mercoledì 28 marzo 2018

Abbiamo fatto entrare in nostri aguzzini!






L’apologeta del terrorismo islamico arrestato a Foggia che indottrinava i bambini al “martirio” non è un “Bad teacher”, ma un “Buon maestro” perché ottempera a ciò che Allah prescrive nel Corano e a ciò che ha detto e ha fatto Maometto

Buongiorno amici. Chiariamo che il 59enne Abdel Rahman Mohy Eldin Mostafa Omer, arrestato ieri a Foggia con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale e istigazione a delinquere, un apologeta del terrorismo islamico che ha praticato il lavaggio di cervello ai bambini per persuaderli a uccidere e a morire da “martiri” dell’islam, è un cittadino italiano di origine egiziana.

Chiariamo che i locali sottoposti a sequestro della cosiddetta “Associazione culturale islamica Al Dawa”, che in arabo significa “L’Appello”, inteso come l’appello ad aderire all’islam, è a tutti gli effetti una moschea vera e propria che, al pari di gran parte delle moschee in Italia, opera sotto mentite spoglie per aggirare sia il regolamento che sovrintende l’apertura dei luoghi di culto sia soprattutto il fatto che non essendo ad oggi l’islam una religione riconosciuta dallo Stato, in linea di principio in Italia non dovrebbero esserci moschee, essendo le moschee una prerogativa che consegue il riconoscimento.

Chiariamo che l’attività di indottrinamento dei bambini all’ideologia islamica si svolgeva in una vera e propria scuola coranica che è presente in tutte le moschee palesi o occulte in Italia e ovunque nel mondo, perché questo indottrinamento è parte essenziale della fede e del culto islamico.

Chiariamo che l’ideologia di odio, violenza e morte nei confronti dei cristiani, degli ebrei, dei miscredenti e degli apostati inculcata ai bambini dal predicatore di Foggia non è affatto una “cattiva interpretazione” del “vero islam” che sarebbe di per sé una religione d’amore e di pace così come lo è il cristianesimo, ma è la corretta rappresentazione di ciò che Allah prescrive nel Corano e di ciò che ha detto e ha fatto Maometto.

Chiariamo che, di conseguenza, è sbagliato ribattezzare l’operazione che ha portato all’arresto del predicatore e apologeta del terrorismo islamico di Foggia “Bad teacher”, che in italiano significa “Cattivo maestro” (e per cortesia le autorità la smettano di usare la lingua inglese quando dovrebbero essere i primi a promuovere la lingua italiana!), perché all’opposto lui è stesso un “Buon maestro”, perché ha ottemperato letteralmente e integralmente a ciò che Allah prescrive nel Corano e a ciò che ha detto e ha fatto Maometto.

Cari amici, concludo dicendo che per combattere e sconfiggere questo terrorismo islamico autoctono e endogeno, perpetrato da cittadini italiani o europei che all’interno dell’Italia o dell’Europa commettono i loro crimini, dobbiamo prendere atto che il terrorismo islamico non è una variante della criminalità organizzata in cui l’arresto è lecito solo in flagranza di reato; che il vero nemico non sono singoli terroristi da arrestare e possibilmente espellere un attimo prima che sgozzano, decapitano, massacrano o si fanno esplodere, ma il vero nemico è il lavaggio di cervello che trasforma le persone in robot della morte attingendo a piene mani da ciò che Allah prescrive nel Corano e da ciò che ha detto e ha fatto Maometto. Ecco perché noi potremo vincere questa guerra solo se chi è preposto all’amministrazione della giustizia, della sicurezza e dello Stato avrà la stessa onestà intellettuale e lo stesso coraggio umano, che per prima ebbe Oriana Fallaci, per prendere atto che il nostro vero nemico non è solo il terrorismo islamico né è solo il radicalismo islamico, ma è l’islam.
Foggia, arrestato egiziano dell’Isis
Ai giovani: «Sgozzate i miscredenti»
In manette il presidente dell’associazione Al Dawa. Sposato con una foggiana, era cittadino italiano. Incitava i bambini al terrorismo e forniva loro materiale «didattico»
di Luca Pernice



