mercoledì 23 gennaio 2019

Preti Cattolici Traditori del Vangelo!

Arrivano i CattoMani: l'imam predica il suo Gesù in chiesa


La parrocchia Santa Maria di Caravaggio di Milano apre le porte della chiesa per far predicare all'imam Pallavicini il Gesù dell'islam: un profeta e niente più. Il tutto con la scusa dell'anniversario dell'incontro tra San Francesco e il Sultano. Che fu l'esatto contrario di quanto accaduto l'altra sera. Invece che preoccuparsi dell'evangelizzazione dei musulmani, come fatto dal poverello d'Assisi, si punta sulla coranizzazione dei cattolici.
Li chiameremo CattoMani, perfetta crasi che suggella l’unione di cattolici e musulmani. In altri ambiti si chiama dialogo Cristianoislamico, ma a ben guardare quanto sta accadendo si scopre che di dialogo c’è ben poco. Soprattutto se la scusante è quella del più celebre dialogo, che però non fu mai tale, tra San Francesco e il sultano Malik Al-Kamil, del quale ricorrono quest’anno gli 800 anni.
Un anniversario davvero curioso quello che una parrocchia di Milano ha voluto ricordare se si tiene conto che alla fine dei giochi, si scopre che il cosiddetto dialogo si è trasformato in un tentativo neanche tanto mascherato di rovesciare le parti: non più i cristiani che evangelizzano i musulmani, vero scopo dell’ardita missione del poverello di Dio tra i maomettani nel 1219, ma gli islamici che provano a islamizzare i cristiani. Una coranizzazione delle comunità cattoliche.
Come non chiamare diversamente l’evento svoltosi il 18 gennaio scorso in una chiesa milanese e intitolato “Gesù nell’Islam”. Teatro dell’incontro la chiesa-santuario di Santa Maria di Caravaggio a Milano e protagonista della conferenza l’imam Yahya Pallavicini, presidente della Comunità islamica italiana.
Un evento che si inserisce nella cornice del già avviato cammino di conoscenza reciproca (sic!) avviato dal decanato milanese e che aveva già avuto tra le sue tappe principali la celebrazione eucaristica ecumenica del 21 luglio 2016 e il ciclo di incontri e di preghiera sulla spiritualità di Maria, nel maggio scorso.
A ben guardare le foto dell’evento, pubblicate sul profilo Facebook della parrocchia, l’impatto è di quelli che non lasciano molto spazio all’immaginazione: l’imam in cattedra, appena sotto il presbiterio, ma quel tanto che basta per coprire l’immagine della Vergine che si trova sotto l’altare nella cripta. E ad ascoltare una nutrita pattuglia di fez, dal nome del noto copricapo marocchino divenuto nei secoli uno degli emblemi dell’Islam.
Il sito della parrocchia parla di un incontro ben riuscito alla ricerca di una convergenza spirituale. La meditazione di Pallavicini infatti ha preso spunto da alcuni versetti del Corano in cui si parla di Gesù. E’ ormai un canovaccio rodato, utilizzato anche per la venerazione che il mondo islamico tributa alla Santissima Vergine: mostrare che la fede in Gesù Cristo e quella in Allah altri non sono che declinazioni diverse di un unico ceppo.
