lancieri di Novara” sotto il comando della Brigata “Sassari”, che è riuscita a bloccare l’aggressore. Condotto presso la caserma dei Carabinieri di Roma Garbatella, il 24enne è stato arrestato e tradotto presso il carcere di Regina Coeli. La vittima, visitata dai sanitari dell’ospedale “C.T.O. Alesini”, è stata dimessa con prognosi di 15 giorni per un forte stato di agitazione e un trauma ad un ginocchio.

Dedicato a chi paragona lo sterminio degli ebrei alla chiusura dei porti



Liliana Segre: "Oggi con i migranti, come ieri con gli ebrei, è tragica l'indifferenza"

La senatrice a vita torna a parlare del dramma della Shoah, confrontandolo con la tragedia migranti: "Respinti come me e mio padre, ebrei a varcare la frontiera nella notte e nella neve"







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