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Gli agenti di Polizia della Digos e della Guardia di Finanza hanno arrestato a Foggia un egiziano di 58 anni accusato di far parte dell’Isis. L’uomo è accusato di partecipazione all’associazione terroristica denominata Isis/Daesh e apologia dell’associazione terroristica, aggravata dall’uso di mezzi informatici. Nel corso del blitz - coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari – gli investigatori hanno anche perquisito i locali di «Al Dawa» un’associazione culturale di Foggia di cui l’uomo era il presidente: gli inquirenti hanno anche sequestrato alcuni conti correnti. Stando alle indagini, l’egiziano – sposato con una donna italiana e che teneva lezione di religione ai bambini del centro islamico di Foggia - sarebbe stato incastrato da alcune pubblicazioni su internet.



All'arresto di Abdel Rahman si è giunti grazie alla segnalazione di operazioni sospette compiute dal cittadino egiziano e da sua moglie, Vincenza Barbarossa, di 79 anni, che hanno evidenziato una disponibilità economica dei due sproporzionata rispetto ai redditi dichiarati, nel periodo dal 2011 al 2017. L'ipotesi è che l'Imam ricevesse il denaro attraverso la cosiddetta «zakat», una sorta di raccolta fondi tra i musulmani che frequentavano la moschea Al Dawa, gestendo il denaro accumulato in maniera poco trasparente. La base dell'attività di propaganda di Abdel Rahman, secondo gli investigatori, era la sede della associazione culturale «Al Dawa», una vera e propria moschea nel capoluogo dauno. L'immobile è stato sequestrato dai finanzieri del Gico sulla base di un decreto di sequestro preventivo d'urgenza emesso dalla Dda di Bari, insieme con tre conti correnti per un valore complessivo di 370mila euro. L'uomo è indagato per associazione con finalità di terrorismo anche internazionale e istigazione a delinquere.


Esaltava le azioni violente dell’Isis

Gli agenti della Digos e della Guardia di Finanza sono riusciti a ricostruire le navigazioni web a contenuto apologetico dell’egiziano. Secondo gli inquirenti Rahman, Imam della moschea di via Zara, fin dal 2015 avrebbe esaltato le azioni violente dell’Isis. Inoltre, è stata ampiamente documentata la disponibilità di tantissimo materiale di propaganda proveniente dagli organismi ufficiali di informazione dell’Isis, comprovante la sua adesione al gruppo terroristico, tra i quali un video degli appelli di Al-Baghdadi ed alcuni filmati contenti immagini di bambini, arruolati dall’Isis, mentre compiono azioni violente. La Digos avrebbe anche evidenziato che l’egiziano si dedicava ad indottrinare nella moschea di Foggia di giovanissimi di seconda generazione, finalizzata a suscitare la loro adesione all’Isis. Indottrinava i bambini sul martirio durante le lezioni di religione che teneva due volte a settimana nell'associazione culturale islamica «Al Dawa» di Foggia. È accusato di aver insegnato a una decina di bambini, ora segnalati al Tribunale per i Minorenni, il concetto di guerra santa, spiegando loro che l'unico modo per ottenere il Paradiso era la morte in battaglia. Per alcuni mesi quelle lezioni sono state intercettate. «Vi invito a combattere i miscredenti, con le vostre spade tagliate le loro teste, con le vostre cinture esplosive fate saltare in aria le loro teste. Occorre rompere i crani dei miscredenti e bere il loro sangue per ottenere la vittoria», diceva l'indagato ai bambini.
Agli atti della magistratura barese ci sono video e documenti, condivisi dal 59enne in rete tramite Facebook, Whatsapp e Twitter, che inneggiano alla jihad, con istruzioni su come costruire armi, nei quali si parla «dell'obbligo di distruggere le chiese e trasformarle in moschee, individuando - spiegano gli inquirenti - l'Italia come obiettivo dell'attività terroristica».


Il ceceno

L'inchiesta che ha portato all'arresto a Foggia dell'egiziano Abdel Rahman Mohy Eldin Mostafa Omer, di 59 anni, si inserisce in un più ampio contesto operativo che nel luglio scorso ha portato all'arresto sempre a Foggia di Eli Bombataliev, un militante ceceno dell'Isis, accusato di associazione a delinquere con finalità di terrorismo internazionale.
Magdi Cristiano Allam

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