Per l’occasione infatti gli ospiti, il Coreis (Comunità Religiosa islamica) e la moschea Al – Walid hanno diffuso una specie di comunicato nel quale hanno elencato le volte in cui il testo sacro dell’Islam parla di Gesù Cristo. Il quale, non è una novità, è considerato l’ultimo dei profeti e niente più. Né Dio, né salvatore, né redentore. Insomma, parlare di Gesù Cristo per un islamico significa parlarne in termini per i quali tutto si può dire tranne che riconoscerlo come Dio incarnato. Figuriamoci poi accettarne la morte in croce e la Resurrezione. Una bestemmia, per loro. Ma ovviamente, per i CattoMani è sufficiente presentare la questione come una pura giustapposizione di identità. Un dialogo tra sordi, nel corso del quale si dà la possibilità ai musulmani di parlare di Gesù, ma si evita accuratamente di presentare il Gesù cristiano in modo tale che siano gli islamici a riconoscere il loro errore, vero scopo dell’evangelizzazione.
La stessa che, attraverso un’opera di predicazione coraggiosa e illuminata, San Francesco mise in campo in terra d’Egitto proprio di fronte al Sultano. Dubitiamo fortemente che l’altra sera a Milano si sia adottato questo metodo, sennò avremmo trovato commenti ben diversi rispetto alla convergenza spirituale. Che proprio non solo non ci fu, ma dovette essere una constatazione tanto evidente anche nel poverello d’Assisi.
Infatti, giova rammentarlo, nella Leggenda Maggiore (IX) troviamo spiegato senza ombra di smentita quanto accadde quel giorno. “L’ardore di carità lo spingeva al martirio, sicché ancora una volta tentò di partire verso i paesi infedeli per diffondere con l’effusione del proprio sangue la fede nella Trinità”. Infatti, Francesco arrivato davanti al sultano, che aveva emanato l’editto di dare una ricompensa a chi gli portava la testa mozzata di un cristiano, lo accolse e rimase colpito dalla sua tenacia non tanto nel farlo parlare, ma nell’illustragli la dottrina cristiana rinunciando a tutte le ricchezze che gli aveva messo davanti. “E predicò al Soldano il Dio uno e trino e il Salvatore di tutti, Gesù Cristo con tanto coraggio, forza  e tanto fervore di spirito da far vedere luminosamente che si stava realizzando con piena verità la promessa del Vangelo”.
Della storia si sa che poi Francesco fece ritorno all’accampamento cristiano perché si rese conto che “non faceva progressi nella conversione di quella gente e che non poteva realizzare il suo sogno”. Insomma: se anche ci fu dialogo, ma Francesco se ne guardò bene dal chiamarlo così, fu un fallimento completo.
Da parole come conversione e predicazione di Gesù Cristo Salvatore, si evince chiaramente come quell’incontro, che oggi viene stiracchiato di qua e di là per giustificare un dialogo senza identità alcuna, sia il simbolo dell’evangelizzazione a costo della vita. Proprio il contrario di quello che è accaduto a Milano l’altra sera, dove in un luogo di culto, sono risuonate parole che dipingono Gesù come un profeta e niente più. Se non è una bestemmia questa, per noi, cosa lo è mai?
Intanto però l’operazione di cattoislamizzazione prosegue senza colpo ferire e nell’indifferenza totale. La stessa indifferenza che, da parte cattolica, si mostra per la conversione, questa sì a costo della vita, di quei musulmani che approdano alla fede cattolica, ma devono starsene nelle catacombe sociali di un mancato riconoscimento che li ghettizza due volte: nelle loro comunità d’origine e in quelle d’approdo, che dovrebbero invece rallegrarsi di una decisione così enorme.

Non potrai comprare tutto e non potrai portarti niente ..

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La bufala ORA E’ UFFICIALE, IL NAUFRAGIO DEI 117 MORTI ERA UNA BUFALA

Infatti, come avevo previsto e non dichiarato, per evitare di farmi dare della DISUMANA dagli accoglioni buonisti neomelodici! La notizia del naufragio é stata sparata subito parlando di un gommone che, poi, è stato tramutato in barcone, quando si sono accorti che 180 persone non ci stanno su un gommone, nemmeno in piedi e con un altro transfuga a cavalcioni. .. 177 naufraghi e solo 3 superstiti che guardacaso sono stati avvistati e tratti in salvo checché se ne dica da un velivolo dei cattivissimi italiani. Misteriosa assenza in acque libiche delle onnipresenti voraci navi Ong degli schiavisti ben retribuiti. ... 177 morti ignoti dei quali, però si annoveravano con precisione maniacale 10 donne e 2 bambini di cui 1 di soli 2 mesi, come se esistessero da qualche parte i registri d'imbarco dei tour operator new wave! Ricordate il più grande naufragio di circa un anno e mezzo fa, quando tutti i porti erano aperti? Ignoti, anonimi clandestini magari fatti annegare di proposito in virtù di qualche altro grosso affare immediato contro certe norme giudicate restrittive di Frontex e Sophia, chissà?... eppure, dopo qualche mese, in perfetto stile neomelodico/sionista nella sede di un'alta istituzione parata a lutto (forse, proprio al Parlamento Europeo, se la memoria non mi inganna) i corridoi interminabili dell'immenso maniero vennero decorati, tutti, con tappeti kilometrici con i nomi e la provenienza di tutti i morti del naufragio. Strano, non sanno identificarli all'arrivo, confondendo persino gli stati africani di provenienza, per stabilire se sono profughi o clandestini, però da morti gli riconoscono la dignità di persone. Mah! E... comunque... non ci vorrebbe poi tanto per identificarli agli arrivi: basterebbe verificare le SIM dei loro fiammanti, costosissimi ed ultramoderni telefonini satellitari. Stranamente durante le traversate si perdono sempre i documenti ma mai che qualcuno si perda un cellulare!
La medesima notizia di cui a pie' di pagina, veniva diffusa anche da altri due organi d'informazione le cui pagine con queste news..stranamente non risultano più raggiungibili! Al di là di tutto, trovo che siano ugualmente disumani i mercanti di schiavi e gli accoglioni politically correct che gli reggono il moccolo!

I sinistri, buonisti, dei nostri tempi!

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Risorsa : Quanto costa aiutare una risorsa



Una coppia di italiani, residenti a Forlì, ha avuto la brillante idea di aderire al programma di accoglienza, e da qualche giorno ospitava nella propria abitazione un africano 38enne.
Ma la convivenza è stata subito impossibile, tanto che dopo pochi giorni, al migrante è stato chiesto di sloggiare.
Verso le 22, alla Questura è arrivata la telefonata della padrona di casa, una 42enne, che chiedeva aiuto in quanto lo straniero ospitato stava picchiando il compagno di lei, un 46enne.
Davanti agli agenti accorsi sul posto, si è mostrata la scena di tre persone che si picchiavano furiosamente in mezzo alla strada.
Ad avere la peggio, è stato il 38enne africano che perdeva sangue dalla bocca a causa di un pugno che gli aveva fatto saltare un dente ed ecchimosi varie.
Anche il 46enne era abbastanza malconcio mentre, la donna, presentava diversi graffi.
Il migrante era stato già protagonista in passato di gravi episodi di violenza.

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Coppia di Forlì ospita un magrebino in casa, ma se ne pente subito: il buonismo finisce in rissa


Forse volevano essere ospitali, in nome di un credo buonista di stampo rigorosamente dem che etichetta come cinici e immorali chiunque non condivida un propagandato spirito di accoglienza e di ecumenico fervore. Forse si sono ottimisticamente fidati a prima vista del loro ospite, un nordafricano 38enne, dal passato sconosciuto e dal futuro incerto. Forse, semplicemente, si sono fidati, punto: e hanno sbagliato a farlo e dell’errore, marito e moglie – un 46enne e una  42enne di Forlì – si sono presto resi amaramente conto…

Una coppia di Forlì ospita un immigrato magrebino. E se ne pente subito…

Infatti, sono bastati pochi giorni perché insorgessero le prime serie incomprensioni, divenute poi a stretto giro veri e propri dissapori che hanno convinto i proprietari di casa a mettere alla porta il magrebino, disattendendo invito e ospitalità. La coppia, però, non ha fatto i conti con la reazione – a dir poco scomposta – dell’immigrato nordafricano che, rifiutatosi di sloggiare, ha armato un caos tale degenerato in una violenta rissa, al termine della quale, sono finiti in ospedale tutti e tre: moglie, marito e ospite magrebino. Prima dei soccorsi, però, sono arrivati gli agenti della questura di Forlì: chiamati dalla padrona di casa a intervenire quando la furiosa lite è ancora in corso, e ai quali ha denunciato l’aggressione e il ferimento del compagno da parte dello straniero. A quel punto, dopo aver separato con grande dispendio di tempo e di energia i duellanti, gli uomini delle forze dell’ordine hanno richiesto l’intervento del 118. L’ospite straniero, infatti, risultato il più ridotto male tra i tre, accusava lividi ed escoriazioni e perdeva sangue dalla bocca dopo aver incassato un cazzotto in pieno volto che gli aveva fatto saltare un dente. Il 46enne italiano, invece, ha riportato diverse ferite, mentre la donna se l’è cavata solo con qualche graffio.

Ma quando decidono di metterlo alla porta, l’immigrato si rifiuta di andare via…

Arrivate le ambulanze, perciò, i due contendenti sono stati portati in ospedale, mentre la padrona di casa è stata condotta in questura per essere interrogata sulla vicenda, e dove ha raccontato che, una volta ospitato, lo straniero ha iniziato da subito ad assumere atteggiamenti poco consoni a un convivenza. Tanto che, dopo l’ennesima discussione, secondo quanto raccontato dalla 42enne di Forlì, lei e il marito avrebbero deciso di allontanare l’ospite dalla loro abitazione. Una decisione che, a detta della signora, l’ospite avrebbe preso male. Tuttativa, come riporta il sito de il Giornale, «dagli approfondimenti in questura,  è emerso che tutti e tre i coinvolti fossero già noti alle autorità per l’uso di stupefacenti, ed è verso questa direzione che si è venuto ad orientare il racconto del nordafricano. Secondo lo straniero la lite avrebbe avuto inizio da diatribe relative alla spartizione della droga. Una perquisizione effettuata in casa dopo la violenta colluttazione ha permesso di rilevare la sola presenza di pochi grammi di marijuana, ad uso personale». E ora, per i tre protagonisti della vicenda l’accusa è di rissa aggravata e lesioni aggravate e in più, solo per il marocchino, si aggiunge anche la contestazione per violazione di domicilio aggravata. Una storia che, però, presenta ancora dei lati oscuri.

martedì 22 gennaio 2019

Risorse :tenta di rubare la pistola ai carabinieri

Colluttazione in stazione, tenta di rubare la pistola ai carabinieri
Arrestato un 20enne che aggredisce e cerca di disarmare i militari, dimessi dall'ospedale con prognosi di 5 giorni
Argenta. Viene pizzicato sul treno senza biglietto, minaccia il capotreno che chiama il 112 ma all’arrivo dei carabinieri scoppia la colluttazione davanti alla stazione, dove cerca addirittura di disarmare i militari, tentando il tutto per tutto per estrarre la pistola d’ordinanza dalla fondina.
Attimi concitati che hanno portato all’arresto di S.D., giovane di 20 anni di nazionalità nigeriana, in flagranza dei reati di tentata rapina e di resistenza a pubblico ufficiale. Il tutto è avvenuto nella serata di lunedì 21 gennaio, prima sul treno della linea Ferrara-Ravenna e poi davanti la stazione ferroviaria di Argenta.
Il giovane stava viaggiando a bordo del treno 7517 senza titolo di viaggio ma, alle richieste del capotreno per farsi identificare e pagare il biglietto, ha rifiutato categoricamente, arrivando a minacciare il controllore che ha quindi deciso di dare l’allarme al numero di pronto intervento 112.
La centrale operativa dei carabinieri di Portomaggiore ha immediatamente inviato la pattuglia più vicina, quella della Stazione di Longastrino, presso lo scalo ferroviario di Argenta.
I militari, appena giunti sul posto, hanno proceduto al controllo del 20enne che si è opposto non solo rifiutando di farsi identificare ma, con mossa repentina, si è scagliato addirittura contro di loro cercando con forza di estrarre ripetutamente la pistola in dotazione individuale di uno dei due.
Un pericoloso intento che fortunatamente non è stato portato a compimento grazie alla pronta reazione degli uomini dell’Arma che hanno subito bloccato e arrestato il giovane. Nel contesto delle operazioni, lo straniero è stato anche denunciato in stato di libertà alla competente procura ferrarese per il reato di minaccia a pubblico ufficiale, avendo proferito nei confronti del controllore frasi intimidatorie.
Durante la colluttazione, i due militari hanno riportato lesioni traumatiche: entrambi sono stati dimessi dall’ospedale con una prognosi di 5 giorni, uno per un trauma al ginocchio e l’altro per un trauma all’arto destro. L’arrestato è stato condotto presso una camera di sicurezza della caserma, in attesa del giudizio con rito direttissimo.

Risorse apriamo i porti:Violenza sessuale in centro, la polizia salva nigeriano dal linciaggio

Violenza sessuale in centro, la polizia salva nigeriano dal linciaggio


Violenza sessuale in centro, la polizia salva nigeriano dal linciaggio

L'episodio è avvenuto ieri sera in via Alessandro Poerio. Il 41enne era sbarcato in Italia nel 2008, e da allora aveva presentato diverse richieste di protezione internazionale
 Violenza sessuale in centro, la polizia salva nigeriano dal linciaggio
Le urla di una donna hanno, ieri sera intorno alle 20.30 circa, attirato l'attenzione di alcuni agenti di polizia in servizio nei pressi di via Alessandro Poerio.
Un uomo – che si è scoperto essere un nigeriano di 41 anni – aveva afferrato una ragazza alle spalle e, palpandola nelle parti intime, l'aveva trascinata in un vicolo. Vistosi braccato dalla polizia era scappato abbandonando la vittima, per ritrovarsi però accerchiato da una folla di persone che voleva aggredirlo per quanto appena fatto.
È stata la polizia ad evitare il linciaggio, bloccandolo e traendolo in arresto per condurlo nel carcere di Poggioreale. L'autore della violenza sessuale era sbarcato in Italia nel 2008, e da allora aveva presentato diverse richieste di protezione internazionale.
Lui cercava protezione  ma non la concedeva alle donne 
 
 

Trascina una donna nel vicolo per stuprarla: nigeriano rischia il linciaggio

L'arrestato era sbarcato a Lampedusa nel 2008 e ha presentato negli anni diverse richieste di protezione internazionale



L'aveva sorpresa alle spalle e la stava trascinando in un vicoletto di via Poerio mentre la palpeggiava.
A Napoli, nella strada a ridosso di piazza Garibaldi, incurante della folla, un uomo aveva bloccato una donna e aveva iniziato a toccarle ogni parte del corpo. Con l'accusa di violenza sessuale è stato arrestato Stephen Papa, un nigeriano di 41 anni che da anni richiede protezione internazionale. Sbarcato a Lampedusa nel 2008, si era da qualche tempo stabilito a Napoli, dove ieri sera è stato fermato dagli agenti dell'Ufficio prevenzione generale che, dopo le formalità di rito, lo hanno condotto nel carcere di Poggioreale.
Erano circa le 20,30 quando i poliziotti stavano pattugliando il territorio e hanno sentito delle urla. Hanno notato un uomo che con forza stava conducendo una donna in un punto più appartato. La palpeggiava e la strascicava, tenendola stretta da dietro. Aveva approfittato di un momento di distrazione per serrarla nella sua morsa. Alla vista degli agenti, l’aggressore ha sbattuto a terra la sua vittima ed ha tentato la fuga, ma è stato bloccato al termine di un inseguimento. L’arresto lo ha sottratto dal linciaggio delle persone che, nel frattempo, si erano accalcate intorno a lui e stavano cercando di aggredirlo.


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